La piccola comunità del paese in questo è micidiale: si campa anche di chiacchiere e pettegolezzi e la stagione estiva aiuta la diffusione, il proliferare e la ramificazione.
Sono cresciuta, in un'epoca senza telefono domestico, in un salotto casalingo artigianale in cui le signore di passaggio erano alla ricerca di novità, conferme o smentite: guai a non soddisfare, come dire, il loro bisogno di indiscrezioni estremo. E naturalmente a distanza di tanti anni non è cambiato nulla.
Le chiacchiere montano, la diceria impera, il bisogno di indiscrezioni non fa dormire, l'importante è non alimentare questa realtà, lasciar passare la bufera nell'indifferenza e prima o poi tutto tacerà.
Sono stata anch'io al centro di chiacchiere, mio malgrado, e non ho mai saputo rispondere per le rime e quindi difendermi in qualche modo, sempre per l'educazione ricevuta, il lavaggio del cervello dei miei genitori nel non controbattere in qualsiasi modo alle persone più grandi.
Quando mi sono fidanzata, con il mio attuale marito, ero una giovane studentessa liceale, piena di nobili ideali e impegnativi progetti, ma di umili anche se oneste origini, tant'è che le malelingue paesane tagliavano e cucivano sulla nobiltà e il ricco rango familiare del giovanotto.
Fino a quando una delle sorelle di mia madre non ha iniziato a rispondere a tono ad ognuna delle premurose comari.
Altra situazione, più recente e più grave, perché riguardante la mia terza gravidanza: impensabile per molti mettere al mondo tanti figli. Solo che le battute e le frecciatine sono state logoranti, alcuni si sono arrogati la licenza di giudizio senza neanche conoscermi, potenza della comunità paesana appunto di poterti giudicare magari mentre si fa la fila in farmacia.
Capita.
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