Ultime ore dell'anno, è tempo di bilancio: economico, familiare, affettivo, chi più ne ha più ne metta, come si suol dire.
E' stato un anno meraviglioso, come suggerisce Facebook? Non credo si possa sprecare un aggettivo di questa portata così alla leggera. Ognuno si faccia un esame di coscienza, si rilegga le pagine stropicciate della propria agenda, zeppa di foglietti-ricordo, biglietti d'ingresso, pieghevoli, che danno un certo sapore, unico, ad ogni avvenimento vissuto nel corso di dodici lunghi mesi.
Anno difficoltoso, molto difficoltoso per la mia famiglia, traballante, incerto, critico, tanto per usare un termine oggi di moda; anche di grandi soddisfazioni però.
Con le fregature ho dovuto accettare una filosofia di vita che non mi apparteneva, vivere giorno per giorno e accontentarsi. Il mio orgoglio proprio non ne voleva sapere, eppure per amore dei figli si accetta tutto, anche l'occupazione più umile.
Ho scoperto il vero volto di alcune persone, che credevo erroneamente amichevoli: ha prevalso quel pizzico di cattiveria, specifico di certe donne; ho visto anche crescere e rafforzarsi un rapporto su cui non avrei mai scommesso; poi le certezze della mia vita, quelle amiche speciali che mi accompagnano da tanto tempo e infine i legami di sangue forti, sicuri, saldi, per me irrinunciabili.
Basta con i buoni propositi, le false promesse che ho sempre scritto sulla prima pagina della nuova agenda: l'unico augurio che a mio avviso valga la pena scambiarsi è di venire circondati da affetto e amore incondizionati, tutto il resto verrà da sé.
mercoledì 31 dicembre 2014
martedì 30 dicembre 2014
L'ETA' DELL'INNOCENZA
Scrivo questo post con cognizione di causa, ho una sorella minore, ma per otto lunghi anni sono stata figlia unica, ultima nipote da parte materna, praticamente viziata e intoccabile, specialmente per il nonno.
Tratto ora questo tema, sotto le feste natalizie, perché a mio parere è il momento dell'anno più critico per genitori, nonni e parenti tutti. Il figlio unico, oltre ad avere sempre ragione, avere l'ultima parola, ad essere sempre ascoltato, vede materializzato ogni suo desiderio, fino al momento in cui non sa più cosa chiedere. Ogni adulto si sente in dovere di percorrere chilometri, affrontare lunghe file e scegliere il meglio per il pargolo in questione, costi quel che costi.
A sua volta il bimbo cresce spocchioso, egocentrico, saputello e convinto di essere al centro dell'universo conosciuto; non ammette il secondo piano, la condivisione, il gioco in comune, la divisione degli spazi, la bilancia degli affetti, il momento dell'attesa.
Il Piccolo Principe tiranneggia i nonni, decide i tempi e si intromette anche nella vita privata dei genitori. Poi succede che cresce, si trova nel gruppo classe, dove non è l'unico protagonista, nessuno tace quando parla lui né qualcuno cede il gioco conteso, anzi.
Quando si vive solo con adulti, si parla come loro, si ragiona come loro, si finisce per sembrare miniature e si perde il momento migliore della vita, quello della spensieratezza e dell'innocenza.
Tratto ora questo tema, sotto le feste natalizie, perché a mio parere è il momento dell'anno più critico per genitori, nonni e parenti tutti. Il figlio unico, oltre ad avere sempre ragione, avere l'ultima parola, ad essere sempre ascoltato, vede materializzato ogni suo desiderio, fino al momento in cui non sa più cosa chiedere. Ogni adulto si sente in dovere di percorrere chilometri, affrontare lunghe file e scegliere il meglio per il pargolo in questione, costi quel che costi.
A sua volta il bimbo cresce spocchioso, egocentrico, saputello e convinto di essere al centro dell'universo conosciuto; non ammette il secondo piano, la condivisione, il gioco in comune, la divisione degli spazi, la bilancia degli affetti, il momento dell'attesa.
Il Piccolo Principe tiranneggia i nonni, decide i tempi e si intromette anche nella vita privata dei genitori. Poi succede che cresce, si trova nel gruppo classe, dove non è l'unico protagonista, nessuno tace quando parla lui né qualcuno cede il gioco conteso, anzi.
Quando si vive solo con adulti, si parla come loro, si ragiona come loro, si finisce per sembrare miniature e si perde il momento migliore della vita, quello della spensieratezza e dell'innocenza.
lunedì 29 dicembre 2014
A teatro a Ronciglione, Piccolo Principe
Ultima domenica del mese e dell'anno, spettacolo adatto ad un pubblico minorenne, nel corpo e nello spirito.
Un classico della letteratura, che dovrebbero conoscere tutti i bambini e i loro genitori, che dovrebbero leggere tutti gli adulti che si sono dimenticati di quando erano piccoli.
Abbiamo partecipato tutti insieme, per la prima volta, ad una rappresentazione al chiuso, in un vero e proprio teatro, con le poltroncine azzurre, i tendoni di velluto, la scenografia essenziale, sobria. neutra.
Che emozione per i pargoli, parte la musica di sottofondo che ci avverte di metterci seduti, in silenzio e di guardare a bocca aperta. Sul palco si alternano solo tre attori, il serpente è un nastro di seta giallo manovrato al buio, tutto è un gioco di luci e ombre, il nero dello sfondo, i riflettori puntati sul personaggio. La rosa è un'ombra gigante, la voce fuori campo ci spiega la sua vanità. Il tutto dura neanche un'ora, i miei bimbi escono euforici, soddisfatti e incantati, esperienza da ripetere.
L'unico rammarico riguarda le nostre povere tasche.
Un classico della letteratura, che dovrebbero conoscere tutti i bambini e i loro genitori, che dovrebbero leggere tutti gli adulti che si sono dimenticati di quando erano piccoli.
Abbiamo partecipato tutti insieme, per la prima volta, ad una rappresentazione al chiuso, in un vero e proprio teatro, con le poltroncine azzurre, i tendoni di velluto, la scenografia essenziale, sobria. neutra.
Che emozione per i pargoli, parte la musica di sottofondo che ci avverte di metterci seduti, in silenzio e di guardare a bocca aperta. Sul palco si alternano solo tre attori, il serpente è un nastro di seta giallo manovrato al buio, tutto è un gioco di luci e ombre, il nero dello sfondo, i riflettori puntati sul personaggio. La rosa è un'ombra gigante, la voce fuori campo ci spiega la sua vanità. Il tutto dura neanche un'ora, i miei bimbi escono euforici, soddisfatti e incantati, esperienza da ripetere.
L'unico rammarico riguarda le nostre povere tasche.
sabato 27 dicembre 2014
E' RIMASTO SOLO BABBO NATALE
E giù il via vai delle solite frasi piene zeppe di sensi di colpa, tutto grazie a due giorni di festa, quanto basta per mandare a farsi friggere ore ed ore di palestra, sudate e camminate.
Ho incontrato massaie in macelleria due settimane prima delle feste, decise a prenotare chili e chili di carne, tanto per essere sicure di non rimanere senza; altre alle prese con ripieni di tortellini, cappelletti e cannelloni, da tenere sotto stretto controllo, per non parlare di biscottini, crostate e frittelle. Diamo un po' di soddisfazione a queste indefesse lavoratrici, che hanno rinunciato anche alla ginnastica dolce per seguire la perfetta dose.
Non possiamo ingrassare, non possiamo sederci a tavola senza poi sentirci psicologicamente a terra, ma soprattutto non possiamo invecchiare, vietatissimo dimostrare la propria età.
Rimedi più o meno drastici e costosi: creme antirughe, taglio e tinta, pedicure, manicure e abbigliamento sobrio, ma non scontato, classico con gusto, colori alla moda ma non noiosi o smorti, che non appesantiscano il punto vita, ma valorizzino il seno.
Mia nonna indossava la sottana, rigorosamente abiti, teneva il lutto nel rispetto del defunto almeno un anno se non diciotto mesi.
Un tempo invecchiare, non nascondere i capelli grigi e poi bianchi era segno di maturità, esperienza, bagaglio di situazioni affrontate e superate estremamente importante e irrinunciabile.
Oggi no: le bambine bruciano le tappe per arrivare prima, dove? Le mamme si sentono amiche delle figlie, con cui condividere il guardaroba e scambiare opinioni ed emozioni; le nonne non vogliono rimanere intrappolate nel ruolo della fiaba di Cappuccetto Rosso.
E ho omesso sin qui di trattare degli uomini, che arrivati agli anta, sembra, impazziscano, diano segni di insofferenza familiare e decidano di vivere quanto non esplorato e provato a vent'anni. E' rimasto solo Babbo Natale, paffutello, con le dita salsicciotte e il doppio mento, come hanno cantato i bimbi della Scuola dell'Infanzia.
Cosa sta succedendo, colpa dell'effetto serra o della previsione Maya della fine del Mondo?
Ho incontrato massaie in macelleria due settimane prima delle feste, decise a prenotare chili e chili di carne, tanto per essere sicure di non rimanere senza; altre alle prese con ripieni di tortellini, cappelletti e cannelloni, da tenere sotto stretto controllo, per non parlare di biscottini, crostate e frittelle. Diamo un po' di soddisfazione a queste indefesse lavoratrici, che hanno rinunciato anche alla ginnastica dolce per seguire la perfetta dose.
Non possiamo ingrassare, non possiamo sederci a tavola senza poi sentirci psicologicamente a terra, ma soprattutto non possiamo invecchiare, vietatissimo dimostrare la propria età.
Rimedi più o meno drastici e costosi: creme antirughe, taglio e tinta, pedicure, manicure e abbigliamento sobrio, ma non scontato, classico con gusto, colori alla moda ma non noiosi o smorti, che non appesantiscano il punto vita, ma valorizzino il seno.
Mia nonna indossava la sottana, rigorosamente abiti, teneva il lutto nel rispetto del defunto almeno un anno se non diciotto mesi.
Un tempo invecchiare, non nascondere i capelli grigi e poi bianchi era segno di maturità, esperienza, bagaglio di situazioni affrontate e superate estremamente importante e irrinunciabile.
Oggi no: le bambine bruciano le tappe per arrivare prima, dove? Le mamme si sentono amiche delle figlie, con cui condividere il guardaroba e scambiare opinioni ed emozioni; le nonne non vogliono rimanere intrappolate nel ruolo della fiaba di Cappuccetto Rosso.
E ho omesso sin qui di trattare degli uomini, che arrivati agli anta, sembra, impazziscano, diano segni di insofferenza familiare e decidano di vivere quanto non esplorato e provato a vent'anni. E' rimasto solo Babbo Natale, paffutello, con le dita salsicciotte e il doppio mento, come hanno cantato i bimbi della Scuola dell'Infanzia.
Cosa sta succedendo, colpa dell'effetto serra o della previsione Maya della fine del Mondo?
venerdì 26 dicembre 2014
Tutto il bello del Natale
Festività natalizie, è fondamentale per me essere tutti riuniti, sotto lo stesso tetto, allo stesso tavolo e mangiare insieme, brindare e perché no ragionare, anche i pargoli. Si gioca a tombola, per divertirsi, per vincere pochi centesimi di euro, per non sonnecchiare in poltrona o davanti al televisore. Tanti anni fa, quando si estraeva pomeriggi interi e anche dopo cena, ero estremamente competitiva, partecipavo per arrivare prima al premio in denaro in palio, altrimenti erano lacrime amare, con tanto di presa in giro dei cugini più grandi. E mio padre non prendeva mai le mie difese, il gioco è il gioco, se partecipi e perdi, taci, nessun lamento consentito.
C'è anche mia sorella, direttamente dalla Spagna, tutta per noi, non potrei chiedere di più. Mi manca mio padre, un grande mattatore natalizio, non si tirava mai indietro in qualsiasi gioco "di società", anzi.
Quando saranno grandi, i miei figli, ricorderanno questi momenti? Come si può solo pensare ad un'infanzia senza la festa, la messa con il coro e la musica dal vivo, la tavola imbandita, un menù speciale, tutti i tuoi cari soddisfatti, un po' alticci, magari a lamentarsi anche della lenta digestione?
Eppure la mia amica afferma che sia molto comune trovare nuclei familiari divisi, offesi, irraggiungibili, freddi, sofferenti di solitudine.
Per orgoglio, per superiorità economica, per differente idea politica, per differente credo religioso, per scarso interesse verso la sofferenza del prossimo, per pregiudizio, per divertimento, per avarizia, per invidia.
Che il Santo Natale ravvivi la nostra umanità, la nostra parte migliore.
C'è anche mia sorella, direttamente dalla Spagna, tutta per noi, non potrei chiedere di più. Mi manca mio padre, un grande mattatore natalizio, non si tirava mai indietro in qualsiasi gioco "di società", anzi.
Quando saranno grandi, i miei figli, ricorderanno questi momenti? Come si può solo pensare ad un'infanzia senza la festa, la messa con il coro e la musica dal vivo, la tavola imbandita, un menù speciale, tutti i tuoi cari soddisfatti, un po' alticci, magari a lamentarsi anche della lenta digestione?
Eppure la mia amica afferma che sia molto comune trovare nuclei familiari divisi, offesi, irraggiungibili, freddi, sofferenti di solitudine.
Per orgoglio, per superiorità economica, per differente idea politica, per differente credo religioso, per scarso interesse verso la sofferenza del prossimo, per pregiudizio, per divertimento, per avarizia, per invidia.
Che il Santo Natale ravvivi la nostra umanità, la nostra parte migliore.
martedì 23 dicembre 2014
PRESUNTUOSA IO...
Ho la presunzione di scrivere, quasi ogni giorno, ciò che mi frulla per la testa, di condividerlo sul social network, in vari gruppi a seconda del tema trattato, se riguarda il posto in cui vivo, gli amici o i "nemici" che ho incontrato e le occasioni più o meno mondane da cui ho avuto ispirazione. Allego anche foto, siano esse scattate da un grande appassionato, dal mio primogenito, da un amico, oppure ricerco opere d'arte, la mia grande passione, che bene indichino l'oggetto del tema. Quando pubblico, sento come un "mal di pancia", stress da competizione direi, perché ci tengo a far bella figura, ad esprimere per iscritto concetti condivisibili, piacevoli e che comunque facciano riflettere, che non lascino il tempo che trovano, anzi. Appena riaccendo il computer, il giorno dopo, controllo quante visualizzazioni ha riscosso il pezzo sul blog e poi, naturalmente, su FB confronto i like.
I due numeri non coincidono mai, pazienza. Provo grande soddisfazione ad avere un nutrito gruppo di appassionati lettori, che però non lasciano quasi mai commenti, siano essi positivi o negativi. Non scrivo certo per una ricompensa di "mi piace", ma di sicuro ne trarrei molto incoraggiamento a continuare.
"Pretendo" un segno da amici e parenti, anche critiche e segni rossi e comunque finirò nella prima cornice del Purgatorio dantesco ad espiare il mio peccato.
I due numeri non coincidono mai, pazienza. Provo grande soddisfazione ad avere un nutrito gruppo di appassionati lettori, che però non lasciano quasi mai commenti, siano essi positivi o negativi. Non scrivo certo per una ricompensa di "mi piace", ma di sicuro ne trarrei molto incoraggiamento a continuare.
"Pretendo" un segno da amici e parenti, anche critiche e segni rossi e comunque finirò nella prima cornice del Purgatorio dantesco ad espiare il mio peccato.
VIENI AL MIO SPETTACOLO?
Questo l'invito rivoltomi dal mio ultimogenito, per la recita di Natale 2014, non si scherza, specie alla Scuola dell'Infanzia. A cinque anni ci sono grosse responsabilità, ultimo anno ultima esibizione natalizia, grande impegno e grandi segreti, vietatissimo parlarne in famiglia o peggio cantare le canzoncine.
Questo articolo è la mia personale risposta a tutti coloro che ritengono che sia colpa degli stranieri che vivono tra noi "l'evidente calo di religiosità" tra i cattolici e, ancor più grave, lo spegnimento dello spirito natalizio.
Non credo proprio, anzi sono fermamente convinta che siamo noi il problema.
Piccolo esempio, tratto dal mio vissuto quotidiano. Come volontaria della parrocchia, sono catechista dei bambini di terza elementare, quelli nati nel 2006, insieme ad una validissima insegnante in pensione. Ci mettiamo impegno e ogni tanto ci rimettiamo del nostro, ma portiamo avanti il compito con grande piacere, ogni sabato mattina. Per chiudere il 2014, conoscere meglio le famiglie e scambiarci gli auguri abbiamo pensato di organizzare una festicciola, di sabato pomeriggio. Ha partecipato la metà dei bambini del gruppo, nessuno degli assenti si è "giustificato" o ha pensato bene di avvertire. Pazienza, noi naturalmente gioiamo di chi ha rinunciato a sport, spese e impegni vari per ascoltarci e donarci un bel sorriso.
Alle quattro recite natalizie, a cui ho avuto il piacere di assistere, erano presenti anche bambini musulmani, che cantavano e ballavano, perché parte di una classe, amichetti spensierati e tra il pubblico entusiasta, naturalmente c'erano anche le loro mamme emozionate e curiose, proprio come me. Come non mancavano i bimbi che non frequentano la lezione di religione, anzi qualcuno aveva il ruolo da protagonista. Potenza delle maestre, bravura, professionalità?
Si canta l'amicizia, l'amore, la gioia, come negare un simile momento di aggregazione e di riflessione? Colpa di noi adulti se corriamo schizzati da un punto all'altro della città, fermiamoci a riflettere, cerchiamo conforto e una parola di speranza: è questo il momento migliore dell'anno per farlo.
domenica 21 dicembre 2014
LA TOMBOLA CHE UNISCE
Ultima domenica di avvento, siamo in attesa della nascita del Bambinello, ci prepariamo ai sensi di colpa delle abbuffate natalizie e partecipiamo alla festa nella piazza centrale.
Che la tombola sia un simbolo del Natale è innegabile, prendiamola anche come un'occasione di aggregazione, unione, collaborazione e divertimento. I commercianti e gli artigiani del paesello si sono consociati per organizzare un pomeriggio spiritoso, fanciullesco e musicale. Finalmente una buona riuscita: piazza gremita, famiglie sorridenti, vecchietti curiosi. Animazione di un bel gruppo di ragazzi compaesani, ottima scelta, gonfiabili irresistibili per piccole pesti e giovani ometti. Si balla, ci si trucca, si salta e si acquista, perché i negozi sono tutti aperti, addirittura si cavalca, ben due pony a disposizione di intraprendenti, improvvisati cavallerizzi.
C'è anche la Classe 75, naturalmente, per il mercatino, perché è bello esserci, perché c'è bisogno di testimoniare anche la voglia di partecipare e poi una parte del ricavato andrà al Comitato, cosa chiedere di più?
Con questa occasione si chiude un lungo periodo di grande impegno e lavoro per la Classe e purtroppo non siamo riusciti ad organizzare il presepe vivente, come hanno fatto i comitati che ci hanno preceduto. I miei coetanei stanno raccogliendo le adesioni per il cenone di fine anno, altra buona opportunità di festa, svago e colore.
Che la tombola sia un simbolo del Natale è innegabile, prendiamola anche come un'occasione di aggregazione, unione, collaborazione e divertimento. I commercianti e gli artigiani del paesello si sono consociati per organizzare un pomeriggio spiritoso, fanciullesco e musicale. Finalmente una buona riuscita: piazza gremita, famiglie sorridenti, vecchietti curiosi. Animazione di un bel gruppo di ragazzi compaesani, ottima scelta, gonfiabili irresistibili per piccole pesti e giovani ometti. Si balla, ci si trucca, si salta e si acquista, perché i negozi sono tutti aperti, addirittura si cavalca, ben due pony a disposizione di intraprendenti, improvvisati cavallerizzi.
C'è anche la Classe 75, naturalmente, per il mercatino, perché è bello esserci, perché c'è bisogno di testimoniare anche la voglia di partecipare e poi una parte del ricavato andrà al Comitato, cosa chiedere di più?
Con questa occasione si chiude un lungo periodo di grande impegno e lavoro per la Classe e purtroppo non siamo riusciti ad organizzare il presepe vivente, come hanno fatto i comitati che ci hanno preceduto. I miei coetanei stanno raccogliendo le adesioni per il cenone di fine anno, altra buona opportunità di festa, svago e colore.
Ancora un grazie a chi ci aiuta, a chi ci segue, a chi partecipa, a chi compra i nostri manufatti, a chi pensa che valga la pena darsi da fare anche per la festa patronale di maggio prossimo venturo.
NON CREDO AL NATALE...
Non credo al Natale dei regali costosi e brillanti. Per dimostrarmi il tuo affetto e la tua stima basta un semplice oggetto, economico, ma meditato e soprattutto adatto alla mia personalità.
Non credo al Natale luminoso: inutile accendere balconi e alberi in giardino, quando poi la tua casa è vuota, nessuna allegra voce di bimbi che illumini il buio delle stanze.
Non credo al Natale addobbato, se poi il tuo cuore è tanto duro da non lasciarti ammettere i tuoi sbagli, le tue mancanze nei confronti di figli, fratelli e amici.
Non credo al Natale dei cenoni e dello spreco, se poi il tuo passo non è mai arrivato alla mensa dei poveri, o la tua mano non ha mai partecipato alle giornate della colletta alimentare.
Non credo al Natale delle folli spese per vestirti o agghindarti, se poi non hai mai rinunciato a un tuo vecchio, dismesso indumento per coprire il freddo del tuo vicino.
Non credo al Natale di chi si reca alla Messa della mezzanotte e poi per strada, quando incontra un disagiato, si gira dall'altra parte infastidito.
Non credo al Natale di chi offende e non chiede mai scusa, di chi non si ricorda delle persone sole in attesa di una visita, di chi non rinuncia alle proprie comodità per andare incontro alle esigenze degli altri.
Non credo al Natale di chi non ricorda che si festeggia la nascita di un Bambino, venuto al mondo in una mangiatoia, vestito di stracci, adorato da pastorelli e scaldato dal fiato di due animali.
Non credo al Natale luminoso: inutile accendere balconi e alberi in giardino, quando poi la tua casa è vuota, nessuna allegra voce di bimbi che illumini il buio delle stanze.
Non credo al Natale addobbato, se poi il tuo cuore è tanto duro da non lasciarti ammettere i tuoi sbagli, le tue mancanze nei confronti di figli, fratelli e amici.
Non credo al Natale dei cenoni e dello spreco, se poi il tuo passo non è mai arrivato alla mensa dei poveri, o la tua mano non ha mai partecipato alle giornate della colletta alimentare.
Non credo al Natale delle folli spese per vestirti o agghindarti, se poi non hai mai rinunciato a un tuo vecchio, dismesso indumento per coprire il freddo del tuo vicino.
Non credo al Natale di chi si reca alla Messa della mezzanotte e poi per strada, quando incontra un disagiato, si gira dall'altra parte infastidito.
Non credo al Natale di chi offende e non chiede mai scusa, di chi non si ricorda delle persone sole in attesa di una visita, di chi non rinuncia alle proprie comodità per andare incontro alle esigenze degli altri.
Non credo al Natale di chi non ricorda che si festeggia la nascita di un Bambino, venuto al mondo in una mangiatoia, vestito di stracci, adorato da pastorelli e scaldato dal fiato di due animali.
venerdì 19 dicembre 2014
C'E' ANCHE LA CLASSE 75... Domenica nel centro storico
Ultimi giorni di frenetiche compere natalizie, regali più o meno costosi, ingombranti, ricercati e desiderati; venerdì mattina c'è il mercato settimanale nella piazza centrale, si cercano buone occasioni.
Per questo Natale i commercianti del mio paese hanno avuto e messo in opera una splendida idea, a mio avviso.
Sono una di quelle che, appena è possibile, esce a piedi da casa per gli acquisti quotidiani, perché adoro incontrare persone amiche e parlarci, ascoltare novità o confidenze. Non è questione di tempo, perché spesso sono rimasta di più ferma in piedi alla cassa bloccata o nel parcheggio del supermercato che in giro per negozietti di fiducia. Perché io ho i miei negozianti di fiducia, che addirittura mi chiamano per le offerte o mi offrono uno sconto allettante, sempre ben accolto da una madre di famiglia numerosa.
Dicevo dell'idea natalizia, per domenica, una grande festa colorata, simpatica, per le famiglie e non solo. Confusione nel centro storico e non chiusi in un centro commerciale anonimo e assordante, aiutiamo l'economia della nostra comunità. In questi giorni si finisce di distribuire gratuitamente le cartelle della tombola, che prevede buoni spesa come premi, cosa chiedere di più?
Spero nella partecipazione di molte persone, perché le feste riescono quando si è in tanti, sorridenti e solidali.
La classe 75, naturalmente, sarà presente con il mercatino di decorazioni per la casa e l'albero, realizzati a mano, piccoli oggetti per grandi doni.
Per questo Natale i commercianti del mio paese hanno avuto e messo in opera una splendida idea, a mio avviso.
Sono una di quelle che, appena è possibile, esce a piedi da casa per gli acquisti quotidiani, perché adoro incontrare persone amiche e parlarci, ascoltare novità o confidenze. Non è questione di tempo, perché spesso sono rimasta di più ferma in piedi alla cassa bloccata o nel parcheggio del supermercato che in giro per negozietti di fiducia. Perché io ho i miei negozianti di fiducia, che addirittura mi chiamano per le offerte o mi offrono uno sconto allettante, sempre ben accolto da una madre di famiglia numerosa.
Dicevo dell'idea natalizia, per domenica, una grande festa colorata, simpatica, per le famiglie e non solo. Confusione nel centro storico e non chiusi in un centro commerciale anonimo e assordante, aiutiamo l'economia della nostra comunità. In questi giorni si finisce di distribuire gratuitamente le cartelle della tombola, che prevede buoni spesa come premi, cosa chiedere di più?
Spero nella partecipazione di molte persone, perché le feste riescono quando si è in tanti, sorridenti e solidali.
La classe 75, naturalmente, sarà presente con il mercatino di decorazioni per la casa e l'albero, realizzati a mano, piccoli oggetti per grandi doni.
giovedì 18 dicembre 2014
QUO VADIS?
Questa mattina mi sono fermata a chiacchierare con il mio amico pittore, adoro questi momenti spiccioli di riflessione filosofico-artistica, discorrere con uno del mestiere ti svela sempre lati oscuri dell'arte. Si è partiti dal museo di Burri a Città di Castello per arrivare a noi, poveri paesani. Burri, così come Fontana e Piero Manzoni, ha avuto quell'idea geniale, quel tocco intuitivo, per cui da semplice e sconosciuto artefice si è trasformato in artista di fama, più o meno mondiale poi è da vedersi.
Cosa determina la differenza di valutazione, quale giustificazione trovare per spiegare tanto successo e tanta notorietà? Addirittura Piero Manzoni intendeva sbeffeggiare i suoi contemporanei, i critici blasonati con le sue realizzazioni e invece proprio per le sue provocazioni è diventato famoso.
Dove intende arrivare un artista quando si arrovella per concretizzare l'idea che frulla nella sua mente?
Il mio amico è favorevole ad un percorso artistico tracciabile, come un continuo cantiere in fieri lo stile e la tecnica dell'artefice si evolvono, tendono ad una meta "irraggiungibile", nel senso che il miglioramento e la sperimentazione sono continui.
Però c'è chi si ferma, chi addirittura regredisce. Si tratta di artisti un tempo innovativi, all'avanguardia che poi si adagiano o addirittura si arrendono. Diventano, per dirla con un termine forte, commerciali, qualunquisti e si accontentano di vendere.
Mio compito, in quanto critica d'arte, sarebbe quello di denunciare le croste, le ripetizioni, la scarsa tecnica. Magari avessi la capacità intellettuale di farlo!
Chi ha ragione? L'artista che procede diritto per la sua strada e cerca di imporre il suo modo di lavorare e innovare o colui che pur di rimanere sulla cresta guarda anche al passato?
Cosa determina la differenza di valutazione, quale giustificazione trovare per spiegare tanto successo e tanta notorietà? Addirittura Piero Manzoni intendeva sbeffeggiare i suoi contemporanei, i critici blasonati con le sue realizzazioni e invece proprio per le sue provocazioni è diventato famoso.
Dove intende arrivare un artista quando si arrovella per concretizzare l'idea che frulla nella sua mente?
Il mio amico è favorevole ad un percorso artistico tracciabile, come un continuo cantiere in fieri lo stile e la tecnica dell'artefice si evolvono, tendono ad una meta "irraggiungibile", nel senso che il miglioramento e la sperimentazione sono continui.
Però c'è chi si ferma, chi addirittura regredisce. Si tratta di artisti un tempo innovativi, all'avanguardia che poi si adagiano o addirittura si arrendono. Diventano, per dirla con un termine forte, commerciali, qualunquisti e si accontentano di vendere.
Mio compito, in quanto critica d'arte, sarebbe quello di denunciare le croste, le ripetizioni, la scarsa tecnica. Magari avessi la capacità intellettuale di farlo!
Chi ha ragione? L'artista che procede diritto per la sua strada e cerca di imporre il suo modo di lavorare e innovare o colui che pur di rimanere sulla cresta guarda anche al passato?
mercoledì 17 dicembre 2014
AVANTI UN ALTRO
Nella piccola comunità in cui vivo, ogni fatto privato diventa nel giro di poco pubblico, con tanto di orpelli di commenti. Un negozio che chiude è un fatto che suscita pensieri e parole, specie se di tratta di uno di quelli storici, portati avanti da generazione in generazione. Diventa praticamente un argomento clou. E le persone reagiscono in modi diversi, c'è chi grida allo scandalo e si rammarica di una tradizione andata perduta, c'è chi fa spallucce e pensa che al mondo accada anche di peggio e che siamo più o meno tutti vittime della crisi.
Già, oggi tutto dipende dalla crisi, niente sembra più basarsi sulla nostra volontà e sul nostro operato. Ci dobbiamo adeguare ai tempi, alla moda, alla globalizzazione.
La concorrenza degli stranieri ha segato le buone intenzioni di molti negozianti, ma la clientela è libera di scegliere il minor prezzo. Peccato che poi i servizi, scuole e ospedali in primis, che chiediamo allo Stato siano pagati dalle nostre tasse.
Mia madre lavora da più di quarant'anni con amore e dedizione, ancora si appassiona al suo operato e alle sue creazioni, sono però fortemente cambiate le richieste delle clienti. Un tempo confezionava abiti, anche da cerimonia, per signore, di tutte le taglie, specialmente quelle forti. Oggi invece si è molto svalutato il suo lavoro artigianale: non è più concorrenziale comprare materiale e pagare le ore di lavoro. Anzi, quasi non conviene più neanche apportare modifiche al capo, meglio buttarlo e comprarne uno nuovo per pochi euro.
Ricordo ancora con molto affetto e quasi venerazione il vecchio Benito, un signor sarto, vestito sempre elegante con il suo centimetro sulle spalle, intorno al collo, le dita gialle per la sigaretta sempre accesa, sua sorella Antonia la smacchiatrice, integerrima e ferma sulle sue idee politiche.
Mestieri antichi andati o quasi, nuove generazioni confuse sul da farsi, sul futuro, sul mestiere del nonno da accantonare.
Già, oggi tutto dipende dalla crisi, niente sembra più basarsi sulla nostra volontà e sul nostro operato. Ci dobbiamo adeguare ai tempi, alla moda, alla globalizzazione.
La concorrenza degli stranieri ha segato le buone intenzioni di molti negozianti, ma la clientela è libera di scegliere il minor prezzo. Peccato che poi i servizi, scuole e ospedali in primis, che chiediamo allo Stato siano pagati dalle nostre tasse.
Mia madre lavora da più di quarant'anni con amore e dedizione, ancora si appassiona al suo operato e alle sue creazioni, sono però fortemente cambiate le richieste delle clienti. Un tempo confezionava abiti, anche da cerimonia, per signore, di tutte le taglie, specialmente quelle forti. Oggi invece si è molto svalutato il suo lavoro artigianale: non è più concorrenziale comprare materiale e pagare le ore di lavoro. Anzi, quasi non conviene più neanche apportare modifiche al capo, meglio buttarlo e comprarne uno nuovo per pochi euro.
Ricordo ancora con molto affetto e quasi venerazione il vecchio Benito, un signor sarto, vestito sempre elegante con il suo centimetro sulle spalle, intorno al collo, le dita gialle per la sigaretta sempre accesa, sua sorella Antonia la smacchiatrice, integerrima e ferma sulle sue idee politiche.
Mestieri antichi andati o quasi, nuove generazioni confuse sul da farsi, sul futuro, sul mestiere del nonno da accantonare.
martedì 16 dicembre 2014
UNO, NESSUNO, CENTOMILA ... ME STESSA
Prendo lo spunto per questo personalissimo post da una incresciosa situazione domestico-scolastica: mia figlia, nonostante i miei continui richiami allo studio dell'inglese, "ha portato a casa" un voto da verifica per me inaccettabile. Sono una perfezionista dello studio, lo sono sempre stata, non posso farci nulla e dai miei pargoli, poveretti loro, pretendo lo stesso.
Impegno, poi il risultato.
Insomma la mia reazione è stata esagerata, a ripensarci a mente fredda, ma così è.
Con gli altri invece, con tutti gli altri, non perdo mai la calma; non mi piace offendere, non voglio che qualcuno serbi rancore nei miei confronti per una parola fuori posto o un commento giusto, ma offensivo.
Anche questo è sbagliato, perché poi gli altri se ne approfittano e passo per la povera cretina del gruppo, sempre buona e silenziosa. Non reagisco per la paura di rimanere sola, sostanzialmente.
Subire un torto è per me meno importante che rispondere a tono e magari rompere i rapporti, specialmente con le persone più vicine. Sicuramente sbaglio, questo rimanere sulla difensiva non mi fa apparire una leader, un capopopolo, che di solito invece è una persona sicura, anche arrogante, ma che con il suo fare "prepotente" coinvolge, trascina, convince gli altri a seguirla.
Non ho mai seguito la massa, mi è capitato di rimanere fuori dal coro, di non adulare il capotreno e di prendere la mia decisione isolata, pagandone le conseguenze, naturalmente. Ad esempio, mentre tutte le mie amiche sceglievano l'istituto magistrale (azzeccando il futuro), in terza media optai per il glorioso liceo - tanto sapere, poco lavoro!
Avevo un'amica speciale, a vent'anni, che poi speciale non si è rivelata, con cui ero troppo permissiva. Quando ho reagito è stato troppo tardi, la corda spezzata non si potuta più riannodare, ma sono come rinata. Ora la guardo e penso a come ho potuto essere tanto stupida, ma soprattutto gioisco perché "ha lasciato il posto" ad altre speciali persone.
Impegno, poi il risultato.
Insomma la mia reazione è stata esagerata, a ripensarci a mente fredda, ma così è.
Con gli altri invece, con tutti gli altri, non perdo mai la calma; non mi piace offendere, non voglio che qualcuno serbi rancore nei miei confronti per una parola fuori posto o un commento giusto, ma offensivo.
Anche questo è sbagliato, perché poi gli altri se ne approfittano e passo per la povera cretina del gruppo, sempre buona e silenziosa. Non reagisco per la paura di rimanere sola, sostanzialmente.
Subire un torto è per me meno importante che rispondere a tono e magari rompere i rapporti, specialmente con le persone più vicine. Sicuramente sbaglio, questo rimanere sulla difensiva non mi fa apparire una leader, un capopopolo, che di solito invece è una persona sicura, anche arrogante, ma che con il suo fare "prepotente" coinvolge, trascina, convince gli altri a seguirla.
Non ho mai seguito la massa, mi è capitato di rimanere fuori dal coro, di non adulare il capotreno e di prendere la mia decisione isolata, pagandone le conseguenze, naturalmente. Ad esempio, mentre tutte le mie amiche sceglievano l'istituto magistrale (azzeccando il futuro), in terza media optai per il glorioso liceo - tanto sapere, poco lavoro!
Avevo un'amica speciale, a vent'anni, che poi speciale non si è rivelata, con cui ero troppo permissiva. Quando ho reagito è stato troppo tardi, la corda spezzata non si potuta più riannodare, ma sono come rinata. Ora la guardo e penso a come ho potuto essere tanto stupida, ma soprattutto gioisco perché "ha lasciato il posto" ad altre speciali persone.
lunedì 15 dicembre 2014
AUGURI SPECIAL
Domenica 14, appuntamento presso la palestra comunale di Capranica per un pranzo di beneficenza, un'occasione per raccogliere fondi - quelli non bastano mai - a favore di un'associazione che "lavora" anche con le persone disabili. Tanti gli invitati, per la maggior parte naturalmente sono i parenti di quei ragazzi "indifesi" ed emozionatissimi che ci serviranno. Proprio così i ragazzi special, ognuno col proprio problema, più o meno grave ed evidente, saranno i nostri camerieri, e non solo. Perché sono anche bravi cantanti, intrattenitori, ballerini e imitatori. Una grande festa che accomuna ginnasti di tutte le età e di tutti i livelli e questi ragazzi diversamente abili, ma veramente unici.
E quando parte la base di una canzone rap, i quattro solisti spigliati e navigati tengono il ritmo, emozionano e vengono premiati con un lungo e forte applauso del pubblico, in molti ci asciughiamo una lacrima birichina.
Se fossimo rimasti a casa, sul divano, davanti alla TV, come ha saggiamente detto un sindaco salito sul palco, avremmo appreso l'ennesima brutta notizia, saremmo rimasti chiusi nei nostri quotidiani problemi familiari e non avremmo goduto di questa gioia, di questa allegria contagiosa e dell'ottima compagnia a tavola.
E quando parte la base di una canzone rap, i quattro solisti spigliati e navigati tengono il ritmo, emozionano e vengono premiati con un lungo e forte applauso del pubblico, in molti ci asciughiamo una lacrima birichina.
Se fossimo rimasti a casa, sul divano, davanti alla TV, come ha saggiamente detto un sindaco salito sul palco, avremmo appreso l'ennesima brutta notizia, saremmo rimasti chiusi nei nostri quotidiani problemi familiari e non avremmo goduto di questa gioia, di questa allegria contagiosa e dell'ottima compagnia a tavola.
sabato 13 dicembre 2014
L'INCIVILTA' HA FATTO GRANDI PASSI
Io mi domando e dico:
- Chi ha portato quelle scarpe vicino al cestino le indossava, le ha portate a mano o in una borsa e poi le ha tirate fuori per abbandonarle?
Cosa aggiungere alla foto? Non ci resta che migliorare e cercare di migliorare gli altri.
Devo precisare che l'immondizia campeggiava da ieri lungo la strada, ma fortunatamente oggi pomeriggio è stata prelevata.
- Chi ha portato quelle scarpe vicino al cestino le indossava, le ha portate a mano o in una borsa e poi le ha tirate fuori per abbandonarle?
Cosa aggiungere alla foto? Non ci resta che migliorare e cercare di migliorare gli altri.
Devo precisare che l'immondizia campeggiava da ieri lungo la strada, ma fortunatamente oggi pomeriggio è stata prelevata.
SONO UNA BLOGGER...incredibile dictu audituque
Ebbene sì, il mio piccolo e insignificante blog ha compiuto un anno, una mia creatura anch'esso, di cui naturalmente vado molto fiera, non lo nego.
Non è un lavoro, almeno per il momento, non è un semplice passatempo, potrei fare altro e magari meglio, però è come un forte bisogno che sento, quello di scrivere e commentare ciò che vivo e vedo. Ho cercato di allargare il mio orizzonte socio-culturale, un passo alla volta; ho intrecciato interessanti legami extraterritoriali con appassionati d'arte, a trecentosessanta gradi, come insisteva sempre la mia prof di italiano al liceo (una delle mie più affettuose lettrici, grazie prof. Sarlo!).
E' un sogno che si avvera, scrivere e sapere che qualcuno legge e commenta, apprezza, demolisce, elogia o sbeffeggia le mie bagatelle - come diceva Catullo - l'importante è saziare questo mio desiderio.
Il contenuto dei miei post, pensati e ripensati durante il giorno, lo decido io, di sera tardi con il favore del silenzio domestico: ci sono argomenti buoni e altri meno buoni, interessanti o noiosi, fotografati o dipinti. Scrivo meno cattiverie di quante ne penso, colpa dell'educazione cattolica inculcatami da mia madre e da tutta la famiglia "non offendere mai nessuno, meglio ricevere un torto che produrlo...".
In questi lunghi e avventurosi dodici mesi ho seguito con gusto anche le vicende civico-culturali del paesello: sono diventata un pizzico famosa, ho pestato i piedi a qualcuno, forse, sicuramente ho subito ostracismo dalla cerchia che conta hic et nunc, pazienza.
Le grandi personalità sono sempre incomprese, ma come dice il Vangelo di Matteo VII, 6 non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Come sempre sono a completa disposizione di chi vuole un confronto, uno scambio di opinioni e soprattutto di chi vuole offrirmi un lavoro remunerato!
Non è un lavoro, almeno per il momento, non è un semplice passatempo, potrei fare altro e magari meglio, però è come un forte bisogno che sento, quello di scrivere e commentare ciò che vivo e vedo. Ho cercato di allargare il mio orizzonte socio-culturale, un passo alla volta; ho intrecciato interessanti legami extraterritoriali con appassionati d'arte, a trecentosessanta gradi, come insisteva sempre la mia prof di italiano al liceo (una delle mie più affettuose lettrici, grazie prof. Sarlo!).
E' un sogno che si avvera, scrivere e sapere che qualcuno legge e commenta, apprezza, demolisce, elogia o sbeffeggia le mie bagatelle - come diceva Catullo - l'importante è saziare questo mio desiderio.
Il contenuto dei miei post, pensati e ripensati durante il giorno, lo decido io, di sera tardi con il favore del silenzio domestico: ci sono argomenti buoni e altri meno buoni, interessanti o noiosi, fotografati o dipinti. Scrivo meno cattiverie di quante ne penso, colpa dell'educazione cattolica inculcatami da mia madre e da tutta la famiglia "non offendere mai nessuno, meglio ricevere un torto che produrlo...".
In questi lunghi e avventurosi dodici mesi ho seguito con gusto anche le vicende civico-culturali del paesello: sono diventata un pizzico famosa, ho pestato i piedi a qualcuno, forse, sicuramente ho subito ostracismo dalla cerchia che conta hic et nunc, pazienza.
Le grandi personalità sono sempre incomprese, ma come dice il Vangelo di Matteo VII, 6 non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Come sempre sono a completa disposizione di chi vuole un confronto, uno scambio di opinioni e soprattutto di chi vuole offrirmi un lavoro remunerato!
lunedì 8 dicembre 2014
BABBO NATALE DI CLASSE 75, nel giorno dell'Immacolata
Passata è la tempesta...del primo fine settimana di dicembre; tre giorni di iniziative ed impegni sostanziosi per la classe e anche questa volta è andata bene. La seconda serata della Cantina non ha soddisfatto le nostre rosee aspettative, ma non ci possiamo lamentare, anche perché abbiamo ricevuto tanti complimenti per il cibo squisito.
Per la festa dell'Immacolata invece siamo rimasti tutto il giorno nella piazza centrale del paese con ben tre tavoli addobbati e colmi di oggetti realizzati a mano, dolcetti, creazioni in cioccolato, cioccolata calda e liquori, un ricco mercatino dove trovare preziosi regali natalizi. La prossima domenica si replica.
In un stanza al pianoterra di un edificio che si affaccia sulla stessa piazza, si è alzata una saracinesca che ha svelato una deliziosa casa di Babbo Natale: luci soffuse, pacchetti di regali, alberi addobbati, caramelle e naturalmente lui, l'uomo più atteso del momento da piccoli e grandi sognatori.
Tante le famiglie accorse, piccini armati di letterina più o meno spigliati e nervosi, qualcuno non ha retto l'emozione e si è sciolto in un pianto dirotto e quasi inconsolabile; altri, invece, tranquilli e sicuri si sono addentrati per mettersi in posa sulle ginocchia del signore vestito di rosso e prendere qualche dolcetto, dopo aver consegnato la missiva con l'elenco dei desideri.
Che gioia e soprattutto che soddisfazione vedere bimbi sorridenti, emozionati e tanto numerosi, che hanno sfidato il freddo, sono rimasti in attesa in coda e hanno preferito rimanere nel nostro centro storico, piuttosto che passeggiare per un centro commerciale.
Per la festa dell'Immacolata invece siamo rimasti tutto il giorno nella piazza centrale del paese con ben tre tavoli addobbati e colmi di oggetti realizzati a mano, dolcetti, creazioni in cioccolato, cioccolata calda e liquori, un ricco mercatino dove trovare preziosi regali natalizi. La prossima domenica si replica.
In un stanza al pianoterra di un edificio che si affaccia sulla stessa piazza, si è alzata una saracinesca che ha svelato una deliziosa casa di Babbo Natale: luci soffuse, pacchetti di regali, alberi addobbati, caramelle e naturalmente lui, l'uomo più atteso del momento da piccoli e grandi sognatori.
Tante le famiglie accorse, piccini armati di letterina più o meno spigliati e nervosi, qualcuno non ha retto l'emozione e si è sciolto in un pianto dirotto e quasi inconsolabile; altri, invece, tranquilli e sicuri si sono addentrati per mettersi in posa sulle ginocchia del signore vestito di rosso e prendere qualche dolcetto, dopo aver consegnato la missiva con l'elenco dei desideri.
Che gioia e soprattutto che soddisfazione vedere bimbi sorridenti, emozionati e tanto numerosi, che hanno sfidato il freddo, sono rimasti in attesa in coda e hanno preferito rimanere nel nostro centro storico, piuttosto che passeggiare per un centro commerciale.
IN CODA AGLI ARTISTI...Ronciglione CUBO
Questa mattina di nuovo a Ronciglione, solo per assistere ad un ritaglio del CUBO Festival con la mia famiglia, per qualcosa di divertente, spiritoso, spassoso e poco "impegnativo". Bravissimi gli artisti di strada intervenuti, una piccola sfilata di costumi carnascialeschi e una coppia di attori felliniani. Musica, intrattenimento, recitazione, interpretazione e improvvisazione, il tutto lungo i vicoli del quartiere medievale. E già che stavamo in zona, abbiamo anche effettuato una capatina in chiesa per la mostra di presepi, di tutte le taglie, di tutti i colori, per tutti i gusti. Proprio azzeccata l'entrata della banda del paese in abiti civili, come se improvvisata, con l'esecuzione dell'Inno alla gioia, come iniziare meglio la domenica?
Le foto sono state scattate da Antonio, piccolo grande reporter di questo blog.