lunedì 19 settembre 2022

E TU, CHE SCUOLA FAI?

  Titolo insidioso, che presta il fianco a diverse interpretazioni: fare scuola, nel senso di frequentare ora-scegliere per il futuro oppure fare come costruire, proporre, lavorarci.

 E ci siamo sedute al tavolino di un bar del Capoluogo a cercare di rispondere a questa semplice domanda, tre donne di età diversa, trascorso diverso, passioni diverse, preparazione? Diversa per l'epoca dello studio, non della matrice liceale.

 Ho incontrato la mia ex insegnante di Italiano del liceo classico Bianca Sarlo assieme ad un'altra ex alunna anch'essa insegnante, più giovane di me, Sofia: ne è uscita un'idea, un nuovo progetto di chiacchierata.

 La professoressa Sarlo, nonostante il decennio di quiescenza, ha ancora molto a cuore la formazione scolastica, la missione del docente e la situazione in classe; Sofia ed io ci muoviamo in un terreno ancora poco conosciuto, in cui fare esperienza ogni giorno, cercando di cogliere al meglio i messaggi e le richieste dei ragazzi, che differiscono molto da quando i loro genitori sedevano sui banchi. Questo lo sentiamo spesso, troppo spesso: ansia, fragilità, questione di fluidità di genere, conflitti generazionali messi a tacere con un dispositivo, adulti che si propongono amici...

 Che tipo di scuola mettiamo in campo ogni mattina noi docenti? Quali scelte effettuiamo per coinvolgere, educare, formare quei ragazzi seduti davanti a noi che magari stanno pensando ai loro idoli social, a chi influenza il loro modo di vestirsi? Sono gli insegnanti ancora un punto fermo nella vita di un adolescente o sono stati surclassati, superati o affondati dai nuovi modelli rampanti vincenti e, soprattutto, ricchi e convincenti?

 Chi ci crede, chi si impegna, chi studia ancora ogni giorno per preparare la lezione, chi pensa che non sia un ripiego ma una missione ha il dovere morale di testimoniare la bellezza e l'importanza del proprio lavoro, noi ne siamo tutte e tre convinte.

 Ecco perché ci siamo date una scadenza per leggere e studiare testi che trattino di scuola vissuta, provata e sofferta, non analisi dottorali o nefaste prese di posizione psichiche, o almeno non solo quelle.

 Io, non lo nego, mi metto in discussione ogni giorno come professoressa di lettere, come mamma, ma anche ex alunna e figlia sempre in difetto.

 E poi ne discuteremo ancora, magari davanti ad un pubblico interessato, che possa confrontarsi con noi e portare nuovi punti di vista, per una scuola che migliori.

Allego qualche titolo interessante, tanto per avere dei riferimenti.




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