Nel mese di magggio dello scorso anno si è svolta nel paesino arroccato in cui vivo un'interessante mostra al piano terra di un elegante palazzo sigorile del centro. Pubblico le mie impressioni critiche e vi invito ad informarvi sugli artisti che hanno dato vita alle tele esposte.
Nostos cromatico per un novello Ulisse
Piove. Fuori il mondo è coperto da quel terribile grigio cenere, plumbeo, opprimente, che rattrista lo spirito e mortifica il corpo. Entri al piano terra dell'elegante Palazzo Trua in Soriano e vieni abbagliato da luci forme e colori. Ti vengono incontro, ti chiamano, ti
rapiscono lo sguardo. Tele sospese alle pareti e un girotondo al centro della piccola sala.Si intitola "Il viaggio" e, al tempo di Internet, la mente corre ai voli a basso costo, l'associazione all'aeroporto, al marasma di gente, al via vai di viaggiatori è quasi immediata. E invece è l'esaltazione del comodo, lento, provinciale tragitto
ferroviario Viterbo-Roma, si parte dalla stazione di Porta Fiorentina
per arrivare a Piazzale Flaminio. Un viaggio in treno che ti permette di cogliere dal finestrino forme, luci e colori appunto della campagna, del nostro habitat naturale, che incontri, che capti con tutti i sensi solleticati dalla pulita e frizzante aria che entra dal finestrino abbassato. L'accostamento e l'alternanza delle opere di questi due colleghi, amici nella vita, è un'interessante intuizione: tanto Riccardo Sanna è preciso
e certosino nei particolari dei coppi dei tetti, quanto Paolo Crucili è sfumato ed evanescente nei profili di cupole e campanili. Tante, tutte
le linee usate da Crucili, siano esse curve, rette, oblique, miste quanto basta per accennare a quelle inconfondibili architetture umane che si intravedono nella nebbia, che sfumano per il vetro appannato. Colori tenui, colori pastello, accostamenti soft, piacevoli, che ti accarezzano e certo non ti strapazzano lo sguardo. Tanto verde per
Sanna, interrotto dal marrone delle pietre delle costruzioni. Ha
dedicato due quadri a Soriano merlato e nobile, che non si percepisce certo abbandonato e spento, ma vivo e dialogante con il visitatore. Del tutto assenti o relegate in un minimo spazio le sagome delle
persone, non se ne sente la mancanza. L'uomo ha costruito la strada
ferrata che si insinua nella natura, le stazioni crocevia di popoli e
culture eppure in queste tele si è solo spettatori al di qua del
finestrino senza interagire, senza intromettersi, ma solo per godere dello spettacolo ed essere inondati di luce.
Video Riccardo Sanna
giovedì 26 dicembre 2013
mercoledì 25 dicembre 2013
Il dendronaturalismo
Da alcune settimane ormai il mio amico pittore Giuseppe Rossi mi ha mostrato con una certa soddisfazione l'ultima pubblicazione che lo vede protagonista, o meglio che vede protagonisti il suo modo di dipingere e i suoi particolari soggetti. Nell'agile libretto si trovano diversi contributi interessanti e la pagina 9 è occupata da un mio intervento critico intitolato: "L'aedo del dendronaturalismo" che qui di seguito vi ripropongo.
Se vi capita di discorrere in privato con Giuseppe Rossi, artista cinquantenne originario della provincia di Roma, ma naturalizzato viterbese, vi dirà che il suo elemento primo, quello che rigenera le sue energie e gli permette di continuare ad apprezzare il mondo e gli uomini è l'acqua. Quando sente forte il bisogno di evadere per ricaricare le sue “batterie umane e lavorative” si tuffa in mare e si immerge
lontano da tutti. Visitando invece una sua mostra o scorrendo il suo catalogo vi renderete conto che
nulla di tutto questo emerge dalle sue tele. Anzi. Giuseppe Rossi è il cantore del dendronaturalismo, cioè della forza e della vitalità degli alberi; con le sue tele di piccole e grandi dimensioni è lì a ricordarci che la
natura che ci circonda può e deve essere ammirata, studiata, compresa, vissuta, assorbita. La sua non è un'arte di denuncia della periferia cittadina degradata, della disumanità della società incivile, di rassegnazione alla violenza umana, ma è un inno al ritorno alle origini ancestrali, alle radici ataviche della propria terra. È una pittura di intima ricerca, di personale attenzione agli alberi secolari, muti testimoni di tante imprese umane, eroiche ma non solo, che si sono susseguite nel corso dei decenni. I suoi quadri presentano pastose pennellate di colore, che abbracciano un ampio spettro del visibile, dai toni bruni e caldi fino al bianco glaciale, terreo, pallido. È una sintesi cromatica di forme morbide e fluide, linee curve, annodate, avviluppate,
aggrovigliate su se stesse. Non sono preponderanti i chiaroscuri, ma forti contrasti su primi piani, in un continuo lavorio su albero, tronco, corteccia. Ecco allora, bisogna fermarsi a considerare quale insegnamento possono offrirci Il Patriarca, L'olivo di Cosa e tanti altri, quale lezione possiamo noi trarre da alberi di
castagni e ulivi che, accada quel che accada, rimangono ben saldi piantati nel loro terreno.
www.giusepperossipittore.it
Se vi capita di discorrere in privato con Giuseppe Rossi, artista cinquantenne originario della provincia di Roma, ma naturalizzato viterbese, vi dirà che il suo elemento primo, quello che rigenera le sue energie e gli permette di continuare ad apprezzare il mondo e gli uomini è l'acqua. Quando sente forte il bisogno di evadere per ricaricare le sue “batterie umane e lavorative” si tuffa in mare e si immerge
lontano da tutti. Visitando invece una sua mostra o scorrendo il suo catalogo vi renderete conto che
nulla di tutto questo emerge dalle sue tele. Anzi. Giuseppe Rossi è il cantore del dendronaturalismo, cioè della forza e della vitalità degli alberi; con le sue tele di piccole e grandi dimensioni è lì a ricordarci che la
natura che ci circonda può e deve essere ammirata, studiata, compresa, vissuta, assorbita. La sua non è un'arte di denuncia della periferia cittadina degradata, della disumanità della società incivile, di rassegnazione alla violenza umana, ma è un inno al ritorno alle origini ancestrali, alle radici ataviche della propria terra. È una pittura di intima ricerca, di personale attenzione agli alberi secolari, muti testimoni di tante imprese umane, eroiche ma non solo, che si sono susseguite nel corso dei decenni. I suoi quadri presentano pastose pennellate di colore, che abbracciano un ampio spettro del visibile, dai toni bruni e caldi fino al bianco glaciale, terreo, pallido. È una sintesi cromatica di forme morbide e fluide, linee curve, annodate, avviluppate,
aggrovigliate su se stesse. Non sono preponderanti i chiaroscuri, ma forti contrasti su primi piani, in un continuo lavorio su albero, tronco, corteccia. Ecco allora, bisogna fermarsi a considerare quale insegnamento possono offrirci Il Patriarca, L'olivo di Cosa e tanti altri, quale lezione possiamo noi trarre da alberi di
castagni e ulivi che, accada quel che accada, rimangono ben saldi piantati nel loro terreno.
www.giusepperossipittore.it
lunedì 23 dicembre 2013
Sebastiano del Piombo come Carneade, chi era costui?
Oggi pomeriggio sono corsa con la mia famiglia ad ammirare la mostra di Sebastiano del Piombo, noto ed eccellente pittore cinquecentesco di origine veneta che tanto ha lasciato a Viterbo. Ma che delusione! Le due magnifiche opere del pittore "allievo" di Michelangelo sistemate l'una di fronte all'altra, incassate in teche che permettono di circumnavigarle...giacciono lì, nella Sala Regia: nessun pannello esplicativo sull'artefice, il contesto storico e culturale in cui sono state realizzate, insignificanti cartellini in basso seminascosti per il nome e la datazione. Certo ci sono anche le riproduzioni di riflettografie, di particolari di altri quadri del pittore, ma poca cosa, scadente, insufficiente... Chi è digiuno di storia dell'arte non potrà certo uscire da quell'ambiente soddisfatto o sicuro di aver appreso qualcosa di interessante, ma poi dove sono i visitatori? Di piccioni sporcaccioni ne ho visti tanti, le rampe delle scale per accedere al primo piano del Palazzo erano state pulite da poco, ma purtroppo non completamente. Quindi ricapitolando, recatevi al Palazzo dei Priori, luogo sicuramente interessante, ma informatevi prima su Sebastiano, le sue tavole e la sua tecnica, dal momento che non troverete nessun tipo di strumento informativo o educativo.
sabato 21 dicembre 2013
A Roberto Huner fotografo
Ho conosciuto il fotografo Roberto Huner in occasione di una performance di Giuseppe Rossi - "Pino dacci un taglio" - esattamente tre anni fa. Garbatamente mi ha chiesto un commento critico alle sue foto; vi ripropongo il pezzo in questa sede esortandovi a conoscere la sua opera.
La "foto-sintesi" huneriana
Si può raccontare una realtà forte e complessa senza l'uso dei colori?
Il fotografo è un artista quando sceglie cosa ritrarre e cosa invece
lasciare fuori. Interpreta la realtà e ci restituisce il suo punto di
vista, secondo una sua personale scala di valori. Quali tecniche Huner
ha messo a fuoco per raccontarci la realtà con cui è venuto a contatto e
che ha conosciuto tanto da vicino? Mentre in un'opera pittorica ciò che
non è dipinto non esiste e solo nella nostra mente scatta il meccanismo
per cui si completa l'immagine mancante di alcuni parti, in fotografia è
l'uso sapiente della luce a far emergere oppure a occultare il
particolare voluto. La luce plasma le figure e le ammorbidisce. Huner
riesce a cogliere l'essenziale, l'anima del soggetto con il magistrale
impiego della luce radente, quella che si insinua di fianco, di lato e
spia gli incavi, le pieghe irregolari del volto, le rughe. Così il
raggio solare o quello artificiale entrano prepotentemente in scena da
destra come da sinistra per esaltare o per coprire, celare. In alcune
composizioni è veramente interessante il contrasto che si crea tra il
corpo scuro e il vestito, il copricapo o il velo bianchi, tra la pelle
bruna e la terra della strada arsa dal sole. Non sempre è presentato un
punto di vista frontale, ma anche il taglio di profilo o di tre quarti.
La sapiente organizzazione compositiva prevede un primo piano ben
delineato, netto e un secondo piano sfocato ma ben riconoscibile,
contestualizzante, seppure antitetico. Huner mette a confronto così la
vitalità e la morte, il presente e il passato, l'uomo e la natura, la
stasi e il movimento. Mentre in alcune foto il viso occupa tutto il
campo, in altre il corpo umano appare timidamente in un angolino per
lasciare aperto l'orizzonte, sono le foto en plein air. Dove c'è luce
c'è ombra, quell'ombra proiettata sulla strada bruciata, o su qualche
brandello di muro, che non funge solo da quinta architettonica, ma
sembra quasi una trasposizione visiva dei pensieri che si agitano sia
nella mente delle persone ritratte che in quelle dell'autore. Intuiamo
la presenza di alcuni corpi solo da queste ombre proiettate, una
presenza aleatoria, inconsistente, eterea, grigia che "costruisce" e
"sostituisce" il corpo fuori campo, alter ego indispensabile del
soggetto incompleto.
La "foto-sintesi" huneriana
Si può raccontare una realtà forte e complessa senza l'uso dei colori?
Il fotografo è un artista quando sceglie cosa ritrarre e cosa invece
lasciare fuori. Interpreta la realtà e ci restituisce il suo punto di
vista, secondo una sua personale scala di valori. Quali tecniche Huner
ha messo a fuoco per raccontarci la realtà con cui è venuto a contatto e
che ha conosciuto tanto da vicino? Mentre in un'opera pittorica ciò che
non è dipinto non esiste e solo nella nostra mente scatta il meccanismo
per cui si completa l'immagine mancante di alcuni parti, in fotografia è
l'uso sapiente della luce a far emergere oppure a occultare il
particolare voluto. La luce plasma le figure e le ammorbidisce. Huner
riesce a cogliere l'essenziale, l'anima del soggetto con il magistrale
impiego della luce radente, quella che si insinua di fianco, di lato e
spia gli incavi, le pieghe irregolari del volto, le rughe. Così il
raggio solare o quello artificiale entrano prepotentemente in scena da
destra come da sinistra per esaltare o per coprire, celare. In alcune
composizioni è veramente interessante il contrasto che si crea tra il
corpo scuro e il vestito, il copricapo o il velo bianchi, tra la pelle
bruna e la terra della strada arsa dal sole. Non sempre è presentato un
punto di vista frontale, ma anche il taglio di profilo o di tre quarti.
La sapiente organizzazione compositiva prevede un primo piano ben
delineato, netto e un secondo piano sfocato ma ben riconoscibile,
contestualizzante, seppure antitetico. Huner mette a confronto così la
vitalità e la morte, il presente e il passato, l'uomo e la natura, la
stasi e il movimento. Mentre in alcune foto il viso occupa tutto il
campo, in altre il corpo umano appare timidamente in un angolino per
lasciare aperto l'orizzonte, sono le foto en plein air. Dove c'è luce
c'è ombra, quell'ombra proiettata sulla strada bruciata, o su qualche
brandello di muro, che non funge solo da quinta architettonica, ma
sembra quasi una trasposizione visiva dei pensieri che si agitano sia
nella mente delle persone ritratte che in quelle dell'autore. Intuiamo
la presenza di alcuni corpi solo da queste ombre proiettate, una
presenza aleatoria, inconsistente, eterea, grigia che "costruisce" e
"sostituisce" il corpo fuori campo, alter ego indispensabile del
soggetto incompleto.
3 - Azzardiamo un gioco
Coma risolvere una piovosa giornata invernale, quando la nebbia avvolge e nasconde tutto quello che c'è intorno a voi e vi sentite come sospesi in un mondo fantastico senza barriere architettoninche.
- Guarda mamma!
I miei piccoli stanno osservando dalla finestra lunga del salone,
manine e nasini schiacciati sui vetri, la pioggia battente che
scolorisce il bel panorama che si gode da lì.
- Accidenti, penso io, altre impronte digitali da togliere da quei vetri
che hanno proprio bisogno di un'accurata pulizia.
C'è poca poesia nella mia mente al primo impatto, ma i lavori domestici
ricadono su di me e sul mio poco tempo libero.
-Guarda mamma, ripete il piccolino scimmiottando allegramente e con
scarsa cognizione i fratelli più grandi.
- Il castello non si vede più, è scomparito!
- Si dice è scomparso, è stato avvolto dai grigi fumi della nebbia.
- Nebbia, ripete sempre la scimmietta.
- Che noia, chiusi in casa: non possiamo scendere in cortile a giocare,
niente di niente!
- Ascoltate bambini, ho un'idea, proviamo ad impegnarci utilizzando
questi miei libri in un gioco meraviglioso, in cui vince chi ha più
fantasia e più parole, volete provare?
- E d'accordo, ma ci sono regole difficili?
- Unica regola: guardare l'immagine, che ho scelto io, e provare a dire
se vi piace oppure non vi piace e perché.
- Guarda mamma!
I miei piccoli stanno osservando dalla finestra lunga del salone,
manine e nasini schiacciati sui vetri, la pioggia battente che
scolorisce il bel panorama che si gode da lì.
- Accidenti, penso io, altre impronte digitali da togliere da quei vetri
che hanno proprio bisogno di un'accurata pulizia.
C'è poca poesia nella mia mente al primo impatto, ma i lavori domestici
ricadono su di me e sul mio poco tempo libero.
-Guarda mamma, ripete il piccolino scimmiottando allegramente e con
scarsa cognizione i fratelli più grandi.
- Il castello non si vede più, è scomparito!
- Si dice è scomparso, è stato avvolto dai grigi fumi della nebbia.
- Nebbia, ripete sempre la scimmietta.
- Che noia, chiusi in casa: non possiamo scendere in cortile a giocare,
niente di niente!
- Ascoltate bambini, ho un'idea, proviamo ad impegnarci utilizzando
questi miei libri in un gioco meraviglioso, in cui vince chi ha più
fantasia e più parole, volete provare?
- E d'accordo, ma ci sono regole difficili?
- Unica regola: guardare l'immagine, che ho scelto io, e provare a dire
se vi piace oppure non vi piace e perché.
2 - L'attesa...nasce una stella
Secondo capitolo dei miei micro esperimenti
- Mamma, perché mi guardi così?
- Perché è incredibile, sei il progetto più importante che sia riuscita
a realizzare!
- Cose significano queste parole?
- Da quando ho capito che eri approdato nella mia pancia, ho sempre
pensato a te, ogni momento, a come sarebbero stati i tuoi occhietti, la
tua bocca, le tue manine...Sai, all'inizio sei stato un piccolo segreto,
non ho detto a nessuno che stavi crescendo dentro di me.
-Neanche alla nonna?
-No, proprio a nessuno. Poi invece un giorno ho deciso che era arrivato
il momento di svelare a tutti questo mio meraviglioso segreto.
-E allora il progetto?
-Giorno dopo giorno cresceva il mio pancione, lo accarezzavo e gli
parlavo, anzi ti parlavo, perché mi ha detto il dottore che tu fin dalle
prime settimane potevi riconoscere la mia voce. Ho iniziato così a
raccontarti il mondo esterno: il sole che ci riscaldati, l'acqua del
mare che ci ha cullati, l'ombra degli alberi che ci ha protetti, la
pioggia che ci ha sorpresi...
- Mamma, perché mi guardi così?
- Perché è incredibile, sei il progetto più importante che sia riuscita
a realizzare!
- Cose significano queste parole?
- Da quando ho capito che eri approdato nella mia pancia, ho sempre
pensato a te, ogni momento, a come sarebbero stati i tuoi occhietti, la
tua bocca, le tue manine...Sai, all'inizio sei stato un piccolo segreto,
non ho detto a nessuno che stavi crescendo dentro di me.
-Neanche alla nonna?
-No, proprio a nessuno. Poi invece un giorno ho deciso che era arrivato
il momento di svelare a tutti questo mio meraviglioso segreto.
-E allora il progetto?
-Giorno dopo giorno cresceva il mio pancione, lo accarezzavo e gli
parlavo, anzi ti parlavo, perché mi ha detto il dottore che tu fin dalle
prime settimane potevi riconoscere la mia voce. Ho iniziato così a
raccontarti il mondo esterno: il sole che ci riscaldati, l'acqua del
mare che ci ha cullati, l'ombra degli alberi che ci ha protetti, la
pioggia che ci ha sorpresi...
1 - "Pensino ora i miei venticinque lettori" - I Promessi sposi, cap. I
Cari lettori affezionati ai miei artistici post ho pensato di allietarvi con una piccola serie di scritti familiari. Come ho già avuto modo di sottolineare, qualsiasi persona fosse interessata a dar vita ai protagonisti delle mie storie può farsi avanti...virtualmente!
E' tardi ormai quando finalmente i miei bambini chiudono quei loro
occhietti vispi e avidi di conoscere il mondo curiosi e un po'
sognatori.
Sono stanca, sono sempre stanca, come tutte le mamme che viaggiano da
un impegno all'altro per tutto il corso di una lunga giornata che
comincia anche prima del suono nemico della sveglia, per finire appunto
quando la casa ritorna alla meritata e sospirata quiete notturna.
E' in questi momenti stellati e silenziosi che più pressante, quasi
opprimente sento il bisogno di tirare le somme del mio vivere
quotidiano: comincio così a valutare quanto di buono ho prodotto nelle
giovani menti dei miei figli, se la quantità di baci, coccole,
rimproveri e urla ha coperto la razione giornaliera o è stata carente.
Sì, perché il dubbio di mamma, il grande dubbio consiste proprio nel
valutare se si è verificata carenza di affetto, se i pargoli hanno
goduto delle carezze, del calore del seno, dei grandi sorrisi di
approvazione, dei complimenti esagerati per risultati scolastici,
sportivi, musicali...
Ma chi coccola la mamma, chi la incoraggia nella quotidiana lotta
contro il tempo, i compiti, gli impegni di lavoro, la danza, la
palestra, gli allenamenti del calcio, la scuola di musica, i pasti da
preparare, i dolci da infornare...?
E' tardi ormai quando finalmente i miei bambini chiudono quei loro
occhietti vispi e avidi di conoscere il mondo curiosi e un po'
sognatori.
Sono stanca, sono sempre stanca, come tutte le mamme che viaggiano da
un impegno all'altro per tutto il corso di una lunga giornata che
comincia anche prima del suono nemico della sveglia, per finire appunto
quando la casa ritorna alla meritata e sospirata quiete notturna.
E' in questi momenti stellati e silenziosi che più pressante, quasi
opprimente sento il bisogno di tirare le somme del mio vivere
quotidiano: comincio così a valutare quanto di buono ho prodotto nelle
giovani menti dei miei figli, se la quantità di baci, coccole,
rimproveri e urla ha coperto la razione giornaliera o è stata carente.
Sì, perché il dubbio di mamma, il grande dubbio consiste proprio nel
valutare se si è verificata carenza di affetto, se i pargoli hanno
goduto delle carezze, del calore del seno, dei grandi sorrisi di
approvazione, dei complimenti esagerati per risultati scolastici,
sportivi, musicali...
Ma chi coccola la mamma, chi la incoraggia nella quotidiana lotta
contro il tempo, i compiti, gli impegni di lavoro, la danza, la
palestra, gli allenamenti del calcio, la scuola di musica, i pasti da
preparare, i dolci da infornare...?
mercoledì 18 dicembre 2013
Arte dei giochi di parole
Sono una fanatica della lingua italiana, cultrice indefessa delle lingue
classiche, ammiratrice incorruttibile delle arti figurative, soprattutto
del Bel Paese. Riporto di seguito fatti realmente accaduti e parole veramente
pronunciate, che mi hanno fatto tanto sorridere e spero così di
strappare un sorriso anche a voi.
CANIS CIVILIS: la signora passeggia orgogliosa con il suo cagnolino al
guinzaglio, quando le si avvicina una bimbetta, che educatamente chiede
di poterlo accarezzare.
-Ma com'è, maschio o femmina, come si chiama? Non si capisce!
-Maschio, cocca! Non vedi che contributi importanti!
LEZIONE DI ITALIANO: Lettura di un brano antologico -...Il corpo
dell'uomo cadde con un tonfo sordo...
-Ma che significa - interrompe un'alunna - che si inizia a sentire una
certa puzza?
-No cara, abbiamo letto tonfo e non tanfo!
TURISTI FAI-DA-TE: durante un pranzo domenicale tra conoscenti,
un'invitata che si vuol dare una certa aria importante se ne esce:
-Che emozione la scorsa settimana, siamo andati ad Assisi e abbiamo
visitato la basilicata del Santo, sì la basilicata di S. Francesco!
SIAMO UOMINI O MATITE?
Primi freddi, di fronte al chiosco delle carni, una signora
diligentemente in fila aspetta il proprio turno per essere servita, ma
esclama:
-Certo che questa arietta fresca ci tempera lo spirito e ci lascia la
pella bella tirata!
classiche, ammiratrice incorruttibile delle arti figurative, soprattutto
del Bel Paese. Riporto di seguito fatti realmente accaduti e parole veramente
pronunciate, che mi hanno fatto tanto sorridere e spero così di
strappare un sorriso anche a voi.
CANIS CIVILIS: la signora passeggia orgogliosa con il suo cagnolino al
guinzaglio, quando le si avvicina una bimbetta, che educatamente chiede
di poterlo accarezzare.
-Ma com'è, maschio o femmina, come si chiama? Non si capisce!
-Maschio, cocca! Non vedi che contributi importanti!
LEZIONE DI ITALIANO: Lettura di un brano antologico -...Il corpo
dell'uomo cadde con un tonfo sordo...
-Ma che significa - interrompe un'alunna - che si inizia a sentire una
certa puzza?
-No cara, abbiamo letto tonfo e non tanfo!
TURISTI FAI-DA-TE: durante un pranzo domenicale tra conoscenti,
un'invitata che si vuol dare una certa aria importante se ne esce:
-Che emozione la scorsa settimana, siamo andati ad Assisi e abbiamo
visitato la basilicata del Santo, sì la basilicata di S. Francesco!
SIAMO UOMINI O MATITE?
Primi freddi, di fronte al chiosco delle carni, una signora
diligentemente in fila aspetta il proprio turno per essere servita, ma
esclama:
-Certo che questa arietta fresca ci tempera lo spirito e ci lascia la
pella bella tirata!
lunedì 16 dicembre 2013
Gioia per gli occhi
Fine settimana artistico a 360 gradi: sabato ho visitato la mostra Librimmaginari presso il Padiglione Chiarini Carletti di La Quercia e domenica le dolcezze di cake design ChocolArt presso la chiesa S. Egido al Corso, Vt.
Il titolo "Funes o della memoria" dell'esposizione del Circolo Arci di Vt sta ad indicare quanto i libri siano parte fondamentale dei nostri ricordi, delle emozioni, dei pensieri che ci accompagnano giorno per giorno nel corso degli anni. I libri invecchiano, ingialliscono, si dimenticano o si reinterpretano, si manipolano, si riqualificano. Proprio così, nella due stanze in cui si articola il percorso - Bibloteca dei ricordi e L'idioma impossibile - troverete su piedistalli, in bacheche alle pareti e appesi al soffitto libri "sfigurati", piegati, tagliati, forati, bruciati dalla maestria di tanti artisti che hanno dato una secona vita alle pagine scritte e vissute di vecchie e nuove edizioni. La bravura di Marcella Brancaforte non si discute, il suo stile personale, le sue donne esili eppure così decise, ma con grande piacere ho scoperto altri nomi che meritano e che certo vorrei intervistare.
Invece pomeriggio domenicale familiare e dolce quello che ci siamo concessi oggi, un piacere per gli occhi, senza riscontro per il palato. Le magnifiche torte, realizzate sul tema "C'era una volta", non si possono gustare, ma solo guardare, fotografare, filmare, postare... dal momento che sono realizzate su dummies in polistirolo.Comunque i bambini si sono tanto divertiti a cercare e ritrovare i personaggi delle loro fiabe della buonanotte, a capire per quale potente magia davanti ai loro stupiti occhietti si sono materializzati Alice, Pinocchio, i cani dalmata, il bianco castello delle principesse, scarpette e ogni tipo di accessorio regale e fantastico.
Il titolo "Funes o della memoria" dell'esposizione del Circolo Arci di Vt sta ad indicare quanto i libri siano parte fondamentale dei nostri ricordi, delle emozioni, dei pensieri che ci accompagnano giorno per giorno nel corso degli anni. I libri invecchiano, ingialliscono, si dimenticano o si reinterpretano, si manipolano, si riqualificano. Proprio così, nella due stanze in cui si articola il percorso - Bibloteca dei ricordi e L'idioma impossibile - troverete su piedistalli, in bacheche alle pareti e appesi al soffitto libri "sfigurati", piegati, tagliati, forati, bruciati dalla maestria di tanti artisti che hanno dato una secona vita alle pagine scritte e vissute di vecchie e nuove edizioni. La bravura di Marcella Brancaforte non si discute, il suo stile personale, le sue donne esili eppure così decise, ma con grande piacere ho scoperto altri nomi che meritano e che certo vorrei intervistare.
Invece pomeriggio domenicale familiare e dolce quello che ci siamo concessi oggi, un piacere per gli occhi, senza riscontro per il palato. Le magnifiche torte, realizzate sul tema "C'era una volta", non si possono gustare, ma solo guardare, fotografare, filmare, postare... dal momento che sono realizzate su dummies in polistirolo.Comunque i bambini si sono tanto divertiti a cercare e ritrovare i personaggi delle loro fiabe della buonanotte, a capire per quale potente magia davanti ai loro stupiti occhietti si sono materializzati Alice, Pinocchio, i cani dalmata, il bianco castello delle principesse, scarpette e ogni tipo di accessorio regale e fantastico.
mercoledì 11 dicembre 2013
Le parole che non ti aspetti
Questa mattina ero in fila alla cassa del supermercato, ho visto entrare una signora, mamma di due amichetti di scuola dei miei figli, l'ho cordialmente salutata e lei ha ricambiato il saluto con un sorriso e tante belle parole di complimenti sul mio piccolo intervento circa l'evento di Palazzo Ruspoli di Vignanello di domenica 8 dicembre. Sono rimasta piacevolmente colpita, proprio non me l'aspettavo. Grazie M.Elisa
martedì 10 dicembre 2013
Grazie Pino
Con "grazie Pino" mi rivolgo a Giuseppe Rossi, pittore naturalizzato viterbese, con cui condivido la grande passione per l'arte, solo che io scrivo e lui produce. Perché come dico sempre: "Chi sa fa e chi non sa parla" o, come nel mio caso, scrive! Le nostre strade artistiche si sono incontrate qualche anno fa e subito Pino mi ha incoraggiato a scrivere qualche pezzo critico, a farmi conoscere per il mio "talento" di scribacchina. E così è nato il neologismo dendronaturalismo, con cui ho pensato di identificare il suo stile pittorico, le sue tele, i suoi soggetti.
lunedì 9 dicembre 2013
Alla ricerca del lavoro perfetto
Qualche settimana fa ho contattato un mio vecchio compagno di scuola, al quale spudoratamente ho chiesto uno spazio sul suo giornale on line per scrivere di arte, eventi, cultura. Dopo una lunga spiegazione su come gira il mondo della notizia in rete, mi ha domandato cosa sapessi di marketing e come me la cavavo con la vendita di pubblicità, anche in tempo di crisi anima del commercio. La mia risposta è stata quanto mai sincera e spontanea: IO NON NE SO NULLA! Mi sono sempre occupata di materie classiche, lingue morte, artisti incompresi e morti follemente poveri. Ho capito allora che non mi rimaneva che ritagliarmi uno spazio nella rete per scrivere in piena libertà delle mie passioni culturali.
Benvenuti nel mio nuovissimo blog
Ciao, vi siete trovati qui per caso o avete scelto di proposito di curiosare nel blog di una critica d'arte in erba? Comunque siano andati i fatti, grazie! Proverò a raccontarvi l'arte che vedo e vivo intorno a me, nel mio paese, nella mia provincia, nella mia mente. Un grazie a chi mi ha incoraggiato in questa folle avventura e alla mia dolce metà, troppo tecnologico lui quanto inesperta io.