E alfine è accaduto.
Non l'irreparabile, ci mancherebbe.
Ho messo mano a tutti gli appunti, ho elaborato e assemblato e, dunque, ho stampato un fascicolo di circa sessanta pagine, sessanta.
Avevamo appuntamento in un bar di Viterbo, la mia professoressa ed io, per vederci e chiacchierare di vacanze e progetti letterari, invece siamo finite a rendicontare di classi, colleghi, politica e nuove prospettive educative.
Lei è in quiescenza da qualche anno, mi ha raccontato la sua storia universitaria e i primi passi nelle supplenze di licei occupati e studenti schierati, io ho cercato conforto per le mie scelte lavorative, accomunate noi da don Milani e certi principi ispiratori.
E poi il colpo di scena, mio. Ho estratto dalla mia sportina di stoffa il fascicolo, una prima idea di libro propriamente detto, una bozza da correggere - recensire - depennare.
La professoressa Sarlo mi ha incoraggiato a cominciare ed io l'ho coinvolta chiedendole di impugnare di nuovo il matitone bicolore ed essere integerrima: dal suo insindacabile giudizio dipenderà la mia prossima mossa.
Pubblicazione autonoma, autopubblicazione, scelte editoriali, una preghiera, un colpo di fortuna... Fatto sta che la professoressa era entusiasta, non mi aspettavo questa sua meravigliosa reazione positiva alla mia richiesta di aiuto.
Attendiamo fiduciosi, e speranzosi.
Nessun commento:
Posta un commento