sabato 12 aprile 2014
FILM SPERIMENTALE: BOMARZO 2007
Io e la mia amica Cristina ci siamo prese una serata libera da impegni familiari per partecipare ad un evento sperimentale, la visione di un film al BIC Lazio, Valle Faul. Siamo arrivate quando la sala era già gremita di persone eleganti e sorridenti e abbiamo preso posto in quarta fila, mentre altra gente continuava ad entrare. Si sono però verificati dei problemi tecnici che hanno allungato i tempi d'attesa, quasi dilatato direi. Insomma la visione è cominciata, dopo saluti e ringraziamenti di organizzatrice e ideatore del film, con circa 45 minuti di ritardo.
Non è stato semplice seguire la storia, perché opera lirica cantata, quasi urlata, in spagnolo, con sottotitoli in italiano, ma scritti troppo in basso e quindi per noi illeggibili se non grazie a continui slalom tra le teste degli spettatori anteriori.
La visione si è snodata in due atti, uno di seguito all'altro, ma è risultata particolarmente ostica: anche se la trama è presto detta, la vita di Pier Francesco Orsini, detto Vicino, dai primi anni dell'adolescenza alla morte violenta per mano del figlio del fratello.
Uomo deforme, allucinato, solitario, beffeggiato e deriso, Vicino ha come unico affetto quello della nonna Diana Orsini, fino a quando non sposa Giulia Farnese, divenuto duca di Bomarzo a seguito della morte del padre per le ferite riportate in battaglia a Firenze e del fratello maggiore Girolamo per una disgrazia.
Tanti fatti delittuosi e violenze, come s'addice all'epoca rinascimentale, ma si passa dal contemporaneo allo storico, da trine e merletti a infradito e costumi da bagno senza soluzione. Il Sacro Bosco è teatro di smarrimento e visioni allucinanti, invece di eremo di pace e meditazione; focus della narrazione è Vicino, sperduto, gobbo, con la bocca spalancata che teme gli specchi.
Abbiamo apprezzato lo sforzo di giovani attori, attori improvvisati, meravigliosi scorci del centro storico del Paese viterbese, ma le persone in sala una ad una se ne andavano e alla fine quando si sono riaccese le luci ci siamo guadati noi superstiti e ci siamo incoraggiati con "Grande tenacia la nostra!"
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