Tarda serata, tardissima, di una giornata sfiancante, la neve affatica...
E mi ritrovo a ragionare con voi di certi atteggiamenti, di certe parole che ascolto, leggo, memorizzo; non credo che nulla debba essere dato per scontato, lo affermo con convinzione, in nessun campo e in nessuna occasione.
Mai dimenticarsi di rinnovare parola d'affetto e di stima nei confronti della persona con cui si divide la vita; perché non ricordare i motivi che tengono viva l'unione o ricambiare piccoli gesti e dolci baruffe?
Con gli amici poi, mai scordare un pensiero, un messaggio o una telefonata; perché è importante la stima e l'affetto reciproco, da coltivare; non credo - lo sapete - nel vogliamoci bene sempre e comunque, ho sperimentato in diverse occasioni il menefreghismo e poi la chiacchiera e poi l'intrufolarsi.
Un grazie non è mai superfluo, neanche una parola di incoraggiamento, un complimento poi fa sempre enorme piacere; oggi pomeriggio ho incontrato per strada una coetanea di mio figlio, cresciuti insieme a scuola, non mi ha rivolto il saluto, ci sono rimasta male, giuro! Sarà pure una stupidaggine, sarà anche timidezza, ma non mi piace, no.
E vogliamo parlare di chi offre il proprio tempo libero, i momenti che potrebbe trascorrere in famiglia o con gli amici e invece si adopera per il bene della comunità, a temperature siberiane, e viene ricambiato a parolacce o insulti, inaccettabile! Altro che ringraziamento, altro che ripagarsi degli sforzi affrontati, che pensieri incoraggianti ho letto dai social, profondi e filosofici...
Invece voglio ancora una volta ringraziare chi legge i miei articoli, chi li trova interessanti e li condivide, chi mi scrive parole affettuose e sentite in pubblico e in privato, chi mi incoraggia a continuare e chi crede che sappia trasmettere qualche emozione...
Ci sono poi coloro che rientrano nella cerchia dei miei amici e non prendono parte mai alla discussione, chi rimane nel buio del clic, chi legge ma non esterna alcuna sensazione, mi dispiace, ma me ne farò una ragione... Magari prima o poi riprenderanno la comunicazione, li aspetto con ansia, ho bisogno anche del loro incoraggiamento...
lunedì 26 febbraio 2018
QUANDO LA NEVE...
La neve, quando arriva, arriva...
Cercata, sospirata, annunciata, allertata, allarmata e poi caduta, finalmente!
Nella notte tra domenica e lunedì sono scesi candidi fiocchi, tanti tantissimi per essere fine febbraio e la gioia del piccoletto è esplosa, perché non se la ricordava quella del 2012, perché non aveva mai giocato con la neve lui, perché voleva tirare le pallottole... E i pizzarulli? Quanti ricordi per me!
Meravigliosa coltre candida che ricopre il mio paesello, romantico e magico; sono uscita a piedi in tarda mattinata e ho fotografato un po', poi ho proseguito nel primo pomeriggio quando molti compaesani si riunivano sulla piazza principale per raggiungere le parti alte e meno battute, chissà se qualcuno sarà arrivato in Faggeta a piedi!
Spettacolo della natura, ma...
Inutile nasconderlo, anche tanti disagi per chi abita lontano dal centro, per chi non sta sulla strada principale ma in qualche vicolo o stradina arrampicata, per chi deve affrontare una ripida discesa/salita appena fuori dal portone di casa...E non parliamo dei disabili, degli anziani e di chi ha bisogno di cure o visite mediche.
Opera sul nostro territorio la Squadra Ecologica, un'associazione di volontari, una quindicina in tutto, che dalla serata dell'allerta non hanno mai smesso di soccorrere, pulire, spargere sale, rispondere alle chiamate e cercare di tamponare le emergenze. Il territorio vasto e non proprio comodo certo non facilita gli interventi, ma tutti i mezzi e gli uomini della Squadra sono al lavoro ininterrottamente; il tutto naturalmente è coordinato dal Comune e secondo i piani della Provincia, non lo dimentichiamo!
Bravi ragazzi, volontari e Sorianesi che danno tutto quel che possono per aiutare gli altri in modo gratuito, non so se riusciamo a capirlo...
domenica 25 febbraio 2018
LORO ALTEZZE REALI, OVVERO PICCOLI CESTISTI CRESCONO
Che si fa di domenica, in tarda mattinata?
Ci si ritrova alle 11:15 ad Orte, al Palazzetto dello Sport per disputare un piccolo torneo di pallacanestro, ovvio! O meglio, il piccolo di casa gioca con i suoi amichetti 2009 - 2010 - 2011 una ventina di bambini in tutto, contro coetanei altrettanto agguerriti di paesi limitrofi, divertimento assicurato. L'altezza degli atleti non supera il punto vita di Daniele, l'allenatore, ma la loro grinta agonistica risulta almeno il doppio!
In prima battuta si dispongono su due file per il riscaldamento: partono due contemporaneamente, uno palleggia e tira a canestro, l'altro recupera la palla e sempre palleggiando torna a posto; poi comincia l'impegno vero.
Disputano incontri di tre minuti ciascuno, in squadra sono tre contro tre, in contemporanea due scontri perché il campo regolare viene diviso a metà dai canestri adatti alla loro altezza.
E corrono, corrono, corrono; cadono, si rialzano e corrono di nuovo.
Non sempre si arriva a tirare, qualche volta la palla scappa ai lati o invade l'altro campo, qualcuno tira e centra l'obiettivo, ma il più delle volte si fallisce, nessuna scenata o lacrime di disperazione, non c'è tempo, bisogna fermare l'avversario!
Piccoli eroi in calzoncini neri e maglia verde, seri loro nell'impaurire l'avversario, ma teneri quando si girano a controllare il tifo familiare sugli spalti. E tutti noi adulti con la tecnologia a portata di mano per riprendere il guizzo, per fermare il salto, per cogliere il segno... E poi salutano, loro, da navigati idoli sportivi!
Un'ottima opportunità di confronto e di amicizia in circa un'ora e mezzo di gioco, per loro tra amichetti e per noi tra genitori, sempre i più convinti sostenitori delle loro eccelse e straordinarie doti atletiche.
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sabato 24 febbraio 2018
E VITTORIA FU
E allora, finalmente, vi racconterò l'avventura di una vittoria, in un freddo e piovoso sabato pomeriggio in quel di Sutri...
Giovanissimi, se non ci fossero... Saremmo rimasti a pranzo a casa, al calduccio, comodi sul divano; invece alle 13:15 ci siamo tutti riuniti al solito parcheggio del peasello, poco convinti di disputare la gara, causa maltempo diffuso su tutta la provincia, catene collinari incluse.
Il dovere chiama forte, se non si presentassero all'appuntamento gli atleti perderebbero comunque, tanto vale farsi vedere e incutere il giusto timore, siamo carichi!
Al nostro arrivo il campo non sembra disastroso, niente prato, neanche un filo d'erba, solo terra ma comunque linee bianche ben visibili, si può fare, si resta e si tenta la sorte acquatica...
Gli adulti, al solito, nell'ora di libertà prima del fischio cercano riparo in un bar per un sospirato caffè, almeno quello, per poi girare liberi a piedi per il centro storico, un gioiello di paese.
La partita comincia alle 15:00, i genitori si predispongono sugli spalti tanto per ottenere una buona visuale e lanciare qualche innocuo suggerimento tattico-difensivo-offensivo ai campioni; l'arbitro sembra uno dei nostri figli, tanto è giovane - al suo primo incarico - e si comincia belli svegli; le divise gialle mutano velocemente colore: non solo ci si imbratta correndo, ma si scivola facilmente e il pallone intralcia i passi della corsa.
I nostri tengono il campo, anzi lo dominano, anche in queste avverse condizioni meteo che non lasciano aprire il cielo plumbeo; non smette mai di piovere, non solo non si raffreddano le gambe, ma si infiammano gli animi e più di una volta parte qualche scintilla animosa.
Bene sulla sinistra, come sempre con Davide, ma in attacco non sono da meno Samuele P., Gabriele A. e Alessandro N., che riesce a segnare l'unica rete della partita, dopo molti tentativi anche da gioco fermo, una tenuta di palla e di campo da paura per i nostri!
Che grande soddisfazione per i ragazzi e l'allenatore, che ha lasciato giocare tutti, anche per provare un terreno completamente diverso da quello su cui ci si allena ogni settimana.
Festa negli spogliatoi, lunghissima la doccia del dopo partita e finalmente si sorride in trasferta, c'è anche il tempo per qualche sfottó tra giocatori e tra genitori, anche questo è il calcio che ci piace.
https://www.facebook.com/PolisportivaMC/
Giovanissimi, se non ci fossero... Saremmo rimasti a pranzo a casa, al calduccio, comodi sul divano; invece alle 13:15 ci siamo tutti riuniti al solito parcheggio del peasello, poco convinti di disputare la gara, causa maltempo diffuso su tutta la provincia, catene collinari incluse.
Il dovere chiama forte, se non si presentassero all'appuntamento gli atleti perderebbero comunque, tanto vale farsi vedere e incutere il giusto timore, siamo carichi!
Al nostro arrivo il campo non sembra disastroso, niente prato, neanche un filo d'erba, solo terra ma comunque linee bianche ben visibili, si può fare, si resta e si tenta la sorte acquatica...
Gli adulti, al solito, nell'ora di libertà prima del fischio cercano riparo in un bar per un sospirato caffè, almeno quello, per poi girare liberi a piedi per il centro storico, un gioiello di paese.
La partita comincia alle 15:00, i genitori si predispongono sugli spalti tanto per ottenere una buona visuale e lanciare qualche innocuo suggerimento tattico-difensivo-offensivo ai campioni; l'arbitro sembra uno dei nostri figli, tanto è giovane - al suo primo incarico - e si comincia belli svegli; le divise gialle mutano velocemente colore: non solo ci si imbratta correndo, ma si scivola facilmente e il pallone intralcia i passi della corsa.
I nostri tengono il campo, anzi lo dominano, anche in queste avverse condizioni meteo che non lasciano aprire il cielo plumbeo; non smette mai di piovere, non solo non si raffreddano le gambe, ma si infiammano gli animi e più di una volta parte qualche scintilla animosa.
Bene sulla sinistra, come sempre con Davide, ma in attacco non sono da meno Samuele P., Gabriele A. e Alessandro N., che riesce a segnare l'unica rete della partita, dopo molti tentativi anche da gioco fermo, una tenuta di palla e di campo da paura per i nostri!
Che grande soddisfazione per i ragazzi e l'allenatore, che ha lasciato giocare tutti, anche per provare un terreno completamente diverso da quello su cui ci si allena ogni settimana.
Festa negli spogliatoi, lunghissima la doccia del dopo partita e finalmente si sorride in trasferta, c'è anche il tempo per qualche sfottó tra giocatori e tra genitori, anche questo è il calcio che ci piace.
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ROBA DA PICCOLI GRANDI CREATIVI
C'era una volta un gruppo di bimbi belli
armati di colori, bacchette e pennelli;
erano creativi e molto originali
tagliavano e incollavano su fogli di giornali...
Pomeriggio fantasioso al locale di Francesca e Valeria; bimbi in azione, mamme che accompagnano e stanno a guardare; dalle esperte mani di Letizia e Rosangela la carta eva ha preso forma per diventare una buffa e colorata giraffa.
Tutti seduti intorno al grande tavolo, ben cinque principi e quattro principesse armati di pennelli, acquerelli, stampini e stecchette hanno liberato la fantasia e le manine per creare segnalibri, ma anche bacchette da fata, segnaposti e fermacarte, senza mai fermarsi.
Impavidi manovratori della pistola della colla a caldo, abili nello scegliere gli accostamenti di colori, interessati ad ogni fustella e foglio di carta nelle vicinanze, non hanno lasciato indietro una farfallina, un trenino, un fiocchetto, un cuoricino o una stella...
Non che sia stato semplice e lineare attirare l'attenzione, intercettare la posizione dei pezzi da assemblare, centellinare la colla, incastonare uno ad uno i diamantini - chiedetelo a Sara - coordinare le macchie della giraffa, posizionare la propria iniziale sul bastoncino... Dura la vita del creativo, non scherziamo!
E poi foto finale del gruppo: i bimbi spigliati, con le dita un poco scottate, manine felicemente sporche; solo un poco provati gli adulti, per quel tanto di confusione estrosa, tipica dei lavori manuali dei bambini, bellissimi loro!
E siccome la fantasia non si può fermare ma solo arricchire, mentre si svolgeva il tutto non proprio nel massimo silenzio, hanno preso vita tante altre idee: un teatrino, una storia, una filastrocca, una rappresentazione finale, un insieme di...
Ed era solo il primo di tanti incontri, vi conviene venire a scoprire il resto!
giovedì 22 febbraio 2018
IN ALTO E ANCOR PIÙ SU
E nessuna parola migliore della canzone di Renato.
Siamo ancora una volta qua a domandarci il perché e un perché non esiste, almeno uno che possa essere afferrato dalla nostra ratio.
Capitano degli eventi che ti lasciano senza fiato, smarrito, sconvolto e oggi si è verificato uno di quelli: una meravigliosa creatura, dagli occhi chiari e dal corpo esile, ci ha lasciati, ha lasciato la sua famiglia, forti tutti e uniti oggi ancor di più.
Le parole non servono, per un genitore nessun conforto o sollievo, è contro natura sopravvivere ai propri figli, vedere il loro futuro reciso, soffrire con loro ed essere impotenti, non avere quella virtus eroica con cui sconfiggere il male, allontanare il nemico, annientare la malattia e la sofferenza.
Da genitore senti il titanico compito di proteggere la tua creatura, di coccolarla e prenderla per mano, forte tu e invincibile suo difensore, poi la vita ti riserva delle prove a cui non sai rispondere e ti aggrappi a ogni flebile speranza, alla scienza e al sapere medico, alla preghiera per chi crede.
Sono persone speciali i familiari dei piccoli guerrieri, sempre pronti loro a sorriderti per primi, a coinvolgerti nei piccoli progressi, senza mai arrendersi giorno dopo giorno.
https://www.youtube.com/watch?v=Ccnx8D01uRc
E poi Di colpo eccomi qua, Sarei arrivato io, In vetta al sogno mio, Com'è lontano ieri. E poi, Più in alto e ancora su, Fino a sfiorare Dio, E gli domando io : " Signore, perché mi trovo qui, Se non conosco amore ?! " Sboccia un fiore malgrado nessuno lo annaffierà, Mentre l'aquila fiera, in segreto a morire andrà, Il poeta si strugge al ricordo di una poesia, Questo tempo affamato consuma la mia allegria . Canto e piango pensando che un uomo si butta via, Che un drogato è soltanto un malato di nostalgia, Che una madre si arrende ed un bambino non nascerà, Che potremmo restare abbracciati all'eternità. E poi, Ti ritrovo qui, Puntuale al posto tuo, Tu spettatore, vuoi, davvero, Ch'io viva il sogno che non osi dire te ?! Questa vita ti sfugge e tu non la fermerai Se qualcuno sorride, tu non tradirlo mai La speranza è una musica antica, Un motivo in più, Canterai e piangerai insieme a me, Dimmi lo vuoi tu ? Sveleremo al nemico quel poco di lealtà, Insegneremo il perdono a chi dimenticare non sa, La paura che senti è la stessa che provo io, Canterai e piangerai insieme a me, Fratello mio!!! Più su, più su, più su, Ed io mi calerò nel ruolo che è ormai mio, Finche ci crederò, finche ce la farò Più su, più su Fino a sposare il blu, Fino a sentire che, Ormai sei parte di me Più su, più su, più su
Siamo ancora una volta qua a domandarci il perché e un perché non esiste, almeno uno che possa essere afferrato dalla nostra ratio.
Capitano degli eventi che ti lasciano senza fiato, smarrito, sconvolto e oggi si è verificato uno di quelli: una meravigliosa creatura, dagli occhi chiari e dal corpo esile, ci ha lasciati, ha lasciato la sua famiglia, forti tutti e uniti oggi ancor di più.
Le parole non servono, per un genitore nessun conforto o sollievo, è contro natura sopravvivere ai propri figli, vedere il loro futuro reciso, soffrire con loro ed essere impotenti, non avere quella virtus eroica con cui sconfiggere il male, allontanare il nemico, annientare la malattia e la sofferenza.
Da genitore senti il titanico compito di proteggere la tua creatura, di coccolarla e prenderla per mano, forte tu e invincibile suo difensore, poi la vita ti riserva delle prove a cui non sai rispondere e ti aggrappi a ogni flebile speranza, alla scienza e al sapere medico, alla preghiera per chi crede.
Sono persone speciali i familiari dei piccoli guerrieri, sempre pronti loro a sorriderti per primi, a coinvolgerti nei piccoli progressi, senza mai arrendersi giorno dopo giorno.
https://www.youtube.com/watch?v=Ccnx8D01uRc
E poi Di colpo eccomi qua, Sarei arrivato io, In vetta al sogno mio, Com'è lontano ieri. E poi, Più in alto e ancora su, Fino a sfiorare Dio, E gli domando io : " Signore, perché mi trovo qui, Se non conosco amore ?! " Sboccia un fiore malgrado nessuno lo annaffierà, Mentre l'aquila fiera, in segreto a morire andrà, Il poeta si strugge al ricordo di una poesia, Questo tempo affamato consuma la mia allegria . Canto e piango pensando che un uomo si butta via, Che un drogato è soltanto un malato di nostalgia, Che una madre si arrende ed un bambino non nascerà, Che potremmo restare abbracciati all'eternità. E poi, Ti ritrovo qui, Puntuale al posto tuo, Tu spettatore, vuoi, davvero, Ch'io viva il sogno che non osi dire te ?! Questa vita ti sfugge e tu non la fermerai Se qualcuno sorride, tu non tradirlo mai La speranza è una musica antica, Un motivo in più, Canterai e piangerai insieme a me, Dimmi lo vuoi tu ? Sveleremo al nemico quel poco di lealtà, Insegneremo il perdono a chi dimenticare non sa, La paura che senti è la stessa che provo io, Canterai e piangerai insieme a me, Fratello mio!!! Più su, più su, più su, Ed io mi calerò nel ruolo che è ormai mio, Finche ci crederò, finche ce la farò Più su, più su Fino a sposare il blu, Fino a sentire che, Ormai sei parte di me Più su, più su, più su
martedì 20 febbraio 2018
UN RIPIEGO?
Ebbene sì, amici miei cari lettori, questa sera sono filosofica, sarà che in terza abbiamo cominciato a studiare il mio amatissimo Luigi P., sarà che le fregature aspettano dietro l'angolo, sarà che a decantare un tuo pregio rimane tanto difficile, ma a sollevare un difetto e una mancanza si fa un gran presto...
Allora il quesito di questa sera è semplice, ma non indolore e non rispondete in modo superficiale, che poi si ritorce contro di voi: fino a quando si inseguono i sogni? Siamo adulti ed è arrivato il momento di prendere qualche decisione: ciò che ci piace o quel che ci permette di pagare il mutuo? Ciò che ci contraddistingue o un lavoro anonimo ma ben retribuito?
E per piacere non siamo moralisti o sognatori per forza, che poi la vita reale sappiamo tutti che non si porta avanti con il fumo, serve l'arrosto, per esempio.
Sono laureata in Conservazione dei BB CC, non dico che avrei voluto emulare Sgarbi, Gillo Dorfles o Achille Bonito Oliva, magari scrivere di arte sì e per alcuni un lavoro da insegnante non vale più di altri mestieri, a parità di stipendio poi...
Dice mio suocero che combattere con i genitori e insegnare agli adolescenti al giorno d'oggi non sia proprio un compito facile, neanche un po' aggiungo sempre io.
Così sento altri che vorrebbero sfondare nei campi più disparati, chi nella critica cinematografica, chi nella grafica e poi? Poi si opta per il ripiego, per tanti motivi: il lavoro in proprio troppo rischioso, sempre sull'orlo di una crisi da consegna, cellulare arroventato, riposo inesistente...
E chi nasce figlio di sembra che abbia la strada spianata, seguendo le orme della bottega paterna o del mestiere già avviato, ma se invece non fosse portato per quella vita, se non avesse le stesse corde del genitore? Pensiamo solo se non possedesse la stoffa del ristoratore, ma fosse costretto a trascorrere tutti i festivi al lavoro; possiamo certo rispondere che in un mondo di ciechi, beato chi ha un occhio, quindi meglio un lavoraccio che il nulla, meglio un'attività di famiglia, che mendicare un'occupazione. Chi invece cambia vita, si lascia alle spalle un buon stipendio e una città universale, per trovare la pace in un angolo di mondo?
Ad ognuno il suo, che sia la miglior vita possibile, senza rimpianti, quello sì: invecchiare e dover ancora pensare a quel che non hai avuto il coraggio di affrontare; ascoltare il proprio cuore, mi piace; se l'istinto chiama, dobbiamo rispondere? Se si trattasse solo della nostra vita subito, ma se di mezzo ci sono i figli e il loro futuro da organizzare?
Allora il quesito di questa sera è semplice, ma non indolore e non rispondete in modo superficiale, che poi si ritorce contro di voi: fino a quando si inseguono i sogni? Siamo adulti ed è arrivato il momento di prendere qualche decisione: ciò che ci piace o quel che ci permette di pagare il mutuo? Ciò che ci contraddistingue o un lavoro anonimo ma ben retribuito?
E per piacere non siamo moralisti o sognatori per forza, che poi la vita reale sappiamo tutti che non si porta avanti con il fumo, serve l'arrosto, per esempio.
Sono laureata in Conservazione dei BB CC, non dico che avrei voluto emulare Sgarbi, Gillo Dorfles o Achille Bonito Oliva, magari scrivere di arte sì e per alcuni un lavoro da insegnante non vale più di altri mestieri, a parità di stipendio poi...
Dice mio suocero che combattere con i genitori e insegnare agli adolescenti al giorno d'oggi non sia proprio un compito facile, neanche un po' aggiungo sempre io.
Così sento altri che vorrebbero sfondare nei campi più disparati, chi nella critica cinematografica, chi nella grafica e poi? Poi si opta per il ripiego, per tanti motivi: il lavoro in proprio troppo rischioso, sempre sull'orlo di una crisi da consegna, cellulare arroventato, riposo inesistente...
E chi nasce figlio di sembra che abbia la strada spianata, seguendo le orme della bottega paterna o del mestiere già avviato, ma se invece non fosse portato per quella vita, se non avesse le stesse corde del genitore? Pensiamo solo se non possedesse la stoffa del ristoratore, ma fosse costretto a trascorrere tutti i festivi al lavoro; possiamo certo rispondere che in un mondo di ciechi, beato chi ha un occhio, quindi meglio un lavoraccio che il nulla, meglio un'attività di famiglia, che mendicare un'occupazione. Chi invece cambia vita, si lascia alle spalle un buon stipendio e una città universale, per trovare la pace in un angolo di mondo?
Ad ognuno il suo, che sia la miglior vita possibile, senza rimpianti, quello sì: invecchiare e dover ancora pensare a quel che non hai avuto il coraggio di affrontare; ascoltare il proprio cuore, mi piace; se l'istinto chiama, dobbiamo rispondere? Se si trattasse solo della nostra vita subito, ma se di mezzo ci sono i figli e il loro futuro da organizzare?
lunedì 19 febbraio 2018
QUANDO NON HAI SEMPRE RAGIONE
E niente questa sera, prima di abbandonarmi tra le braccia di Morfeo, vorrei scrivere due righe di riflessione su quanto sia difficile esistere, farsi largo tra la moltitudine, farsi riconoscere, lasciare un segno, essere ricordato, pronunciare o attivarsi per qualcosa che rimanga nella storia, nel ricordo degli altri.
Certo, potremmo anche pensare che degli altri e del loro pensiero a non non interessi proprio nulla, che la nostra quotidianità non senta alcun bisogno dell'approvazione o del sorriso degli altri. Vero.
Però a quanto sembra, a tutti, ma proprio a tutti piace ottenere gradimento, essere vezzeggiato o coccolato; che sia gloria musicale, intellettuale, artistica, bellezza, dire fare baciare lettera o testamento, non importa, basta esserci; sulle pagine social, con gli amici, con i parenti o con chi sia di nostro gradimento ci teniamo a rimanere nei loro cuori, con affetto.
E poi capita che, un giorno, quella persona per te fondamentale, importante, unica ed irripetibile scompaia, si eclissi, se ne vada lontano da te, dalla tua famiglia e dalla tua casa; ci rimani male, piangi, ti disperi ma poi passa e ti consoli.
Chissà se guardate indietro quante persone vi siete lasciate alle spalle o si sono allontanate strada facendo; il loro vuoto si colmerà, il loro posto accanto a voi è rimasto vuoto? No, certo che no, credo che per ognuno di noi ci sia un ottimo amico, una persona che viaggi nella stessa direzione, che approvi il nostro operato, meglio ancora se ci aiuti a superare gli ostacoli.
E quando l'avremo trovata, questa preziosa creatura, non lasciamola sfuggire, deponiamo le armi della superiorità per vestirci di umile ma preziosa amicizia.
Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile - WONDER
Certo, potremmo anche pensare che degli altri e del loro pensiero a non non interessi proprio nulla, che la nostra quotidianità non senta alcun bisogno dell'approvazione o del sorriso degli altri. Vero.
Però a quanto sembra, a tutti, ma proprio a tutti piace ottenere gradimento, essere vezzeggiato o coccolato; che sia gloria musicale, intellettuale, artistica, bellezza, dire fare baciare lettera o testamento, non importa, basta esserci; sulle pagine social, con gli amici, con i parenti o con chi sia di nostro gradimento ci teniamo a rimanere nei loro cuori, con affetto.
E poi capita che, un giorno, quella persona per te fondamentale, importante, unica ed irripetibile scompaia, si eclissi, se ne vada lontano da te, dalla tua famiglia e dalla tua casa; ci rimani male, piangi, ti disperi ma poi passa e ti consoli.
Chissà se guardate indietro quante persone vi siete lasciate alle spalle o si sono allontanate strada facendo; il loro vuoto si colmerà, il loro posto accanto a voi è rimasto vuoto? No, certo che no, credo che per ognuno di noi ci sia un ottimo amico, una persona che viaggi nella stessa direzione, che approvi il nostro operato, meglio ancora se ci aiuti a superare gli ostacoli.
E quando l'avremo trovata, questa preziosa creatura, non lasciamola sfuggire, deponiamo le armi della superiorità per vestirci di umile ma preziosa amicizia.
Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile - WONDER
domenica 18 febbraio 2018
COCO, AL CINEMA
Quando si dice un bel film, uno di quelli che ti rimangono nel cuore.
Ambientazione lontana da noi e dal nostro mondo, siamo in Messico, protagonista un ragazzino dalla grande passione della musica, sciagura di famiglia.
Intenso sempre, per il ritratto di questo bambino dalla forte personalità, pronto a sfidare la famiglia tutta per inseguire il suo sogno, nel giorno più importante della tradizione familiare "il giorno dei morti".
Interessante la contrapposizione tra generazioni, in un nucleo in cui ancora vige la legge della nonna, tutti intraprendono lo stesso mestiere di famiglia, senza che nessuno devi mai, fino al piccolo Miguel che invece vuole imitare il suo grande idolo canoro.
La famiglia al centro dell'universo, le radici, le regole, i riti, niente che non sia autoctono; musica splendida nonostante si metta subito in chiaro che da generazioni sia bandita dalla casa perché l'avo aveva abbandonato moglie e figlia per inseguire i suoi sogni di gloria.
Un inno alla vita, al rispetto, al sacrosanto diritto a inseguire il proprio destino, un incoraggiare i giovani a credere nelle proprie capacità, mettendocela tutta.
Si piange, alla fine, di gioia e di contentezza perché il Bene vince sul Male, perché il cattivo viene punito, com'è giusto e il buono ritroverà l'affetto rubatogli con l'inganno; vincerà la giustizia anche se dopo il trapasso, ma ad ognuno il suo, a seconda del merito.
E COCO é la bisnonna del protagonista, l'unico legame tra il passato e il presente, il vero motivo per cui valga la pena rischiare il tutto per tutto.
https://www.facebook.com/cinemaflorida.soriano/
Ambientazione lontana da noi e dal nostro mondo, siamo in Messico, protagonista un ragazzino dalla grande passione della musica, sciagura di famiglia.
Intenso sempre, per il ritratto di questo bambino dalla forte personalità, pronto a sfidare la famiglia tutta per inseguire il suo sogno, nel giorno più importante della tradizione familiare "il giorno dei morti".
Interessante la contrapposizione tra generazioni, in un nucleo in cui ancora vige la legge della nonna, tutti intraprendono lo stesso mestiere di famiglia, senza che nessuno devi mai, fino al piccolo Miguel che invece vuole imitare il suo grande idolo canoro.
La famiglia al centro dell'universo, le radici, le regole, i riti, niente che non sia autoctono; musica splendida nonostante si metta subito in chiaro che da generazioni sia bandita dalla casa perché l'avo aveva abbandonato moglie e figlia per inseguire i suoi sogni di gloria.
Un inno alla vita, al rispetto, al sacrosanto diritto a inseguire il proprio destino, un incoraggiare i giovani a credere nelle proprie capacità, mettendocela tutta.
Si piange, alla fine, di gioia e di contentezza perché il Bene vince sul Male, perché il cattivo viene punito, com'è giusto e il buono ritroverà l'affetto rubatogli con l'inganno; vincerà la giustizia anche se dopo il trapasso, ma ad ognuno il suo, a seconda del merito.
E COCO é la bisnonna del protagonista, l'unico legame tra il passato e il presente, il vero motivo per cui valga la pena rischiare il tutto per tutto.
https://www.facebook.com/cinemaflorida.soriano/
sabato 17 febbraio 2018
CON IL CUORE IN MANO
Sabato pomeriggio, avrei mille incombenze, mille progetti e mille lavori domestici da cominciare o portare a termine, eppure sono seduta al tavolo della sala, davanti al mio portatile con tanta voglia di scrivere, di comunicare, devo essere proprio arrivata, mentalmente dico.
Vi capita mai di sentirvi un peso sul cuore? All'apparenza sembra che la vita, che l'esistenza prosegua tranquilla, i soliti pensieri più o meno intensi quelli della quotidianità, ma a volte qualcosa risulta più fastidioso, difficile da affrontare e combattere.
Sono un tipo da valanghe di pipp& mentali io, mica scherzo: vorrei piacere a tutti, vorrei stare in buoni rapporti con tutti, vorrei essere un buon pensiero per ognuno; invece qualche volta riesco a sbrogliare km di film mentali, rimugino e penso, ripasso quello che è successo e riascolto le parole in testa. Allora mi rassegno all'idea che non mi si sopporta, perché risulto antipatica, ripetitiva, scassapall%,
Ad esempio le pagine social, nel mio caso, mi massacrano: chi deve chiedere l'amicizia? E se poi non ti vogliono tra i cogli@n$ e tu invece stai lì a chiederla? Perché sei mio amico ma non interagisci, neanche un pollice recto, un segno lasciato per non avere la sensazione di essere spiata? Poi, peggio ancora, mi chiedono l'amicizia ma per strada non mi salutano, questa proprio non la digerisco...
Ma poi dobbiamo pensare a queste realtà di sabato pomeriggio? Evidentemente...
Mi dispiace anche stare in disparte, fosse per me organizzerei sempre in compagnia, incontri semplici, poca spesa non dico ricevimenti o grandi feste, ma esserci ed essere contattata mi fa enorme piacere, sempre; così anche per i miei figli, vorrei che partecipassero ad ogni evento con amici e amichetti, l'esclusione mi irrita.
Ecco, ora lo sapete: un po' del mio arrovellamento; altrimenti stavo pensando di disconnettere la vita social e di vivere solo delle fregature del presente, quello reale.
giovedì 15 febbraio 2018
CAPIRE LO STRESS
Con lo stress ci conviviamo, condiziona la nostra vita, la nostra esistenza sembra girare intorno a cause ed effetti di questa situazione emozionale, simile all'ansia.
Ne abbiamo parlato all'incontro tenuto presso la biblioteca comunale oggi pomeriggio dalle 17:30, gratuito e aperto a tutti. Ci siamo riuniti intorno ad un tavolo in sala lettura e abbiamo scambiato impressioni e idee con la dottoressa Elena Del Sordo, dell'associazione Apice.
La psicologa ha introdotto l'argomento dalla definizione "medica", per poi passare ai sintomi... Non ne abbiamo perso uno; ognuna delle presenti ha potuto testimoniare l'insorgere di qualche problema fisico, come l'herpes, i muscoli contratti, l'emicrania, la stipsi, il bruciore di stomaco, tutti malesseri legati allo stress appunto.
Il primo passo verso un miglioramento sta nell'ascoltare il proprio corpo che ci parla, ci indica con questi disturbi che qualcosa non sta andando bene, nel verso giusto: una certa agitazione, un po' di tremarella ci sta nella nostra concentrazione e nell'impegno profuso per un lavoro o un evento; il male si verifica quando il livello di palpitazioni o sudarella risulta alterato troppo a lungo e senza controllo, quando non rientra l'emergenza.
Se siamo troppo occupati e non abbiamo tempo di respirare, sbagliamo a non concederci almeno dieci minuti al giorno tutti per noi, proprio per respirare, ma a fondo, riempendo il torace e poi espellendo tutto, non il fiato corto, la respirazione breve, senza posa e con le spalle curve.
Prendersi cura del proprio fisico è il primo passo per migliorare e migliorarsi, per garantirsi un abbassamento della soglia di stress da non sopportabile e sopportabile; altrimenti rischiamo di non sentire le emozioni positive, ma vivere vulnerabili.
Ho scoperto che star male comporta inoltre poca digeribilità, collegata alla scarsa perdita di peso, anche se si mangia sano e regolare, perché il nostro fisico così si difende, risparmiando sulle attività non vitali, che non servono nell'atteggiamento naturale e innato di scappare - dal pericolo imminente - o attaccare il nemico.
Permettetemi la battuta, non sono grassa, sono stressata!
Per chi volesse appofondire certi argomenti, Elena Del Sordo insieme ad altri colleghi tiene dei corsi e dei seminari, nel capoluogo: vi lascio qualche buona indicazione.
Permettetemi la battuta, non sono grassa, sono stressata!
Per chi volesse appofondire certi argomenti, Elena Del Sordo insieme ad altri colleghi tiene dei corsi e dei seminari, nel capoluogo: vi lascio qualche buona indicazione.
mercoledì 14 febbraio 2018
INVITO, PER MOLTI MA NON PER TUTTI
Capita, qualche volta, di ricevere un invito inaspettato, proprio come questo con poco preavviso, ma si tratta di un incontro che merita la vostra attenzione.
Giovedì 15 febbraio, in biblioteca, ore 17:30 sarà a disposizione di tutti la dottoressa Giuliana Taddei per discorrere e confrontarsi su uno dei temi più attuali e difficile dei nostri tempi, lo stress.
In effetti, una delle lamentale più diffuse e forti sta proprio nella mancanza di tempo, nella corsa continua che sembra non portare da nessuna parte; nella profusione di forze in occupazioni che poi ci allontanano dalla famiglia, dagli affetti, dalle colonne della nostra esistenza.
Sembra un controsenso, ma sta tutto qui il nostro malessere: corriamo tutto il giorno per accontentare tutti, per lavorare per la nostra famiglia e le sue esigenze, poi le tristi conseguenze dell'affanno ci portano a stanchezza, malumore, indifferenza nei confronti dei protagonisti dei nostri pensieri, ad arrivare sfiniti a casa e svolgere meccanicamente le incombenze, magari urlando agli altri di stare in silenzio per il forte mal di testa.
Qualcosa ci sfugge, qualcosa risulta sbagliato se invece di tranquillizzarci, il nostro modo di agire ci comporta stress e fatica emotiva; nel pomeriggio di giovedí la dottoressa ci aiuterá a capire come migliorare e migliorarci, senza promettere trasformazioni miracolose, comunque un'occasione di confronto e di crescita nelle emozioni.
Giovedí 15 febbraio, incontro gratuito presso la biblioteca comunale con Giuliana Taddei, da non perdere.
Giovedì 15 febbraio, in biblioteca, ore 17:30 sarà a disposizione di tutti la dottoressa Giuliana Taddei per discorrere e confrontarsi su uno dei temi più attuali e difficile dei nostri tempi, lo stress.
In effetti, una delle lamentale più diffuse e forti sta proprio nella mancanza di tempo, nella corsa continua che sembra non portare da nessuna parte; nella profusione di forze in occupazioni che poi ci allontanano dalla famiglia, dagli affetti, dalle colonne della nostra esistenza.
Sembra un controsenso, ma sta tutto qui il nostro malessere: corriamo tutto il giorno per accontentare tutti, per lavorare per la nostra famiglia e le sue esigenze, poi le tristi conseguenze dell'affanno ci portano a stanchezza, malumore, indifferenza nei confronti dei protagonisti dei nostri pensieri, ad arrivare sfiniti a casa e svolgere meccanicamente le incombenze, magari urlando agli altri di stare in silenzio per il forte mal di testa.
Qualcosa ci sfugge, qualcosa risulta sbagliato se invece di tranquillizzarci, il nostro modo di agire ci comporta stress e fatica emotiva; nel pomeriggio di giovedí la dottoressa ci aiuterá a capire come migliorare e migliorarci, senza promettere trasformazioni miracolose, comunque un'occasione di confronto e di crescita nelle emozioni.
Giovedí 15 febbraio, incontro gratuito presso la biblioteca comunale con Giuliana Taddei, da non perdere.
A TEATRO, CON I PICCOLI
Un modo alternativo di passare il martedì grasso: sono andata al teatro di Caffeina con i pargoli, su suggerimento di una cara amica, per uno spettacolo che richiama Robin Hood della Disney.
In scena quattro attori, due ragazzi e due ragazze, che si alternano anche velocemente nel cambio d'abito per rimanere sempre sul palco, scenografia minimale con quattro alberi stilizzati di legno che fungono anche da appendiabiti.
Il piccoletto, come al solito, non aveva alcuna voglia di venire: ha disturbato i preparativi, ha minacciato la noia più totale e ha messo in campo anche i compiti da finire... Poi si è seduto al suo posto numerato, composto e in silenzio, ha ascoltato attento e non ha perso un movimento, ha battuto a lungo le manine e alla fine uscendo avrebbe anche voluto salutare gli attori.
La formula teatrale rimane la stessa, come quella natalizia intendo, è cambiato il costo del biglietto, maggiorato; gli attori giovani e spigliati sono gli stessi, che ci piacciono tanto.
Prima e dopo lo spettacolo, unico ingresso ore 17:30, ci siamo concessi un lungo giro in libreria, fornita e colorata, comoda per trascorrere anche momenti di lettura, poi per non lasciare nessun rammarico ci siamo anche seduti al bistrot, consumando qualcosa giusto per fermare i morsi della fame.
L'ambiente di lavoro che vorrei: a mio modesto parere, un locale con tanto fascino, il giusto silenzio e buona scelta di cultura.
https://www.facebook.com/groups/1254338717935102/photos/
In scena quattro attori, due ragazzi e due ragazze, che si alternano anche velocemente nel cambio d'abito per rimanere sempre sul palco, scenografia minimale con quattro alberi stilizzati di legno che fungono anche da appendiabiti.
Il piccoletto, come al solito, non aveva alcuna voglia di venire: ha disturbato i preparativi, ha minacciato la noia più totale e ha messo in campo anche i compiti da finire... Poi si è seduto al suo posto numerato, composto e in silenzio, ha ascoltato attento e non ha perso un movimento, ha battuto a lungo le manine e alla fine uscendo avrebbe anche voluto salutare gli attori.
La formula teatrale rimane la stessa, come quella natalizia intendo, è cambiato il costo del biglietto, maggiorato; gli attori giovani e spigliati sono gli stessi, che ci piacciono tanto.
Prima e dopo lo spettacolo, unico ingresso ore 17:30, ci siamo concessi un lungo giro in libreria, fornita e colorata, comoda per trascorrere anche momenti di lettura, poi per non lasciare nessun rammarico ci siamo anche seduti al bistrot, consumando qualcosa giusto per fermare i morsi della fame.
L'ambiente di lavoro che vorrei: a mio modesto parere, un locale con tanto fascino, il giusto silenzio e buona scelta di cultura.
https://www.facebook.com/groups/1254338717935102/photos/
lunedì 12 febbraio 2018
TOCCA AGLI JUNIORES
Tocca cioè ai più giovani, i più dolci e teneri, presi a piccole dosi: parliamo di birbanti tra i cinque e i dieci anni, interessati a creare con le loro manine e con il discreto aiuto di un adulto...
Vi lascio immaginare lo stupore del piccoletto quando ha scoperto il lavoretto eseguito dalla sorella al corso di Letizia e Rosangela; la signorina che si vantava di aver costruito, assemblato, tagliato, misurato e incollato il tutto con la pistola della colla a caldo, un utensile meraviglioso e magico che solo i grandi possono utilizzare, con una certa accortezza, tutta quella che i piccoli non possiedono...
Vi lascio immaginare lo stupore del piccoletto quando ha scoperto il lavoretto eseguito dalla sorella al corso di Letizia e Rosangela; la signorina che si vantava di aver costruito, assemblato, tagliato, misurato e incollato il tutto con la pistola della colla a caldo, un utensile meraviglioso e magico che solo i grandi possono utilizzare, con una certa accortezza, tutta quella che i piccoli non possiedono...
Scenate di virilità, promesse di impegno e di grande interesse per l'incontro, assoluto bisogno di sperimentare, di dimostrare la sua bravura... E la sorella che lo guardava con aria da grande, da navigata ed esperta.
Poi l'invito per un incontro adatto alla sua età e maestria, ma non affermate davanti a lui che si tratti di lavori meno seri o meno importanti o che si realizzino giochetti da piccoli, perché la dignità va rispettata, la fantasia è una certezza ed il biglietto da visita per partecipare con gli altri...
Quindi ora risulta tutto contento, pronto a maneggiare pistole di ogni grandezza per portare a casa un bell'oggetto, da grandi, al pari di quello che sta sul tavolo in sala in posizione d'onore!
L'appuntamento è per venerdì pomeriggio prossimo, sempre presso la sede di lavoro di Francesca e Valeria, a cui potete chiedere ogni tipo di informazione, per cui vi lascio la locandina dell'evento.
Che la santa pazienza creativa ci assista!
domenica 11 febbraio 2018
LA SCOPERTA DELL'ACQUA CALDA
Ho frequentato il Liceo Classico dal 1989 al 1994, mi sono diplomata dopo aver speso tutte le mie forze intellettive, sempre convinta di aver scelto la scuola giusta e fiera di aver superato tutte le prove, da sola.
Durante il primo anno, il quarto ginnasio, ho affrontato una forte crisi che mi ha portato all'anoressia, poi trasformata in bulimia, da cui credo di non essere più completamente guarita; ho stretto grandi amicizie, ho conosciuto persone speciali, sono ancora legata con il cuore alle mie insegnanti, che certo non mi hanno mai regalato nulla.
Sono approdata al Classico perché ero brava, una delle migliori, voto finale delle medie Ottimo, sembrava scontata la mia scelta, invece ho trovato un ambiente difficile, direi ostile in certi casi: dal paesello di provincia, figlia di operai, nipote di contadini, nessuno in famiglia che avesse varcato quella soglia, non avevo mai sentito nominare il Rocci, non avevo idea di quanti e quali professori mi attendessero, ero armata solo di buona intelligenza e tanta voglia di studiare, convinta che sarei diventata una scrittrice.
Non mi si dica, ora nel 2018, che hanno scoperto che il Classico è una scuola classista, lo sanno tutti; una scuola creata e voluta per la classe dirigente, per distinguersi dagli altri, per i figli dei notabili, siano essi avvocati, dottori, insegnanti, industriali...
All'inizio del quarto anno, già ho avuto modo di scriverlo, una professoressa è entrata in classe e ha fatto girare un foglio tra i banchi sul quale dovevamo scrivere la professione dei nostri genitori, pace; ho dimostrato con i fatti le mie capacità intellettuali fornite da mio padre e mia madre; nessuno in quella scuola mi ha mai rivolto: "Un saluto a tua madre", come invece ho sentito dire da un'insegnante a un alunno di un'altra classe, il bello che allora mi colpì la risposta di quel ragazzo: "Presenterò!" Non l'avevo mai sentita, umile io.
Non dimenticherò certo la mia compagna Patrizia, costretta dal padre a rincorrere quel benedetto diploma classico, non ci riuscí neanche dopo sette anni: ha affrontato con noi la maturitá ma fu bocciata, ancora una volta, poi ho perso le sue tracce.
Il Classico resta la migliore delle scuole per la formazione completa, per lo studio a trecentosessanta gradi, per la visione universale del sapere, per la valorizzazione delle nostre radici culturali, per l'approfondimento del pensiero, per lo sforzo che richiede e i risultati con cui premia.
Il problema sono le persone con la puzza sotto al naso, che ti etichettano per la tua terra d'origine e la tua estrazione sociale; peggio per loro che non sanno chi e cosa si perdono; agli altri il piacere della scoperta e della meraviglia.
http://www.repubblica.it/scuola/2018/02/09/news/amato_senza_fiato_davanti_ai_siti_classisti_dei_licei_la_costituzione_vieta_discriminazioni-188450212/
Durante il primo anno, il quarto ginnasio, ho affrontato una forte crisi che mi ha portato all'anoressia, poi trasformata in bulimia, da cui credo di non essere più completamente guarita; ho stretto grandi amicizie, ho conosciuto persone speciali, sono ancora legata con il cuore alle mie insegnanti, che certo non mi hanno mai regalato nulla.
Sono approdata al Classico perché ero brava, una delle migliori, voto finale delle medie Ottimo, sembrava scontata la mia scelta, invece ho trovato un ambiente difficile, direi ostile in certi casi: dal paesello di provincia, figlia di operai, nipote di contadini, nessuno in famiglia che avesse varcato quella soglia, non avevo mai sentito nominare il Rocci, non avevo idea di quanti e quali professori mi attendessero, ero armata solo di buona intelligenza e tanta voglia di studiare, convinta che sarei diventata una scrittrice.
Non mi si dica, ora nel 2018, che hanno scoperto che il Classico è una scuola classista, lo sanno tutti; una scuola creata e voluta per la classe dirigente, per distinguersi dagli altri, per i figli dei notabili, siano essi avvocati, dottori, insegnanti, industriali...
All'inizio del quarto anno, già ho avuto modo di scriverlo, una professoressa è entrata in classe e ha fatto girare un foglio tra i banchi sul quale dovevamo scrivere la professione dei nostri genitori, pace; ho dimostrato con i fatti le mie capacità intellettuali fornite da mio padre e mia madre; nessuno in quella scuola mi ha mai rivolto: "Un saluto a tua madre", come invece ho sentito dire da un'insegnante a un alunno di un'altra classe, il bello che allora mi colpì la risposta di quel ragazzo: "Presenterò!" Non l'avevo mai sentita, umile io.
Non dimenticherò certo la mia compagna Patrizia, costretta dal padre a rincorrere quel benedetto diploma classico, non ci riuscí neanche dopo sette anni: ha affrontato con noi la maturitá ma fu bocciata, ancora una volta, poi ho perso le sue tracce.
Il Classico resta la migliore delle scuole per la formazione completa, per lo studio a trecentosessanta gradi, per la visione universale del sapere, per la valorizzazione delle nostre radici culturali, per l'approfondimento del pensiero, per lo sforzo che richiede e i risultati con cui premia.
Il problema sono le persone con la puzza sotto al naso, che ti etichettano per la tua terra d'origine e la tua estrazione sociale; peggio per loro che non sanno chi e cosa si perdono; agli altri il piacere della scoperta e della meraviglia.
http://www.repubblica.it/scuola/2018/02/09/news/amato_senza_fiato_davanti_ai_siti_classisti_dei_licei_la_costituzione_vieta_discriminazioni-188450212/
WONDER, IL FILM
Ho fortemente voluto vedere questo film al cinema per rendermi conto di persona se valesse effettivamente tutte le splendide parole e i complimenti ascoltati in questi ultimi mesi; non ho ancora letto il libro, da cui è tratto, che mi descrivono come un vero capolavoro, quindi ho una visione parziale dell'opera.
Sono andata con il maggiore dei miei figli, perché agli altri due hanno pensato le maestre a organizzare un'uscita collettiva, per poi discutere di emozioni, passioni e cattiverie scolastiche.
Vi dico subito che la visione non mi ha entusiasmato alla follia, avevo anche preparato i fazzoletti, in caso di lacrime, più volte invocate nei racconti di alunni e amici, invece non li ho usati, anzi.
Una bella favola, questo sì, dal finale scontato: un intero anno scolastico, il primo delle medie, affrontato con grande forza, in compagnia di qualche amico e tanti bulli da parte di questo bambino dal volto deformato per una rara malattia.
La parte più vera il colloquio dei genitori del bullo con il direttore della scuola: rispondono a tono, sdrammatizzano le angherie, ammettono addirittura di aver preso parte al lavoro digitale per non vedere più quel bambino tra i compagnetti del figlio, scosso addirittura dalla sua presenza; meno reale la parte del campeggio, per un bimbetto mai uscito dal guscio familiare un'esperienza totalmente positiva, non mi sembra possibile.
Mi ha lasciata perplessa anche l'armonia familiare che regna in casa, nonostante le enormi difficoltà quotidiane: i genitori sono completamente immersi, dediti all'accudimento del minore e distanti dalla maggiore, che però non dà segni di squilibrio, di ansia o gelosia; tra moglie e marito perfetta intesa e sintonia, lodevole.
Non saprei affermare se nella vita reale tutto andrebbe in questo modo, però mi piacciono le favole, il lieto fine, credere che un mondo migliore sia possibile e che le donne posseggano una marcia in più.
VITORCHIANO, IL CARNEVALE
Ultima domenica di carnevale, si va a Vitorchiano perché è vicino casa, per passare un pomeriggio tranquillo e far divertire i bambini.
Manca poco alla fine e ancora non avevamo partecipato ad alcuna sfilata, causa maltempo, impegni sportivi, poca voglia...
Comunque oggi, appena finito il pranzo casalingo ci siamo preparati, travestiti i piccoli e truccati e via, verso una meta piacevole, a portata di famiglie; l'ingresso in paese gratuito aiuta il bilancio familiare, carri comunque interessanti per i bimbi: il migliore è risultato il grande Pinocchio.
In altri paesi si svolgono sfilate più abbondanti, ma molto confusionarie, più colorate ma ebbre dove scorre alcol a portata di bottiglia, in altri invece si accede con un contributo, sacrosanto per la riuscita della festa. A Vitorchiano festa in piazza centrale piacevole, senza tafferugli o maschere alticce, nessuna volgarità; per quest'anno va bene così, ce ne siamo tornati a casa contenti e soddisfatti.