Siamo a metà luglio e fuori imperversa il tempaccio, ulula il vento, piove sui vetri puliti di fresco.
La casa è silenziosa, i pargoli - beati loro - sono al grest, oggi previsto laboratorio di pittura, c'è da preparare la scenografia per lo spettacolo finale, manca poco e il da fare è sempre tanto.
Ho nettato, stirato, riposto e sono stanca, basta il ruolo della casalinga oggi non mi va giù, vorrei conquistare il mondo con i miei miseri scritti, scaldare il cuore di chi legge, muovere un sorriso e far scattare la molla della riflessione. Mah, beata me, povera illusa!
La casa è grigia, il cielo è plumbeo, non entrano quegli splendidi raggi di sole che le pareti riverberano, una strana sensazione di freddezza, fisica e interiore, come quando il cuore soffre. E allora ho preso la boccetta dello smalto rosso, quella in fondo al cassetto e ho colorato le mie unghie, un poco allungate, non rovinate dall'usura.
Che bella sensazione, la mia mente corre alle estati di quando ero bambina e aspettavo trepidante l'arrivo della signora che da Roma passava la stagione qui in paese e mi colorava le unghie di rosso, come le sue. Allo stesso modo ora mia figlia aspetta la zia dalla Spagna, che arriva con tutto un pacchettino di bottigliette colorate, piccoli piaceri e rare trasgressioni, difficili con una mamma tutta d'un pezzo.
Unghie rosse allora, signorili, nobili, per niente volgari; ammiro oggi quelle delle mie amiche così curate e perfette, danno un tocco in più di femminilità, che non guasta mai. Belle le donne quando si concedono un momento tutto per loro, quando si spogliano dei loro ruoli e si ritrovano.
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