Oggi alla radio ascoltavo le solite lunghe chiacchiere al posto di rigeneranti canzoni e finalmente hanno lanciato un sondaggio tra gli ascoltatori sulle realtà e i doni per cui avrebbero dovuto ringraziare la vita.
Ho riflettuto anch'io sul quesito: famiglia, lavoro, casa, salute fisica e mentale, aspettative future... In effetti a leggere l'esistenza di ognuno dall'esterno è difficile non trovare bontà, aspetti positivi, una certa ricchezza sia materiale che culturale.
Riusciamo a ponderare la quotidianità e le scelte altrui piuttosto che i nostri sviluppi favorevoli.
E ci lamentiamo, in generale intendo, ma comunque capita più spesso il negativo e la fatica di tirare avanti che la gioia di ringraziare, valutare l'arcobaleno dopo la tempesta.
Assorbiti dagli impegni, tirati per la manica da familiari e clientela.
Nucleo familiare pretenzioso ed egoista, poco collaborativo e incline al menefreghismo
Carico di responsabilità, scadenze, desideri inappagati, mancanza cronica di denaro per soddisfare spese più o meno necessarie.
Devo continuare?
Io sono strafelice di quello che sono diventata, dei risultati raggiunti a costo di enormi sacrifici e percorso tortuoso spesso in salita, eppure a tratti mi sento una nullità, atomo insignificante, trasparente per chi mi sta accanto.
Allora qual è il giusto?
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