E allora, novantunesimo anniversario del Premio Nobel a Grazia Deledda, scrittrice sarda di grande spessore unica italiana a vedersi assegnato cotanto riconoscimento, cerco sul libro di antologia un brano da leggere e commentare insieme ai ragazzi di terza, che credo non possano licenziarsi dalla ex scuola dell'obbligo senza sapere chi fosse questa donna minuta... Niente, niente, niente!
Ma in compenso trovo brani di letteratura inglese, francese, russa, americana, tutto il cucuzzaro e anche di più, ma niente da Grazia, un accenno, una riga, un aforisma che sui social vanno tanto di moda...
Orrore, non mi rimane che consigliare la lettura singola, personale, casalinga, alternativa sarebbe snobbare il libro, che costa bei soldoni e ricorrere ad altre fotocopie, ad altri manuali, ad altri tempi.
Siamo così noi Italiani, esterofili convinti, tanto che sull'antologia non mancano esemplari di ogni dove, ma non dell'unico Nobel femminile patrio. Ci si vergognasse? Non siamo all'altezza, dobbiamo valorizzare gli altri, che sono sempre più grandi e bravi e alla moda?
Mi sono sfogata di questa mia indignazione in biblioteca comunale, nel pomeriggio con le ragazze che vi lavorano, le tirocinanti, le volontarie: non ci resta che prendere in prestito qualche volume e leggerlo avidamente per sopperire alla mancanza del programma ministeriale.
Le donne, neanche quelle con una marcia in più, neanche quelle che il mondo ci invidia, sono qui valorizzate, meglio che lo tenga a mente!
E poi Laura mi ha mostrato orgogliosa l'alberello, bellino... Ah, i libri, quante buone funzioni hanno, ma la migliore resta l'apertura mentale, senza impantanarsi tra i soliti noti...
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