Venerdì pomeriggio mi ferma la mia vicina di casa, con volto provato e voce rotta: è in cerca di un passaggio per la stazione di Orte, deve partire con il figlio, la sorella più giovane e tre valigie l'indomani mattina alla volta della Macedonia, dove li aspettano tutti i familiari, che hanno organizzato qualche giorno di vacanza al mare.
Sono libera, li posso accompagnare: felice, la signora tira un sospiro di sollievo, mi promette il rimborso e qualcosa per il disturbo, rimaniamo d'accordo per le otto e venti del giorno dopo.
Così è: al mattino suono ed escono fuori le donne, emozionate e nervose, il bimbo molto stranito, che non ne vuole sapere di lasciare la sua casa, non ha neanche dormito per l'agitazione, e tanti bagagli. Ci sono tre valigie, borse varie, un cuscino, il passeggino, il seggiolino-auto completo e un bel televisore megaschermo! Sgrano gli occhi, ma tutto deve essere caricato sulla mia Punto, alcuni oggetti sono regali per i parenti: armeggiamo, proviamo, incastriamo fino a far entrare tutto e tutti, anche se scomodi.
La mia unica paura è essere fermati dalle Forze dell'Ordine e riuscire a spiegare la situazione: il viaggio è breve, fila liscio e incontriamo solo un'auto della polizia con autovelox in una piazzola. Scampato pericolo. Intanto Magba mi spiega le condizioni di viaggio: ha optato per il bus, due giorni e tante tappe cittadine, il costo è molto vantaggioso rispetto all'aereo, ha pagato infatti in totale 230 euro, di cui 50 per il figlio (hanno abbassato il limite minimo, nei mesi scorsi si pagava oltre i sei anni).
In anticipo arriviamo alla stazione, c'è anche il tempo per un caffè al bar rinnovato e fresco di aria condizionata - il giornale invece non si compra, l'edicola è serrata; Magba telefona per sapere di preciso dove li imbarcheranno, perché la sorella, che è arrivata a Orte di notte allo stesso modo, non sa orientarsi. Mi accorgo però che inizia ad agitarsi, scuote la testa; attacca il cellulare e ci informa che non è quello il posto giusto, dobbiamo cercare un incrocio e un benzinaio. Saliamo in macchina e ripercorriamo a ritroso la strada, ci fermiamo per telefonare di nuovo: non riesce a capire, a tradurre in italiano le informazioni che le danno, comunque il luogo è sbagliato, perché gli autisti cambiano ad ogni viaggio (uno il mercoledì e uno il sabato) e ognuno cerca di avvantaggiarsi, di fare meno strada per raccogliere i connazionali e farli spostare in punti strategici, anche se carichi di pesi e pargoli. Alla fine capisco che dobbiamo raggiungere il bus al casello autostradale, Magba è sempre più arrabbiata, non vuole essermi di peso e cerca di farsi venire a prendere, ma dall'altra parte del telefono sono irremovibili. E sia, si va al casello e finalmente intravediamo un bus GT, fermo, da cui scendono due uomini vestiti come autisti nostrani, con la divisa blu, che in poche mosse svuotano la mia macchina, caricano tutto nel portabagagli del mezzo. Saluti, baci, lacrime, ansia passata.
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