giovedì 19 luglio 2018

QUANTE STORIE, QUANTI PERSONAGGI

 L'ultimo articolo sul paesello ha scosso tanti ricordi, ha permesso a tante sensazioni ed emozioni di rinascere e di riaffiorare; ci siamo tutti resi conto che il passato non muore, rimane forse sepolto dagli impegni e dagli affanni del presente e del quotidiano, dietro cui annaspiamo; le preoccupazioni appannano la memoria e assopiscono un poco la spensieratezza del tempo andato, ma poi basta un attimo, una parola, una foto per riportarci indietro, farci sorridere e lasciar scendere una lacrima di nostalgia.
 Allora ho pensato di cercare qualche altro ricordo legato anche ai suggerimenti che mi sono arrivati dai lettori, grazie a tutti!
 Camillo il ciabattino - calzolaio di Piazza Macello - Piazza dell'erba, come preferite; io lo ricordo seduto allo sgabello della sua piccola e impicciata bottega, capelli bianchi e grande sorriso, sporca la parannanzi marrone di grasso per rifinire e lustrare le scarpe.
 La signorina Trua, un vero personaggio che da piccola mi incuteva anche un po' di timore, estrosa nel vestire, diciamo poco abbinati i colori; non sapevo che fosse il cognome di famiglia, credevo più ad un soprannome per indicare proprio il tipo di persona di un'eleganza vistosa, la ricordo in un completo a righe viola e giallo.
 Tizio lo stagnaro, che tipo! Sempre in giro con i suoi ferri del mestiere, custode della chiesa di Sant'Eutizio alla Rocca, alle prese con don Antonio. Immancabile il suo apetto per la processione di Santa Rita, praticamente il mezzo di trasporto della statua della Santa addobbato con teli color amaranto.
 Paolino, il venditore di stoffe nel suo negozio sulla piazza principale, sempre elegante, con forbici e centimetro in mano.
 Augusto, il capo, oggi diremmo patron del rione Rocca impeccabile nel completo scuro giacca e cravatta, una vera istituzione e Ciari al San Giorgio, praticamente la grande storia della Sagra delle Castagne.
 E allora riflettevo su quanta soddisfazione si possa provare a rimanere nei cuori delle persone, per il bene fatto, per il volontariato, per le feste organizzate, sì insomma per appartenere comunque alla storia locale; quando non vieni dimenticato, quando a distanza di anni si parla ancora con affetto delle imprese, delle avventure, dell'operato di una persona, del suo lavoro; noi tutti dovremmo tenere a mente certi insegnamenti per migliorare il paesello e per migliorarci come cittadini.
 Io intanto scrivo, grazie per condividere le mie parole, non sia mai che mi meriti un premio per l'impegno...

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