Ultima domenica di aprile, ultime ore del lungo ponte pasquale, piove. Grigio, tutto è grigio, anche il nostro umore ne risente, come impegnare il pomeriggio? Andiamo a Ronciglione, ultimo giorno disponibile per visitare la Mostra Collettiva D'Arte Contemporanea, così recita il sottotitolo della locandina, presso lo spazio espositivo Iterland.
Una piacevole sorpresa: opere di pittura, scultura, digitopittura, musica, fotografia, insomma un incontro armonioso della Arti, quelle che nobilitano l'uomo, lo elevano e lo avvicinano agli dei.
Anzi, grazie ad un responsabile, che si è prestato come cicerone, abbiamo capito e interpretato il messaggio, le tecniche, i materiali e la personalità di ciascun artista, estrapolando anche il sostrato religioso, intimo e culturale di ogni singolo pezzo. Abbiamo visionato un "documentario" su Ronciglione realizzato da Arianna Pieragostini, una giovanissima video designer e una video intervista di Stefano Cianti.
Inutile affermare che i pargoli si sono incantati al suono di un gong e davanti all'installazione sonora di Neil Maroni, io invece sono rimasta affascinata in particolare dai neri "scheletri" di Rinaldo Capaldi, ma devo riconoscere che tutte le opere in mostra erano di gran pregio e per curiosità mi sono anche informata sulle quotazioni.
Lo spazio espositivo raccolto ha permesso una visione completa e organica dei lavori appesi alle pareti e un'analisi a tuttotondo per quelli disposti al centro a terra.
Ottima occasione dunque per conoscere alcune giovani promesse e per apprezzare ancor meglio altri nomi già affermati e quotati.
lunedì 28 aprile 2014
sabato 26 aprile 2014
Gli Italiani non leggono? E io scrivo
E' notizia di questi giorni, il popolo italico non legge. Notizia allarmante. Solitamente non compro libri, spesso li prendo in prestito dalla biblioteca comunale. Certo sarebbe veramente esaltante poter acquistare tutti i volumi che mi interessano, specialmente di arte, ma si sa tali prodotti editoriali costano e in tempo di crisi ci si arrangia come meglio si può. Però mi appaga andare alla presentazione di un nuovo libro, prenderne una copia e chiedere l'autografo dell'autore, specie se si tratta di vecchie conoscenze.
L'italiano medio non legge, ma parla di tutto, spesso a vanvera e fatto ancor peggiore scrive, tanto che sembra essere in atto un vero e proprio proliferare di blog critici, letterari e di costume.
Come distinguermi dalla folla? Proprio non lo so, cerco di scrivere delle mie sensazioni, della mia vita che certo non è interessante più di altre, cerco di trasmettere emozioni.
Devo essere impazzita.
Penso spesso al mio esame di maturità classica, ho fallito il massimo risultato proprio sbagliando la prova scritta di italiano, quella prima fatica; non ho fatto centro come con la versione di latino del giorno dopo, verba volant scripta manent.
Un giorno lontano, una mia amica mi ha accusato di averla offesa con un messaggino sul cellulare, a mio giudizio innocuo e ironico, per lei lesivo, addirittura, del nostro rapporto.
Eppure credo che le parole scritte abbiano un potere magico, chi sa scrivere può creare immagini e sensazioni che nella realtà non si riuscirebbero a cogliere.
Chi di noi non è rimasto deluso da un film basato su un romanzo di successo?
Probabilmente non diventerò mai una scrittrice degna di nota, non leggerete mai miei articoli nelle pagine culturali di un quotidiano, ma almeno potrò affermare di averci provato, di aver messo a nudo la mia anima.
L'italiano medio non legge, ma parla di tutto, spesso a vanvera e fatto ancor peggiore scrive, tanto che sembra essere in atto un vero e proprio proliferare di blog critici, letterari e di costume.
Come distinguermi dalla folla? Proprio non lo so, cerco di scrivere delle mie sensazioni, della mia vita che certo non è interessante più di altre, cerco di trasmettere emozioni.
Devo essere impazzita.
Penso spesso al mio esame di maturità classica, ho fallito il massimo risultato proprio sbagliando la prova scritta di italiano, quella prima fatica; non ho fatto centro come con la versione di latino del giorno dopo, verba volant scripta manent.
Un giorno lontano, una mia amica mi ha accusato di averla offesa con un messaggino sul cellulare, a mio giudizio innocuo e ironico, per lei lesivo, addirittura, del nostro rapporto.
Eppure credo che le parole scritte abbiano un potere magico, chi sa scrivere può creare immagini e sensazioni che nella realtà non si riuscirebbero a cogliere.
Chi di noi non è rimasto deluso da un film basato su un romanzo di successo?
Probabilmente non diventerò mai una scrittrice degna di nota, non leggerete mai miei articoli nelle pagine culturali di un quotidiano, ma almeno potrò affermare di averci provato, di aver messo a nudo la mia anima.
martedì 22 aprile 2014
E PER PASQUETTA, VULCI
Mi piace studiare itinerari, gite, uscite, passeggiate, mete, percorsi che siano coinvolgenti, divertenti, simpatici, istruttivi e di questi tempi anche e soprattutto economici.
Con la gita di Pasquetta sono iniziate le nostre escursioni settimanali della durata di un giorno, giornate impegnative ma importanti da dedicare al divertimento e alla conoscenza, sempre per arricchire quel bagaglio culturale personale dei pargoli tanto vivaci quanto intelligenti.
Per la giornata di oggi allora abbiamo scelto l'antica città di Vulci, con i suoi scavi e la sua natura, non direi certo selvaggia, ma sicuramente avvolgente e profumata.
Il viaggio di andata è durato più del previsto, "colpa" della splendida giornata assolata che ha convinto tante persone a recarsi al mare tra Tarquinia e Montalto.
Arrivare non è stato difficile, anche se il sito rimane "nascosto" e interno rispetto alla strada principale, ma ci siamo ritrovati in aperta campagna, prati, distese di verde, mucche maremmane e cavalli alla nostra destra e alla nostra sinistra e al centro la strada di basalto che conduce a rari ma preziosi scavi, domus un tempo maestose con tanto di percorso sotterraneo da scoprire.
Abbiamo effettuato il percorso più breve, ad anello, circa 2 km di passeggiata a cielo aperto, pranzo al sacco presso una panchina coperta e vicino ad una fontanella, un continuo sali-scendi che ha fiaccato i corpi degli adulti, non certo dei bambini, elettrizzati e avidi di scoprire il rinomato "Laghetto del Pellicone" uno spettacolo che si apre tra gli alberi e rocce a strapiombo, cascatella del Fiora e cinguettio degli uccellini.
Biglietto d'ingresso 8 euro ad adulto, bimbi gratis.
Pecche: manca l'acqua potabile dalle fontanelle; le aree attrezzate lungo il percorso consistono in panchine di legno grandi e comode, ma senza tavolino; le indicazioni non sempre sono comprensibili e facili da seguire.
Al ritorno ci siamo fermati presso il Castello della Badia, per visitare il Museo archeologico, piccolo, ben fornito, peccato l'abbandono delle teche coperte da tanta polvere, i cartellini identificativi dei reperti ingialliti, ma ai pargoli è piaciuto molto il fossato perimetrale. Entrata 2 euro e per i visitatori muniti di macchina fotografica una dichiarazione scritta e firmata di non usare il flash all'interno delle sale.
Con la gita di Pasquetta sono iniziate le nostre escursioni settimanali della durata di un giorno, giornate impegnative ma importanti da dedicare al divertimento e alla conoscenza, sempre per arricchire quel bagaglio culturale personale dei pargoli tanto vivaci quanto intelligenti.
Per la giornata di oggi allora abbiamo scelto l'antica città di Vulci, con i suoi scavi e la sua natura, non direi certo selvaggia, ma sicuramente avvolgente e profumata.
Il viaggio di andata è durato più del previsto, "colpa" della splendida giornata assolata che ha convinto tante persone a recarsi al mare tra Tarquinia e Montalto.
Arrivare non è stato difficile, anche se il sito rimane "nascosto" e interno rispetto alla strada principale, ma ci siamo ritrovati in aperta campagna, prati, distese di verde, mucche maremmane e cavalli alla nostra destra e alla nostra sinistra e al centro la strada di basalto che conduce a rari ma preziosi scavi, domus un tempo maestose con tanto di percorso sotterraneo da scoprire.
Abbiamo effettuato il percorso più breve, ad anello, circa 2 km di passeggiata a cielo aperto, pranzo al sacco presso una panchina coperta e vicino ad una fontanella, un continuo sali-scendi che ha fiaccato i corpi degli adulti, non certo dei bambini, elettrizzati e avidi di scoprire il rinomato "Laghetto del Pellicone" uno spettacolo che si apre tra gli alberi e rocce a strapiombo, cascatella del Fiora e cinguettio degli uccellini.
Biglietto d'ingresso 8 euro ad adulto, bimbi gratis.
Pecche: manca l'acqua potabile dalle fontanelle; le aree attrezzate lungo il percorso consistono in panchine di legno grandi e comode, ma senza tavolino; le indicazioni non sempre sono comprensibili e facili da seguire.
Al ritorno ci siamo fermati presso il Castello della Badia, per visitare il Museo archeologico, piccolo, ben fornito, peccato l'abbandono delle teche coperte da tanta polvere, i cartellini identificativi dei reperti ingialliti, ma ai pargoli è piaciuto molto il fossato perimetrale. Entrata 2 euro e per i visitatori muniti di macchina fotografica una dichiarazione scritta e firmata di non usare il flash all'interno delle sale.
lunedì 21 aprile 2014
PASSIONE DI CRISTO, si replica
Domenica di Pasqua, quale giorno migliore per assistere ad una rappresentazione sacra?
Siamo tornati a S. Eutizio frazione, non potevamo non esserci, siamo rimasti troppo colpiti dallo spettacolo della scorsa settimana per perderci la replica.
Salone del Convento di S. Paolo della Croce gremito, hanno assistito anche alcune personalità, sia laiche che religiose, a circa due ore di Passione, grande fermento, bisbiglio di sottofondo, brusio, tante manovre di assestamento di sedie e panche, l'allegro via vai di bimbi e adulti.
Le aspettative naturalmente non sono andate deluse:
- commovente è il primo aggettivo che mi viene in mente, soprattutto se ripenso all'urlo di Maria ai piedi della croce;
- convincente il discorso di Ponzio Pilato girato verso il pubblico, che cerca l'approvazione della sua "non-condanna"
- irritanti i gesti forti e decisi della guardia nei confronti di Gesù, quando viene arrestato, ma soprattutto dopo la flagellazione, al momento dell'investitura a Re dei Giudei;
- rassegnazione per il rinnegamento di Pietro, curvo e avvolto nel suo mantello al cantare del gallo davanti alla sguardo pietoso del Maestro;
- angoscia alla preghiera urlata nell'Orto degli Ulivi, per la paura tutta umana del momento della morte ormai vicino.
Dissolto il fattore sorpresa, per la replica temevo una mia poca partecipazione emotiva, invece la mia attenzione non è venuta mai meno, gli occhi dei miei piccoli non si sono mai spostati dalla figura del Cristo e dai suoi patimenti terreni e nei momenti più toccanti tutto il pubblico è riuscito a rimanere in silenzio, quel religioso silenzio che ti prende, ti avvolge e ti esalta.
Ancora un'ottima prova dunque per questi attori non professionisti, animati però da vera passione.
Siamo tornati a S. Eutizio frazione, non potevamo non esserci, siamo rimasti troppo colpiti dallo spettacolo della scorsa settimana per perderci la replica.
Salone del Convento di S. Paolo della Croce gremito, hanno assistito anche alcune personalità, sia laiche che religiose, a circa due ore di Passione, grande fermento, bisbiglio di sottofondo, brusio, tante manovre di assestamento di sedie e panche, l'allegro via vai di bimbi e adulti.
Le aspettative naturalmente non sono andate deluse:
- commovente è il primo aggettivo che mi viene in mente, soprattutto se ripenso all'urlo di Maria ai piedi della croce;
- convincente il discorso di Ponzio Pilato girato verso il pubblico, che cerca l'approvazione della sua "non-condanna"
- irritanti i gesti forti e decisi della guardia nei confronti di Gesù, quando viene arrestato, ma soprattutto dopo la flagellazione, al momento dell'investitura a Re dei Giudei;
- rassegnazione per il rinnegamento di Pietro, curvo e avvolto nel suo mantello al cantare del gallo davanti alla sguardo pietoso del Maestro;
- angoscia alla preghiera urlata nell'Orto degli Ulivi, per la paura tutta umana del momento della morte ormai vicino.
Dissolto il fattore sorpresa, per la replica temevo una mia poca partecipazione emotiva, invece la mia attenzione non è venuta mai meno, gli occhi dei miei piccoli non si sono mai spostati dalla figura del Cristo e dai suoi patimenti terreni e nei momenti più toccanti tutto il pubblico è riuscito a rimanere in silenzio, quel religioso silenzio che ti prende, ti avvolge e ti esalta.
Ancora un'ottima prova dunque per questi attori non professionisti, animati però da vera passione.
giovedì 17 aprile 2014
VIVENDO FRANCESCO
Ancora una nuova esperienza, questa volta a Ronciglione, merito di Paolo Berti che mi ha invitata ad un evento collettivo, coinvolgente, sensoriale, spirituale.
Ho portato con me il maggiore dei miei figli, come accompagnatore e fotografo in seconda, anche per offrirgli l'ennesimo stimolo culturale.
Non siamo stati delusi, naturalmente, anzi.
Action painting dell'artista locale Stefano Cianti, accompagnamento musicale di Tony Ranocchia e voce "narrante" di Paolo Berti, il tutto nella raccolta, deliziosa, intima chiesa della Madonna della Provvidenza, zona Borghi, a Ronciglione appunto.
Quando si dice il coinvolgimento dei sensi, ora posso affermare di averlo provato anch'io.
Paolo Berti, come voce fuori campo, per iniziare ha letto il Cantico delle Creature e di seguito, Stefano Cianti ha dato vita sulla tela bianca, montata sul cavalletto alla destra degli spettatori, ad alcune immagini-momenti salienti della vita di Francesco d'Assisi. Ha lavorato, creato, dipinto, scialbato, spugnato senza mai fermarsi, in un continuo movimento del corpo, tutto coinvolto nella performance. Gli spettatori sono rimasti in silenzio, avvolti dalle note della chitarra, concentrati sulla tela che assumeva via via una nuova superficie: il primo piano di un soldato; un uomo assorto nei suoi pensieri colpito da una luce soprannaturale passante da una finestrella; un crocefisso; il papa seduto maestoso sul trono di Pietro e un piccolo uomo in ginocchio di spalle, le braccia spalancate a chiedere ma anche a donare; fino all'ultima scena, Cristo e Francesco paralleli, forti, maestosi nella loro semplicità corporea. Per chiudere Paolo ha letto un brano tratto dai Fioretti di S.Francesco, con grande passione e trasporto. Gli artisti non hanno mai esitato.
Forte si è applaudito alla fine, con un'emozione vera e comune a tutti i presenti.
Ho portato con me il maggiore dei miei figli, come accompagnatore e fotografo in seconda, anche per offrirgli l'ennesimo stimolo culturale.
Non siamo stati delusi, naturalmente, anzi.
Action painting dell'artista locale Stefano Cianti, accompagnamento musicale di Tony Ranocchia e voce "narrante" di Paolo Berti, il tutto nella raccolta, deliziosa, intima chiesa della Madonna della Provvidenza, zona Borghi, a Ronciglione appunto.
Quando si dice il coinvolgimento dei sensi, ora posso affermare di averlo provato anch'io.
Paolo Berti, come voce fuori campo, per iniziare ha letto il Cantico delle Creature e di seguito, Stefano Cianti ha dato vita sulla tela bianca, montata sul cavalletto alla destra degli spettatori, ad alcune immagini-momenti salienti della vita di Francesco d'Assisi. Ha lavorato, creato, dipinto, scialbato, spugnato senza mai fermarsi, in un continuo movimento del corpo, tutto coinvolto nella performance. Gli spettatori sono rimasti in silenzio, avvolti dalle note della chitarra, concentrati sulla tela che assumeva via via una nuova superficie: il primo piano di un soldato; un uomo assorto nei suoi pensieri colpito da una luce soprannaturale passante da una finestrella; un crocefisso; il papa seduto maestoso sul trono di Pietro e un piccolo uomo in ginocchio di spalle, le braccia spalancate a chiedere ma anche a donare; fino all'ultima scena, Cristo e Francesco paralleli, forti, maestosi nella loro semplicità corporea. Per chiudere Paolo ha letto un brano tratto dai Fioretti di S.Francesco, con grande passione e trasporto. Gli artisti non hanno mai esitato.
Forte si è applaudito alla fine, con un'emozione vera e comune a tutti i presenti.
lunedì 14 aprile 2014
IESU CHRISTI PASSIO
Tanta emozione oggi pomeriggio a S. Eutizio frazione, presso la sala teatro del Convento di S. Paolo della Croce, dove io e la mia famiglia abbiamo assistito per la prima volta alla rappresentazione scenica della passione di Cristo.
Uno spettacolo teatrale organizzato con pochi mezzi, ma tanta buona volontà, passione e dedizione. Si tratta di un gruppo nutrito e assortito di amici, parenti, intere famiglie, che da tre mesi a questa parte si è impegnato non poco per portare in scena le ultime ore di vita di Gesù.
Il palco si trova in una sala lunga e stretta del convento, per sedili ci sono sedie di plastica marrone, le luci di scena si accendono e si spengono con due interruttori in sala, le musiche si gestiscono da una postazione vicina alla prima fila, il sipario è di pesante stoffa azzurra tirata con cordicelle e legata al gancio della parete, eppure questi attori dilettanti hanno saputo ricreare un'atmosfera ottima, i miei figli sono rimasti "stregati".
Restano catturati dalla veste bianca di Gesù, poi sporca di sangue, poi dalla sua veste rossa; la sua preghiera intensa nell'Orto degli Ulivi (ne bastano alcuni rami per dare l'idea del luogo di preghiera) è un urlo che squarcia il silenzio del pubblico attento; la flagellazione impressiona gli spettatori più piccoli, che non si aspettano tanta "violenza" sul corpo di Gesù; l'urlo di Maria e l'improvviso buio, quando Gesù spira, sono tanto inattesi quanto toccanti.
Bravi, concentrati, nessun problema tecnico, musiche adatte e commoventi, veloci cambi di scena e dizione chiara e corretta del testo fedele alla tradizione evangelica.
Devo ammettere che non ho riscontrato pecche e non lo dico per piaggeria. Anche i miei bambini sono rimasti felicemente colpiti ed hanno subito espresso il desiderio di ritornare domenica prossima, per l'altro appuntamento.
Imperdibile:
-per chi crede;
-per chi non crede, ma non può negare la storia (ottima la resa del dialogo dei Sommi Sacerdoti con Pilato e di Pilato rivolto al popolo);
-per chi è indeciso e cerca il pretesto di avvicinarsi al Mistero Pasquale.
Uno spettacolo teatrale organizzato con pochi mezzi, ma tanta buona volontà, passione e dedizione. Si tratta di un gruppo nutrito e assortito di amici, parenti, intere famiglie, che da tre mesi a questa parte si è impegnato non poco per portare in scena le ultime ore di vita di Gesù.
Il palco si trova in una sala lunga e stretta del convento, per sedili ci sono sedie di plastica marrone, le luci di scena si accendono e si spengono con due interruttori in sala, le musiche si gestiscono da una postazione vicina alla prima fila, il sipario è di pesante stoffa azzurra tirata con cordicelle e legata al gancio della parete, eppure questi attori dilettanti hanno saputo ricreare un'atmosfera ottima, i miei figli sono rimasti "stregati".
Restano catturati dalla veste bianca di Gesù, poi sporca di sangue, poi dalla sua veste rossa; la sua preghiera intensa nell'Orto degli Ulivi (ne bastano alcuni rami per dare l'idea del luogo di preghiera) è un urlo che squarcia il silenzio del pubblico attento; la flagellazione impressiona gli spettatori più piccoli, che non si aspettano tanta "violenza" sul corpo di Gesù; l'urlo di Maria e l'improvviso buio, quando Gesù spira, sono tanto inattesi quanto toccanti.
Bravi, concentrati, nessun problema tecnico, musiche adatte e commoventi, veloci cambi di scena e dizione chiara e corretta del testo fedele alla tradizione evangelica.
Devo ammettere che non ho riscontrato pecche e non lo dico per piaggeria. Anche i miei bambini sono rimasti felicemente colpiti ed hanno subito espresso il desiderio di ritornare domenica prossima, per l'altro appuntamento.
Imperdibile:
-per chi crede;
-per chi non crede, ma non può negare la storia (ottima la resa del dialogo dei Sommi Sacerdoti con Pilato e di Pilato rivolto al popolo);
-per chi è indeciso e cerca il pretesto di avvicinarsi al Mistero Pasquale.
sabato 12 aprile 2014
FILM SPERIMENTALE: BOMARZO 2007
Io e la mia amica Cristina ci siamo prese una serata libera da impegni familiari per partecipare ad un evento sperimentale, la visione di un film al BIC Lazio, Valle Faul. Siamo arrivate quando la sala era già gremita di persone eleganti e sorridenti e abbiamo preso posto in quarta fila, mentre altra gente continuava ad entrare. Si sono però verificati dei problemi tecnici che hanno allungato i tempi d'attesa, quasi dilatato direi. Insomma la visione è cominciata, dopo saluti e ringraziamenti di organizzatrice e ideatore del film, con circa 45 minuti di ritardo.
Non è stato semplice seguire la storia, perché opera lirica cantata, quasi urlata, in spagnolo, con sottotitoli in italiano, ma scritti troppo in basso e quindi per noi illeggibili se non grazie a continui slalom tra le teste degli spettatori anteriori.
La visione si è snodata in due atti, uno di seguito all'altro, ma è risultata particolarmente ostica: anche se la trama è presto detta, la vita di Pier Francesco Orsini, detto Vicino, dai primi anni dell'adolescenza alla morte violenta per mano del figlio del fratello.
Uomo deforme, allucinato, solitario, beffeggiato e deriso, Vicino ha come unico affetto quello della nonna Diana Orsini, fino a quando non sposa Giulia Farnese, divenuto duca di Bomarzo a seguito della morte del padre per le ferite riportate in battaglia a Firenze e del fratello maggiore Girolamo per una disgrazia.
Tanti fatti delittuosi e violenze, come s'addice all'epoca rinascimentale, ma si passa dal contemporaneo allo storico, da trine e merletti a infradito e costumi da bagno senza soluzione. Il Sacro Bosco è teatro di smarrimento e visioni allucinanti, invece di eremo di pace e meditazione; focus della narrazione è Vicino, sperduto, gobbo, con la bocca spalancata che teme gli specchi.
Abbiamo apprezzato lo sforzo di giovani attori, attori improvvisati, meravigliosi scorci del centro storico del Paese viterbese, ma le persone in sala una ad una se ne andavano e alla fine quando si sono riaccese le luci ci siamo guadati noi superstiti e ci siamo incoraggiati con "Grande tenacia la nostra!"
venerdì 11 aprile 2014
L'ARTE NON HA ETA'
Non si parla d'altro che del patrimonio artistico italico allo sfacelo, crolla tutto, molto è abbandonato a se stesso, i conservatori non conservano, i sovrintendenti non sovrintendono, lo Stato riduce i costi e le spese di manutenzione. Vero, verissimo, come può agire allora il privato cittadino a salvaguardia di tanto grande tesoro?
Intanto conoscendolo, non si può amare ciò che non si conosce, si dice.
Cosa significa questo? Che gli adulti non si dovrebbero scandalizzare se le insegnanti propongono uscite didattiche, così si chiamano oggi un tempo gite, che riguardano musei, collezioni private, dimore storiche o semplicemente mostre che siano di arte antica, moderna o contemporanea. Se il messaggio di certa arte è ostico, misterioso, incomprensibile ai più, non è detto che gli accompagnatori non siano in grado di svelare l'arcano.
Gli adulti hanno il dovere morale, oltre che l'obbligo in quanto educatori, di offrire alle giovani menti quanti più spunti possibile di riflessione e ragionamento, specialmente se si tratta di patrimonio culturale.
Niente di meglio di una gita all'aria aperta in un sito archeologico, in un palazzo storico arredato con quadri e specchi seicenteschi, in una villa con giardino all'italiana e mi sono limitata a siti facilmente raggiungibili dal paesello collinare in cui vivo.
Mi soffermerei su un tema quanto mai caro: visitare, guadare, confrontare, capire opere di artisti viventi è una delle esperienze più preziose che consiglio a tutti gli uomini di buona volontà. L'artista ti illustra il suo messaggio, ti spiega il suo linguaggio, ti coinvolge e ti aiuta ad amare una parte di se stesso.
Non è semplice mettere a nudo la propria anima, sottoporre ai visitatori il proprio lavoro, convincerli che non si poteva agire altrimenti e che mente e cuore hanno lavorato all'unisono per realizzare quanto è esposto in una sala, per pochi giorni e poi via altra città, altra mostra, altro evento.
Intanto conoscendolo, non si può amare ciò che non si conosce, si dice.
Cosa significa questo? Che gli adulti non si dovrebbero scandalizzare se le insegnanti propongono uscite didattiche, così si chiamano oggi un tempo gite, che riguardano musei, collezioni private, dimore storiche o semplicemente mostre che siano di arte antica, moderna o contemporanea. Se il messaggio di certa arte è ostico, misterioso, incomprensibile ai più, non è detto che gli accompagnatori non siano in grado di svelare l'arcano.
Gli adulti hanno il dovere morale, oltre che l'obbligo in quanto educatori, di offrire alle giovani menti quanti più spunti possibile di riflessione e ragionamento, specialmente se si tratta di patrimonio culturale.
Niente di meglio di una gita all'aria aperta in un sito archeologico, in un palazzo storico arredato con quadri e specchi seicenteschi, in una villa con giardino all'italiana e mi sono limitata a siti facilmente raggiungibili dal paesello collinare in cui vivo.
Mi soffermerei su un tema quanto mai caro: visitare, guadare, confrontare, capire opere di artisti viventi è una delle esperienze più preziose che consiglio a tutti gli uomini di buona volontà. L'artista ti illustra il suo messaggio, ti spiega il suo linguaggio, ti coinvolge e ti aiuta ad amare una parte di se stesso.
Non è semplice mettere a nudo la propria anima, sottoporre ai visitatori il proprio lavoro, convincerli che non si poteva agire altrimenti e che mente e cuore hanno lavorato all'unisono per realizzare quanto è esposto in una sala, per pochi giorni e poi via altra città, altra mostra, altro evento.