Sesta ora, si esce alle 14:00 da scuola non proprio fresche, con una mano al cellulare per rispondere ai messaggi familiari di pranzi, fuochi e forni e una mano nella borsa alla ricerca del mazzo di chiavi per aprire la macchina.
Ci si aggiorna strada facendo su verifiche, andamento generale delle classi, nuovi incarichi: e sì perché arrivano ancora mail con convocazioni più o meno lunghe su materia e sostegno da graduatorie ballerine e sospette, meglio chiamare in segreteria e chiedere conferme.
Ci sono ancora nella nostra provincia buone occasioni di afferrare un impegno lavorativo maggiorato, completare l'orario e magari una sede vicino a casa, meno difficile da raggiungere.
E allora ci guardiamo: non più ragazzette, famiglia a carico, come secondo lavoro pomeridiano il servizio taxi per i nostri giovanissimi ed esigenti co-inquilini, siamo comunque approdate alla sede distaccata, ci troviamo bene, il sole ci scalda il viso.
La mia riflessione arriva come una mannaia: sono grande, non vorrei utilizzare l'aggettivo vecchia, ma certo non sono una neolaureata ai primi passi. Eh no! Non bisogna considerare la realtà da quel punto di vista, proprio no.
Siamo alla seconda possibilità, alla seconda parte della nostra vita lavorativa, certamente un arricchimento personale - culturale - esistenziale, perché nel nostro corpo docente di questo anno scolastico si nascondono restauratrici, nutrizioniste e blogger/influencer, abbiate fiducia.
Sono un'intellettuale, dunque insegno. Più o meno bene, spero.
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