domenica 29 marzo 2015

Feste, che passione...

 Scrivo questo articolo su specifica richiesta delle mamme degli amichetti dei miei figli. Mi hanno candidamente confessato di leggere con piacere i miei articoli, ma di rammaricarsi vivamente perché ancora nessuno di essi le ha viste protagoniste. Mi spiace, rimedio subito!
 Il caso ha voluto che  passassimo questo fine settimana sotto lo stesso tetto ludico: due feste di compleanno (di cui una per due bimbi) in due giorni, non è compito facile da affrontare, specie per noi genitori buongustai. Siamo persone che partecipano volentieri a banchetti conviviali, per spirito democratico e per non offendere nessuno, raccogliamo ogni invito, armati di regalo collettivo, siamo ospiti allegri, discreti e ben disposti allo scambio verbale. Non andiamo certo in cerca di pettegolezzi o spiritosaggini scurrili, ma di sicuro ci piace la battuta, l'ammiccamento, il doppio senso; mai volgarità o turpiloquio, ci mancherebbe.
 Si fa il resoconto dei lavoretti scolastici, delle malattie infettive in circolazione, può capitare di informarsi sull'età di qualcuno e commentare il livello di rughe o sedute estetiche, ma tutto nel modo più candido e innocuo possibile.
 Si scoprono qualità culinarie non indifferenti, si scambiano dolci ricette, si commenta magari la perfidia della bilancia domestica nostra acerrima nemica.
 E se per caso capita di discutere di episodi scolastici spiacevoli, ognuno dice la sua, il proprio punto di vista, il suo vissuto, l'esperienza che ha maturato nel tempo, negli anni passati, a contatto con l'ambiente e le insegnanti, il tutto con garbo e buon senso.
 Dobbiamo sempre dare il buon esempio ai nostri pargoli che saltano felici sui gonfiabili a pochi passi da noi.



sabato 28 marzo 2015

Nuove tecnologie e scuola

 Terzo e ultimo incontro di riflessione, a parlare questa volta è un'insegnante di scuola primaria con un'esperienza ventennale come bagaglio per affrontare la generazione dei nativi digitali, i nostri figli avvezzi alla tecnologia sin da poppanti.
 La realtà è allarmante: noi genitori non siamo in grado di affiancare i figli nell'utilizzo delle tecnologie, non riusciamo a seguire, controllare e vietare l'uso e quindi l'abuso di aggeggi infernali, che catturano la loro attenzione, inebetiscono la loro volontà e annullano la fantasia. I pargoli, pollici veloci, non riescono poi a destreggiarsi nel quotidiano, nei giochi corporei, nell'ora di motoria; passano ore seduti, concentrati a vincere battaglie virtuali, non avendo mai impastato acqua e farina, corso dietro ad un pallone o saltato alla corda.
 Inoltre, la nuova ricca generazione non è avvezza alla parsimonia, anzi snobba ciò che possiede e pretende il "tutto e subito".
 E' seguito un intervento assai interessante sui crimini informatici: non ci sono formule matematiche o magiche per evitare il problema, per difendere l'innocenza e la vita privata di ognuno di noi, ma soprattutto dei nostri cari, occorre interessarsi a quanto escogitano i piccoli, sperimentano e scambiano con gli altri, siano essi coetanei, amici o estranei.
 Riflessioni finali di un religioso che ci ha invitati al pensiero, alla vicinanza con i bambini, ci ha spronati a parlare e ad interessarci di più di loro, del loro mondo e delle loro paure. Essere una famiglia, non significa sedersi a tavola per mangiare, se poi non c'è confronto, dialogo, scambio di emozioni ed esperienze.
 Insomma, non basta essere un genitore biologico, mi si passi questa brutta espressione, bisogna voler essere genitore, impegnarsi, effettuare il cosiddetto esame di coscienza e provvedere a tutti i bisogni dei pargoli, materiali e immateriali.
 Il compito mi sembra assai arduo.


mercoledì 25 marzo 2015

Aggiungi un posto a tavola...

 Adoro invitare ed essere invitata, mangiare insieme a persone amiche e condividere momenti piacevoli, discussioni e scambi di opinione seduti a tavola, gustando buoni piatti, con tutta calma: fa bene allo spirito, al benessere della persona e alla propria autostima; ci si sente amati, coccolati, al centro dell'attenzione, anche se solo per una sera.
 A questo proposito mai sottovalutare l'importanza di un convivio, di un invito o di un pasto condiviso.

 Una volta a tavola un Tale ha rivelato che sarebbe stato tradito da uno degli uomini che lo avevano seguito e che era seduto a mangiare lì accanto a lui: "Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto".

 Al banchetto di nozze di Peleo e Teti, la dea della discordia Eris ha lanciato il pomo dorato con incise le parole "Alla più bella" sul tavolo, per vendicarsi del mancato suo invito alla festa. Da lì si è arrivati alla guerra per la presa di Troia.

 Il ricco banchiere senese Agostino Chigi era rinomato tra i contemporanei anche per gli splendidi banchetti allestiti nella Villa Farnesina, durante i quali i cibi erano serviti su piatti d'oro e d'argento. A fine pasto i commensali erano invitati a gettare tali piatti nel Tevere...dove erano nascoste delle reti, che restituivano poi i preziosi oggetti.

 Camillo Benso conte di Cavour, dopo aver respinto l'ultimatum dell'Austria la sera del 29 aprile 1859, affermò: " Oggi abbiamo fatto la storia e adesso andiamo a mangiare".

 Ora capite il mio dispiacere per un rifiuto e la mia gioia sincera per un consenso positivo.








domenica 22 marzo 2015

Scende la pioggia... festa a metà

 Siamo partiti questa mattina, ore otto con il pullman, con i migliori propositi e grandi speranze per una giornata di giochi, festa, divertimento e buoni dolcetti, considerata l'ottima riuscita delle altre due edizioni a cui si è preso parte. Il maltempo, purtroppo annunciato già da almeno una settimana, non si è fatto attendere, ma armati di ombrelli, impermeabili e zainetti ci siamo imbarcati. Discorso del parroco, preghiere e poi tante barzellette dei bambini, anche per distrarre quelli a cui il pullman fa male. Il viaggio, breve, si è arricchito di un giro panoramico del paese ospitante, causa assenza di "informatori": non c'era nessuno all'entrata di Ronciglione che ci potesse indicare la direzione giusta per il punto di ritrovo.
 Giunti finalmente al Palazzetto (sembrava la casa di Uomo Ragno), abbiamo preso posto sulle gradinate, senza essere informati su eventuali cambiamenti di programma; intanto altri gruppi nutriti e rumorosi facevano il loro ingresso: striscioni, cartelloni, cartelli e naturalmente tanti fiori di ogni materiale e dimensione, simbolo della giornata. Il fragore sempre più assordante ha coperto il discorso dei pochi organizzatori, che hanno velocemente distribuito i cappellini colorati, hanno allestito una mensa-altare per la messa officiata dal vescovo e dai parroci presenti. Discorso veloce del sindaco con fascia tricolore, il tutto sempre con il brusio di sottofondo.
 In definitiva, non si è capito molto, abbiamo bivaccato tutto il tempo, i bambini hanno giocato sempre al coperto, con pochi attrezzi, pochi animatori non riconoscibili, perché senza una blusa identificativa.
 Per fortuna i bimbi si adattano, divorano panini e quant'altro con estrema facilità, sono sempre contenti di divertirsi e giocare con i coetanei, si accontentano di un fazzoletto ruba-bandiera e di un pallone, però...






sabato 21 marzo 2015

A CLASSI UNITE... OVVERO GIOCHI DI GRAN CLASSE

 Grande rimpatriata, questa sera, di tutti i Comitati Festeggiamenti di S. Eutizio nostro patrono, dalla Classe 72 in poi.
 E' stata organizzata una cena, in un locale del paese e poi sono iniziati i giochi, piccole gare tra i gruppi, in forte competizione. Canto, abilità di coordinamento mani-occhi, cultura generale e locale, corse dei sacchi e percorso "ostacolato" a coppie, tanto tifo e applausi; in palio premi goderecci ottimi come scusa per un'ulteriore mangiata tra coetanei. Il tutto sempre per la raccolta fondi pro-Comitato.
 Chi ha partecipato e partecipa all'organizzazione della festa di maggio, sa bene quanto grandi siano l'impegno, il lavoro e la disponibilità alla collaborazione; il gruppo significa unione, aiuto, sopportazione anche. E non è facile portare avanti tutti, compatti, convinti: questa sera le classi "più anziane" che si sono aggregate e hanno partecipato con gusto, hanno offerto un bell'esempio di continuità, non possiamo che ringraziare tutti i partecipanti, per loro presenza e la generosità.
 Che la tradizione continui, si rafforzi e migliori per il Paese e per le future generazioni.




venerdì 20 marzo 2015

CI SIAMO LA CLASSE HA ARRAFFATO... IL CANTANTE

 Questo pomeriggio il Presidente ha firmato il contratto, ormai la notizia si può divulgare: ebbene sì, è vero, il cantante c'è. A Soriano per la festa patronale, quella di maggio, quella che costa un anno di lavoro a uomini e donne che compiono il quarantesimo anno d'età nell'anno corrente.
 Che soddisfazione, ma anche ansia, fermento, paura e trepidazione. Si fatica per dodici mesi, si decide, si organizza, ci si riunisce e alla fine si vota, tra i tanti nomi proposti dagli impresari.
 La classe 75 ha espresso voto unanime per quest'artista conosciuto, apprezzato, di lunga carriera, ma sempre attuale e festivaliero. Noi ragazze del 75 da bambine eravamo innamorate di lui, della sua voce, dei suoi testi e della sua melodia, molte canzoni sono ancora grandi successi.
 I nostri ringraziamenti vanno a chi ci ha appoggiato, chi ha partecipato agli eventi, chi ha raccolto i nostri inviti, ai ragazzi delle Classi precedenti, che ci hanno aperto la strada e sempre sostenuto, a chi ha contribuito, contribuisce e contribuirà con denari sonanti alla raccolta fondi perché la festa di maggio 2015 riesca nel migliore dei modi.
 Mancano due mesi scarsi, aiutateci ancora.




martedì 17 marzo 2015

NON CI RESTA CHE PIANGERE...?

 Ci lamentiamo tutti per la triste situazione economica, è sport nazionale, purtroppo però il lamento ha motivo di esistere, è pura verità. Chi si lamenta senza ragione non merita la nostra attenzione né il nostro prezioso tempo, ma per tutti gli altri ci dobbiamo fermare a riflettere, considerare la situazione e correre ai ripari, anche oltre le nostre possibilità.
 Ieri sera ho raccolto il grido angosciato di una mia carissima amica, disperata, giovane lavoratrice grintosa, disposta a enormi sacrifici pur di sbarcare il lunario, ma praticamente a terra. Ha usato, per definire la sua situazione "lavorativa", l'aggettivo allucinante: cassaintegrata, mutuo-munita e mamma single. Altro?
 Con questo post tento di sensibilizzare qualcuno di buon cuore, che possa aiutarmi ad aiutare, per ridare la speranza ad una ex compagna di scuola delusa dalla vita, confusa e incerta sul futuro suo e della prole.
 Tutti passiamo momenti terribili, il lavoro per la dignità della persona è fondamentale, non si chiede elemosina, ma un'occupazione che permetta di mantenere gli studi dei figli, non si provi vergogna a bussare alle porte, magari qualcuna si aprirà, ne basta una, buona.


lunedì 16 marzo 2015

NON SONO CASSANDRA, ALLORA...

 Cassandra, figlia di Ecuba e Priamo re di Troia, aveva il dono della preveggenza, ma punita da Apollo nessuno le credeva. Così io, fino a ieri.
 Nessuno mi ascolta, nessuno mi dà credito, nessuno è interessato a ciò che scrivo, fino a ieri appunto. L'incantesimo è spezzato, qualcuno si è accorto che so scrivere, almeno un pochino, niente di eccezionale, certo, ma forse un poco ci capisco anch'io e gentilmente, cortesemente mi ha offerto una collaborazione. Non conosce le mie origini, non conosce la mia famiglia, nessuno mi ha raccomandato, sono stata interpellata per le mie semplici, genuine parole scritte. Probabilmente, anzi sicuramente non se ne farà niente, come capita il più delle volte, i proclami cadono nel vuoto il più delle volte, ma vuoi mettere la soddisfazione di essere richiesta e lusingata in terra straniera?
 Non mi resta che attendere, magari i sogni qualche volta si avverano.



domenica 15 marzo 2015

RONCIGLIONE, ULTIMA RETROSPETTIVA

 Ultimo appuntamento, peccato, ottimi lavori, pittura, scultura e soprattutto grafica, la mia grande passione, tutto questo nelle retrospettive che ho avuto il piacere di visitare a Ronciglione, nello stesso spazio espositivo. Il curatore ha portato a termine in modo egregio il compito di cercare, scegliere e riunire le migliori espressioni artistiche di alcuni maestri del Novecento. In questo modo si fa cultura, con questa tenacia, passione e serietà.
 Oggi ho visitato l'ultima, ahimè, retrospettiva, di ottimo livello, lavori particolari. Non conoscevo l'artista, ma Capaldi mi ha tratteggiato un uomo schivo, solitario, amante del proprio lavoro, maestro in pubblico e artista in privato, tanto che le sue opere sono ancora per la maggior parte di proprietà della famiglia, accatastate, impolverate, chiuse in soffitta e in ogni spazio disponibile della casa.
 In quest'epoca di assoluta visibilità, estrema pubblicità della persona, della sua intimità, dei suoi sentimenti, non è scontato trovare un artista intimo, quasi geloso del proprio pensiero, estraneo al grande pubblico.
 La massa non ama l'informale, il non figurativo, il soggetto non palese e proprio per questo il Maestro ha preferito tenersi per sé quanto nato dalla sua ispirazione, le sue tele opache, nessun colore primario, nessun confine netto, nessuna linea di demarcazione. Tutto sfuma, evanescente, color oro soprattutto, paglierino, tenue e avvolgente.


BUON COMPLEANNO

 Buon compleanno a te che ci guardi da lassù, vegli per noi e ci proteggi.
 Non che non mi vada bene questa protezione, ma avrei tanto preferito rimandarla di almeno altri trent'anni. E invece te ne sei andato, un lunedì pomeriggio e la nostra vita non è stata più la stessa.
 Ho sentito tante spiegazioni, raccomandazioni, delucidazioni in questi lunghi anni, hanno cercato di convincermi che quella è la fine dei giusti, la morte più bella, quando non si soffre.
 Mi hanno anche rivelato che "Il Signore va nel suo giardino e coglie il fiore più bello". Troppe chiacchiere, parole vuote. Il dolore non si misura, il dolore non passa. Purtroppo siamo sempre più numerosi a trovarci testa a testa con il termine ultimo, a vivere eventi luttuosi: ognuno vive questi momenti come crede e si sente di agire, tutto il resto sono solo bolle di sapone.

sabato 14 marzo 2015

NIENTE DI PROGRAMMATO

 Il 13 marzo di alcuni anni or sono ho concluso il mio cursus studiorum accademico, mi sono laureata con lode presso l'Università della Tuscia, Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali. Avevo scelto questa facoltà sin dal liceo, quella che più si avvicinava ai miei gusti, tra tutte le opzioni del nostro capoluogo di provincia, perché per tanti motivi non volevo muovermi da casa: allontanarmi troppo, mia madre mi ha trasmesso un bel po' della sua "paura dell'ignoto", i miei genitori erano contrari a farmi proseguire gli studi dopo il diploma, ho cercato di lavorare sempre e comunque in parallelo con le lezioni e tanti altri freni.
 Invece ho scoperto un mondo meraviglioso, ho studiato sempre con passione e ho ottenuto buoni risultati, fino alla grande soddisfazione finale, alla faccia del voto della maturità che mi aveva lasciato l'amaro in bocca.
 Unico grosso cruccio post-universitario il lavoro, impossibile da trovare, più facile inventarselo nella nostra provincia: praticamente una sfida. Spero di continuare a mettere in pratica quanto studiato, magari in incontri pubblici, tavole rotonde, contributi scritti e collaborazioni con privati mecenati e contemporanei artisti.
 Intanto ho un impiego a zig zag nel mondo della scuola italiana, travolgente, entusiasmante, quasi commovente.


lunedì 9 marzo 2015

LASCIO PARLARE MANZONI...

 Non ci sono parole giuste, adatte, rassicuranti. Eppure il parroco oggi pomeriggio ha saputo alleviare un poco il tremendo dolore. La grande dignità dei giovani genitori: lo strazio toccante del padre, gli occhi gonfi della madre.

Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa, che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d’averne sparse tante; c’era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un’anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne’ cuori. Portava essa in collo una bambina di forse nov’anni, morta; ma tutta ben accomodata, co’ capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l’avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Né la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere sur un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza, e il capo posava sull’omero della madre, con un abbandono piú forte del sonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de’ volti non n’avesse fatto fede, l’avrebbe detto chiaramente quello de’ due ch’esprimeva ancora un sentimento.
Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d’insolito rispetto, con un’esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, “no!” disse: “non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete.” Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: “promettetemi di non levarle un filo d’intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo, e di metterla sotto terra così.”
Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, piú per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l’inaspettata ricompensa, s’affaccendò a far un po’ di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come sur un letto, ce l’accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l’ultime parole: “addio, Cecilia! riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; ch’io pregherò per te e per gli altri.” Poi voltatasi di nuovo al monatto, “voi,” disse, “passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola.”
Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s’affacciò alla finestra, tenendo in collo un’altra bambina piú piccola, viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare quelle così indegne esequie della prima, finché il carro non si mosse, finché lo poté vedere; poi disparve. E che altro poté fare, se non posar sul letto l’unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccia, al passar della falce che pareggia tutte l’erbe del prato.

                                                                                          "I Promessi Sposi" Capitolo 34           


                                                                                       

domenica 8 marzo 2015

QUANDO NASCE L'EREDE AL TRONO...

 Nuovo prezioso arrivo nella nostra numerosa, solidale, grande e meravigliosa famiglia: un maschio.  Strano, ma avete mai considerato che si ammette "E' una femminuccia" e si pronuncia "E' maschio" con tanto di tono trionfante e sorriso a trentadue denti (specie se chiedete al nonno paterno)?
 Inutile, l'attesa dell'erede ha un sapore diverso, il cognome è il cognome, la stirpe è la stirpe.
 La donna in attesa di un bimbo prova già una profonda gelosia, tutta femminile, di possesso e consapevolezza di un "dover lasciare il posto" che poco le piace e che forse mai abbandonerà del tutto.

 Il piccolo che ora stringi tra le braccia un giorno sarà un giovanotto gelatinato, moto-munito, assonnato per andare alla stazione, ma vispo e sveglio il fine settimana, pronto alla baldoria, che ti proporrà come taxi o peggio come bancomat.
 Poi orgogliosa lo accompagnerai capofamiglia, un uomo grande e grosso, dalle spalle larghe, taciturno, ma profondamente attaccato a te, perché basta uno sguardo per intendersi. La domenica lo vizierai con i suoi piatti preferiti, gli controllerai la camicia stirata, gli aggiusterai il collo del maglione, perché tu lo vedrai ancora come il tuo bambino, perché la mamma è sempre la mamma.


Forse perché della fatal quïete...

Questa è la vita, un'esperienza meravigliosa, un continuo viaggio verso l'ignoto, lo stare sempre in allerta, una lotta senza esclusioni di colpi, un galleggiare in acque impetuose, un arrendersi-mai e un ti proteggerò sempre e per sempre.
 Quanto può essere beffardo e insensibile il Fato, a chi dà tanto e a chi tanto sottrae, all'improvviso, in punta di piedi, alle spalle, in un attimo di abbassamento della guardia, quando vedi uno spiraglio di luce, un miglioramento.
 Non si è mai abbastanza pronti, non si vuol mai essere pronti, perché non è giusto, perché mancano tanti appuntamenti, perché non si può fare a meno di qualcuno caro...
 Dove corriamo, dove vorremmo giungere, quando e con chi?

sabato 7 marzo 2015

HOMO SAPIENS SI', MA ANCHE TECHNOLOGICUS

 Succede allora che per qualsiasi motivo o impegno, stanchezza, sonno, riunioni fiume e quant'altro non ti connetti nel'arco delle ventiquattro-quarantotto ore e ti perdi di tutto. Poi siccome abiti in un paesino in cui tutti conoscono tutti, ti fermano per strada, al parcheggio o dove capita e ti raccontano di pseudo-discussioni, scambi di opinioni più o meno gentili, garbate, fotografiche, sceniche. Persone che commentano, nonostante non fossero presenti, opinionisti dell'ultima ora che comunque vada vogliono lasciare un segno, parole sibilate, scritte, alternate, anagrammate.
 Quanto rimpiango le comari che affollavano casa mia, quando ero piccola e mia madre passava le ore seduta curva alla sua postazione di lavoro da sarta: un perfetto salotto, esclusivamente femminile, amiche e vicine più o meno pettegole che, per passare il tempo, rimanere in compagnia e scambiare quattro chiacchiere si rifugiavano da noi, il pomeriggio.
 Parole, parole, parole pronunciate, politiche, religiose, bigotte, aggiornate, stantie, ma comunque udite e capite, accompagnate dal tono della voce, dalla mimica facciale, dai gesti di tutto il corpo.
 Adoro scrivere, lo trovo anche terapeutico, ma certo quando c'è da capirsi, da emozionarsi, da giudicare non basta la frase, il modo di dire o l'immagine, meglio guardarsi negli occhi e provare imbarazzo, convinti però della propria ragione.


domenica 1 marzo 2015

MA CHE... DOLCE HA COMBINATO LA CLASSE 75?

 Che splendido pomeriggio, dolce dolce, cremoso, sbriciolone, soffice, a strati, a scacchi, zuccheroso, bianco o colorato, montato, spalmato, decorato, primaverile, invitante e chi più ne ha più ne metta.  Ben sei partecipanti, tutte donne, non professioniste hanno accettato l'invito di preparare un dolce a casa, sottoporlo al giudizio di una giuria di esperti; le tre risultate migliori hanno decorato davanti al pubblico un disco di pan di spagna sul tema "primavera".
 Una gioia per gli occhi, una delizia per il palato e una grande soddisfazione per la Classe: quando l'evento riesce, il pubblico si diverte e sottolinea con un fragoroso e sincero applauso ogni intervento dei presenti, non ci sono parole giuste di ringraziamento alle appassionate pasticcere e ai giudici.
 Proprio i giudici seri, competenti, disponibili con consigli e suggerimenti hanno premiato l'impegno, il lavoro, la creatività, la manualità e il dolce intuito.
 Anche questo appuntamento è stato pensato, aggiustato ed elaborato per raccogliere fondi per la festa patronale, un grazie quindi anche a chi ha contribuito in denari alla buona riuscita.
 Tanto per fare nomi, grazie infinite a:
Claudio, Egisto e Salvatore - i giudici
Alessandra, Cristina, Irene, Linda, Lorella e Samantha - le concorrenti.