Pomeriggio del 6 gennaio, caldo e assolato, è tutto un brulicare di persone e personaggi: siamo a Tarquinia per il secondo anno consecutivo, rimaniamo impressionati dalla folla intorno a noi, in attesa, digitale, curiosa, sorridente, al guinzaglio, truccata, abbigliata in maniera impropria. Il corteo si compone lentamente, prima le odalische, corte di Erode, poi tutti gli altri, i Re Magi sui cammelli e le legioni romane, chiomate, porporate, armate, impellicciate, che piacere immenso ascoltare il capo impartire ordini in lingua latina.
Ci mettiamo quindi in coda, con tutta la pazienza possibile, sapendo che è ardua impresa e dopo circa un'ora riusciamo ad entrare, ma ne è valsa la pena.
I lebbrosi sono terribilmente veritieri e paurosi, complici anche i fumogeni e la scarsa illuminazione, poi le odalische che danzano sui tappeti e si prosegue per quasi due ore lungo un percorso che si snoda nel centro storico. Bancarelle di ogni sorta, mestieri e intrattenitori, i legionari, uno sposalizio, la danzatrice del ventre, i giocolieri con il fuoco e tanto altro.
Si mangia e si beve, possiamo offrire il sesterzio che ci è stato consegnato con il biglietto d'ingresso, ma ce lo teniamo stretto per ricordo, meglio lasciare i più comuni spiccioli di euro. I miei bimbi rimangono impressionati dai malati, ma anche da chi urlando chiede l'elemosina, curvo, a terra e con la mano protesa. Naturalmente non mancano gli animaletti, altro grande punto d'interesse, come pecore che allattano bianchi agnelli, cavalli che vengono ferrati, oche nella gabbia, un falco, gli asinelli, i piccoli starebbero le ore lì ad accarezzarli.
Si giunge alla mangiatoia, c'è una ressa particolare, perché Maria sta allattando il Bambinello, smisurata tenerezza; poi quando si stacca dal seno il Piccolo focalizza l'attenzione sui doni dei Magi e protende le sue manine per toccarli, sempre più commovente.
Certi particolari vengono trascurati, come le scarpe di alcuni figuranti non adatte, la calzamaglia dei legionari, una addirittura fucsia, alcuni occhiali di troppo, ma nella calca, nel crepuscolo, nel buio della sera e soprattutto nella confusione tali irregolarità rimangono in secondo piano, se questo presepe non raggiunge la perfezione, certo le si avvicina molto.
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