Torniamo sempre volentieri in Umbria per una passeggiata nel verde intenso, rigenera.
Oggi pomeriggio con poco tempo a disposizione, ma tanto desiderio di portare i piccoli fuori all'aria aperta per una veloce avventura, abbiamo pensato al Lago di Piediluco, vicino alle Cascate delle Marmore.
Si parcheggia poco fuori dal paese, in un'area libera e gratuita, si percorre il camminamento del lungolago - panoramico in continuo saliscendi - o la strada asfaltata parallela, ma più in alto e comoda.
Siamo arrivati ad uno stabilimento, da dove parte il battello che in circa quaranta minuti effettua il giro del lago con tanto di spiegazione a bordo, biglietto di 5 euro e ridotto per i bambini al di sotto dei dieci anni; in più una riduzione per la visita alle Cascate.
Avventura comoda, si ascolta la voce di chi intanto sta guidando e si guarda a destra e a sinistra alla ricerca dei tanti particolari suggeriti: la statua di tre metri della Madonna in alto tra gli alberi della collina, la Rocca Albornoz, il percorso di boe delle canoe in gara, il centro di canottaggio, le scultura gigante sul tetto di un hotel, il nido di un uccello lacustre; poi si gioca anche con l'eco dei nomi dei bambini a bordo.
Tra i nomi degli antichi Romani, San Francesco e i pescatori, indicazioni geografiche e tecniche, la scoperta del lago è un vero piacere per noi adulti, ma soprattutto per i ragazzi.
https://www.piediluco.eu/
domenica 28 giugno 2020
venerdì 26 giugno 2020
SONO USCITE LE PAGELLE
È stato il primo messaggio di oggi, al mattino presto, sul gruppo dei genitori di classe.
Quest'anno, più degli altri anni, l'uscita delle pagelle ha lasciato i genitori col fiato sospeso, tutta colpa della didattica a distanza: quanto hanno sospirato, faticato, scansionato, completato, scritto e inviato i genitori? Le competenze digitali che nessuno o quasi possedeva sono diventate pane quotidiano dalla mail al PDF, da Collabora a classroom passando per file e materiale didattico condiviso.
Naturale che poi un adulto si sia incuriosito e abbia cercato all'alba del giorno stabilito la propria valutazione, o meglio la valutazione del proprio impegno in DaD.
Umori discordanti, qualche conferma, impressioni, soddisfazioni, ma anche una goccia di dispiacere, capita.
Fino a ieri mi hanno chiesto come avessi affrontato e superato il periodo di chiusura, in casa, con tre figli/alunni di ordini e gradi diversi di scuola al computer, si fa, quando si è immersi fino al collo del dovere. E poi mamma Matilde, dei nostri sei amichetti, come ne sarà uscita?
In casa nostra negli ultimi tre mesi abbiamo organizzato tutta la sala, la stanza più grande, come un vero e proprio centro direttivo: un computer fisso e due schermi, un portatile, la stampante in bianco e nero, lo scanner, varie cuffiette, video-camere e quattro cellulari. I miei figli hanno scelto ognuno un angolino per connettersi e dialogare con la scuola e i professori - al momento opportuno, non ne è stato escluso il bagno, lo confesso. Il piccoletto, con rare video-lezioni in quinta elementare, ha svolto i compiti sempre nel pomeriggio con la dovuta calma del silenzio, inviando il tutto sul registro elettronico alla scadenza temporale asfissiante, con l'aiuto fondamentale della sorella di seconda media, con tanto di condimento di offese e improperi giornalieri, naturalmente. La principessa di casa, lei fondamentale, ci ha rimesso quanto a pazienza, tempo e ascolto: ha svolto tutto da sola, non sempre bene, a volte disturbata da quei dispettosi dei fratelli, durante i test a tempo che soffocano, con la connessione ballerina e il tasto tremante per l'emozione, pace. Per me, anzi per noi, è sempre la migliore.
Io, professionale, non ho mollato un attimo le mie classi perché questo mi si chiedeva e per questo sono pagata: con video-messaggi-schemi-vocali e dopo Pasqua le lezioni in diretta, finalmente! Guardare i ragazzi, parlare loro, ridere non ha prezzo, si dice.
Li ho premiati tutti, alla fine, quelli che si sono connessi con la video camera più o meno accesa, il microfono, il compito svolto anche se non al massimo, la precisione della consegna, il testo letto e compreso, le parole difficili cercate, le regioni italiane presentate ai compagni con Power Point, mitici!
Senza voto di media matematica, senza badare troppo ai voti bassi in presenza, con la spinta della buona volontà, con la considerazione formativa, come ha sempre sottolineato il mio Dirigente, e non sommativa perché i ragazzi - e le famiglie - si premiano quando lavorano, a distanza, da remoto, da soli, nel chiuso di casa.
Che sia stato un anno difficile, nessuno lo mette in dubbio. Spero di ricominciare il prossimo dove ho lasciato questo, ma dice che ci sono anche dei concorsi da preparare! Non sono così sicura di riuscirci, non sono mai sicura io delle mie capacità, figuriamoci con i figli degli altri...
Quest'anno, più degli altri anni, l'uscita delle pagelle ha lasciato i genitori col fiato sospeso, tutta colpa della didattica a distanza: quanto hanno sospirato, faticato, scansionato, completato, scritto e inviato i genitori? Le competenze digitali che nessuno o quasi possedeva sono diventate pane quotidiano dalla mail al PDF, da Collabora a classroom passando per file e materiale didattico condiviso.
Naturale che poi un adulto si sia incuriosito e abbia cercato all'alba del giorno stabilito la propria valutazione, o meglio la valutazione del proprio impegno in DaD.
Umori discordanti, qualche conferma, impressioni, soddisfazioni, ma anche una goccia di dispiacere, capita.
Fino a ieri mi hanno chiesto come avessi affrontato e superato il periodo di chiusura, in casa, con tre figli/alunni di ordini e gradi diversi di scuola al computer, si fa, quando si è immersi fino al collo del dovere. E poi mamma Matilde, dei nostri sei amichetti, come ne sarà uscita?
In casa nostra negli ultimi tre mesi abbiamo organizzato tutta la sala, la stanza più grande, come un vero e proprio centro direttivo: un computer fisso e due schermi, un portatile, la stampante in bianco e nero, lo scanner, varie cuffiette, video-camere e quattro cellulari. I miei figli hanno scelto ognuno un angolino per connettersi e dialogare con la scuola e i professori - al momento opportuno, non ne è stato escluso il bagno, lo confesso. Il piccoletto, con rare video-lezioni in quinta elementare, ha svolto i compiti sempre nel pomeriggio con la dovuta calma del silenzio, inviando il tutto sul registro elettronico alla scadenza temporale asfissiante, con l'aiuto fondamentale della sorella di seconda media, con tanto di condimento di offese e improperi giornalieri, naturalmente. La principessa di casa, lei fondamentale, ci ha rimesso quanto a pazienza, tempo e ascolto: ha svolto tutto da sola, non sempre bene, a volte disturbata da quei dispettosi dei fratelli, durante i test a tempo che soffocano, con la connessione ballerina e il tasto tremante per l'emozione, pace. Per me, anzi per noi, è sempre la migliore.
Io, professionale, non ho mollato un attimo le mie classi perché questo mi si chiedeva e per questo sono pagata: con video-messaggi-schemi-vocali e dopo Pasqua le lezioni in diretta, finalmente! Guardare i ragazzi, parlare loro, ridere non ha prezzo, si dice.
Li ho premiati tutti, alla fine, quelli che si sono connessi con la video camera più o meno accesa, il microfono, il compito svolto anche se non al massimo, la precisione della consegna, il testo letto e compreso, le parole difficili cercate, le regioni italiane presentate ai compagni con Power Point, mitici!
Senza voto di media matematica, senza badare troppo ai voti bassi in presenza, con la spinta della buona volontà, con la considerazione formativa, come ha sempre sottolineato il mio Dirigente, e non sommativa perché i ragazzi - e le famiglie - si premiano quando lavorano, a distanza, da remoto, da soli, nel chiuso di casa.
Che sia stato un anno difficile, nessuno lo mette in dubbio. Spero di ricominciare il prossimo dove ho lasciato questo, ma dice che ci sono anche dei concorsi da preparare! Non sono così sicura di riuscirci, non sono mai sicura io delle mie capacità, figuriamoci con i figli degli altri...
martedì 23 giugno 2020
LE IDEE, DAL DIRE AL FARE
Quanto può valere il proprio pensiero? Tanto da rimanere arroccati, fermi e saldi, senza scendere a compromessi?
Conviene portare avanti ideali, convinzioni, idee, convincimenti, opinioni...?
Difficile, molto, specie se poi di mezzo c'è la famiglia, un paese piccolo, amicizie e pericolo di inimicizie, rancori, sberleffi, ripicche, smorfie e tutto il cucuzzaro al seguito.
Io, per esempio, vorrei togliermi qualche sassolino dalla scarpa, usando magari questo blog, ma ci sto pensando e ripensando per non essere poi tacciata di scompigliare l'ordine pubblico costituito, di sollevare polemiche di piazza infruttuose, di cercare il pelo nell'uovo didattico, di correre incontro alla notorietà, di intromettermi in beghe politiche, di impicciarmi di fatti e situazioni di cui conosco poco gli ingranaggi, perché non sono informata, formata, sformata sì forse però.
Ci sono battaglie che vale la pena combattere ancora? Certo.
Ma per cosa?
Ho visto compagni, ragazzi "rivoluzionari", alternativi, sdruciti che poi si sono ammogliati, accasati con i benpensanti, hanno trovato un impiego saggio e magari la villa del suocero; così come ragazze con i motti, i pugni, le scritte, le magliette svaniti così a fine anno, al mare al club al golf
Anche chi combatte i moralisti, chi sta contro i reazionari, chi è avanti e pontifica, ops diciamo lancia comizi più o meno social poi si ritrova a casetta sua, comodo e con le spalle coperte.
Perché poi alla fin fine ci piace la tranquillità, la pigrizia, il comodo, l'ordinario, ma lo straordinario ci aiuterebbe, per non parlare dell'abilitante, ma quella è un'altra storia.
E comunque prima o poi ne discuteremo, ci sono, specie dal 1 luglio quando decaderà la mia qualifica, il mio mandato e la mia seconda vita perderà forza per riaffacciarsi forse a fine estate, dipende Azzolina!
Conviene portare avanti ideali, convinzioni, idee, convincimenti, opinioni...?
Difficile, molto, specie se poi di mezzo c'è la famiglia, un paese piccolo, amicizie e pericolo di inimicizie, rancori, sberleffi, ripicche, smorfie e tutto il cucuzzaro al seguito.
Io, per esempio, vorrei togliermi qualche sassolino dalla scarpa, usando magari questo blog, ma ci sto pensando e ripensando per non essere poi tacciata di scompigliare l'ordine pubblico costituito, di sollevare polemiche di piazza infruttuose, di cercare il pelo nell'uovo didattico, di correre incontro alla notorietà, di intromettermi in beghe politiche, di impicciarmi di fatti e situazioni di cui conosco poco gli ingranaggi, perché non sono informata, formata, sformata sì forse però.
Ci sono battaglie che vale la pena combattere ancora? Certo.
Ma per cosa?
Ho visto compagni, ragazzi "rivoluzionari", alternativi, sdruciti che poi si sono ammogliati, accasati con i benpensanti, hanno trovato un impiego saggio e magari la villa del suocero; così come ragazze con i motti, i pugni, le scritte, le magliette svaniti così a fine anno, al mare al club al golf
Anche chi combatte i moralisti, chi sta contro i reazionari, chi è avanti e pontifica, ops diciamo lancia comizi più o meno social poi si ritrova a casetta sua, comodo e con le spalle coperte.
Perché poi alla fin fine ci piace la tranquillità, la pigrizia, il comodo, l'ordinario, ma lo straordinario ci aiuterebbe, per non parlare dell'abilitante, ma quella è un'altra storia.
E comunque prima o poi ne discuteremo, ci sono, specie dal 1 luglio quando decaderà la mia qualifica, il mio mandato e la mia seconda vita perderà forza per riaffacciarsi forse a fine estate, dipende Azzolina!
domenica 21 giugno 2020
DI DOMENICA, FATTORIA
Domenica mattina, prima dell'estate 2020, sospirata libertà di movimento e voglia di socialità, all'insegna del verde e del gioco all'aria aperta, in compagnia di piccoli amici e grandi curiosi.
Sin dalle 10 del mattino siamo andati da Valentina, a Viterbo alla Giostra Ecologica: educatrice esperta, mamma di Valerio e volontaria del gruppo Nati per Leggere, ci guida lei alla scoperta degli animali da fattoria, dei profumi della campagna, dei colori delle erbe e dei loro poteri magici, da pozione.
Dar da mangiare alle galline e alle anatre, riempire di acqua la vasca in pietra, accontentare quelle golose di carote delle caprette, selezionare le foglie più profumate, realizzare un cuore verde, leggere un libro, dipingere e cercare di far girare quell'antipatico del pavone che invece ha preferito mostrare il lato B e aprire la ruota dall'altra parte.
Correre liberi, arrampicarsi sulla scala di corda, dondolarsi sull'amaca, reperire gli ingredienti più simpatici per una pozione puzzolente, accarezzare il muso di animali docili e pazienti, contare i poni e offrire qualche pezzo fresco di finocchio fino ad aspettare le capriole libere dell'asinello Napoleone.
Tre ore piene, di sole e gioco non tecnologico, vecchie pentole come i più interessanti degli attrezzi in cui immergere ali di fata, fiori di melissa, foglie di mentuccia, citronella...
Sin dalle 10 del mattino siamo andati da Valentina, a Viterbo alla Giostra Ecologica: educatrice esperta, mamma di Valerio e volontaria del gruppo Nati per Leggere, ci guida lei alla scoperta degli animali da fattoria, dei profumi della campagna, dei colori delle erbe e dei loro poteri magici, da pozione.
Dar da mangiare alle galline e alle anatre, riempire di acqua la vasca in pietra, accontentare quelle golose di carote delle caprette, selezionare le foglie più profumate, realizzare un cuore verde, leggere un libro, dipingere e cercare di far girare quell'antipatico del pavone che invece ha preferito mostrare il lato B e aprire la ruota dall'altra parte.
Correre liberi, arrampicarsi sulla scala di corda, dondolarsi sull'amaca, reperire gli ingredienti più simpatici per una pozione puzzolente, accarezzare il muso di animali docili e pazienti, contare i poni e offrire qualche pezzo fresco di finocchio fino ad aspettare le capriole libere dell'asinello Napoleone.
Tre ore piene, di sole e gioco non tecnologico, vecchie pentole come i più interessanti degli attrezzi in cui immergere ali di fata, fiori di melissa, foglie di mentuccia, citronella...
venerdì 19 giugno 2020
REINVENTARMI
E già, arriva sempre quel momento dell'anno in cui serro le fila, preparo un bilancio, calcolo il totale, tiro le somme, questa volta potrei anche valorizzarmi da remoto, a distanza, in video conferenza, con un nuovo account, una nuova casella di posta, ricordati la chiave, perlamiseria!
E questa volta mi risulta più doloroso di altre: se potessi, metterei anche subito la firma sul contratto per il prossimo periodo scolastico, anche lontano, anche dopo le curve, anche sempre alla prima ora, ma con gli stessi, proprio così, ma non si può.
E allora, in attesa di decisioni importanti dall'alto sul come dove quando perché e con chi, mi reinvento e, come sempre, cerco; ancora non ho parlato con nessuna persona importante - la mia famiglia - di questa decisione: sanno bene, loro, come abbattere il mio morale, lanciandomi quelle frecciatine precise e originali, mai indorate o passate al miele, sempre a segno.
Dunque, parliamoci chiaro, occupazione: stagionale, annuale, indeterminata, a tempo, seria, determinata, retribuita, culturale, artigianale, di prestigio, autonoma, di gruppo, collettiva, personale, antica, automunita, manovalanza, artistica, paesana, cittadina, corale, vacante, solista, intellettuale, concorrenziale, di fiducia, fai-da-te, pianterreno, piani-alti, di cronaca, culinaria, elitaria, di bella presenza, no perditempo, naturale, all'aria aperta, condominiale, fronte strada, agricola, superiore, inferiore, elegante, nuova, di antichi sapori...
Si dice in giro, ma non ne sono sicura, che comincino manovre politico-amministrative, non che sappia bene a cosa si riferiscano, ma certo potrebbe interessarmi la parte culturale, libresca, libraria.
Inoltre, mi ripropongo sempre di aumentare il mio bagaglio storico-artistico non ancora buono e lontano dall'essere colmo e intenso, ci sto lavorando.
Che altro? Ho qualche piccola partecipazione alle spalle, qualche esperienza lavorativa che potrebbe venirmi bene in aiuto al momento della selezione, sempre che sia prescelta.
Sono qui, contattatemi.
Anche in privato, non ho segreti.
E questa volta mi risulta più doloroso di altre: se potessi, metterei anche subito la firma sul contratto per il prossimo periodo scolastico, anche lontano, anche dopo le curve, anche sempre alla prima ora, ma con gli stessi, proprio così, ma non si può.
E allora, in attesa di decisioni importanti dall'alto sul come dove quando perché e con chi, mi reinvento e, come sempre, cerco; ancora non ho parlato con nessuna persona importante - la mia famiglia - di questa decisione: sanno bene, loro, come abbattere il mio morale, lanciandomi quelle frecciatine precise e originali, mai indorate o passate al miele, sempre a segno.
Dunque, parliamoci chiaro, occupazione: stagionale, annuale, indeterminata, a tempo, seria, determinata, retribuita, culturale, artigianale, di prestigio, autonoma, di gruppo, collettiva, personale, antica, automunita, manovalanza, artistica, paesana, cittadina, corale, vacante, solista, intellettuale, concorrenziale, di fiducia, fai-da-te, pianterreno, piani-alti, di cronaca, culinaria, elitaria, di bella presenza, no perditempo, naturale, all'aria aperta, condominiale, fronte strada, agricola, superiore, inferiore, elegante, nuova, di antichi sapori...
Si dice in giro, ma non ne sono sicura, che comincino manovre politico-amministrative, non che sappia bene a cosa si riferiscano, ma certo potrebbe interessarmi la parte culturale, libresca, libraria.
Inoltre, mi ripropongo sempre di aumentare il mio bagaglio storico-artistico non ancora buono e lontano dall'essere colmo e intenso, ci sto lavorando.
Che altro? Ho qualche piccola partecipazione alle spalle, qualche esperienza lavorativa che potrebbe venirmi bene in aiuto al momento della selezione, sempre che sia prescelta.
Sono qui, contattatemi.
Anche in privato, non ho segreti.
martedì 9 giugno 2020
È LA FINE
Abbiamo scrutinato, abbiamo assegnato, abbiamo firmato.
È proprio finita la parte didattica, anche se a distanza da remoto e in video.
Ci siamo salutati, più o meno, perché ognuno correrà dietro ai propri impegni, siano esami-riunioni-scrutini-colloqui-PIA-PAI.
Sto commossa, parecchio, perché ci si affeziona ai bambini che conosci a settembre e lasci a giugno, così come ti affezioni ai ragazzi che prendi a settembre e lasci a giugno: ogni classe con le sue sfumature, ogni gruppo con le proprie peculiarità.
Ci sono annate più o meno buone, in cui godi della fortuna di una miscela di polvere magica di colleghi-assistenti-alunni-genitori e allora non vorresti il distacco, l'arrivederci, lo sconforto.
Quest'anno è stato uno di quelli, per tanti validi motivi cementificati sicuramente dallo stato di emergenza, dall'unione di maestranze intellettuali tenaci ma umili, volenterose e solidali, al raccordo con i genitori disponibili e attenti, pronti a collaborare, nel mare magnum delle piattaforme.
Ci sono stati momenti di tensione che, certo, non dimenticherò; qualche screzio che non immaginavo potesse sorgere, ma inevitabile, per i tanti punti di vista ammissibili e presenti. Ho raccolto numerosi messaggi positivi, qualcuno mi ha anche lucidato gli occhi; ho accettato le critiche ineluttabili, ho atteso invano qualche ripensamento o ringraziamento che ci stava tutto e, invece, non è giunto, peccato.
Questa sera non devo controllare nessuna casella di posta, nessuna foto, messaggio, vocale, non ho documenti da scaricare e stampare, non ho scritti da decifrare, mi mancheranno anche quelli a tarda notte, quelli del sabato sera, quelli evidenziati, svolazzanti, fitti di parole, mancanti di h, spinosi o copiati, e già, anche quelli copiati e incollati.
Ho cominciato a cancellare dalla galleria del cellulare tutte le foto dei quadernoni con i compiti svolti e i video in cui i ragazzi si sono ripresi per le interviste e le "scoperte" geo-storiche, ho lasciato solo le mie spiegazioni con i pennarelli colorati, gli atlanti, gli schemi di grammatica, me ne disfarò un poco per volta.
Non eliminerò le mail di parole buone, di citazioni letterarie e di sostegno dei genitori, manterrò anche le righe negative, servono a crescere e migliorare, attendo ancora i ritardatari, qualcuno manca.
È proprio finita la parte didattica, anche se a distanza da remoto e in video.
Ci siamo salutati, più o meno, perché ognuno correrà dietro ai propri impegni, siano esami-riunioni-scrutini-colloqui-PIA-PAI.
Sto commossa, parecchio, perché ci si affeziona ai bambini che conosci a settembre e lasci a giugno, così come ti affezioni ai ragazzi che prendi a settembre e lasci a giugno: ogni classe con le sue sfumature, ogni gruppo con le proprie peculiarità.
Ci sono annate più o meno buone, in cui godi della fortuna di una miscela di polvere magica di colleghi-assistenti-alunni-genitori e allora non vorresti il distacco, l'arrivederci, lo sconforto.
Quest'anno è stato uno di quelli, per tanti validi motivi cementificati sicuramente dallo stato di emergenza, dall'unione di maestranze intellettuali tenaci ma umili, volenterose e solidali, al raccordo con i genitori disponibili e attenti, pronti a collaborare, nel mare magnum delle piattaforme.
Ci sono stati momenti di tensione che, certo, non dimenticherò; qualche screzio che non immaginavo potesse sorgere, ma inevitabile, per i tanti punti di vista ammissibili e presenti. Ho raccolto numerosi messaggi positivi, qualcuno mi ha anche lucidato gli occhi; ho accettato le critiche ineluttabili, ho atteso invano qualche ripensamento o ringraziamento che ci stava tutto e, invece, non è giunto, peccato.
Questa sera non devo controllare nessuna casella di posta, nessuna foto, messaggio, vocale, non ho documenti da scaricare e stampare, non ho scritti da decifrare, mi mancheranno anche quelli a tarda notte, quelli del sabato sera, quelli evidenziati, svolazzanti, fitti di parole, mancanti di h, spinosi o copiati, e già, anche quelli copiati e incollati.
Ho cominciato a cancellare dalla galleria del cellulare tutte le foto dei quadernoni con i compiti svolti e i video in cui i ragazzi si sono ripresi per le interviste e le "scoperte" geo-storiche, ho lasciato solo le mie spiegazioni con i pennarelli colorati, gli atlanti, gli schemi di grammatica, me ne disfarò un poco per volta.
Non eliminerò le mail di parole buone, di citazioni letterarie e di sostegno dei genitori, manterrò anche le righe negative, servono a crescere e migliorare, attendo ancora i ritardatari, qualcuno manca.
domenica 7 giugno 2020
DI VERDE, STORIA E ALTRE API
Siamo tornati molto volentieri questo pomeriggio al Bosco Didattico, un posto che teniamo nel cuore sin dalla sua apertura - correva settembre 2014.
Ad accoglierci Fiore per espletare i riti d'emergenza e, una volta stabilita la temperatura, accompagnarci all'interno della Tenuta, dove ci attendevano Cristina, Eleonora e Marco: tre giovani nostri compaesani, competenti guide del Bosco per tutti i suoi abitanti, siano essi fiori, piante, insetti, quadrupedi, massi tracheitici, monumenti medievali o galle!
Dopo aver visitato il laboratorio e visto da vicino un alveare con tante indaffarate api che si spostavano al passaggio della regina, siamo usciti all'aperto: i piccoli hanno indossato tute gialle complete per osservare un favo, dopo che Marco ha spiegato loro la funzione del fumo, la forma delle arnie e il lavoro di impollinazione a seconda della fioritura delle piante: stanno aspettando con ansia i castagni per cerchiare il loro infinito, direzione nettare.
Entusiasmo alle stelle, qualche piccolo timore iniziale e molte domande anche da parte di noi adulti, perché scoprire che il ciclo vitale di un'ape si chiude in un mese e mezzo lascia molto perplessi, come sapere che una colonia può contare fino a centomila unità e che esiste un ricambio completo e continuo grazie alla deposizione di ottomila uova al giorno della regina! E i fuchi? Mangiano, utili solo in fase di riproduzione.
Poi Eleonora ci ha guidati all'interno del bosco, tra querce, roverelle e aceri fino alla Chiesa della Trinità, di grande impatto storico-artistico; giro completo di cinque chilometri, dal Beato Lupo alla Sedia del Papa, dalla sorgente d'acqua al Belvedere dove rifocillarsi.
Una nuova esperienza che ci ha colpito, di nuovo, ancora.
E per l'estate grandi novità, interessanti.
Ad accoglierci Fiore per espletare i riti d'emergenza e, una volta stabilita la temperatura, accompagnarci all'interno della Tenuta, dove ci attendevano Cristina, Eleonora e Marco: tre giovani nostri compaesani, competenti guide del Bosco per tutti i suoi abitanti, siano essi fiori, piante, insetti, quadrupedi, massi tracheitici, monumenti medievali o galle!
Dopo aver visitato il laboratorio e visto da vicino un alveare con tante indaffarate api che si spostavano al passaggio della regina, siamo usciti all'aperto: i piccoli hanno indossato tute gialle complete per osservare un favo, dopo che Marco ha spiegato loro la funzione del fumo, la forma delle arnie e il lavoro di impollinazione a seconda della fioritura delle piante: stanno aspettando con ansia i castagni per cerchiare il loro infinito, direzione nettare.
Entusiasmo alle stelle, qualche piccolo timore iniziale e molte domande anche da parte di noi adulti, perché scoprire che il ciclo vitale di un'ape si chiude in un mese e mezzo lascia molto perplessi, come sapere che una colonia può contare fino a centomila unità e che esiste un ricambio completo e continuo grazie alla deposizione di ottomila uova al giorno della regina! E i fuchi? Mangiano, utili solo in fase di riproduzione.
Poi Eleonora ci ha guidati all'interno del bosco, tra querce, roverelle e aceri fino alla Chiesa della Trinità, di grande impatto storico-artistico; giro completo di cinque chilometri, dal Beato Lupo alla Sedia del Papa, dalla sorgente d'acqua al Belvedere dove rifocillarsi.
Una nuova esperienza che ci ha colpito, di nuovo, ancora.
E per l'estate grandi novità, interessanti.
sabato 6 giugno 2020
IL 5 GIUGNO, SI COMMEMORA
Come ricordare un evento luttuoso ai tempi del corona, quando bisogna rispettare le distanze, indossare la mascherina, evitare gli assembramenti e non scambiarsi abbracci o strette di mano?
Basta poco, veramente poco.
Un tavolo pieghevole, coperto da una tovaglia bianca, i calici e una croce, la Croce.
Belvedere, il Piazzale per noi del Paesello, appuntamento alle 18:00 con padre Valdo, don Enzo e gli altri parroci; Stefano che provvede all'audio e la celebrazione può cominciare.
Niente scambio della pace, niente offertorio e alla comunione ci si mette in fila per uno, distanziati e rispettosi: la messa partecipata, pian piano si riempie lo spazio aperto che ha il cielo nuvoloso grigio per tetto e la strada per parete, passano i ragazzi sui motorini, passano le automobili della spesa, tanti adulti si fermano ad ascoltare il doloroso elenco dei caduti sotto le bombe del fuoco amico, il bombardamento del 5 giugno di settantasei anni fa, quando sono stati spazzati via la Concia, parte della piazza centrale e l'entrata alla Rocca, il centro storico.
Valentino D'Arcangeli, classe 1932, narra i suoi ricordi, vivi nella memoria di ragazzo, come dimenticare? Ancora fortunati a poter ascoltare dalla viva voce dei superstiti i fatti: lo spostamento d'aria, la colonna degli aerei, le grida, la polvere, il passaggio dei Tedeschi nei giorni successivi a rendersi conto che il sacrificio dei civili a nulla è valso.
Parole commoventi, forti, che colpiscono chi ascolta la voce tremante di Valentino e qualche lacrima si ferma tra le ciglia, impossibile rimanere insensibili.
E poi il sindaco a chiudere la manifestazione dei ricordi e delle considerazioni sulla Storia del Paesello, sui sacrifici della gente comune, sul periodo che stiamo attraversando, ma anche della forza e della determinazione.
Deposizione della ghirlanda alla targa, accompagnata dalla tromba del Maestro Gorello.
Erano le 19:13 di settantasei anni fa, le bombe hanno cancellato la vita di tanti compaesani, la guerra ha distrutto sogni e speranze di tanti uomini e di tanti bambini innocenti.
Non dovrebbe mai più accadere.
Basta poco, veramente poco.
Un tavolo pieghevole, coperto da una tovaglia bianca, i calici e una croce, la Croce.
Belvedere, il Piazzale per noi del Paesello, appuntamento alle 18:00 con padre Valdo, don Enzo e gli altri parroci; Stefano che provvede all'audio e la celebrazione può cominciare.
Niente scambio della pace, niente offertorio e alla comunione ci si mette in fila per uno, distanziati e rispettosi: la messa partecipata, pian piano si riempie lo spazio aperto che ha il cielo nuvoloso grigio per tetto e la strada per parete, passano i ragazzi sui motorini, passano le automobili della spesa, tanti adulti si fermano ad ascoltare il doloroso elenco dei caduti sotto le bombe del fuoco amico, il bombardamento del 5 giugno di settantasei anni fa, quando sono stati spazzati via la Concia, parte della piazza centrale e l'entrata alla Rocca, il centro storico.
Valentino D'Arcangeli, classe 1932, narra i suoi ricordi, vivi nella memoria di ragazzo, come dimenticare? Ancora fortunati a poter ascoltare dalla viva voce dei superstiti i fatti: lo spostamento d'aria, la colonna degli aerei, le grida, la polvere, il passaggio dei Tedeschi nei giorni successivi a rendersi conto che il sacrificio dei civili a nulla è valso.
Parole commoventi, forti, che colpiscono chi ascolta la voce tremante di Valentino e qualche lacrima si ferma tra le ciglia, impossibile rimanere insensibili.
E poi il sindaco a chiudere la manifestazione dei ricordi e delle considerazioni sulla Storia del Paesello, sui sacrifici della gente comune, sul periodo che stiamo attraversando, ma anche della forza e della determinazione.
Deposizione della ghirlanda alla targa, accompagnata dalla tromba del Maestro Gorello.
Erano le 19:13 di settantasei anni fa, le bombe hanno cancellato la vita di tanti compaesani, la guerra ha distrutto sogni e speranze di tanti uomini e di tanti bambini innocenti.
Non dovrebbe mai più accadere.
giovedì 4 giugno 2020
ANNIVERSARIO BOMBARDAMENTO
Domani 5 giugno, anniversario del bombardamento.
Correva l'anno 1944.
Il mio blog ha nel tempo raccolto testimonianze e fotografie dei vari incontri, dibattiti, lavori d'istituto, testimonianze e commemorazioni di questa terribile data per il nostro Paesello e per tanti Comuni limitrofi.
Ho spulciato un poco e ho selezionato gli articoli più interessanti, ve li propongo per ricordare, non lasciare andare parole e immagini, volti e pensieri.
Senza retorica.
I nostri giovani devono conoscere, imparare, sapere.
Senza conoscenza non c'è futuro, senza memoria storica non c'è futuro.
Senza il passato, non c'è il futuro.
https://criticaleora.blogspot.com/2014/06/rifugioco-settantanni-dal-bombardamento.html
https://criticaleora.blogspot.com/2017/02/quando-ti-raccontano-la-storia.html
https://criticaleora.blogspot.com/2017/06/correva-il-giorno-del-5-giugno.html
Correva l'anno 1944.
Il mio blog ha nel tempo raccolto testimonianze e fotografie dei vari incontri, dibattiti, lavori d'istituto, testimonianze e commemorazioni di questa terribile data per il nostro Paesello e per tanti Comuni limitrofi.
Ho spulciato un poco e ho selezionato gli articoli più interessanti, ve li propongo per ricordare, non lasciare andare parole e immagini, volti e pensieri.
Senza retorica.
I nostri giovani devono conoscere, imparare, sapere.
Senza conoscenza non c'è futuro, senza memoria storica non c'è futuro.
Senza il passato, non c'è il futuro.
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martedì 2 giugno 2020
VICO, LE RANE E LE FOTO
In programma c'era una partenza all'alba, alle prime luci del nuovo giorno, per cogliere le sfumature del cielo e dell'acqua, per scattare la foto giusta al momento giusto, insomma.
Invece siamo riusciti ad uscire di casa per le 7:30, fatto che in quattro con un unico bagno di un giorno festivo non mi sembra comunque male, direzione Lago di Vico, nella natura selvaggia, o quasi.
Siamo arrivati in un parcheggio comodo ma sterrato, spiaggia quasi deserta se non fossero stati presenti alcuni pescatori, di cui uno in acqua placido e tenace con la canna in posizione, altri in barca più lontani.
Attrezzatura occorrente, zaini e custodie varie, il capogruppo è Marco e dietro noi comuni mortali, ben determinati a cogliere l'attimo, il volo, il guizzo, il tremolio delle fronde, il passero zampettante.
Arrivano i proprietari dei locali, fischiettando cominciano a spazzare, pulire dalle foglie, apparecchiare, noi imperterriti avanti e indietro sul bagnasciuga, alla ricerca dello scatto perfetto.
Poi, non contenti, saliamo in macchina per affrontare il periplo della caldera, dell'antico cono vulcanico e raggiungere uno slargo deserto che si apre su uno stagno, vuoto, quasi abbandonato: ci sono però tanti animaletti, a cominciare dagli uccelli d'acqua, le libellule e le rane, tante, che saltano in acqua, una ad una al nostro passaggio, bisogna tacere completamente ed attendere che riprendano coraggio per ascoltare il loro gracidare.
Altre foto, altri particolari prima di dirigerci nella zona più turistica, dal verde pratino e comode panchine, ma con un unico obiettivo: la colazione, come premio finale per la levataccia, perché in tutto siamo stati in agguato per almeno due ore e abbiamo affrontato la Natura lacustre con spirito avventuroso, un premio ci sta.
Invece siamo riusciti ad uscire di casa per le 7:30, fatto che in quattro con un unico bagno di un giorno festivo non mi sembra comunque male, direzione Lago di Vico, nella natura selvaggia, o quasi.
Siamo arrivati in un parcheggio comodo ma sterrato, spiaggia quasi deserta se non fossero stati presenti alcuni pescatori, di cui uno in acqua placido e tenace con la canna in posizione, altri in barca più lontani.
Attrezzatura occorrente, zaini e custodie varie, il capogruppo è Marco e dietro noi comuni mortali, ben determinati a cogliere l'attimo, il volo, il guizzo, il tremolio delle fronde, il passero zampettante.
Arrivano i proprietari dei locali, fischiettando cominciano a spazzare, pulire dalle foglie, apparecchiare, noi imperterriti avanti e indietro sul bagnasciuga, alla ricerca dello scatto perfetto.
Poi, non contenti, saliamo in macchina per affrontare il periplo della caldera, dell'antico cono vulcanico e raggiungere uno slargo deserto che si apre su uno stagno, vuoto, quasi abbandonato: ci sono però tanti animaletti, a cominciare dagli uccelli d'acqua, le libellule e le rane, tante, che saltano in acqua, una ad una al nostro passaggio, bisogna tacere completamente ed attendere che riprendano coraggio per ascoltare il loro gracidare.
Altre foto, altri particolari prima di dirigerci nella zona più turistica, dal verde pratino e comode panchine, ma con un unico obiettivo: la colazione, come premio finale per la levataccia, perché in tutto siamo stati in agguato per almeno due ore e abbiamo affrontato la Natura lacustre con spirito avventuroso, un premio ci sta.