martedì 6 giugno 2017

CORREVA IL GIORNO DEL 5 GIUGNO...

Il giorno del bombardamento del paesello, 5 giugno 1944, gli aerei degli alleati anglo-americani: il centro squarciato, molti civili rimasti sotto le macerie, case sventrate, la vita si ferma, si muore.
 Commemorazione doverosa di quei funesti momenti: messa nella chiesa della Trinità animata dal Coro Polifonico, che alla fine ha ripercorso in musica la storia recente del nostro Paese, dal Piave all'Inno, passando per Va' Pensiero, da brivido. La lettura dei nomi delle vittime, la banda che suona, lo stendardo, la deposizione di un mazzo di fiori sotto la lapide della strada che ricorda la data e poi una piccola processione fino alla fine del Belvedere, dove é posizionata una targa di peperino, con incisa una frase tratta dallo Shemá di Primo Levi, quando le parole rimangono scolpite impresse nel cuore.
 E' successo, non dovrebbe accadere mai più, invece gli uomini sembrano non cercare altro che la divisione e lo scontro, la paura e la morte...


Voi che vivete sicuri 
Nelle vostre tiepide case 
Voi che trovate tornando a sera 
Il cibo caldo e visi amici:



Considerate se questo è un uomo 
Che lavora nel fango 
Che non conosce pace 
Che lotta per mezzo pane 
Che muore per un sì o per un no.


Considerate se questa è una donna, 
Senza capelli e senza nome 
Senza più forza di ricordare 
Vuoti gli occhi e freddo il grembo 
Come una rana d’inverno.


Meditate che questo è stato: 
Vi comando queste parole. 
Scolpitele nel vostro cuore 
Stando in casa andando per via, 
Coricandovi alzandovi; 

Ripetetele ai vostri figli. 

O vi si sfaccia la casa, 
La malattia vi impedisca, 
I vostri nati torcano il viso da voi.

                            10 gennaio 1946 




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