Articolo 2628.
Serata infrasettimanale, seratona...come tante di un luglio afoso da impazzire e lamentarsi in continuazione, in casa, al secondo piano di un condominio baciato dal sole per l'intera giornata, al Paesello assopito, accaldato, assediato dalle zanzare.
Non ho più scritto un pezzo da un paio di settimane e non perché non ne sia capace, non abbia argomenti al mio arco o novità da condividere, anzi. Ho solo preferito tacere per dedicarmi alla lettura, alla riflessione, alla ricerca, alle annotazioni di appunti.
Mi sento in dovere di giustificare le mie ferie, il mio tempo libero da impegni prettamente scolastici, perché? Eppure non sto rubando nulla, ma sembra che sia uno dei peggiori delitti e difetti.
Mi devo preparare, devo studiare, apprendere, conoscere, spaziare di pagina in pagina, di scaffale in scaffale. Frequento in modo assiduo la biblioteca perché non posso acquistare ogni volume che mi interessi, che mi chiami, che mi serva. Non me lo permettono lo spazio casalingo e lo stipendio.
Tempo di bilanci? Non credo.
Sassolini dalle scarpe? Troppi.
Rivelazioni? Non posso.
Lamentele? Oh sì, ma non è questo il luogo né il modo, almeno per il momento.
Messa così sembra che sia una vecchia megera, arcigna, insipida, fuligginosa, isolata, scostante e ingrata alla vita e ai suoi doni. No, il fatto è che stasera sento il peso delle parole che mi sono state dette, confidate, urlate, scritte, lanciate, affibbiate, tatuate, sibilate, promesse, scagliate addosso in tanti anni.
Sono stanca di scrivere, condividere, sottolineare, pregare, cercare senza grandi "guadagni", apprezzamenti, riconoscimenti, incoraggiamenti, saluti baci a abbracci.
Ho bisogno di capire se il mondo nutra o meno interesse nei miei confronti, se i social siano ancora una realtà per me e le mie idee, se io serva a qualcuno o qualcosa. Altrimenti, pace sia.
E, mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate...
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