Lunedì ore 17:00 arrivo in orario alla casa di riposo, ma i signori ospiti sono impegnati, devo attendere.
Poco male, mi siedo sulla panchina della terrazza esterna e mi godo il panorama, tira un venticello piacevole che non te ne andresti più.
I signori sono occupati con il rosario, tempo dieci minuti che terminano i ministri, come dice l'assistente e sono pronti a ricevermi, bene. Per quel venticello fastidioso però non si esce fuori, no, si rimane nella sala grande, accogliente, perché non si può rischiare di prendere una freddata...
Non che la soluzione sia proprio fresca, ma mi accolgono come una celebrità, mi si riserva la poltrona comoda centrale, poi tutti in cerchio con deambulatori, seggiole, carrozzelle...
Si legge Boccaccio: piacciono molto le novelle, nella versione moderna, nessuna sconcia o boccaccesca, solo quelle rispettabili di Calandrino, Andreuccio e compagnia bella; le signore ascoltano, ricordano e commentano, una addirittura mi interroga sull'autore, i signori tacciono. Ci fermiamo per una pausa tè, bisogna bere in estate per il caldo e la perdita di sali minerali; si siedono ad ascoltare anche i visitatori che passano per un saluto; qualcuna si distrae al telefono con la suoneria come una sirena dell'autoambulanza, poi ritorna.
Bene, molto bene; non ci si annoia, anzi, sempre le signore prendono un poco di confidenza e dopo avermi ringraziato mi chiedono se lavoro; purtroppo sono disoccupata, allora mi incoraggiano perché sono una brava persona: hanno appena recitato il rosario, vuoi vedere che qualcosa accadrà?
Un diversivo per me, un'occasione per tenermi occupata e sentirmi utile, un modo per conoscere una realtà nuova, a contatto con persone differenti per studi scelti, provenienza familiare e idee più o meno aperte, ma ora tutte fragili e pronte ad ascoltare.
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