mercoledì 25 settembre 2019

CONOSCIAMOCI MEGLIO

 Prima lezione di geografia in seconda media - o ancor meglio secondaria di primo grado.
 Prima sfogliamo tutto il libro: accattivante, colorato, arricchito da molte fotografie, approfondimenti di storia contemporanea e verifiche di fine unità.
 Si passa poi a colloquiare con i ragazzi: il gruppo classe è snello, molto sveglio e ricettivo, partecipano al "gioco" con spiccato interesse; cerchiamo di capire quanti siano gli alunni stranieri - comunitari o extra-comunitari - di prima o seconda generazione.
 Contiamo due cugini di origine marocchina, nati in Italia da genitori emigrati, la femminuccia più sveglia del maschietto e di tanto, come sempre; una ragazzina invece romena, che vive con la madre nel nostro Paese dall'età di due anni.
 Bene: tra una settimana questi tre alunni dovranno raccontare ai compagni del loro Paese, di usi-costumi-tradizioni-colori-indumenti-credo religioso e pratiche sociali, con l'ausilio di materiale a loro scelta, che siano foto, uno scialle, accessori, libri. Ho pensato di concedere la priorità alla ragazzina romena, in quanto il programma di seconda prevede lo studio del nostro continente, ma si tratta dell'inizio del colloquio, del famoso "rompere il ghiaccio".

 Veloci considerazioni:
  • I ragazzi poco conoscono l'utilizzo dell'atlante come strumento fondamentale di studio e aiuto per rendersi conto di quanto cammino abbiano macinato "gli stranieri" per arrivare in un paesino della provincia viterbese.
  • Gli amici si sono accorti che la loro compagna è originaria della regione del Conte Dracula di Hotel Transylvania, il film d'animazione; molto presto assoceranno anche il Conte Dracula di B. Stoker, spero.
  • Per una maggiore "integrazione" sarebbe cosa buona e giusta assaggiare i piatti tipici di ogni regione a portata di banco: allora sono stati proposti il cous cous marocchino, la carbonara e la gricia, che mettono tutti d'accordo, mi sembra il minimo!

sabato 21 settembre 2019

NOVITÀ?

 In questi giorni mi hanno fermato per strada tante persone, soprattutto nonni, dolcissimi loro.
 Intanto vi confesso mi ha fatto enorme piacere questo interesse nei miei confronti e nei confronti della lettura ad alta voce, degli appuntamenti settimanali e sugli eventi extra.

 La scuola è cominciata da una settimana, quindi aspettiamo il giusto tempo di assestamento tra ritiro e fodero libri, rastrellamento materiale scolastico e prime riunioni per iscrizioni ad attività varie, sportive-sonore-canore-linguistiche-amatoriali-religiose-naturaliste e chi più ne ha più ne metta, per ricominciare con gli incontri al paesello.

 Trattasi di appuntamenti imperdibili che si svolgono nella sala ragazzi della Biblioteca Comunale di via Roma, in cui un adulto legge ad alta voce ad un pubblico di "piccole meravigliose canaglie": mamme, babbi, nonni, ma anche bambinaie/ si può usare questo termine e non quello anglofono?

 Non sarà semplice organizzare e ritrovarci, per i vari impegni di lavoro lontani lontani, ma cercheremo di non deludere gli amichetti; comunque seguirà articolo per pubblicizzare le attività, come sempre.

 Altra domanda ricorrente: a quale età possono cominciare a partecipare?
 Ma venite tutti, grandi piccoli e piccolissimi, magari ci fosse la fila al portone! Non è mai troppo presto per cominciare ad ascoltare una storia, a sfogliare un libro, a sedersi accanto ad un amichetto sconosciuto ma con la stessa voglia di mettersi le dita nel naso!

 Siamo tutti coscienti che i piccoli non stanno seduti, fermi, buoni per lungo tempo, anzi magari preferiscono alzarsi e toccare tutto, arrampicarsi sui tavolini e rigirare le seggioline, ma non importa, nessuno giudica il piccolo o, ancor peggio, i genitori. I bimbi però prendono confidenza con l'ambiente, con la comunità in cerchio di altri nanerottoli, va benissimo così.

 Sarei veramente contenta di vedere altri nuovi piccoli lettori ai nostri circoli di lettori, nuove forze della natura, schegge impazzite con tanta voglia di capire in quale posto siano mai finiti, grande e colorato.
 E poi non dimenticate mai che chi scrive ha alle spalle tre mostriciattoli curiosi, sinceri e poco educati quando si tratta di spifferare la verità.

 Intanto se non siete impegnati, domani leggeremo le fiabe davanti ai murales di Sant'Angelo di Roccalvecce.

venerdì 20 settembre 2019

IN GIRO, TRA LE FIABE

 C'è chi il giro lo fa in ottanta giorni intorno al mondo.
 C'è chi trova un enorme tesoro dietro alla porta giusta.
 C'è chi riesce a ribellarsi alla strega cattiva.

 Non solo sono fiabe, non sono solo storie: sono esperienze e situazioni in cui tutti noi ci identifichiamo, specialmente i bambini; ci si immedesima, qualcuno può anche rivedersi in certe scene e poi rinascere, ripartire, ricominciare.

 C'è un paesino in provincia di Viterbo che ha ripreso vita, è proprio il caso di dirlo, grazie all'audacia di un gruppo di belle persone, grazie alla loro voglia di riscatto, si chiama Sant'Angelo di Roccalvecce e ormai anche grazie ai social viene ricordato come il Paese delle Fiabe.

 Se siete liberi, se siete curiosi, se siete dei sognatori e volete trascorrere qualche ora con i vostri bimbi in un vero luogo da fiaba, vi invitiamo per domenica 22 settembre: letture in giro per le strade, davanti ai murales, pranzo al sacco, giochi e animazione con merenda finale, buona buona.

 Bernardetta ha già preparato l'impasto per i dolci, Monica sta ultimando il resoconto degli abiti per i travestimenti ed Egle, immensamente disponibile, raccorda il lavoro con gli abitanti di Sant'Angelo, che stanno aspettando impazienti l'arrivo di turisti, amici, bimbi e lettori.

 Potete chiedere informazioni, potete sbirciare il sito, potete cercare una soluzione ad una domenica diversa dalle altre...
 Una ghiotta occasione, in tutti i sensi per la vista - le fiabe illustrate da grandi artisti, l'udito - l'ascolto delle storie nella lettura ad alta voce, il gusto, l'olfatto e il tatto - per le prelibatezze preparate dall'Associazione Il Pettirosso.

https://www.facebook.com/pettirosso.ass/

https://www.facebook.com/acasassociazione2017/



martedì 10 settembre 2019

NO DICO, QUARANTAQUATTRO!

 Eccomi a fine giornata a chiacchierare con voi, lettori miei appassionati o solo capitati qui per caso...
 Finito, il giorno del mio compleanno volge al termine, placido, silenzioso, remoto.
 Niente di esagerato, niente di drastico o sconvolgente - ma tutto è relativo, dipende dal solito punto di vista: per esempio, mi sono pesata questa mattina e non aggiungo altro.
 Oppure, a cena invece di festeggiare spensierati abbiamo tirato le somme del conto in banca per capire anticipi acconti e bollette, per esempio.
 Ed ho incontrato le mie cugine, appuntamento al bar per un caffè/ginseng/orzo: c'è sempre qualche novità, bellissima...

 Quarantaquattro, sono tanti, per qualche confronto, un primo bilancio, magari anche un lavoro degno di questo nome; invece ho un elenco lungo di desideri da esaudire, di luoghi da visitare, di libri da leggere e di persone da amare.
 Credo di aver ringraziato tutti gli auguri social, di aver risposto a tutti i messaggi pubblici e privati, di aver baciato chi ho incontrato per strada e scartato i pacchetti, insperati.
 La mia dolce metà mi ha fatto trovare dolciumi vari, tra i quali i cioccolatini rosa, con le frasi scritte sulle cartine; neanche a farlo a posta abbiamo scartato una frase della Dickinson e una di Dante, che recita così:

O donne, che d'Amore angeli siete
Oh women, what angels of Love you are

ed è subito Stil Novo!

 In teoria sono in attesa di occupazione, sono carica per affrontare nuovi impegni, sicura del mio sapere, in forma smagliante per i prossimi mesi; in pratica sono disoccupata, con un guardaroba scialbo, lontana dal peso forma, bella antipatica, ripetitiva e scontata.

 Intanto ho finito i croccantini al cioccolato.
 È proprio l'ora di andarsene a ninne.

 Un ultimo punto, sono in bilico tra il continuare la mia vita pubblica o chiudere il profilo, tanto per dire.
Risultati immagini per grazie a tutti

domenica 8 settembre 2019

TRENT'ANNI

 Rosa rosae rosae..
Accidenti ragazzi, sono passati ben trent'anni: correva l'anno 1989 quando siamo entrati in quell'enorme edificio di via Tommaso Carletti, il glorioso Liceo Ginnasio M. Buratti di Viterbo, sezione IV E, piccoli e impauriti. Ne è passata di storia sotto i ponti, di lì a poco il Muro e poi l'anno dopo la Guerra nel Golfo e tante manifestazioni di pace per le strade di Viterbo.

 Avevamo quattordici anni, di rosee speranze accompagnate da ottimi voti e grandi promesse di studio; il primo giorno di scuola io ho perso l'autobus o, meglio, non è passato, sono arrivata in ritardo accompagnata in macchina da mia zia e mi sono seduta al primo posto che ho visto libero in aula, accanto a Daniele, poi mi sono spostata vicino a Desirée e da lì non mi sono più mossa per tutti e cinque gli anni insieme.

 Ancora mi affascinano i capelli lunghi di Roberta, il sorriso di Martina, gli occhi di Eliana e le canzoni di Eros che cantava in continuazione, così come Cristiana e il suo modo brusco di dirti la verità, Roberto ed Emanuela ripetenti ma ostinati, Cinzia e il suo amore incondizionato per i Queen.

 Rosam rosa rosa
 Cinque anni difficili, duri, a tratti filosofici: la dieta, l'anoressia, un pezzo di cuore con Claudio Canonici che mi ha fatto innamorare della Storia; il greco di Mauro Emilio e poi di Maria Grazia; la storia invece a pezzi di Ugo, che non ho mai gradito più di tanto; gli appunti fiume di Bianca Maria, le stelle di Tarfanelli, la fisica e i numeri della Caporali... E tutti gli altri, più o meno sbiaditi nella memoria.

Sum es fui esse
Fero fers tuli latum ferre

 Il Classico e la nostra classe bislacca, divenuta poi sezione D: di molti conservo ottimi ricordi, forte amicizia e simpatia, ci sentiamo e confrontiamo via social; di altri ho perso le tracce e dimenticato anche i cognomi, perché usciti presto dal giro: ecco tutto l'appello che rimembro
 Compagni miei, se leggerete mai queste poche righe e avrete voglia, riconciliamoci ancora una volta, per una foto di gruppo e una cena trent'anni dopo...

Bianchi
Bocchetti
Camilli
Caminito
Cardarelli
Casciani
Corsi
De Angelis
Di Mattia
Ercoli
Fiori
Granato
Maccaglia
(Madaudo)
Monni
(Murli)
(Neri)
Sabatini
Sassara
Settimi
Vita

sabato 7 settembre 2019

ALLORA NON HO CAPITO, NULLA

 Fatemi capire, voi tutti più informati e lucidi di me: a settembre dell'anno del Signore 2019 per ricoprire un ruolo fondamentale nella famosa squadra di governo italiano non serve alcun titolo specifico di studio, nessuna specializzazione se puoi vantare anni di lavoro al nero, battaglie per i diritti dei lavoratori e discorsi pubblici toscani, giusto?

 Sono figlia di operai, nipote di contadini, ho scelto di intraprendere gli studi classici quando non era scontato l'impegno superiore, quando non era necessario proseguire dopo la terza media e quando non era previsto che i figli del QUARTO STATO si impelagassero in scuole tanto alte.

 Non so quanti esami universitari abbia sostenuto - compresi i famosi 24 CFU ultima promessa - per ottenere un posticino vacante di supplente, non ho trovato alcun collocamento nel settore dei Beni Culturali - concorso a breve a parte - non ho abbastanza soldi per aprire la libreria dei miei sogni, perché non posso contare sull'aiuto economico della famiglia d'origine.

 Ho iscritto i miei figli a qualsiasi corso di inglese a pagamento dall'età di sei anni, perché devono sapersi muovere nel mondo, capire gli altri, comunicare e non sentirsi estranei o avulsi dal contesto globale. Credo fermamente nel sapere, nelle regole di grammatica italiana, sono una volontaria della Biblioteca Comunale che si svocia per far crescere e diffondere la passione per la lettura e non solo.

 Sono madre di tre pargoli in età scolare e come gli altri genitori sono disposta a spendere tutto il possibile per l'istruzione, i viaggi studio, il miglioramento in vista di un buon futuro, della mia famiglia e della mia Nazione.

MA NO, ora mi si dice altro.
La strade che portano al governo di un Paese sono altre, quelle che né io né alcun mio familiare abbiamo mai intrapreso, bene lo spiegano quelli della parte politica che io ho sempre votato.

 Qualcosa non torna, come L'ISOLA CHE NON C'È

venerdì 6 settembre 2019

TARQUINIA, UN GIORNO

 Ultimi sprazzi di "riposo", ultime ore di tranquillità per la mia metà e così si decide di passare una giornata al mare, un classico: Tarquinia Lido.

 Venerdì, non ci aspettiamo molta folla né traffico: quando arriviamo, il cielo sembra minacciare, ma poi ci ripensa, solo nuvole e vento fastidioso a riva.
 Niente bagno, divieto da bandiera rossa, non si può salire né sostare sugli scogli: ce lo ricorda un solerte bagnino; passeggiamo dopo aver mangiato un pezzo caldo al solito stabilimento.

 Una delle mie attività preferite da spiaggia: passeggiata sul bagnasciuga alla ricerca di preziose conchiglie ricordo della stagione, qualche foto e fuga dalle onde grosse.

 Si gusta più di qualcosa al ristorante buono, risotto per me, che non resisto e via sul Giggione, la macchina a pedali a quattro posti, menomale che sono allenata, perché il percorso verso le Saline tempra lo spirito e lascia fuoriuscire il fiatone.
 Pargoli contenti di tutte queste distrazioni, di giochi a rincorrersi, di allenamento sul nuovo skateboard a quattro ruote fino al porticciolo, più o meno su strada o in mano, ma la tigna non molla...
 Un po' per il tempaccio, un po' per la fine della stagione, ma il Lido ci accoglie assopito e in stato avanzato di smontaggio: ombrelloni, sdraio, giostre, il salta-salta, pochi i diversivi ancora in funzione, non tutti gli stabilimenti e i ristoranti aperti durante la settimana.

 Manca poco alla normalità.
 Ma poi quale sarebbe la normalità?




SONO ARRIVATA, SANTIAGO

 Nonostante il servizio di camerieri e addetti alle strutture nei confronti dei pellegrini non sia dei migliori, lungo il tratto inglese; nonostante la fatica dei centoventi chilometri macinati a piedi dal mattino presto all'ora di pranzo; nonostante il posto negli ostelli sempre in forse per l'impossibilità
 di prenotazione...
 Mi dispiace essere arrivata alla fine.
 Mi dispiace lasciare il gruppo con cui ho condiviso tanto tempo, sforzi e parole.
 Mi dispiace che la magia finisca.
 Mi dispiace ritornare un comune mortale, lasciando i panni del pellegrino.
 Mi dispiace tornare alla normalità della vita quotidiana, delle corse, del traffico e dei rumori cittadini.

 Mi sono svegliata alle 6:30, dopo un'ora mi sono incamminata con i miei compagni per percorrere poco più di quindici chilometri, gli ultimi che ci dividevano dalla meta finale: a mezzogiorno era tutto finito.

 Ho affrontato momenti di sconforto, di confusione interiore e di riflessione su di me e la mia vita, ho cercato qualche volta la solitudine e il silenzio per rasserenarmi e per ritrovare la pace.

 Solo alla fine mi sono riunita ai miei compagni di "avventura" per entrare insieme sulla piazza principale e commuoverci al suono della musica che ti accoglie davanti alla cattedrale che ti vede da lontano già con le sue alte guglie.

 Altro passaggio, presentarsi all'ufficio che rilascia le compostele, cioè il riconoscimento del percorso effettuato; in albergo per una rapida doccia e poi qualcosa da sgranocchiare.

 Alle 19:00 ho partecipato alla messa del pellegrino chiudendo così la mia "missione".

 Tutto concluso, ma tutto nel mio cuore, un'esperienza che ho condiviso con persone speciali: Nieves, Pilar, Marta, David, Alberto e Roberto, che hanno reso indimenticabile l'esperienza, una "fratellanza di cammino" unica, che si prova solo qui, tappa dopo tappa.

 Angela





giovedì 5 settembre 2019

ULTIMO GIORNO, TRA MONTEFALCO E TODI

 Per il rientro abbiamo pensato di effettuare due tappe storico-artistiche, per sgranchirci le gambe e concederci qualche assaggio, che tiene sempre alto l'umore.

 Prima volta della famiglia a Montefalco, speciale: paese arroccato che offre tanti prodotti tipici e degustazioni lungo i vicoli che portano alla piazza centrale, cuore storico e fulcro d'arte. Ricordi universitari, per la prima volta ammiriamo gli affreschi di Benozzo Gozzoli liberi da impalcature e meravigliosi, un sistema museo a misura di bimbo, tanto che con il biglietto ridotto ci offrono anche la guida per i piccoli, da leggere e commentare con gli adulti: abbiamo trovato il modo di impegnare il piccoletto!

 Alla fine della scoperta, abbiamo potuto assaggiare olio e vino: pezzetti di pane intinti in due distinte ciotoline e tre tipi diversi di vino rosso e bianco; ci siamo lasciati coinvolgere dal sapore fruttato, l'odore di prugna, al palato acidulo, ma... Che forza! Insomma ce ne siamo andati contenti e carichi.

 Pomeriggio a Todi, solo il giro panoramico del centro storico, la cattedrale e i vicoletti, senza altre esposizioni o collezioni, per non rischiare troppe lamentele filiali: sempre clientela internazionale appostata ai tavoli, con i calici pieni e i taglieri a portata di assaggio.

 Una continua sensazione di benessere, di passione nel lavoro e di soddisfazioni.
MONTEFALCO



 TODI







TAPPA FACILE, SOLO 16 CHILOMETRI FINO A SIGUEIRO

 Si parte da Poulo, con comodo alla 7:30 del mattino, l'ostello successivo è prenotato, non si ha alcuna fretta!
Percorso il tutto in sole quattro ore circa, terreno molto morbido, terriccio anche se si costeggiano autostrada o superstrada, costante però il rumore dei motori.

 Il gruppo si allunga: avanti i due ragazzi di Siviglia, seguiti poi dall'altro delle Canarie, uno da Madrid, Angela e infine le signore delle Asturie: si cammina da soli, con sé stessi, si riflette, si ragiona, si pensa un poco in solitudine.

 Un bosco emana forte il suo odore particolare, sta per essere tagliato: sensazione di pulito naturale.

 Pasto pellegrino all'arrivo, ma il servizio lascia molto a desiderare: camerieri stanchi e stressati, che parlano e gridano; pomeriggio invece dedicato ad un passatempo rigenerante femminile, spese: sono assolutamente necessari abiti adatti alla serata di domani a Santiago per la cena, una volta ottenuta la compostela e smessi i panni dei pellegrini si torna ad essere semplici cittadini mondani.
Serata in un ostello privato: richiesta importante da parte degli amici pellegrini - per cena pasta italiana! - soddisfatta da Angela grazie alla gentilezza del proprietario della struttura che ha messo a disposizione i fornelli della casa della madre; tortiglioni e trivelle al ragù per la cena che precede la tappa finale dell'arrivo a Santiago.

 Anche questo è il cammino: pasti in comune, a disposizione delle piccole richieste e quando si chiede pasta ad un'Italiana, chi può rifiutarsi?



VACANZE LUNGHE O VACANZE GRASSE?

 Dubbio amletico più che lecito: argomento di confronto con mio marito, per esempio.

 Questo il tema: a parità di soldi da spendere, naturalmente, meglio investire in comodità e riposo, coccole e sfizi, oppure preferibile rimanere bassi e allungare le vacanze anche di un solo giorno?

 Questi i punti: potrei accontentarmi di un volo economico con una compagnia "sconosciuta", di un viaggio in treno in seconda classe con più fermate o più scomodo, di una sistemazione in un albero decoroso ma non eccezionale, meno aperitivi - gelati - birre - stuzzichini - pizza invece del ristorante, per risparmiare qualche soldo e investirlo in altre voci, piuttosto che scegliere la merenda, gustare pesce, cercare la specialità ad ogni pasto...

 A me piace anche la formula dell'abbondante colazione, che ti permette di stare ben sazio fino a tardi, girare e scoprire per poi sedersi a cena, non ho problemi a saltare il pranzo o a sostituirlo con un cono gelato o qualcosa del genere...

 Altro punto di vista: si lavora sempre, ci si concede un breve periodo di riposo, che sia almeno vero e viziato, quindi ben vengano sedute al locale in per uno spritz, per esempio, ma anche il menù più ricco o la ricercatezza del cuoco.

 Se uno va in vacanza per risparmiare, tenere gli scontrini, tirare i conti: allora di che riposo si tratta?

 Ma se non sconti e rinunci, addizioni e sottrai, non cerchi l'occasione, eviti lo stravizio, allora come si riesce a quadrare il sacco familiare?

 E voi, che pensate?

mercoledì 4 settembre 2019

TRASIMENO: ISOLA MAGGIORE E CASTIGLIONE SUL LAGO

 Oggi abbiamo accontentato la richiesta del piccoletto di casa: gita in barca/giro in battello.

 Siamo approdati alla riscoperta di Isola Maggiore: impervia, disabitata, a tratti arsa, ma sempre misteriosa e mistica, se ancora si può usare questo aggettivo. Abbiamo potuto ammirare per la prima volta i restauri nella chiesetta di San Michele Arcangelo, alla fine di un erto percorso: i lavori ancora non sono completati, per la ricchezza e la complessità delle stratificazioni delle maestranze, ma una parte della volta dell'abside risplende di magnifico azzurrite. E ancora i ruderi, il percorso francescano, i sassi della riva, la statua del Santo, la parte più turistica e accogliente.

 Si arriva in traghetto da Passignano, una veloce traversata di mezz'ora circa, che però piace tanto ai piccoli, anche per la scia di gabbiani che ci inseguono: si parte la mattina presto e si ritorna con comodo nel pomeriggio, dopo aver assaggiato un panino imbottito caldo, comodamente seduti in riva al lago.

 La visita dell'isola è molto piacevole: le signore che spiegano la storia e i soggetti degli affreschi, gli interventi francescani, il lavoro e la pesca ci aspettano all'interno dei siti di maggiore interesse, pagando un solo biglietto cumulativo di 2 euro: pargoli interessati e coinvolti, specie quando si racconta il perché da seicento abitanti, ora se ne contino solo tredici.

 Una volta a terra, nel pomeriggio, siamo passati per Castiglione del Lago, per una veloce visita: un paese grande, pulito, sviluppato in altezza, con un centro storico di tutto rispetto che mostra la ricchezza del posto e l'interesse che suscita nella clientela internazionale, specie di lingua anglofona e non poteva essere altrimenti.
 Botteghe artigiane, bottegucce d'arte, prodotti tipici, bar e osterie con ogni tipo di offerta dalla carne all'olio, passando dai formaggi ai fagioli; tutto in bella mostra, colorato, abbinato, offerto con una vista lago mozzafiato, come una terrazza enorme, un belvedere verde e fiorito.
 ISOLA MAGGIORE














 CASTIGLIONE DEL LAGO