sabato 30 aprile 2016

TRISTE ANNIVERSARIO

 Ed è già passato un anno, lungo, terribile, straziante ed è solo l'inizio.

 Mia cugina e suo marito piangono e si disperano ogni giorno, tutto il giorno, più di un anno fa, quando sedati e rincoglion@§* non si sono resi neanche conto bene di quale uragano li avesse travolti e avesse stravolto per sempre la loro vita.
 Da quel momento a loro non serve più nulla, non si aspettano più nulla dalla vita e non guardano al futuro con interesse o curiosità; basta quel poco per vivere, i soliti giri quotidiani e il cimitero, naturalmente, ogni giorno mattina e pomeriggio.
 Era un ragazzo impegnato, onnipresente, studente universitario e soprattutto suonava nella banda e per questo lo vogliono ricordare i suoi compagni, i suoi amici musicisti.
 Ci sarà una manifestazione domenica 1 maggio, prima della messa in duomo, per pregare con i genitori, per rendere omaggio ad un bravo ragazzo.

 Nella notte ritornando da Viterbo, la macchina è come impazzita e si è schiantata contro un albero, abbattendolo: erano in quattro nell'abitacolo, due ragazzi tra cui il conducente sono usciti praticamente illesi, Linda ha lottato strenuamente e ora affronta la vita rimanendo seduta per sempre, Roberto invece ha terminato la sua corsa, ha chiuso gli occhi e non sorride più.

Crocifisso di luce - cartone plastico retro illuminato., opera di Stefano Cianti




venerdì 29 aprile 2016

PRIMA RIUNIONE, DISSOLVENZE

Giovedì mattina appuntamento importante: si è riunito un piccolo gruppo di persone per far partire la macchina organizzativa della prossima mostra, ero a Ronciglione, mia patria d'elezione ormai.
 Presso lo spazio Iterland con Stefano Cianti e M. Luisa Garabelli ho ragionato di inaugurazione, pieghevoli, orari, disposizione delle opere, pubblico, inviti e naturalmente contenuti: "Quando l'arte si fa in quattro" è uno dei titoli papabili per la collettiva in un chiostro storico della Capitale, devo riuscire a mettere per iscritto quello che gli artisti hanno voluto esprimere nelle loro opere, il loro messaggio etico ed estetico, compito non facile, ma che ho raccolto molto volentieri.

 Poi ho sfruttato l'attimo e ho chiesto a Stefano di parlarmi di due suoi quadri lì esposti, in vendita, frutto della sua collaborazione con il fotografo e amico Giulio Speranza: peculiarità di questi è l'immagine fotografica elaborata su cui poi il pittore è andato a lavorare creando una compenetrazione, una fusione o commistione di generi e colori veramente interessante.
 Questo e tanto altro stanno preparando loro.

 Lo sfondo abbandonato dalla vita, distrutto dalla vita che lo frequentava, ora morto, in sfacelo inutilizzabile e il simbolo della vita stessa, una donna in attesa aggrappata al suo uomo e vicino un bimbetto. Nessun volto, nessun particolare, corpi bianchi, appena accennati da pennellature verticali o sinuose. L'altro invece ritrae una presenza, uno spirito, un guardiano del luogo? Sembra un angelo, forse una donna, cosa rimane di un edificio in decomposizione? Cosa resta dell'esistenza umana? Nulla. 

Mi sono venuti in mente i versi di Ungaretti, immortali

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto




ESISTONO ANCHE LORO...

 Quelli che parcheggiano sotto il cartello "divieto di sosta con rimozione".
 Quelli che te la mandano a dire su FB.
 Quelli che ti commentano con le faccine su FB, poi in piazza non ti guardano.
 Quelli che non ti si filano fino a quando non entrano nelle liste elettorali del Comune.
 Quelli che "Non ti sei fatta più sentire...", ma neanche tu, mi sembra!
 Quelli che affermano di dimagrire senza alcun aiuto medico o farmacologico, salvo poi saperlo dai loro familiari.
 Quelli che mangiano e non ingrassano e quelli che giurano di ingrassare solo bevendo un bicchiere d'acqua o guardando il piatto della cena, e poi li vedi stazionare alle inaugurazioni dei negozi...
 Quelli che "Mio figlio non è stato, siete voi che sbagliate!".
 Quelli che "Giuro, da domani cambierò...".
 Quelli che "Oggi non ho voglia, lo farò domani...".
 Quelli che ti chiedono i favori e si dimenticano di ringraziarti.
 Quelli che si lamentano sempre e comunque.
 Quelli che scrivono e pretendono ascolto.
 Quelli che vogliono un mondo migliore, poi cercano di fregarti in ogni modo...
 Esistono e sono tanti, per loro un minuto di comprensione e silenzio.
 A voi l'onere di continuare l'elenco.

COSTITUIAMO UN GRUPPO

  Articolo semiserio per godere del bello del creato.


Che splendida giornata, finalmente trafitti da raggio di sole su questa terra, inzuppata...
 Attività di inizio giornata: panni da stirare, da lavare, da stendere, da riporre, da piegare, da odiare, insomma!
Dunque, stavo pensando che è proprio imperdibile una giornata come questa e come tante altre che, spero, prima o poi arriveranno ad allietare la primavera. Ecco dunque la mia proposta giornaliera: chi mi ama mi segua!
 "Aggreghiamoci, donne di buona volontà, e alleniamoci, camminiamo, scarichiamo i nervi, distraiamoci da impegni lavorativi, familiari, domestici..."
 Sono disponibile, lavoro permettendo, di mattina, pomeriggio o sera, contattatemi e partiamo!
 Non che non abbia incombenze, non che mi annoi, non che sia ingrassata, però lo farei volentieri: giro circuito cittadino del paesello, un saliscendi impegnativo, ma che ti carica e ti rigenera, non prendetemi sottogamba, ci conto davvero, io, quando decido di impegnarmi poi porto avanti le proposte...

COME NASCE UN ARTICOLO

 Nasce dal nulla e da tutto;
dalla chiacchiera come dalla riflessione;
dal silenzio come in piena confusione di piazza;
nasce per informare, coccolare, lusingare, ricordare e denunciare.
 Non nasce su misura né su comando;
non nasce da bacchetta magica né da lampada di genio;
nasce dall'amore o dalla rabbia, dalla delusione o dalla gioia;
nasce da un fatto artistico, di cronaca o di costume;
nasce la domenica in chiesa, la sera dopo cena in sala o in cucina;
nasce solo o con le foto;
nasce e cresce o rimane un bastoncino;
nasce per strada, in macchina, dalla parrucchiera o a scuola;
nasce in gita, per la gita, dopo la gita;
grazie alle mie amiche o ai miei "nemici", ai miei estimatori o detrattori.
 Nasce quando mi chiamano, quando mi cercano, quando mi sottopongono un progetto;
nasce per un progetto, nasce per gioco, nasce per paura o per ripicca;
nasce come un fulmine, una scossa o una cascata, come una goccia lenta ma inesorabile;
nasce dalle lacrime, dalle risate, dalla materia e dal colore.
 Non lo puoi gestire, lo leggi e lo puoi condividere oppure lo snobbi, ma solo dopo averlo consultato;
lo approvi o lo rinneghi, lo usi e lo getti, lo ami o lo odi;
lo citi, lo commenti, lo eviti a malincuore, lo cerchi e lo clicchi.
 Ti piace o non ti piace, lo trovi lì ogni giorno...
E diventa una piacevole abitudine!

 Grazie di esserci

LE TUE MANI COSI' ALL'IMPROVVISO

 Questa sera vi coinvolgo in un ragionamento superficiale solo all'apparenza, dettato dal dolore che provo alla mano destra, rovinata dall'uso e consumo domestico.
 Avete mai provato a considerare che le mani parlano dell'età e del lavoro della persona che avete di fronte? Chi lavora la terra, chi lavora il ferro, chi manovra gli automezzi, chi gli attrezzi in palestra, chi guida, chi lava, pettina e asciuga, chi taglia, chi conta, chi misura e cuce.
 Sulla carta sono un'insegnante, mezzi del mestiere penna e gesso alla lavagna, eppure le mie estremità superiori sono scarnite, magre e ruvide, "colpa" dei miei mille lavoretti per sbarcare il lunario e arrotondare le entrate familiari - peccato che i soldi escano molto più velocemente di quanto entrino.
 Quindi per gioco digito e condivido, per piacere leggo ad alta voce, per educare urlo e, spesso, minaccio, per estetica cammino, per divertimento chiacchiero, poi però per sopravvivere?
 E non voglio lamentarmi, anzi sono molto contenta e fiera, il lavoro nobilita l'uomo, siano gli altri a vergognarsi di approfittarsi.

mercoledì 27 aprile 2016

E OGGI, COME TI SENTI?

 Come quando sei in macchina, con la radio a tutto volume e canti a squarciagola la tua canzone preferita, poi all'improvviso cambia stazione e parte il rosario di Radio Maria; 
 come quando hai infornato tutta contenta la cena e squilla il telefono, ti distrai un poco, solo qualche minuto, fin quando non senti puzza di bruciato e ti dispiace più per gli sfottò di tuo marito che per il risultato carbonella;
 come quando ti chiudi in bagno per ultima e ti rilassi, lontano da tutti, finalmente sola... Ma solo per pochi istanti perché cominciano a bussare alla porta con la stessa foga con cui hanno abbattuto il muro di Berlino;
 come quando torni a casa, controlli la cassetta della posta e scorgi delle buste bianche: pensi subito a lettere importanti, convocazioni, un testamento, invece trovi solo bollette da pagare e qualcosa anche scaduto;
 come quando sei sotto il getto di acqua calda della doccia, non vorresti finisse più, invece ti cercano al cellulare, suona il citofono, bussano alla porta, va a fuoco il palazzo...;
 come quando ti offrono un lavoro senza compenso, affermando che la ricompensa sarà la gloria: ma la gloria è un piatto che va servito freddo come la vendetta o viene prima del dolce?
 Come quando ad un colloquio ti dicono che i tuoi studi e la tua preparazione non sono adatti all'impiego in questione, perché non hai la conoscenza giusta;
 come quando parcheggi ma non tiri il freno a mano, te ne vai e la macchina ti segue;
 come quando sei ancora troppo giovane per pretendere ascolto e importanza, ma sei troppo vecchia per essere inserita nel progetto-lavoro;
 come quando pensi di essere una mamma giusta e amorevole e invece ti dicono che assomigli alla tigre cattiva del Libro della giungla.

 A voi il piacere di continuare...




MAESTRO D'AUTORE

 Si è conclusa la mostra di Rinaldo Capaldi a Ronciglione, grande successo di pubblico e di critica.
 La scorsa settimana hanno visitato lo spazio espositivo anche alcune classi del Liceo del paese, ottimo esempio di intraprendenza degli insegnanti per avvicinare i giovani all'arte e al territorio d'appartenenza, senza correre dietro a mode e tendenze esterne ed esterofile.
 Una delle studentesse ha voluto omaggiare l'arte del maestro Capaldi con una sua opera - manufatto - traendo spunto proprio dall'installazione a terra, lungo il percorso museale e ne è nato qualcosa di magico.
 Ecco ciò che io intendo per educare all'arte, al bello, al senso estetico, alla critica e alle emozioni, perché l'Arte è fatta di emozioni e per emozionare.
 Penso che sia il sogno di ogni insegnante, di qualsiasi Maestro trasmettere i moti del proprio animo, lanciare un messaggio che venga poi recepito e fatto proprio dall'allievo, dal garzone, dallo studente.
 E poi che se ne fa la società e ancor di più la giovane generazione di attempati e odoranti di naftalina parrucconi e brontoloni maestri, dottoroni, avulsi dal mondo reale? Meglio scendere tra la folla, prender parte alle discussioni e godere dell'eterna riconoscenza degli allievi.
 Che alla fine ne nasca anche qualcosa di molto buono, che germogli nell'animo del giovane un desiderio di esternare il proprio sentire artistico, è una soddisfazione che nessuno potrà ripagare mai.

Naturalmente, mi piacerebbe assai poter scambiare con la studentessa in questione qualche impressione dal vivo, da questo nascono i miei articoli artistici.










QUANDO L'ARTE SI FA IN QUATTRO

 Non è solo un efficace modo di dire, effettivamente per il prossimo impegno mi confronterò con ben quattro artisti, quattro uomini dal modo tutto personale e profondo di vedere il mondo, di vivere la realtà e filtrarla con le loro opere.
 Si tratta di un pittore, Stefano Cianti, dello scultore Rinaldo Capaldi con il quale ho collaborato negli ultimi due mesi per un'interessante mostra a Ronciglione, del fotografo Giulio Speranza e di un altro scultore Alessandro Ridolfi.
 Cosa li accomuna? Intanto l'Arte, un istinto particolare di rappresentare il quotidiano, un intuito particolare per cogliere visioni che noi comuni mortali normalmente non percepiamo se non superficialmente. Perché l'artista vede e interpreta ciò che agli altri sfugge; riesce a percepire quelle particolari vibrazioni della materia che diventano opera d'arte dal messaggio eterno e immutabile, specchio e anima della società che lo accoglie e che egli a sua volta rappresenta e rende protagonista immortale.
 Studio, interpretazione, visione, immaginazione, cura, concetto sono tutte categorie critiche che si addicono all'artista impegnato, che vive e respira del contemporaneo, che non può non entrare nel suo tempo e restituircelo modificato, visionario, dissolto e per questo unico.
 Roma, stanno arrivando.

Giulio Speranza, fotografo

Alessandro Ridolfi, scultore

UNA MATTINA MI SONO SVEGLIATO...

 Non faccio politica, non ne sono capace, tento solo di ragionare su certe realtà a me familiarmente quotidiane.

 Festa della Liberazione appena trascorsa, fine settimana lungo dal tempo piovoso, neanche la scusa buona per una piccola vacanza, tanto non abbiamo fondi...
 Debutto importante del mio primogenito: si è esibito per la prima volta con la banda del paesello per le strade principali fino al Monumento dei Caduti, tutto emozionato, tenero lui.
 Ha suonato "Bella ciao" naturalmente, non sarebbe XXV Aprile senza "Bella ciao", peccato poi che ha dodici anni e non conosca nulla del significato della canzone, perché nessuno gliene ha parlato, perché a scuola il programma di storia si è dilatato.
 Ai miei tempi (non dico che si stava meglio prima!) già in quinta elementare si studiavano le guerre mondiali; per gli esami conclusivi - licenza elementare il mio amichetto Gianluca ha letto "Il gran sole di Hiroshima", commovente libro sulla bomba nucleare.
 Ai miei tempi però avevamo un Presidente della Repubblica che si chiamava Sandro Pertini e certi valori si respiravano quotidianamente, il Presidente di Spagna '82, quello che sull'aereo presidenziale giocava a carte con Bearzot. Ora è diverso, cosa è cambiato?
 Spetta alla famiglia il compito di educare all'amor di patria - concetto di destra o di sinistra? - commentare la canzone del partigiano e quella del Piave?
 Insegnante di lettere io, mi sento un poco sprovveduta.

lunedì 25 aprile 2016

IL LIBRO DELLA GIUNGLA - AL CINEMA

 Molto bene, continuano i pomeriggi cinematografici dei miei pargoli, entusiasti: oggi pienone di bimbi e accompagnatori adulti, tutti soddisfatti e sopraeccitati, colpa della tigre cattiva da sconfiggere.
 Dunque uno di quei film che non puoi non guardare, uno di quei libri che non puoi non leggere almeno una volta nella tua vita, storia eterna, protagonisti straconosciuti, vizi e virtù sul campo, una seri di ingredienti azzeccati.
 Però...
Sconsiglio la visione a chi è debole di cuore, perché certe belve sono in agguato e ti assaltano e tu sobbalzi sul sedile; anche le mamme come me un poco apprensive e ansiose farebbero bene a prepararsi al peggio degli esempi da non seguire per un pargolo attivo e mai stanco, ti mettono ansia certe scene, anche se sai come andrà a finire!
 Ad ogni bimbo il suo personaggio preferito, così come ad ogni adulto; questa volta la legge la detta il branco dei lupi, la pantera nera fa rispettare le regole del comportamento, l'orso è la trasgressione ma anche il rispetto per la propria natura, il re scimmia è terrificante quasi quanto la tigre cattiva e vendicativa e il cucciolo d'uomo è l'intelligenza unita all'agilità del corpo.
 Bello, a tratti profondo, come il sentirsi parte di un gruppo e poi esclusi per il bene comune, il rispetto delle origini, l'intelligenza che vince sulla forza, la vendetta che non ripaga mai...
 Forte il cinema del paesello e il maltempo aiuta la visione.


RAGIONIAMO DI GLOBALIZZAZIONE

 Premesso che non sono né una politicante né una filosofa, il tutto nasce da semplici considerazioni personali a seguito della visita al Festival dell'Oriente, grande macchina da soldi e apparenze e poca consistenza.
 Non mi sento cittadina del mondo, se questo significa non avere radici politiche, linguistiche o peggio rinnegarle;
rispetto ogni nazione, ma non mi immedesimo in nessun'altra;
mangio tutto e assaggio di gran gusto, ma quando cucino io, sono mediterranea;
non credo nella superiorità di un popolo rispetto ad un altro quanto a cultura-lingua-tradizioni-usi e costumi, ma pretendo rispetto profondo per la mia cultura, la mia lingua e la mia storia nazionale;
sono una donna italiana di scarsa cultura, limitata già dall'ignoranza delle lingue straniere;
rispetto la tua meditazione, il tuo Karma, il tuo idolo, la tua forza, il tuo dio, ma non chiedermi di rinnegare il mio o di non pregare davanti al crocefisso.

 Detto ciò, la globalizzazione è sentirsi occidentali in ogni parte del globo, capire l'inglese e restare connessi, vestire come il diavolo e usare carta di credito?
 Aiuto! Tutto il bello sta nell'ammirare la diversità della Cultura degli altri, rendere il giusto onore e rispetto, rimarcarne le divergenze e per questo stringere amicizia.
 Mi sento più vicina agli altri, più simile agli altri in Piazza San Pietro, ad ascoltare un omelia papalina, a prendere la comunione da un padre africano o da una suora polacca; tutto questo mi unisce di più, mi fa sentire più parte di un gruppo; la spiritualità e la mia religione mi accomunano e mi aiutano ad entrare in sintonia con gli altri, meglio di tanti fast food.


FIERA DI ROMA, IL MONDO A PORTATA DI PADIGLIONE

 In "pochi ambienti" trovi suoni, colori, sapori, costumi, profumi, di tutto di più, di mezzo mondo e oltre: un padiglione per l'America Latina, tre addirittura per l'Oriente e uno per i verdi Irlandesi, roba da rimanere tutto il giorno, leccarsi i baffi e spendere tutti i soldi nel portafogli; pazienza!
 Siamo partiti armati di vitto e bevande, ma gli spettacoli, le bancarelle e i colori erano talmente tanti - come la fila in ogni dove - che abbiamo deciso di fermarci fin oltre l'ora di cena, provvedendo quindi a riempire anche i poveri pancini con leccornie internazionali, ben al di là dei veri bisogni alimentari, colpa della solita gola... Gioia per i pargoli, fonte continua di stress per gli adulti, domande a non finire, slalom tra banchi e folla, panico una sola volta e tanto altro; stanchi ma felici, ricchi solo di immagini, soddisfatti della riuscita della gita, al prossimo anno!











domenica 24 aprile 2016

MACEDONIA

 Avrei voluto scrivere di come ci si sente alle medie, quando non sei la più carina della classe;
avrei voluto scrivere di quelli che ti telefonano, ti mandano un messaggio, ti allettano solo quando ti devono chiedere qualcosa, senza ricordare che non ti invitano più neanche a casa loro;
avrei voluto scrivere di come ci si sente ad essere esclusi, senza immaginare il motivo di tale orribile atteggiamento;
avrei voluto scrivere di chi ti informa su tutto quello che di bello fa e dice, poi quando è il tuo turno di parlare si allontana, con una scusa qualsiasi;
avrei voluto chiedere ad alcune come fanno ad essere sempre splendide e tirate, magre e formose al punto giusto;
avrei voluto sottolineare che i bambini riportano tutto ciò che ascoltano dagli adulti, senza il minimo dubbio di onestà e partecipazione;
avrei voluto spiegarvi come mai ho ricevuto tante chiamate negli ultimi giorni;
avrei tanto voluto sapere se tutti ricordano il motivo per cui si festeggia ancora il XXV aprile;
avrei voluto scrivere di Arte e artisti, lavoro e conoscenza;
avrei tanto voluto farvi ridere o riflettere, condividere o contestare, leggere e spiegare;


ma non ho trovato le giuste parole, l'ispirazione, la pazienza e la forza di coinvolgervi;
rimando il tutto a data da destinarsi, a meno che qualche lettore non abbia una richiesta particolare ed impellente, domani vi racconterò di ciò che ho vissuto - spero di non deludervi!




sabato 23 aprile 2016

DI SABATO MATTINA...

 E' uno dei privilegi di chi abita in un paesino di collina: esci il sabato mattina in piazza per fare la spesa e incontri di tutto di più, puoi fermarti e chiacchierare con chi vuoi, ce n'è per tutti i gusti.
 Figuratevi se io non ne approfittavo, cioè non che sia uscita presto di casa apposta, no, ci mancherebbe, ma è capitato, come sempre, mi sono ritrovata nel mezzo di scambi di idee buone e meno buone, intuizioni e aggiornamenti pettegolezzi. Provate, qualche volta, è divertente e istruttivo!
 Comunque, tra gli altri ho parlato con un signore dalle settanta primavere circa, che mi ha rivelato di volersene andare dal paesello... Possibile? Ebbene sì, compaesano trapiantato in città, ritornato per la pensione, proprio non si ritrova nel nostro Piccolo Mondo Antico.
 Lo capisco, un conto è nascere e crescere in un limitato ambiente collinare, un po' bigotto un po' ammodernato, un altro è assaporare la vita di città e ritrovarsi poi chiusi. Che dire, ci vivo e ci sto bene, conosco tutti e tutti conoscono me; certo a volte sei controllato e non parlo delle telecamere, per quello bastano i vicini e i conoscenti; non puoi intrallazzare, lo vengono a sapere tutti nel giro di poche ore, gli amorazzi hanno vita difficile; i pettegolezzi nascono come funghi e come funghi appassiscono...
 Ma questo non più giovin signore addirittura ha intenzione di cambiare continente, lo ha confessato scuotendo la testa, mi spiace.
 Dobbiamo lavorare per migliorare il nostro Paese, non arrenderci al peggio, mi impegno per un Paese che accolga i miei figli, non voglio che crescano con l'ammirazione di altra Nazione, schifando la Nostra.
 Se non riuscirò, almeno ci ho provato.


venerdì 22 aprile 2016

SI RICOMINCIA, PRONTA!

 Ronciglione chiama, chiama forte ed io rispondo con entusiasmo.
 Questa mattina, seduta ad un bar davanti ad un buon cappuccino, ho ascoltato le proposte di un giovane e talentuoso artista, che ho avuto modo di vedere all'opera tante volte, senza esserne mai delusa.
 Si tratta di Stefano Cianti, molto conosciuto e apprezzato, non solo nella nostra provincia, come decoratore e pittore dal forte slancio sperimentatore in fatto di colori, suoni, consistenze, collaborazioni e connubi artistici.
 Stefano mi ha illustrato diversi suoi progetti da realizzare a breve termine a Roma, Viterbo e tra i boschi di Vico: roba da non credere quanto entusiasmo si possa mettere in ogni sentiero dell'Arte, intesa come insieme ed esposizione di talento, capacità, impegno, novità, ma anche messaggio e riflessione.
 Buono, ma in cosa posso contribuire io? Pensieri e parole in libertà, sentimento, sfumature e conoscenza non solo critica ma anche storica.
 Bene, quando cominciamo? Anche subito.
 Allora si parte, basta un clic.


NON TI SCORDAR DI ME, MA...

 Lo giuro, questa mattina prima del suono della sveglia ero sveglia! Ancora intontita, il mio cervello era già in funzione per organizzare la giornata... Come una scheggia, poi, mi sono alzata, con il preciso intento di pulire tutti i cassetti dei vestiti e devo confessare che lo slancio, i buoni propositi, l'impegno e lo zelo del profumo sono durati un po', un pochino...
 Poi, non so come sia successo, cosa sia avvenuto, ma i buoni propositi sono andati a farsi friggere...
 Sarà stato il cappuccino al bardellamamma, oppure una visita alla vicina in convalescenza o anche quelle due ore di progetti da realizzare a breve scadenza...Fatto sta che i lavori domestici non sono decollati, il ferro da stiro non è stato mai acceso, la polvere è rimasta al suo posto bene in vista ed anche quei semplici gesti di ritorno all'ordine soporifero hanno rischiato la disfatta, l'ammutinamento, per non parlare poi dell' andamento del pomeriggio!
 Ma non sono chiacchiere, non sono semplici chiacchiere, no, ci mancherebbe, si tratta di pubbliche relazioni, scambi di punti di vista, dialoghi sopra i massimi sistemi dell'universo umano e divino, arte allo stadio iniziale, in fieri in divenire, progettualità e grandi proposte, come rinunciare a cotanto importante invito alla socialità?

Altro che ORA ET LABORA...

giovedì 21 aprile 2016

MA COME TI PERMETTI?

 Stavo pensando a quanto sia importante oggi nel nostro Paese il pezzo di carta, quel famoso pezzo di carta per cui ora certi genitori spenderebbero - e molti spendono -  anche i soldi che non hanno, fatto che ai miei tempi accadeva raramente, perché alla fine delle medie chi non era portato per lo studio procedeva verso un qualsiasi onorevole incarico.
 Il lavoro te lo puoi inventare? Una qualifica nasce solo dal curriculum studiorum o, come dire, te la costruisci sul campo?
 Dunque, chi sono io per pontificare da questo blog su chicchessia e solodiolosa?
 Non sono in crisi, anzi mi sento forte e combattiva, so quel che scrivo, ve ne faccio quotidianamente partecipi e, sembra, che se ne siano accorti in molti. Parlo, anzi digito col cuore prima che con la mente, se e quando sbaglio lo ammetto e lo riporto.
 Ma può definirsi questo un lavoro, un impiego, un'attività? Rispondo con un'altra domanda, pratica sbagliata, ma ugualmente mi sia permesso: "Perché no?".
 In effetti, trascorro gran parte delle ore diurne in sane e robuste attività, che mio marito gentilmente definisce C I A N C E, ma non lo sono, si tratta di scambi di vedute e di opinioni, scelte di posizione, spiegazioni, opzioni etc etc, che poi riverso per iscritto nelle ore notturne, alternando lavori intellettuali ai più semplici e onerosi lavori domestici.
 Vi sto scocciando?

Immagine: "Saltainmente" di Monari e Peluso

SONO IN CURA

 Sì, proprio così, sono in cura... nelle vostre mani, anzi nei vostri occhi, sorrisi...
Ebbene sì, per me scrivere un articolo sapendo che poi lo leggerete, ci rifletterete, lo commenterete e ancor meglio lo condividerete, per me - dicevo - è come una cura, mi aiuta ad affrontare la giornata, le preoccupazioni, il lavoro, la famiglia in modo migliore e più sereno.
 Come all'opposto mi spiace non vedere certi "mi piace", ma fa niente, pazientiamo.
 Dunque, ho scoperto che alcuni argomenti vi prendono più di altri - la S A G R A spadaccini/sbandieratori ad esempio mi ha ripagato con più di quattrocento e dico quattrocento visualizzazioni, come la mostra di Rinaldo Capaldi che è in corso a Ronciglione mi ha concesso grandi soddisfazioni ed enorme popolarità...
 Grazie, per il vostro incoraggiamento, supporto, pazienza, aiuto anche inconsapevole, grazie anche a chi non mi premia con un pollice su, ma mi segue ugualmente.
 Degli estimatori si sono fatti avanti, mi hanno cercata e lusingata, mi sento utile e attiva, spero nascerà qualcosa di buono e voi, miei cari ed affezionati lettori, sarete i primi ad esserne informati.


HO BISOGNO D'AMORE

 E' notte fonda, tutto tace, affiorano parole e gesti dell'intera lunga giornata, ho bisogno di parlare, di sfogarmi, ma accanto a me non c'è nessuno.
 Non c'è più nessuno ad ascoltare i miei pensieri, la mie confessioni, le paure, le angosce, i miei propositi, i successi e gli insuccessi; invece ne avrei tanto bisogno...
 Sembro forte, decisa e coraggiosa, ma non è così, ho le mie atroci paure, le indecisioni, i dubbi che assaltano il cuore, mi prendono lo stomaco e quando sono sola tutto sembra più difficile.
 Non lasciatemi qui, non abbandonatemi, ho bisogno di conforto, di un aiuto, ho timore di sbagliare, di cadere e intanto già penso al domani, alle nuove difficoltà e mi si chiude la gola, le parole mi si strozzano.

 Nessuno.

Succede così che inizi a pensare a chi invece è disponibile, silenzioso, aperto e in attesa dei tuoi passi, non vorresti, ma lo fai, cerchi di non pensarlo, lo schivi, lo eviti, ma poi cadi, sì cadi in tentazione... con tutto il cucchiaino affondi nella nera dolce crema di nocciola e non ne vorresti uscire più!


mercoledì 20 aprile 2016

CARPE DIEM

  1. Non domandare, Leuconoe - non è dato sapere - che
  2. destino gli dei hanno assegnato a me e a te, né consulta
  3. gli oroscopi. Com’è meglio tollerare ciò che sarà, sia che Giove
  4. ci abbia dato ancora tanti inverni sia che questo, che sfianca
  5. il mar Tirreno con rocce di pomice, sia l’ultimo: sii assennata,
  6. purifica il vino e recidi la  duratura speranza, ché la vita è breve.
  7. Mentre parliamo, se ne va il tempo geloso:
  8. strappa l’attimo, e non fidarti per nulla del domani.
Questa di Orazio è forse l'ode più conosciuta, amata e studiata e ora bene interpreta il mio sentire.
 Di solito, non sono una dalla decisione fulminea, di rado colgo l'attimo e cambio strada, basti sapere che per arrivare all'altare ho impiegato ben nove anni e mezzo...
Comunque, in questi giorni me ne sono capitate di offerte, di occasioni "strane": succede di attraversare momenti particolari, "strani"appunto, ma importanti, bisogna decidere senza rimorsi, la vita già è difficile di suo, aggiungiamoci pure i se e i ma...
 Che dire? Meglio la lenta ma giusta scelta o l'attimo afferrato, che forse mai più sarebbe tornato?
 Forse sbaglio a non approfittare, ho errato in passato a rifiutare l'opzione, ho scelto di non rischiare per il mio carattere, la mia piccola famiglia, le mie poche ma fondamentali certezze.
 Dovrò scuotermi prima o poi dal letargo calmo e misurato, per una carriera stellare e blasonata!

martedì 19 aprile 2016

IN BIBLIOTECA, CHE MERAVIGLIA!

 Questa mattina piatto ricco in biblioteca per i giovanissimi lettori - alcuni neanche leggono bene ancora - quei dolci e curiosi cuccioli della prima elementare, classe 2009.
 Grazie all'interessamento delle insegnanti, in particolare della maestra Tina, è stata ospite nel nostro paesello Arianna Papini direttamente da Firenze, autrice e illustratrice di libri per pargoli attenti e intelligenti.
 Però, i piccoletti ne fanno di attività interessanti e da oggi sono anche possessori di un libro scelto da loro, letto dall'autrice, autografato e personalizzato, caspita!
 La Papini ha portato avanti un laboratorio nel piano superiore della biblioteca, di circa due ore, in cui  i bimbi liberi di creare hanno disegnato, colorato e spiegato direttamente a lei le loro ragioni artistico-letterarie, altro che autori in erba!
 Impegnativa la vita della prima elementare: dallo studio dell'ambiente e delle attività economiche locali, ai testi per veri intenditori, bravi loro e quelle sante donne delle maestre (e delle mamme!).




TU CHIAMALA, SE VUOI, FELICITA'

 Esiste la felicità?
 C'è chi risponde assolutamente no e chi afferma di essere felice con la persona giusta al suo fianco, pochi si dicono felici del lavoro che svolgono quotidianamente, ma si definiscono tali per averne uno, per arrivare a fine mese e pagare le bollette e il mutuo. Vero!

 Tutta la mia riflessione nasce dallo scambio di confessioni che ho avuto con mia cugina: ho capito troppo tardi di essere in obbligo di sorridere al mondo per tutto quello che mi riempie il cuore, la casa, in una parola mi riempie la vita. Ho ammesso di essere nel mio animo arrabbiata, per la mia situazione che poi non vede modifiche: la morte di mio padre è un fatto irreversibile, sono arrabbiata, ma non si può cambiare nulla.
 Pace, prima mi arrendo alla realtà, prima inizierò a sorridere e a sentirmi bene.

Ora, passiamo a sorridere un poco, vi lascio qualche cenno di felicità ordinaria!
 Felicità è:
tornare a casa dopo un sabato di lavoro e trovare i letti rifatti da tuo marito, male ma rifatti: nessuna pecca, visione meravigliosa;
ammirare casa pulita primaverile dopo ore e ore di lavoro, prima dell'arrivo dei barbari distruttori dell'equilibrio domestico;
per mia figlia, la cioccolata spalmata sul pane, sensazione che provo raramente, io e la mia maledetta dieta;
per il maggiore dei pargoli scambiare qualche parola con la sua amichetta preferita, timidone lui;
per i nonni, impastare, cuocere e mangiare con i nipoti i biscottini al cioccolato;
per tutti gli studenti, la scuola chiusa per le elezioni...

Come sempre, ora sta a voi, definite la vostra piccola ma significativa felicità...

lunedì 18 aprile 2016

MAI DARE PER SCONTATO

 Sembra che sia pratica molto comune sorvolare sui dettagli, dimenticare di ringraziare in modo scritto o verbale, omettere un complimento, non dispensare le belle e tanto sospirate frasi che sollevano il morale e migliorano la giornata.
 E non trinceriamoci dietro alla solita frase di scusa, del caratteraccio, della timidezza o del "Tanto già lo sai ciò che penso...". No! Non lo so ciò che gli altri pensano e anche se lo sapessi, mi farebbe estremamente piacere ascoltare o leggere una conferma positiva.
 Anche perché quando si sbaglia, mi sembra che tutti, o comunque la maggior parte, siano pronti a sottolineare la mancanza, la trascuratezza, il dettaglio negativo, perché se invece si tratta del positivo si tace?
 In tutti i campi dello scibile, dei sentimenti, dell'attività, dello sport, naturalmente.
 Tra moglie e marito, ad esempio, mai dare per scontato il sentimento, un apprezzamento su aspetto fisico o capacità di gestione familiare; tra colleghi perché rimarcare solo le cadute, le omissioni o i ritardi e non ammettere bravura e apprezzamento?
Stimo l'allenatore che bacchetta quando c'è da bacchettare ed elogia quando c'è da esaltare, gli atleti più facilmente fanno squadra e si riconoscono l'uno nell'altro; come in classe, senza però esagerare sugli elogi individuali, che fanno scaturire gelosie e ripicche.
 Fino a qui la teoria è conosciuta da tutti, poi la pratica?
 Beh, sulla pratica cadiamo, qualche volta scivoliamo, forse a causa di un pizzico di invidia, di gelosia, di presunzione?
 Dirlo non so, ma sto cercando di studiare il caso, difficilissimo!



QUANDO LA MOGLIE

 Come se non avessi già abbastanza dubbi, interrogativi, parti oscure circa la vita adulta femminile  - mai semplice, anzi alquanto intricata - oggi la mia amica mi ha posto davanti ad un altro inghippo, un lato che non avevo considerato, uno dei tanti rovesci di una medaglia che sembra più un cubo.
 Ci sono due tipi di mogli: la moglie-mamma e la moglie-amante.
 Faccine: 0-o  *-*  ^-^
 Che rispondere?
 Veramente non avevo considerato questa evenienza, cresciuta con l'insegnamento che "devi lasciar credere al marito che decida lui, invece..." o qualcosa del genere!
 Sembra che il tipo amante sia più rispettata, più temuta e coccolata, rispetto al tipo mamma dolce e remissiva. Non mi va di decidere, o meglio non so proprio come prenderlo questo bivio.
 Tento una difesa femminile: comunque la donna non cambia il carattere, il modo di fare o porsi rispetto all'uomo e al matrimonio, se è più aggressiva, furba o casalinga e tenera si vede già in partenza, in quel periodo che un tempo si chiamava fidanzamento oggi convivenza!

 Devo approfondire questa tematica, magari opero un sondaggio tra tutte le mie amiche reali e virtuali, considero tutti i pro e i contro e poi ne riparleremo!




domenica 17 aprile 2016

COME FERRO VIVO: IL VISSUTO

 Evento ben riuscito, per merito dell'artista che ha ideato il tutto, per i tecnici che hanno curato la parte mediatica e di coordinamento e per gli operatori che conoscono certe realtà e ce ne hanno parlato con il cuore in mano.
 Anche in questo caso, la mia cronaca non riuscirebbe a spiegare tutto quello che hanno testimoniato la presidente del Centro di Prima Accoglienza di San Lorenzo Nuovo, Paola Fanali, alcuni ragazzi ospiti del Centro che hanno preso il microfono, ma poi si sono emozionati e sono riusciti solo a ringraziare gli italiani che li hanno accolti e aiutati e il giornalista RAI Giuseppe Carrisi, che per venti anni ha monitorato zone africane di guerra e di reclutamento di ragazze per la prostituzione in Italia e ha realizzato nel 2012 un docu-film molto toccante "Le figlie di Mami Wata" proiettato alla fine dell'incontro.
 Lascio spazio alle immagini di Giovanni Galotta.
Grazie a chi mi ha dato la possibilità di vivere questa esperienza, che sia la prima di molte altre.