domenica 23 settembre 2018

ACQUA CHETA

 E allora eccomi ad attraversare ancora una volta uno di quei periodi languidi, lattiginosi; non scrivo più, non compongo, non racconto le mie sensazioni a vivo, a pelle. Preferisco leggere, sono completamente assorbita, immersa in pagine impegnative fitte di nomi e dettagli, da non trovare più il tempo per realizzare io qualcosa di originale, non che vi interessi lo so, ma per correttezza ve lo confesso.
 Fine settimana impegnativo, creativo, di cui serbo alcune foto, ma poi di narrarvi di Viterbo o dell'esperimento-torta non credo ci sia bisogno; per il momento sono ferma con le quattro frecce, devo ritrovare la voglia di raccontarvi, perché adesso mi sono convinta che non interessi a  nessuno dei miei scritti e forse non è mai interessato molto.
 Ad ogni essere umano pensante capitano certi giorni migliori di altri, certi  momenti ricchi di impegni gravosi e importanti e alcuni noiosi, tristi, uggiosi, per ora mi sento come una pattumiera, non certo come una fioriera.
 Ho cominciato un nuovo grande impegno, sono terrorizzata, non mi sento all'altezza, provo mille dubbi, sono attraversata da infinite perplessità: tutto andrà per il meglio, credo, ma intanto l'incomincio non si prospetta leggero; per ora non vi metto al corrente di quali brividi si provino: senso etico, deontologico, materno, chissà...
 Se scorro i miei articoli, sembra che la crisi sia ciclica e ritorni più o meno nello stesso periodo, che poi coincide con i preparativi dell'evento dell'anno: sarà che non me ne sento parte, sarà che non mi sento coinvolta o addirittura esclusa, motivo di grigiore?
 E poi, lo ripeto spesso, preferisco la realtà e la lealtà: che mi si spiattelli in faccia un'opinione, un rifiuto, un diniego, piuttosto che scoprire come stanno i fatti dai social, più o meno modificati dai filtri.
 Magari non vi sto simpatica, prendete al balzo l'occasione per salutarmi.
 Magari vi state annoiando degli articoli, cambiate pagina.
 Magari questa nota stonata da letterata si riflette o è colpa del mio carattere, troppo fiscale.
 Sono confusa, chiedo venia e mi ripongo in un angolo.

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