Si assegnano, si eseguono e si correggono una volta tornati sui banchi.
Questo articolo non cerca il placet di nessuno, esterno solo una mia forte convinzione, in tempi estivi di caldo e afa, liberi voi di commentare, esprimere il vostro parere, i pro e i contro, senza offendere o denigrare alcuno, perché siamo adulti fini e signorili, anche noi.
Favorevole o contraria ai compiti estivi?
Il dubbio amletico neanche me lo pongo, non esiste tentennamento.
Secondo il mio modestissimo parere, considerata la mia carriera scolastica dal 1981 ad oggi, i compiti sono aiuto ed esercizio fondamentale, da non evitare mai, neanche al mare in luglio o in montagna a Pasqua.
Che ci sia un breve periodo di riposo a fine anno scolastico, a mente libera, senza orari estremi, è poco ma sicuro; ma lì finisce.
Se non ci si allena, se non si continua l'esercizio, se si saltano tre mesi matematici, allora si dovrà ricominciare tutto da capo, con profonda amarezza.
La mia meravigliosa insegnante di italiano - salve prof Sarlo! - per l'estate tra il quarto e il quinto anno di liceo ci dettò un elenco di SOLI dodici libri da leggere, tra cui "Il ritratto di Dorian Gray", "Gli Indifferenti", "Madame Bovary", "La casa in collina" roba da farsi prendere un coccolone, tenuto conto che mi è sempre piaciuto leggere...
Però se non mi avesse costretto, non li avrei mai incontrati così diretti e presto sulla mia strada letteraria, non li avrei mai presi in giusta considerazione e sarei stata molto più povera, ne sono certa.
A tradurre si impara traducendo, nessun altro miracolo, mi spiace; i problemi logico-matematici non abbisognano di santi protettori, così come la chimica, per non parlare della fisica!
E da tutto questo - è sottinteso - devono stare assolutamente lontani i genitori, i compiti servono a testare le capacità dei figli, a capire le lacune degli alunni, non il livello di sopportazione e di organizzazione di una madre, che altrimenti uscirà isterica anche dal periodo vacanziero.
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