venerdì 30 settembre 2016

CENA MEDIEVALE

 Premessa d'obbligo: per me è il primo anno di partecipazione come commensale, sono sempre stata una semplice spettatrice nelle altre otto edizioni.
 Sono ritornata da poco dal primo degli appuntamenti goderecci della Sagra, tecnicamente è il CONVIVIUM SECRETUM, volgarmente è la cena medievale, anche se con quel periodo storico molte portate che si assaggiano non hanno nulla a che spartire.
 Scrivo orgogliosa di quel che i quattro rioni del paesello riescono ad organizzare, non basta un semplice ringraziamento per tutto il lavoro di studio, preparazione, allestimento e messa in opera che ho vissuto e ammirato per più di tre ore.
 Sono passata di taverna in taverna, di rione in rione in compagnia delle volontarie della biblioteca, splendide semplici ragazze con cui ho avuto modo di scambiare pareri su cibo e ambientazione, quinte teatrali e luci diffuse: ad ognuna il suo piatto preferito, ad ognuna i suoi gusti. Ho assaggiato tutto, ho mangiato tutto di gusto, con molto piacere - come poteva essere altrimenti - qualcosa mi ha deluso, qualcosa mi ha fatto leccare i baffi e qualcosa mi ha riportato dolcemente indietro nel tempo.
 Quanto segue non vuole essere una critica malevola, malvagia o distruttiva - come va di moda definire oggi - ma riporto le mie impressioni, le mie idee, se a qualcuno interessano ben venga, se le trovate stupidaggini che si cambi canale!
 Abbiamo visitato la mensa del cardinale, magica atmosfera; abbiamo mangiato alla tavola degli sposi, azzeccata; abbiamo passeggiato in un villaggio medievale in miniatura, carico di atmosfera e abbiamo girato tra i letti degli appestati, fantastico. Però...
 Solo in una taverna ci hanno omaggiato di un foglio esplicativo fronte retro/italiano inglese per capire cosa stessimo visitando e gustando, ci hanno servito dell'ottimo cibo su piatti di coccio, mesciato acqua e vino da brocche di coccio in bicchieri di coccio e abbiamo usato una forchetta di metallo, altrimenti in tutti gli altri punti ristoro siamo stati serviti da contenitori di plastica in piatti di plastica, utilizzando stoviglie di plastica.
 Quel che contesto è la poca o scarsa attenzione al visitatore pagante che, come noi, avrebbe voluto capire di più sugli squisiti aromi e sugli intensi profumi in campo. Anche l'ambientazione delle locande ha lasciato molto a desiderare e poco ha colpito la mia passione storica. Tutto qui.

 L'apertura di Palazzo Chigi ai visitatori non ha prezzo: girare per le stanze del pianterreno brulicanti di personaggi in costume d'epoca, luci soffuse e calde, al suono di un canto melodioso era solo uno splendido sogno fino a poco fa, questa sera un pezzo di storia è stato restituito alla cittadinanza avida di ammirare un palazzo da troppi anni chiuso e abbandonato - con me c'erano ragazze che non avevano mai messo piede oltre il grigio portone!
 La Sagra è anche questo, viva la Sagra!
 Allego alcune delle foto scattate da Valeria con il cellulare, tanto per testimoniare di cosa sono capaci i nostri rioni in fatto di gusto e vista; per l'olfatto, il tatto e udito accontentatevi delle mie povere parole.





















BANDO ALLA MUSICA

 Gioco di parole - come piace proprio a me - per il primo appuntamento della quarantanovesima Sagra del paesello, quella importante e fondamentale, precipua e caratteristica della nostra comunità, quella con tanto di polemiche, paroloni e qualche bicchiere di troppo.

 Allora si comincia così con il BANDO, cioè una sfilata dei musici del rione per le strade importanti: si parte dalla taverna e si torna in taverna trotterellando a ritmo serrato. E noi non potevamo mancare, i miei cari pargoli e i tamburi, come non accontentarli.
 Il mio rione è meglio.
 Non me ne vogliano gli altri tre, ma sono di parte, il mondo per i primi due fine settimana di ottobre ha i colori rossoblu, croce rossa su campo bianco se preferite, ma San Giorgio è lì e non si discute, almeno fino all'esito del palio!










mercoledì 28 settembre 2016

A TUTTO C'E' RIMEDIO...

... Tranne che alla morte.

Diciannove anni fa: troppo giovane tu, troppo bambine noi, tanto forte la mamma.
SONO UNA CREATURA
Giuseppe Ungaretti
Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo

martedì 27 settembre 2016

PAROLA D'ORDINE

 L'altro giorno mi lamentavo - tanto per cambiare - con mia sorella via messaggi del mio carattere poco risoluto e anzi piuttosto remissivo con gli altri, in generale, con chi non è strettamente di famiglia: ho sempre paura di sbagliare, offendere, superare la soglia della confidenza ed entrare nell'invadenza.
 Questo mio atteggiamento però mi comporta comunque imbarazzo esterno e arrabbiatura - ma vorrei utilizzare altro termine tecnico - interiore. Mi arrabbio da sola, con me stessa di questo permissivismo, di questa scarsa risolutezza nell'imporre il mio punto di vista, le mie condizioni e le mie scelte, poi mi adatto a chi ho davanti, a chi mi cerca e chiede di me.
 Perché è tanto difficile proporre a parole agli altri i tuoi pensieri, lo sapete già quanto prediliga la lingua scritta per comunicare, per invitare, per criticare...
 Allora mia sorella se ne è uscita con un termine che neanche conoscevo, una parola che renderebbe bene l'idea sul da farsi!
 Si tratta dell'essere assertivi, cioè?
 So di non sapere, ne sono consapevole, quindi ho cercato il significato.
 Soddisfatta del risultato, sempre cosciente della teoria e desiderosa di applicare le regole riscontrate, mi chiedo riuscirò mai a parlare chiaro, sempre poi a mio favore? Riuscirò ad impormi senza passare da prima donna, Grande Madre o semplicemente antipatica da scansare?
 Non è facile per niente, ammiro certi individui che riuscirebbero a parlare per ore dei loro enormi pensieri, senza concedere ascolto ad altri o cedere la parola...
http://www.stateofmind.it/2014/11/assertivita-comportamento/

SIAMO NOI QUELLI CHE...

 Scrivo questo articolo senza tema di smentita, perché si tratta di situazioni vissute, di parole ascoltate, di occasioni mancate. Scrivo per trovare un rimedio, mettere un punto fermo, stabilire un argine, nel mio piccolo certo, non posso pontificare io, però qualche spunto di riflessione posso ancora offrirlo...

 Preferiamo scrivere sul social quel che non ci sta bene e causare un effetto domino di attacchi e risposte, di accuse e difese, piuttosto che pararci davanti alla persona che ha commesso un torto nei nostri confronti e chiederle una spiegazione a viva voce, semplice e risolvibile.

 Come avvoltoi, ci fiondiamo nel negozio che effettua una svendita totale causa chiusura e compriamo sottocosto, anche se in tempi non sospetti non siamo mai entrati in quel negozio, causandone la conseguente chiusura.

 Ci lamentiamo della strafottenza delle altre religioni, delle pretese degli infedeli e poi non solo non andiamo neanche alla messa domenicale a perdere un'ora del nostro prezioso tempo, ma non lasciamo occasione di parlar male dei preti e di tutto sanpietro.

 Senza studi specifici o conoscenze adeguate, parliamo a tu per tu con insegnanti, dottori, avvocati e tutto il cucuzzaro in modo tale che facciano bene il loro mestiere.

 Non ci immischiamo nelle faccende dei figli perché sono ragazzate, fino a quando la vittima non è proprio il nostro pargolo e allora spostiamo anche re Artù e tutta la Tavola Rotonda per avere ragione e punire il presunto bullo.

 Preferiamo investire i nostri soldi in attività commerciali esterne e lontane, piuttosto che spendere in imprese paesane, che rischiano il soffocamento da tasse e affitto e poi ci lamentiamo se chiudono le botteghe e non ci sono più certe maestranze.

 Meditiamo un poco prima di parlare e di agire, poi non si può tornare indietro e le conseguenze si pagano, spesso assai care.

MERITOCRAZIA

 Nell'accezione positiva, naturalmente.

 I HAVE A DREAM, proclamava uno molto più bravo e convincente e gajardo di me...
 Ma anch'io ho un sogno, quello di essere apprezzata per i miei meriti, quello di trovare un lavoro che si possa definire lavoro, quello di essere chiamata e incoraggiata a continuare su questa strada perché è quella buona.
 Credo che alla lunga le capacità emergano, si esprimano al massimo grado, si impongano all'attenzione delle persone giuste e comprensive. Spero che i miei figli godano di fortuna e serietà nell'essere scelti e apprezzati per capacità e competenza, spero che rimangano a vivere in un Paese libero da pregiudizi, sicuro delle proprie radici, fiducioso nel futuro.
 Tante volte però il paesello mi ha schifato, mi ha preferito altri dall'indubbio aggancio giusto, mi ha messo da parte per lasciare spazio a personalità più conosciute, importanti e fruttuose.

 Invece una persona si è accorta di me, una persona dai capelli biondi e gli occhi verdi che mi ha contattata e ha chiesto delle mie competenze, ha chiesto del mio tempo, ha creduto nei miei suggerimenti, ha parlato di un impiego semplice, buono ma di grande pregio, almeno secondo il mio metro di giudizio.
Mentre mi parlava mi si allargava il cuore alla speranza non solo di guadagnare, ma di mettere in campo i miei studi classico-letterari, la mia passione artistica e la mia voglia di non rimanere in disparte, a guardare.
 Dopo tante parole e pochi fatti, dopo tanti ringraziamenti volatili e pochi tangibili, che sia giunta l'ora della riscossa? Non so cosa pensare, non so cosa sperare, non so cosa augurarmi, ma so bene cosa non voglio più sentire o vedere.


lunedì 26 settembre 2016

GUARDATI INTORNO E ASCOLTA

 Prendo spunto dalla Parola di oggi, senza sentenze ecumeniche o verità assolute, che a noi comuni mortali non è comunque dato sapere.

 Si tratta della parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro, di cui il nostro sacerdote ha fornito una spiegazione per me molto interessante, ma - ripeto - indipendentemente dal proprio credo, possiamo trarne ispirazione e motivo di riflessione.
 Intanto la ricchezza non è una colpa e non è scritto da nessuna parte che essa comporti la dannazione eterna, anzi è un valore sociale aggiunto, se vista come "status fortunato" da cui partire per aiutare gli altri.
 Tutto il significato del messaggio ruota intorno al silenzio, alle parole non pronunciate e ai fatti non compiuti nei confronti di chi ha bisogno: ci accorgiamo dei vicini in difficoltà? Abbiamo un occhio di riguardo per chi non può farcela? Spesso no, anzi ci infastidiamo delle questue e delle richieste talmente tanto che poi chiudiamo i nostri orecchi e gli occhi, passando oltre le situazioni.
 Invece ci rendiamo conto degli stenti e delle difficoltà quando rimaniamo noi soli, quando restiamo noi senza appoggi o aiuti e allora proprio in quell'istante non ci sta bene più nulla, cerchiamo sotterfugi.
 Non basta stare con la coscienza pulita, bisogna credere in ciò che si affronta e per superare le crisi nessun aiuto esterno può bastare.
 E' vero quanto commentato, perché solo nelle avversità ci guardiamo intorno, lanciamo improperi a chi sta meglio, pretendiamo un supporto, che invece in una situazione fortunata non cercheremmo.

 Allora ciò che in quest'epoca abbiamo di più prezioso, a mio parere, è il tempo e lo sprechiamo in malo modo: paghiamo dottori che sentano e risolvano i nostri ingarbugliamenti, ad esempio, che "ci regalino" il loro tempo per l'ascolto e poi si dice che in famiglia non si parla più! Idem per i figli, specie se adolescenti, che rientrando a casa non trovano nessuno pronti ad ascoltarli, tutti incastrati tra mille impegni, allora quelli si infilano le cuffiette e ascoltano, si isolano e si chiudono.
 Ciò che passa non ritorna, agli errori bisogna porre rimedio immediatamente, meglio rinunciare a un po' del guadagno per acquistare un po' di serenità.
 Come sempre la teoria più o meno è chiara, ma nella pratica poi difetto e molto.
http://www.laparola.net/wiki.php?riferimento=Lc16%2C19-31&formato_rif=vp

domenica 25 settembre 2016

IL BOSCO, L'ARTE E LA SOLIDARIETA'

 Siamo tornati da poco, sfiniti, da un'altra intensa giornata nel Bosco Didattico.
 Per passione e per solidarietà abbiamo partecipato ad una grande festa organizzata dai padroni di casa e dalla professoressa Pandimiglio che ha coinvolto i suoi studenti del Liceo Artistico in una estemporanea di pittura a sfondo benefico.
 Con ordine: dalla mattina una ventina di studenti ha posizionato tele e colori, cimentandosi con i pennelli nel "riprodurre" le sensazioni e le emozioni che ispirassero gli alberi tutt'intorno; in più hanno preso parte all'iniziativa anche alcuni artisti del paesello - un saluto in particolare a Giuseppina Villano con il figlio Gabriele e a Paola Sanna - tutte le opere saranno poi messe all'asta e il ricavato andrà ad aiutare i terremotati di Amatrice. A completare l'assolata domenica un lauto pranzo en plein air da saldare con un'offerta libera sempre pro-terremotati.
 Come intermezzo giocoso e colorato i bimbi truccati, a caccia di enormi bolle di sapone o in posa sotto i trampoli, magico come sempre e coinvolgente, così il parco giochi che ogni volta rapisce i pargoli e permette alle mamme libere chiacchierate all'ombra di un enorme salice piangente, che vitaccia!
 Il bello e faticoso è arrivato dopo però, perché a disposizione di ginnici di buona volontà e gambe salde si sono messi i ragazzi dell'Associazione GEA per l'impegnativo percorso in salita, su su fino alla Sedia del papa, che dopo l'abbuffata... Abbiamo aderito con entusiasmo di nuovo all'escursione, ansimando dietro a Marco, ma confesso che ne sono uscita un tantinello affaticata.
 Eleonora, di servizio all'ingresso, ci ha confermato la presenza di almeno trecento persone: un grande successo di presenze e di fondi raccolti per Amatrice, spero.
 Una conferma questa splendida festa di fine settembre nel Bosco Didattico, avvalorata quest'anno dalle ottime intenzioni benefiche; non si può non partecipare all'asta finale: quelle persone che hanno perso tutto in pochi secondi di scossa hanno bisogno anche del nostro aiuto.







  


SBUGIARDATA

 E capita anche questo: cosa non ci si inventerebbe pur di non svolgere i compiti, pur di non realizzare due disegni!
 Il piccoletto per le vacanze estive doveva leggere almeno due libri e disegnarne le copertine: è arrivato il momento di presentare i compiti e lui, bello bello, non disegna alcunché dato che - parole testuali - non ha letto nessun libro durante l'estate!
 Dopo la sfuriata, le parolacce, gli improperi e qualche minaccia, è andato in cameretta, ha preso a caso due volumetti, neanche invitanti, ma semplici e in pochi minuti ha schizzato gli animaletti da prima pagina, perché impegnarsi troppo, basta il minimo sforzo.
 Aiuto.
 Sono una delle voci delle letture della biblioteca, porto regolarmente con me i pargoli in biblioteca per prendere in prestito chilogrammi di testi colorati e spiritosi, abbiamo partecipato ad incontri con l'artista, ascoltato letture da parte degli autori, abbiamo speso ottimi soldini alle bancarelle e lui?
 Non ha letto niente! E basta così, il compito non si fa.
 Sacrilegio.
 E per fortuna che ho le prove scritte e fotografate del mio impegno, leggo spesso ad alta voce in casa, insomma cerco di trasmettere l'interesse per i libri, evidentemente con scarso risultato e grandi fregature filiali.
 E mia zia continua a ripetermi quel proverbio che recita: quando parla il piccolo, il grande ha già parlato... Ma chi frequenta il piccoletto?