Sapete già che ho la possibilità di insegnare, di torturare ben tre classi nella mia materia preferita: ritengo di vivere una splendida avventura, temo che prima o poi mi sveglierò e mi renderò conto di aver sognato. Intanto preparo compiti, correggo scritti di ogni tipo, assegno componimenti da imparare a memoria e soprattutto leggo, leggo ad alta voce di qualsiasi argomento, fatto storico o mitologico che capiti, mi piace e spero piaccia sempre più a quei poveri studenti mie adorate cavie.
Abbiamo allestito una biblioteca scolastica, che ora annovera più di quaranta volumi, soprattutto classici, a disposizione di ogni alunno di buona volontà da me costretto a leggere un libro al mese - ma si riesce a sopravvivere, giuro.
Orbene, ci sono grosse novità all'orizzonte, si profilano grandi cambiamenti che naturalmente mi spaventano e non poco: devo riprendere in mano libri seri, importanti e ricominciare a formarmi, ad approfondire, a specializzarmi, in poche parole a studiare, di brutto come si dice.
Non sono nel pieno delle mie facoltà intellettuali dopo una normale giornata; spero di riuscire nell'intento: la buona volontà non manca, ho investito un bel po' dei miei risparmi, perché certo lo studio costa non solo impegno e costanza.
Allora ecco la mia piccola quanto inutile riflessione notturna:
ho qualche anno di studio alle spalle, vari esami di approfondimento, mi mancano molte nozioni ancora - giusto;
devo imparare - giusto;
devo rendermi conto dei cambiamenti e degli sviluppi degli studi specifici su disturbi/bisogni specifici/certificazioni - giusto;
ho in mano la sorte scolastica di splendidi adolescenti che mi vedono e mi subiscono come guida, non posso non essere all'avanguardia delle tecniche di insegnamento/supporto/conforto psicologico - giusto.
E quando mi dicono: "Oggi non ci sono più insegnanti validi come una volta, oggi tutti cercano solo lo stipendio" - giusto?
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