Permettetemi una riflessione molto personale questa sera, una semplice considerazione sul tempo che passa, sugli anni più belli e altre corbellerie simili.
Ero al saggio di fine anno del mio pargolo questo pomeriggio, tronfia d'orgoglio come ogni genitore seduto o in piedi in aula magna, pronta per il video ricordo.
Mi sono guardata intorno e le ho viste le mie coetanee, ci siamo salutate in modo più o meno caloroso, a seconda del ruolo.
Già, eravamo studentesse più di trent'anni fa in quella scuola, nella stessa classe sezione B, eravamo brave, di grandi speranze e famiglie operaie oneste. Poi la scelta delle superiori: chi una strada chi un'altra chi no; vicine ma distanti, parallele. Due neanche social connesse, con nessuna applicazione, impensabile.
Accomunate da un grande lutto anche, vedi gli scherzi della vita, lo zampino del destino: pargoli coetanei, oggi musicisti, domani chissà amici o innamorati, pretendenti o rivali.
Ognuna ha vissuto, sofferto, gioito, scelto o anche subito il proprio percorso: il matrimonio, la carriera, la giovane maternità, il taglio dei capelli e il modo di vestirsi.
C'è oggi chi tiene il discorso e chi lo riprende, chi siede accanto, chi si commuove sperando nel proseguimento della passione.
Quelle ragazze quattordicenni hanno realizzato i loro sogni, hanno raggiunto la vetta delle loro aspettative? Sicuramente hanno retto ai colpi degli anni, hanno costruito una famiglia, hanno scelto il padre dei loro figli con cui proseguire la strada: vivono di colori, musica e parole.
Cosa augurare loro? Di mostrarsi sempre orgogliose di quanto le circonda, che sia in giacca magliettina fermaglio sui ricci.
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