Fine settimana corposo e impegnativo, in giro per la provincia, alle calcagna di amici artisti, che hanno presentato, sfoggiato, parlato, discusso, dibattuto e naturalmente mostrato. Mi spaccio per una critica, cerco di mettere in pratica quel che ho studiato con tanta voglia, ma anche sacrificio, cum laude all'Università e non sempre riesco a dimostrare i risultati.
Scrivo perché mi piace, mi emoziona e ne sento la necessità: ho unito le due realtà in questo blog, che curo quotidianamente: frutto di passione quindi, para para, senza interessi economici, ancora.
Chi raggiunge certi livelli di competenza, conoscenza, fama e potere, in tutti i campi dallo sport, allo spettacolo o nel lavoro aziendale può permettersi di fare il bello e il cattivo tempo, di esaltare o denigrare, portare agli onori o affossare nella polvere i sottostanti, gli emergenti.
In particolare questo si è dibattuto nei due incontri pomeridiani con gli artisti: la forza che hanno i critici di stabilire le quotazioni, di valutare la bravura, di lasciare nell'ombra un artista piuttosto che un altro.
Perché, chi decide? Scelgono i collezionisti, i galleristi, chi investe e controlla le case d'asta o gli stessi critici, appunto. Colpa di quest'ultimi che, pagati profumatamente dai vari Paperon de' Paperoni spesso ignoranti, buzzurri ma ricchi sfondati, hanno il potere di aumentare vertiginosamente i prezzi, scrivere pagine su pagine per cercare di trovare un senso a opere altrimenti insignificanti e mediocri esposte nei luoghi della cultura alta e tradizionale.
Allora sono una dilettante ai primi passi, intellettualmente onesta, che alcune volte evita di criticare se non può scrivere bene di quello che vede, sente, inaugura, però difendo la categoria: credo, o almeno spero, che si spenda ancora per il Bello, per quanto Emoziona, per quello che fa vibrare l'anima, per il Messaggio.
Anche il pubblico però faccia la sua parte, informandosi, partecipando a eventi, leggendo oltre le parole di circostanza, spendendo per la Cultura e non solo per la tecnologia e la telefonia.
I SOGNI SON DESIDERI...
lunedì 31 agosto 2015
domenica 30 agosto 2015
PRESENTO IN GALLERIA, ACQUAPENDENTE
Interessante il pomeriggio trascorso ad Acquapendente, molto istruttivo e non per merito mio, naturalmente, ma per la presenza di un grande maestro viterbese: Alessio Paternesi.
La presentazione del catalogo è stata veloce, poco accademica e scivolata via come una chiacchierata tra amici, per ragionare di arte, mercato, conoscenza del pubblico e quotazioni: andiamo incontro al profano, chi è il collezionista, chi guida il mercato? Tanti i quesiti e le considerazioni a cui ha risposto in modo pacato e gentile il Maestro, partendo dalla sua vita romana mondana, tra galleristi e grandi nomi della cultura sia italiana che straniera.
Erano presenti tre artisti su quattro - ho finalmente conosciuto Monizzi - accoglienza ottima dei "padroni di casa-galleristi", nessuno si è annoiato, credo, anzi quando parlano gli autori tutto diventa più interessante e per niente scontato. Ho potuto sentire storie intriganti, rivelazioni imbarazzanti e qualche critica pesante ad artisti e opere contemporanee spacciate al grande pubblico come sublimi e inimitabili.
Il bello è che ogni artista ha il proprio modo di sentire e interpretare la sua arte, ma anche quella degli altri, però come afferma Fondi, ciò che veramente conta, la differenza tra un capolavoro e una schifezza la fanno le emozioni che si provano, tutto quello che un'opera ti trasmette lì davanti, da diversi punti di vista e sotto una luce particolare.
Ho imparato tanto quanto una lezione universitaria: che sappia mettere a frutto questa fortuna sfacciata di aver condiviso un evento assieme a quattro persone geniali.
Ho rubato le foto dal profilo FB della Galleria Falzacappa Benci.
La presentazione del catalogo è stata veloce, poco accademica e scivolata via come una chiacchierata tra amici, per ragionare di arte, mercato, conoscenza del pubblico e quotazioni: andiamo incontro al profano, chi è il collezionista, chi guida il mercato? Tanti i quesiti e le considerazioni a cui ha risposto in modo pacato e gentile il Maestro, partendo dalla sua vita romana mondana, tra galleristi e grandi nomi della cultura sia italiana che straniera.
Erano presenti tre artisti su quattro - ho finalmente conosciuto Monizzi - accoglienza ottima dei "padroni di casa-galleristi", nessuno si è annoiato, credo, anzi quando parlano gli autori tutto diventa più interessante e per niente scontato. Ho potuto sentire storie intriganti, rivelazioni imbarazzanti e qualche critica pesante ad artisti e opere contemporanee spacciate al grande pubblico come sublimi e inimitabili.
Il bello è che ogni artista ha il proprio modo di sentire e interpretare la sua arte, ma anche quella degli altri, però come afferma Fondi, ciò che veramente conta, la differenza tra un capolavoro e una schifezza la fanno le emozioni che si provano, tutto quello che un'opera ti trasmette lì davanti, da diversi punti di vista e sotto una luce particolare.
Ho imparato tanto quanto una lezione universitaria: che sappia mettere a frutto questa fortuna sfacciata di aver condiviso un evento assieme a quattro persone geniali.
Ho rubato le foto dal profilo FB della Galleria Falzacappa Benci.
sabato 29 agosto 2015
COSA C'E' DA FARE?
Che non sia sempre divertente vivere in un piccolo centro collinare, distante almeno un'ora di macchina dal mare, è realtà nota e risaputa.
Che i paesani siano tipi ipercritici e poco avvezzi ai complimenti, è questione annosa e appurata.
Nonostante tutto, ci vivo e ci vivo bene e, notizia sconvolgente, non mi annoio, né io né la mia piccola e rumorosa famiglia.
Al paesello, l'unione delle forze di due parrocchie e della ludoteca comunale ha prodotto sei settimane di campi solari; in biblioteca ci sono incontri-attività culturali tre volte a settimana; il maestro della banda comunale si è messo in gioco il sabato pomeriggio per lezioni a giovani musicisti e per coraggiosi pesciolini tanti i corsi di nuoto in piscina. Queste sono solo alcune delle attività estive, un paio addirittura gratuite.
E' nota la mia adesione al Comitato Festeggiamenti per il Santo Patrono, un anno di lavoro e impegno anche economico, che mi ha lasciato tanta soddisfazione e un bel gruppo affiatato.
Ogni settimana si può partecipare ad uno spettacolo pubblico gratuito, spontaneo, scoppiettante, danzante, teatrale, al parco o in piazza, per non parlare delle processioni e dei riti sacri.
Esistono varie associazioni, confraternite, gruppi rionali che cercano continuamente volontari per organizzare e mandare avanti feste, sagre, appuntamenti annuali laboriosi che mettono a dura prova la coesione del gruppo.
Meditate gente, meditate e prendete parte ai giochi - non troppo spesso però, altrimenti vi diranno che non vi fate mai da parte e che non perdete occasione per mettervi in mostra.
Che i paesani siano tipi ipercritici e poco avvezzi ai complimenti, è questione annosa e appurata.
Nonostante tutto, ci vivo e ci vivo bene e, notizia sconvolgente, non mi annoio, né io né la mia piccola e rumorosa famiglia.
Al paesello, l'unione delle forze di due parrocchie e della ludoteca comunale ha prodotto sei settimane di campi solari; in biblioteca ci sono incontri-attività culturali tre volte a settimana; il maestro della banda comunale si è messo in gioco il sabato pomeriggio per lezioni a giovani musicisti e per coraggiosi pesciolini tanti i corsi di nuoto in piscina. Queste sono solo alcune delle attività estive, un paio addirittura gratuite.
E' nota la mia adesione al Comitato Festeggiamenti per il Santo Patrono, un anno di lavoro e impegno anche economico, che mi ha lasciato tanta soddisfazione e un bel gruppo affiatato.
Ogni settimana si può partecipare ad uno spettacolo pubblico gratuito, spontaneo, scoppiettante, danzante, teatrale, al parco o in piazza, per non parlare delle processioni e dei riti sacri.
Esistono varie associazioni, confraternite, gruppi rionali che cercano continuamente volontari per organizzare e mandare avanti feste, sagre, appuntamenti annuali laboriosi che mettono a dura prova la coesione del gruppo.
Meditate gente, meditate e prendete parte ai giochi - non troppo spesso però, altrimenti vi diranno che non vi fate mai da parte e che non perdete occasione per mettervi in mostra.
giovedì 27 agosto 2015
CI STO LAVORANDO
Altro fine settimana impegnativo: non vedo l'ora di incontrare di nuovo artisti, galleristi, curiosi d'arte, collezionisti e lettori tutti.
Sabato pomeriggio di nuovo ad Acquapendente alla Galleria Falzacappa Benci, per partecipare alla presentazione del catalogo della mostra Incontriamo il nostro tempo, con i quattro artisti riuniti - Crucili, Fondi, Monizzi e Sanna. Sarà sicuramente un'ottima occasione per conoscere e farmi conoscere, apprezzare e farsi apprezzare. E poi magari ne nasce anche qualche bella occasione di collaborazione, che fa bene anche allo spirito e alla mente, tanto per sentirmi utile e in buona forma intellettiva.
Domenica invece andrò a Ronciglione, sempre alle 18, per sentire quanto avranno da raccontare, spiegare, incuriosire il mio amico pittore Giuseppe Rossi e il fotografo Marco Scataglini, che discuteranno di arte contemporanea, provocazione, artisti fasulli o geniali.
In entrambi i casi, se serviranno il mio contributo, la mia voce o la mia piccola esperienza sarò ben lieta di intervenire, intanto perché in terra straniera non mi emoziono più di tanto (nessuno mi conosce!) e poi perché lo scambio di idee e di opinioni non può che migliorare il mio pensiero e allargare la mia povera mente.
Naturalmente, spero che partecipi anche qualche volto amico - amica speciale e fidata, di incoraggiamento, di supporto, di aiuto ed emozione.
martedì 25 agosto 2015
UNO SU MILLE...
Questo post prende spunto dalla vita reale, di tutti i giorni, dalle chiacchiere da comare a cui prendo parte, poi torno a casa e ci ripenso, rimugino, filosofeggio e scrivo.
Dunque si parla di scuola, di insegnanti e mi sento parte in causa, anche se supplente precaria, credo nella scuola e cerco di lavorare sempre al massimo: la professoressa che non ha figli propri, mi si vuol far credere, non sarà mai un'insegnante completa, perché non ha quel comportamento materno, quella predisposizione dolce e ovattata a capire gli alunni.
Cosa? Non pretendo una maestra-mamma neanche alla scuola materna, figuriamoci alle medie! Sia ben chiaro, la mamma è una sola, poi ci sono le nonne e le altre figure femminili in famiglia, quanto basta a crescere e viziare i pargoli, a scuola ci sono le regole, il gruppo, il lavoro e certo lo svago, ma tutto deciso dalle insegnanti che devono gestire ed educare la classe tutta.
Non credo sia giusto giudicare chi lavora in base alla vita privata - almeno quando entro in un'aula non sviscero mai il mio stato di famiglia o il mio curriculum, anzi ne sono molto gelosa in genere; le competenze esulano dal contesto familiare (nella norma naturalmente, non parliamo in questa sede di problemi o situazioni gravi e assurdi).
In tutte le gravidanze sono stata seguita da un ginecologo, per natura dunque non consapevole dei dolori mestruali e del parto, eppure non ho mai messo in discussione i suoi consigli, le cure e le scelte che mi ha proposto, insomma la sua conoscenza medica.
Il pediatra dei miei figli è una dottoressa competente, alcune volte brusca nei modi, ma schietta e meticolosa, che purtroppo non ha mai gioito della maternità; la dobbiamo sottovalutare allora? Di sicuro non è pietosa e arrendevole, se anche avesse sbagliato qualche diagnosi, a quale medico di base non capita?
Potrei portare altri esempi di professionisti - psicologi infantili single, sarte scucite o ciabattini scalzi - per meditare sulla realtà, il giudizio e il merito.
Io scrivo di arte, eppure non sono un'artista.
Dunque si parla di scuola, di insegnanti e mi sento parte in causa, anche se supplente precaria, credo nella scuola e cerco di lavorare sempre al massimo: la professoressa che non ha figli propri, mi si vuol far credere, non sarà mai un'insegnante completa, perché non ha quel comportamento materno, quella predisposizione dolce e ovattata a capire gli alunni.
Cosa? Non pretendo una maestra-mamma neanche alla scuola materna, figuriamoci alle medie! Sia ben chiaro, la mamma è una sola, poi ci sono le nonne e le altre figure femminili in famiglia, quanto basta a crescere e viziare i pargoli, a scuola ci sono le regole, il gruppo, il lavoro e certo lo svago, ma tutto deciso dalle insegnanti che devono gestire ed educare la classe tutta.
Non credo sia giusto giudicare chi lavora in base alla vita privata - almeno quando entro in un'aula non sviscero mai il mio stato di famiglia o il mio curriculum, anzi ne sono molto gelosa in genere; le competenze esulano dal contesto familiare (nella norma naturalmente, non parliamo in questa sede di problemi o situazioni gravi e assurdi).
In tutte le gravidanze sono stata seguita da un ginecologo, per natura dunque non consapevole dei dolori mestruali e del parto, eppure non ho mai messo in discussione i suoi consigli, le cure e le scelte che mi ha proposto, insomma la sua conoscenza medica.
Il pediatra dei miei figli è una dottoressa competente, alcune volte brusca nei modi, ma schietta e meticolosa, che purtroppo non ha mai gioito della maternità; la dobbiamo sottovalutare allora? Di sicuro non è pietosa e arrendevole, se anche avesse sbagliato qualche diagnosi, a quale medico di base non capita?
Potrei portare altri esempi di professionisti - psicologi infantili single, sarte scucite o ciabattini scalzi - per meditare sulla realtà, il giudizio e il merito.
Io scrivo di arte, eppure non sono un'artista.
domenica 23 agosto 2015
SARA' VERA GLORIA? AI POSTERI L'ARDUA SENTENZA
Questa volta per il titolo ho scomodato addirittura Manzoni, ma lasciatemi crogiolare un poco nel bel risultato ottenuto oggi pomeriggio, all'inaugurazione di una mostra, tanto emozionante.
Ero già emozionata di mio, per il compito affidatomi dal maestro in campo, poi perché è intervenuta tanta gente - lo spazio espositivo era gremito e attento - infine per l'accompagnamento musicale veramente buono, dal vivo un duo affiatato.
Tanta emozione dicevo e la voce non era sicura, spero però di aver illustrato efficacemente il dendronaturalismo, lo stile di Pino e il tanto lavoro e studio che ci sono dietro ad ogni tela.
Musica, parole, quadri, un poeta, alcuni minuti di gloria e il microfono tutto per me: dicono che sono stata cattivella, provocatoria, ma estremamente lineare, senza paroloni o barbose definizioni accademiche; ho raccolto tanti complimenti, alcuni inviti ad altri eventi e, udite udite, offerte di collaborazione o lavoro che dir si voglia! Non ci posso credere: a Ronciglione, dove mi conoscono in pochi e solo come critica d'arte ho avuto così tanta soddisfazione e buone opportunità, come mai nel borgo natio. Capita.
La mostra resterà aperta tutta la settimana e si concluderà con un incontro dibattito, che ha avuto i suoi preliminari alla chiusura di questa giornata pregna di sorprese tanto positive: gli artisti presenti - italiani e stranieri - si sono scambiati idee e punti di vista anche agli antipodi circa l'ispirazione, il lavoro, la creatività, l'impegno, il rifugio e il contatto o l'estraniazione dal mondo in fase produttiva.
Scioglieremo qualche dubbio domenica 30, ritrovandoci nel pomeriggio di nuovo ospiti di Giovanni e Maria Luisa, a cui vanno i miei complimenti per il sorriso e la perfetta macchina organizzativa: non mi sono mai sentita estranea, anzi.
Chiudo con una citazione di Picasso, su cui è iniziato il dibattito lavoro o ispirazione
L'ispirazione esiste, ma deve trovarti già al lavoro.
Ero già emozionata di mio, per il compito affidatomi dal maestro in campo, poi perché è intervenuta tanta gente - lo spazio espositivo era gremito e attento - infine per l'accompagnamento musicale veramente buono, dal vivo un duo affiatato.
Tanta emozione dicevo e la voce non era sicura, spero però di aver illustrato efficacemente il dendronaturalismo, lo stile di Pino e il tanto lavoro e studio che ci sono dietro ad ogni tela.
Musica, parole, quadri, un poeta, alcuni minuti di gloria e il microfono tutto per me: dicono che sono stata cattivella, provocatoria, ma estremamente lineare, senza paroloni o barbose definizioni accademiche; ho raccolto tanti complimenti, alcuni inviti ad altri eventi e, udite udite, offerte di collaborazione o lavoro che dir si voglia! Non ci posso credere: a Ronciglione, dove mi conoscono in pochi e solo come critica d'arte ho avuto così tanta soddisfazione e buone opportunità, come mai nel borgo natio. Capita.
La mostra resterà aperta tutta la settimana e si concluderà con un incontro dibattito, che ha avuto i suoi preliminari alla chiusura di questa giornata pregna di sorprese tanto positive: gli artisti presenti - italiani e stranieri - si sono scambiati idee e punti di vista anche agli antipodi circa l'ispirazione, il lavoro, la creatività, l'impegno, il rifugio e il contatto o l'estraniazione dal mondo in fase produttiva.
Scioglieremo qualche dubbio domenica 30, ritrovandoci nel pomeriggio di nuovo ospiti di Giovanni e Maria Luisa, a cui vanno i miei complimenti per il sorriso e la perfetta macchina organizzativa: non mi sono mai sentita estranea, anzi.
Chiudo con una citazione di Picasso, su cui è iniziato il dibattito lavoro o ispirazione
L'ispirazione esiste, ma deve trovarti già al lavoro.
sabato 22 agosto 2015
Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci... (Mt 7,6)
Difficile oggi essere, più conveniente apparire.
Parlavo ieri pomeriggio con alcuni maestri miei amici, i quali mi illustravano la chiusura mentale dei piccoli centri, delle piccole comunità, dove il potere è maschio e la donna ne è debitamente tenuta fuori. Forse anch'io mi illudo di scrivere e proferire qualcosa di veramente interessante e sensato, che però a nessuno interessa, o almeno lo si ignora, lo si isola e basta.
Dovrò combattere per essere presa sul serio, per affacciarmi, non oso dire entrare, in determinati ambienti, forse; l'unica magra considerazione è la consapevolezza di non poter essere messa a tacere.
Sono alla ricerca costante di lavoro: non mi interessa il lavoro altolocato, o meglio, in questo momento mi accontenterei di un po' di tutto: ho appena scritto ad una piccola Casa Editrice della provincia, non sia mai che a qualcuno interessino le mie filastrocche infantili.
Sono fermamente convinta che il talento alla lunga possa uscire fuori allo scoperto, che la persona capace, quella giusta al posto giusto, prima o poi abbia la sua rivincita sui corvi gracchianti del malaugurio, la responsabile dei progetti culturali è il mio paradigma.
Non finirò mai di ringraziare chi è stato il mio pigmalione - chi mi ha spinto a uscire allo scoperto nel ragionare e scrivere - chi sta al mio fianco come mentore - consigliandomi e mostrandomi la via.
Spero di non deludere chi ha la bontà di seguirmi, ascoltarmi, leggere quello che con faccia tosta scrivo e condivido.
Sabato 22 agosto ore 18, un'ottima opportunità, una buona occasione, che la Forza sia con me.
venerdì 21 agosto 2015
E INCONTRIAMOLI QUESTI "ARTISTI MOSTRUOSI"!
Chi pensa che gli artisti siano insolenti, spocchiosi, saputi e saccenti, si sbaglia di grosso. Lo so con certezza, perché oggi pomeriggio sono andata all'inaugurazione di una mostra ad Acquapendente e mi sono fatta un sacco di risate... parola di critico d'arte.
C'erano tre dei quattro protagonisti, c'erano il proprietario dello spazio ospitante e la moglie, c'erano anche compaesani e curiosi del posto. E naturalmente abbiamo degustato e bevuto, troppo ospitale Giulio e alla mano, mi ha anche prospettato un futuro collaborativo!
Che aggiungere ancora: sono loro alla sesta esposizione collettiva-collaborativa, per me è la quarta presenza, al loro fianco questa volta ho anche posato per Michelangelo (poi dici le coincidenze!) e ci siamo salutati come vecchi amici, dandoci appuntamento per sabato 29 agosto per la presentazione del primo catalogo di tali mostre itineranti; che soddisfazione provino non so dire.
La mostra resterà aperta per un mese intero, in un luogo comodo da raggiungere, al pianoterra di un signorile palazzo del centro storico, un ambiente recuperato, ristrutturato e morbido, a disposizione di amanti e conoscitori di arte, semplici passanti e, naturalmente, per tutti i palati - prodotti tipici locali in vendita.
Non mi stancherò mai di ragionar di arte, mi emoziona tanto l'inizio di una nuova avventura, figuriamoci poi se si tratta di amici artisti conterranei o adottati.
Evento adatto a un pubblico sensibile, curioso e certo senza barriere ideologiche o politiche, di quelle che chiudono e deformano il pensiero.
mercoledì 19 agosto 2015
CARMINA NON DANT PANEM
... Ovvero "la poesia non ti arricchisce", più in generale "con l'arte non ci mangi", perché la domanda da parte di persone-amiche curiose nasce spontanea: "Ma ti pagano?"
Che dire, lascio la parola a chi ha scritto prima e meglio di me, nella speranza di vivere, e vivere bene, un giorno del mio lavoro intellettuale.
Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane».
Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
- Bene, - continuò Agnese - quello è una cima d'uomo! Ho visto io più d'uno ch'era più impicciato che un pulcin nella stoppa, e non sapeva dove batter la testa, e, dopo essere stato un'ora a quattr'occhi col dottor Azzecca-garbugli (badate bene di non chiamarlo così!), l'ho visto, dico, ridersene. Pigliate quei quattro capponi, poveretti! a cui dovevo tirare il collo, per il banchetto di domenica, e portateglieli; perché non bisogna mai andar con le mani vote da que' signori. Raccontategli tutto l'accaduto; e vedrete che vi dirà, su due piedi, di quelle cose che a noi non verrebbero in testa, a pensarci un anno.
... - Andate, vi dico: che volete ch’io faccia de’ vostri giuramenti? Io non c’entro: me ne lavo le mani -. E se le andava stropicciando, come se le lavasse davvero. - Imparate a parlare: non si viene a sorprender così un galantuomo.
- Ma senta, ma senta, - ripeteva indarno Renzo: il dottore, sempre gridando, lo spingeva con le mani verso l’uscio; e, quando ve l’ebbe cacciato, aprì, chiamò la serva, e le disse: - restituite subito a quest’uomo quello che ha portato: io non voglio niente, non voglio niente.
Quella donna non aveva mai, in tutto il tempo ch’era stata in quella casa, eseguito un ordine simile: ma era stato proferito con una tale risoluzione, che non esitò a ubbidire. Prese le quattro povere bestie, e le diede a Renzo, con un’occhiata di compassione sprezzante, che pareva volesse dire: bisogna che tu l’abbia fatta bella.
Che dire, lascio la parola a chi ha scritto prima e meglio di me, nella speranza di vivere, e vivere bene, un giorno del mio lavoro intellettuale.
Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane».
Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
- Bene, - continuò Agnese - quello è una cima d'uomo! Ho visto io più d'uno ch'era più impicciato che un pulcin nella stoppa, e non sapeva dove batter la testa, e, dopo essere stato un'ora a quattr'occhi col dottor Azzecca-garbugli (badate bene di non chiamarlo così!), l'ho visto, dico, ridersene. Pigliate quei quattro capponi, poveretti! a cui dovevo tirare il collo, per il banchetto di domenica, e portateglieli; perché non bisogna mai andar con le mani vote da que' signori. Raccontategli tutto l'accaduto; e vedrete che vi dirà, su due piedi, di quelle cose che a noi non verrebbero in testa, a pensarci un anno.
... - Andate, vi dico: che volete ch’io faccia de’ vostri giuramenti? Io non c’entro: me ne lavo le mani -. E se le andava stropicciando, come se le lavasse davvero. - Imparate a parlare: non si viene a sorprender così un galantuomo.
- Ma senta, ma senta, - ripeteva indarno Renzo: il dottore, sempre gridando, lo spingeva con le mani verso l’uscio; e, quando ve l’ebbe cacciato, aprì, chiamò la serva, e le disse: - restituite subito a quest’uomo quello che ha portato: io non voglio niente, non voglio niente.
Quella donna non aveva mai, in tutto il tempo ch’era stata in quella casa, eseguito un ordine simile: ma era stato proferito con una tale risoluzione, che non esitò a ubbidire. Prese le quattro povere bestie, e le diede a Renzo, con un’occhiata di compassione sprezzante, che pareva volesse dire: bisogna che tu l’abbia fatta bella.
“Cenerai proprio bene a casa mia tra pochi giorni, mio caro Fabullo, se gli
dei vorranno, se porterai con te un pranzo succulento ed abbondante, e
inoltre una splendida fanciulla, e il vino e il sale e risate d'ogni tipo. Se,
ripeto porterai queste cose, mio caro, cenerai piacevolmente: perché il
borsellino del tuo Catullo è pieno di ragnatele. Ma in compenso riceverai i
segni di una sincera amicizia o tutto ciò che può esserci di più soave ed
elegante; infatti ti donerò un unguento che donarono alla mia fanciulla
Veneri e Amorini; quando tu ne sentirai l'odore, pregherai gli dei che ti
facciano, o Fabullo, tutto naso”.
Venne collera al papa e con quel bastone rifrustò il vescovo dicendogli: "Ignorante sei tu". E volto a Michele Agnolo benedicendolo se ne rise. Cosí Michele Agnolo fu di continuo poi con doni e con carezze trattenuto dal papa, e tanto lavorò per emendare l'errore, che l'opra alla fine perfettamente condusse.
Oh, io sono, veramente malato!
E muoio, un poco, ogni giorno.
Vedi: come le cose.
Non sono, dunque, un poeta:
io so che per esser detto: poeta, conviene
viver ben altra vita!
Vedi: come le cose.
Non sono, dunque, un poeta:
io so che per esser detto: poeta, conviene
viver ben altra vita!
martedì 18 agosto 2015
SPIAGGIA CHE VAI...
...Immondizia che trovi, disgustoso!
Domenica 16 agosto, passeggiata culturale e rilassante al Castello di S. Severa, comune di S. Marinella. Riaffiorano tanti ricordi, perché da bambina sono venuta in colonia proprio qui e ho sofferto tanto di nostalgia.
Pranzo al sacco e buone intenzioni di visitare tutto il visitabile e di giocare sulla spiaggia. Il tempo però non è clemente e ci fa scappare via.
Molti intralci, disorganizzazione, abbandonati nel deserto, un solo chiosco dei gelati, servizi igienici praticamente inesistenti e chiusura di museo e struttura per ben tre ore pomeridiane, da sbattere la testa alle mura.
Non ritorneremo molto presto, anzi probabilmente non ritorneremo mai più a godere di questo spettacolo dell'inciviltà estiva esteso dal parcheggio, al Castello alla spiaggia libera, invasa dagli avanzi dei festeggiamenti ferragostani.
Domenica 16 agosto, passeggiata culturale e rilassante al Castello di S. Severa, comune di S. Marinella. Riaffiorano tanti ricordi, perché da bambina sono venuta in colonia proprio qui e ho sofferto tanto di nostalgia.
Pranzo al sacco e buone intenzioni di visitare tutto il visitabile e di giocare sulla spiaggia. Il tempo però non è clemente e ci fa scappare via.
Molti intralci, disorganizzazione, abbandonati nel deserto, un solo chiosco dei gelati, servizi igienici praticamente inesistenti e chiusura di museo e struttura per ben tre ore pomeridiane, da sbattere la testa alle mura.
Non ritorneremo molto presto, anzi probabilmente non ritorneremo mai più a godere di questo spettacolo dell'inciviltà estiva esteso dal parcheggio, al Castello alla spiaggia libera, invasa dagli avanzi dei festeggiamenti ferragostani.
lunedì 17 agosto 2015
CE NE ANDIAMO...
... O meglio i miei amici artisti se ne vanno ed io li seguo come, sempre più spesso, mi capita.
Si tratta dell'inaugurazione di due diverse mostre, momenti di gloria, in giro per la provincia, ne parlo con una certa soddisfazione da paesana, da amica, da semplice amante dell'arte.
Questi maestri hanno cercato e scovato spazi espositivi adeguati, consoni, adatti, ragguardevoli ad Acquapendente e a Ronciglione, per esporre, farsi conoscere, pavoneggiarsi, perché no, della loro bravura, della maestria, dell'Idea che hanno e intendono divulgare.
Chi avrà la bontà di seguirli potrà conoscere le loro opere da vicino, gustarle e chiedere informazioni: forse si presenterà un'occasione anche per me, di poter illustrare e spiegare quanto visibile in loco e quanto arrovellamento c'è dietro ad ogni pezzo, ogni istallazione, perché il risultato è dato da ore di impegno, fatica, ripensamenti e rinunce che non sempre vengono prese in considerazione da un pubblico neofita.
Vi aspettiamo dunque, appuntamenti importanti da non tralasciare, ghiotta occasione di conoscenza, studio, ma anche simposio di concezioni, idee, spunti lavorativi e confronti culturali.
Si tratta dell'inaugurazione di due diverse mostre, momenti di gloria, in giro per la provincia, ne parlo con una certa soddisfazione da paesana, da amica, da semplice amante dell'arte.
Questi maestri hanno cercato e scovato spazi espositivi adeguati, consoni, adatti, ragguardevoli ad Acquapendente e a Ronciglione, per esporre, farsi conoscere, pavoneggiarsi, perché no, della loro bravura, della maestria, dell'Idea che hanno e intendono divulgare.
Chi avrà la bontà di seguirli potrà conoscere le loro opere da vicino, gustarle e chiedere informazioni: forse si presenterà un'occasione anche per me, di poter illustrare e spiegare quanto visibile in loco e quanto arrovellamento c'è dietro ad ogni pezzo, ogni istallazione, perché il risultato è dato da ore di impegno, fatica, ripensamenti e rinunce che non sempre vengono prese in considerazione da un pubblico neofita.
Vi aspettiamo dunque, appuntamenti importanti da non tralasciare, ghiotta occasione di conoscenza, studio, ma anche simposio di concezioni, idee, spunti lavorativi e confronti culturali.
venerdì 14 agosto 2015
PICASSO SI NASCE
Discussione durante il pranzo a casa di parenti: che faranno i nostri figli da grandi? Come incoraggiarli e istradarli?
Intanto non credo che lo sport possa diventare una ragione di vita: è sicuramente coinvolgente, facilita la socializzazione, crea e fortifica un gruppo di amici, coetanei, appassionati, ma certo non nasce un Totti come un mortaiolo sotto una pianta di castagno. Quanti ragazzi crescono con l'illusione di diventare grandi calciatori? Rimaniamo con i piedi saldi in terra, così come sono convinta che nasca un Mozart ogni secolo. E' giusto credere nelle capacità di un figlio, specie nei panni di un genitore, che cerca magari la rivalsa nella vita, ma da qui a esaltare le doti canore, artistiche o corporali, per creare un mito, ce ne passa.
Forse questa mia forma mentis deriva dalle mie vicissitudini esistenziali: nessuno mi ha regalato nulla, né a scuola né tanto meno nel lavoro: ciò che si guadagna si ottiene con fatica, anche sudore, applicazione costante e soprattutto studio.
Poi naturalmente c'è la dote naturale, l'innata capacità a svolgere un determinato compito, ma questa si evidenzia sin dalla tenera età: bambini prodigio, dotati e sicuri, che però devono essere seguiti, aiutati e sovvenzionati dalla famiglia. Ci vogliono talento, fortuna, tenacia, sono perfettamente d'accordo, ma non possiamo allevare un cucciolo nella convinzione che da grande farà... Perché così piace a noi adulti, genitori svezzati e vaccinati.
La strada è lunga, magari quel piccoletto non sopporta stare seduto al pianoforte ore e ore a provare, perché costringerlo, perché farlo sentire diverso ed estraniarlo dai coetanei? I genitori insegnino ai bimbi l'impegno nello studio, l'importanza dell'istruzione, delle regole e non pensino alle figlie come future veline fidanzate con aitanti sportivi, in vacanza a Formentera, si meritano ben altro, a mio modesto parere.
Intanto non credo che lo sport possa diventare una ragione di vita: è sicuramente coinvolgente, facilita la socializzazione, crea e fortifica un gruppo di amici, coetanei, appassionati, ma certo non nasce un Totti come un mortaiolo sotto una pianta di castagno. Quanti ragazzi crescono con l'illusione di diventare grandi calciatori? Rimaniamo con i piedi saldi in terra, così come sono convinta che nasca un Mozart ogni secolo. E' giusto credere nelle capacità di un figlio, specie nei panni di un genitore, che cerca magari la rivalsa nella vita, ma da qui a esaltare le doti canore, artistiche o corporali, per creare un mito, ce ne passa.
Forse questa mia forma mentis deriva dalle mie vicissitudini esistenziali: nessuno mi ha regalato nulla, né a scuola né tanto meno nel lavoro: ciò che si guadagna si ottiene con fatica, anche sudore, applicazione costante e soprattutto studio.
Poi naturalmente c'è la dote naturale, l'innata capacità a svolgere un determinato compito, ma questa si evidenzia sin dalla tenera età: bambini prodigio, dotati e sicuri, che però devono essere seguiti, aiutati e sovvenzionati dalla famiglia. Ci vogliono talento, fortuna, tenacia, sono perfettamente d'accordo, ma non possiamo allevare un cucciolo nella convinzione che da grande farà... Perché così piace a noi adulti, genitori svezzati e vaccinati.
La strada è lunga, magari quel piccoletto non sopporta stare seduto al pianoforte ore e ore a provare, perché costringerlo, perché farlo sentire diverso ed estraniarlo dai coetanei? I genitori insegnino ai bimbi l'impegno nello studio, l'importanza dell'istruzione, delle regole e non pensino alle figlie come future veline fidanzate con aitanti sportivi, in vacanza a Formentera, si meritano ben altro, a mio modesto parere.
giovedì 13 agosto 2015
E COSI' SIA
Come spesso capita, quest'articolo nasce a seguito di una conversazione telefonica con mia sorella, lontana, migrante soddisfatta e autonoma, autosufficiente quanto a sentimenti e rapporti: riesce, lei, a vedere e comprendere là dove io invece mi ostino a non capire, o almeno così sembra.
Tra le due sono io l'insoddisfatta sempre in cerca di consensi, attestazioni di affetto, amore, amicizia e stima; in pratica non riesco a capire che si può vivere, e vivere bene, anche in altri contesti, con altri atteggiamenti.
Non posso costringere le persone, che mi vogliono bene e per questo mi sopportano, a comportarsi come a me sembra giusto e onesto: se mio figlio ha scelto un gruppo di amichetti, un nuovo ambiente di gioco per lui ottimali e tranquilli, non posso io forzarlo ad agire altrimenti, confrontando la mia pubertà con la sua, il mio mondo infantile con quello attuale. Chiaro ma difficile da accettare.
Divento intransigente in fatto di feste comandate e ricorrenze: impossibile non organizzare riunioni familiari, banchetti della serie "tutti insieme appassionatamente", ma non tutti la pensano così, non tutti sono disponibili e disposti alla rimpatriata. Molto difficile da recepire.
Ho uno splendido rapporto personale con un'amica speciale, un "noi due" che mi piace assai, ma preferirei diventasse un "noi famiglie"; quasi impossibile da realizzare: mi ostino e mi incaponisco fino allo struggimento - termine foscoliano che adoro - senza risultati evidenti, naturalmente.
Unica conseguenza, malumore mio.
Ecco allora il consiglio sororale: "Accetta l'evidenza, fattene una ragione, vivi e gioisci della realtà, non puoi cambiare le persone a tuo modo, è così e basta!".
Proverò, giuro mi impegnerò.
Tra le due sono io l'insoddisfatta sempre in cerca di consensi, attestazioni di affetto, amore, amicizia e stima; in pratica non riesco a capire che si può vivere, e vivere bene, anche in altri contesti, con altri atteggiamenti.
Non posso costringere le persone, che mi vogliono bene e per questo mi sopportano, a comportarsi come a me sembra giusto e onesto: se mio figlio ha scelto un gruppo di amichetti, un nuovo ambiente di gioco per lui ottimali e tranquilli, non posso io forzarlo ad agire altrimenti, confrontando la mia pubertà con la sua, il mio mondo infantile con quello attuale. Chiaro ma difficile da accettare.
Divento intransigente in fatto di feste comandate e ricorrenze: impossibile non organizzare riunioni familiari, banchetti della serie "tutti insieme appassionatamente", ma non tutti la pensano così, non tutti sono disponibili e disposti alla rimpatriata. Molto difficile da recepire.
Ho uno splendido rapporto personale con un'amica speciale, un "noi due" che mi piace assai, ma preferirei diventasse un "noi famiglie"; quasi impossibile da realizzare: mi ostino e mi incaponisco fino allo struggimento - termine foscoliano che adoro - senza risultati evidenti, naturalmente.
Unica conseguenza, malumore mio.
Ecco allora il consiglio sororale: "Accetta l'evidenza, fattene una ragione, vivi e gioisci della realtà, non puoi cambiare le persone a tuo modo, è così e basta!".
Proverò, giuro mi impegnerò.
martedì 11 agosto 2015
QUANDO HAI UNA FAMIGLIA NUMEROSA...
... Virus e batteri trovano sempre una calda e totale accoglienza;
non sei mai solo, neanche in bagno, neanche sotto la doccia, a meno che non aspetti che tutti dormano e allora puoi dedicarti all'igiene personale con una certa calma e combattere la peluria che ricopre il tuo corpo;
partecipi almeno ad un compleanno a settimana, c'è sempre un amichetto che ti aspetta;
la domenica si studia il piano di impegni settimanali: lezioni di danza, di musica, di inglese, lettura in biblioteca e corso di nuoto da incastrare;
difficilmente sei invitato a pranzo o a cena, in un appartamento, ci sono più possibilità in estate in giardino;
la spesa non si improvvisa;
non ci si annoia mai: c'è sempre qualcuno con cui discutere e litigare;
comprare le scarpe diventa una missione;
la letterina di Babbo Natale è sempre ricca e interessante, ma soprattutto piena di buoni propositi;
la casa è in ordine solo nelle ore notturne, quando gli altri riposano e non giocano con pentoline, carte, costruzioni, colori...
la lavatrice è messa quotidianamente a dura prova, per non parlare del ferro da stiro;
la regola è uguale per tutti, anche per i grandi;
le coccole che ricevi ti ricaricano della fatica accumulata.
domenica 9 agosto 2015
MA CON CHI CE L'HAI?
Comunicare, esporre, evidenziare, condividere, esternare e così via tutte azioni che prevedono almeno un lettore per il mio blog e per ogni singolo post dei frequentatori di social network mondiali, globalizzati. Si scrive e si commenta di tutto, si posta ogni foto "interessante", "accattivante", naturalmente si condivide per informare, dedicare, ma anche per suscitare invidia, far ruzzicarella.
Compito non sempre facile da portare a termine, almeno per me, dal momento che manca sempre il destinatario, il nome del mio bersaglio, certe volte la persona a cui è rivolto il mio pensiero neanche capisce, raccoglie o si informa per chiedere spiegazioni. O, al contrario, chi si sente a torto compromesso si informa in privato per rendersi conto di cosa non vada nel verso giusto.
Strana la vita virtuale, ristretta o allargata che sia, la confusione è sempre in agguato, l'offesa è prossima e gli amici temono la bacchettata.
Invece chi si dovrebbe sentire chiamato in causa, riesce a far finta di nulla, sicuro e spavaldo, beato!
Io che sono poco tecnologica, anzi oserei dire antiquata, superata e inesperta, adoro il contatto umano, la chiacchierata tra amiche davanti ad un cappuccino, niente può sostituire un sorriso dal vivo, un abbraccio di incoraggiamento e una camminata fresca.
Compito non sempre facile da portare a termine, almeno per me, dal momento che manca sempre il destinatario, il nome del mio bersaglio, certe volte la persona a cui è rivolto il mio pensiero neanche capisce, raccoglie o si informa per chiedere spiegazioni. O, al contrario, chi si sente a torto compromesso si informa in privato per rendersi conto di cosa non vada nel verso giusto.
Strana la vita virtuale, ristretta o allargata che sia, la confusione è sempre in agguato, l'offesa è prossima e gli amici temono la bacchettata.
Invece chi si dovrebbe sentire chiamato in causa, riesce a far finta di nulla, sicuro e spavaldo, beato!
Io che sono poco tecnologica, anzi oserei dire antiquata, superata e inesperta, adoro il contatto umano, la chiacchierata tra amiche davanti ad un cappuccino, niente può sostituire un sorriso dal vivo, un abbraccio di incoraggiamento e una camminata fresca.
martedì 4 agosto 2015
Nel dubbio...
Ammiro chi si presenta sempre sicuro di sé, chi sente di aver fatto la scelta giusta in ogni occasione, chi sa risolvere ogni questione nel migliore dei modi, perché non perde la calma, perché ha la situazione in pugno, perché è un leader che tutti gli altri seguono, mansueti, proni e riverenti.
Da quando sono una madre di famiglia mille dubbi mi assillano, pensieri e preoccupazioni: un conto è ragionare e decidere per sé stessi subendo le conseguenze in prima e unica persona, un conto è pianificare per tutti gli altri, quando gli altri sono le tue creature "indifese".
I miei genitori, ne sono sicura, avevano molti meno dubbi di me, tiravano dritti per la loro strada educativa, senza tanti patemi d'animo, incertezze e sensi di colpa: mia madre sostiene che la colpa sta nel benessere attuale, o presunto tale, insomma nella vita agiata e confortevole di oggi, impensabile fino a trenta anni fa.
Oggi effettivamente tutto il superfluo è diventato indispensabile, non riusciamo a fare a meno di nulla: sono beni di consumo che condizionano la nostra vita, praticamente sin dalla nascita siamo bombardati per la scelta di accessori, aggeggi, mezzi di comunicazione che cambiano e vengono sostituiti troppo in fretta, rispetto alla lunghezza e consistenza dello stipendio.
E se non ti adegui sei fuori, escluso, obsoleto, emarginato e quindi solo: giusto o non giusto che sia in termini assoluti, non si può mantenere il punto dell'indifferenza, della resistenza e diversità dalla massa, o almeno lo fai a tuo rischio e pericolo.
E allora le tue idee vacillano, i tuoi ideali soffrono e la tua certezza va a nascondersi dietro al pannello della normalità.
Cadono muri, crollano ideali politici, figuriamoci cosa può succedere ad una come me.
Da quando sono una madre di famiglia mille dubbi mi assillano, pensieri e preoccupazioni: un conto è ragionare e decidere per sé stessi subendo le conseguenze in prima e unica persona, un conto è pianificare per tutti gli altri, quando gli altri sono le tue creature "indifese".
I miei genitori, ne sono sicura, avevano molti meno dubbi di me, tiravano dritti per la loro strada educativa, senza tanti patemi d'animo, incertezze e sensi di colpa: mia madre sostiene che la colpa sta nel benessere attuale, o presunto tale, insomma nella vita agiata e confortevole di oggi, impensabile fino a trenta anni fa.
Oggi effettivamente tutto il superfluo è diventato indispensabile, non riusciamo a fare a meno di nulla: sono beni di consumo che condizionano la nostra vita, praticamente sin dalla nascita siamo bombardati per la scelta di accessori, aggeggi, mezzi di comunicazione che cambiano e vengono sostituiti troppo in fretta, rispetto alla lunghezza e consistenza dello stipendio.
E se non ti adegui sei fuori, escluso, obsoleto, emarginato e quindi solo: giusto o non giusto che sia in termini assoluti, non si può mantenere il punto dell'indifferenza, della resistenza e diversità dalla massa, o almeno lo fai a tuo rischio e pericolo.
E allora le tue idee vacillano, i tuoi ideali soffrono e la tua certezza va a nascondersi dietro al pannello della normalità.
Cadono muri, crollano ideali politici, figuriamoci cosa può succedere ad una come me.
lunedì 3 agosto 2015
ARTE NEL BORGO, IN NOTTURNA
Non ho saputo resistere e, dopo cena, ho fatto una capatina alla mostra a cielo aperto inaugurata ieri pomeriggio e, naturalmente, non me ne sono pentita. Intanto perché col favore della notte, tutto diventa magico, quasi misterioso, poi perché ho potuto parlare con alcuni degli artisti partecipanti.
Primo grande risultato della collettiva il pannello realizzato a mosaico con le opere donate dagli artisti: un'opera nell'opera che sarà testimonianza dell'evento, ma anche manifesto delle idee e della maestria nostrana.
Seconda considerazione la forte presenza femminile e di buon livello, che abbiamo ammirato: ogni donna con la propria sensibilità, i propri colori e lo stile personale inconfondibile, che meraviglia (e non lo dico tanto per dire): santità, misticismo, dolore, introspezione, dualismo, natura e recupero, immutabilità, perfezione.
Terzo: ragionare di arte, mostre, esposizioni vicine alla gente, itineranti, stuzzicanti non è da poco; gli artisti, individuali e narcisisti per definizione, che discorrono, propongono, confrontano e discutono le proprie esperienze, gli anni di successi e insuccessi, non capita tutti i giorni, figuriamoci nel Paesello, ad agosto.
Unica pecca, se posso permettermi, il percorso mi è sembrato un po' spoglio, avrei visto bene qualche vaso, composizioni di fiori o rampicanti ad incorniciare cavalletti, scalinate, portoni e altri particolari architettonici.
Un grazie quindi a chi ha organizzato e raccolto le maestranze, chi lavora e non si arrende alle difficoltà, chi nonostante tutto pensa già al prossimo incontro e a chi, permettetemelo, mi ringrazia in pubblico delle mie semplici e povere parole, scritte non solo con la testa.
Ho preso le immagini dai profili FB di tre artisti partecipanti: Sanna, Chiani e Centofanti, tanto per dare un assaggio di bravura.
STROZZAPRETIAMO
Ultima serata della Sagra, quella estiva, il primo forte impegno della classe che organizza la festa patronale, quest'anno tocca al '76. Ho partecipato e contribuito con grande piacere, intanto perché non esserci sarebbe stato come rinnegare tutto il lavoro dello scorso anno della mia classe.
Senza esagerare, dico che mi sentivo un poco emozionata: lì davanti al bancone, davanti al Presidente, mi ha fatto un certo effetto, da cliente scegliere il condimento giusto. E infatti ho fatto subito una gaffe verbale, pazienza!
E' già passato un anno: ho ben presente la fatica, l'impegno, la paura e l'ansia di far bene, di non commettere troppi sbagli, di rimanere calmi e concentrati. Infatti il lavoro gomito a gomito è molto difficile da portare avanti, logora i nervi e la pazienza viene a mancare, è questa la prova per la forza del gruppo appena costituito, preso dalla voglia di riuscire e dare buona impressione alla cittadinanza.
Spero vivamente che siano state molte le presenze di affamati, nelle due settimane, intanto per infondere quella giusta dose di coraggio ai ragazzi, che tanto dedicano al comitato quanto a lavoro, ore perse di sonno, soldi, famiglia trascurata per realizzare una buona festa per maggio 2016.
Al prossimo evento!
domenica 2 agosto 2015
A BOMARZO, PIZZA DEL 75
Siamo ospiti di mia cugina: suo marito è nel Comitato dei Festaioli, che solo per una serata ha organizzato il giropizza in piazza, come dire di no!
Si arriva in un ampio parcheggio e si paga una quota fissa per gli adulti, metà per i bimbi più grandicelli e i piccoli entrano gratis, si scelgono le bevande e si ritirano piatto, bicchiere e posate di plastica. Rimango piacevolmente colpita dal costo totale, nessun salasso e a tutti si offrono fresche bottiglie di acqua minerale grandi.
I tavoli sono tutti occupati, meglio è un buon segno di guadagno, aspettiamo che ci aprano tavolo e panche e prendiamo posto. Siamo serviti in poco tempo, perché il giro è cominciato, arriva già il primo quarto di pizza: due ragazzi portano un grande vassoio di legno su cui ci sono le pizze rotonde già tagliate, un altro festaiolo distribuisce gli spicchi, sono ancora caldi.
Si va avanti così per cinque gustosi tipi diversi: i miei pargoli gradiscono particolarmente e alternano cibo a balli - l'orchestrina è molto allegra - e a corse tra cuginetti e amici, felici loro.
La serata prosegue spedita, fresca e si conclude allo scoccare della mezzanotte; è ora di andare, dopo una lunga e intensa giornata, il comitato invece sta distribuendo biglietti colorati, bisogna contribuire!
Si arriva in un ampio parcheggio e si paga una quota fissa per gli adulti, metà per i bimbi più grandicelli e i piccoli entrano gratis, si scelgono le bevande e si ritirano piatto, bicchiere e posate di plastica. Rimango piacevolmente colpita dal costo totale, nessun salasso e a tutti si offrono fresche bottiglie di acqua minerale grandi.
I tavoli sono tutti occupati, meglio è un buon segno di guadagno, aspettiamo che ci aprano tavolo e panche e prendiamo posto. Siamo serviti in poco tempo, perché il giro è cominciato, arriva già il primo quarto di pizza: due ragazzi portano un grande vassoio di legno su cui ci sono le pizze rotonde già tagliate, un altro festaiolo distribuisce gli spicchi, sono ancora caldi.
Si va avanti così per cinque gustosi tipi diversi: i miei pargoli gradiscono particolarmente e alternano cibo a balli - l'orchestrina è molto allegra - e a corse tra cuginetti e amici, felici loro.
La serata prosegue spedita, fresca e si conclude allo scoccare della mezzanotte; è ora di andare, dopo una lunga e intensa giornata, il comitato invece sta distribuendo biglietti colorati, bisogna contribuire!
Grande guerra, grande manifestazione
Ho visto del buono oggi in un vicolo della Rocca, un lavoro di squadra, per quanto il direttore d'orchestra sia uno di loro, tanti artisti insieme, riuniti sotto un unico pannello, alla fine di un ristretto, ma significativo percorso espositivo. Il tutto ancora una volta en plein air, tra i muri antichi del rione più antico e oggi più dimenticato.
Gli interventi sono stati precisi e per niente noiosi: non ci si deve autocelebrare, l'impegno sta nel non dimenticare e nel trasmettere ai giovani quanto hanno pagato quegli italiani al fronte; a mio modesto parere, ogni artista ha gli strumenti per esprimere il proprio animo inquieto, il sentire intimo e le dure condizioni di vita. Si vive di e per gli ideali siano essi politici, economici, di lavoro, esistenziali e i maestri d'arte si possono incaricare di dar voce alla cultura, al pensiero, al ricordo e alla celebrazione. Non si tratta di una passerella di moda o di un soluzione per chiudere la settimana, cominciamo a riflette, come ognuno si possa impegnare per la divulgazione e l'accoglimento di idee ancora attuali e vive.
Gli interventi sono stati precisi e per niente noiosi: non ci si deve autocelebrare, l'impegno sta nel non dimenticare e nel trasmettere ai giovani quanto hanno pagato quegli italiani al fronte; a mio modesto parere, ogni artista ha gli strumenti per esprimere il proprio animo inquieto, il sentire intimo e le dure condizioni di vita. Si vive di e per gli ideali siano essi politici, economici, di lavoro, esistenziali e i maestri d'arte si possono incaricare di dar voce alla cultura, al pensiero, al ricordo e alla celebrazione. Non si tratta di una passerella di moda o di un soluzione per chiudere la settimana, cominciamo a riflette, come ognuno si possa impegnare per la divulgazione e l'accoglimento di idee ancora attuali e vive.
sabato 1 agosto 2015
IN VIAGGIO VERSO CASA
Venerdì pomeriggio mi ferma la mia vicina di casa, con volto provato e voce rotta: è in cerca di un passaggio per la stazione di Orte, deve partire con il figlio, la sorella più giovane e tre valigie l'indomani mattina alla volta della Macedonia, dove li aspettano tutti i familiari, che hanno organizzato qualche giorno di vacanza al mare.
Sono libera, li posso accompagnare: felice, la signora tira un sospiro di sollievo, mi promette il rimborso e qualcosa per il disturbo, rimaniamo d'accordo per le otto e venti del giorno dopo.
Così è: al mattino suono ed escono fuori le donne, emozionate e nervose, il bimbo molto stranito, che non ne vuole sapere di lasciare la sua casa, non ha neanche dormito per l'agitazione, e tanti bagagli. Ci sono tre valigie, borse varie, un cuscino, il passeggino, il seggiolino-auto completo e un bel televisore megaschermo! Sgrano gli occhi, ma tutto deve essere caricato sulla mia Punto, alcuni oggetti sono regali per i parenti: armeggiamo, proviamo, incastriamo fino a far entrare tutto e tutti, anche se scomodi.
La mia unica paura è essere fermati dalle Forze dell'Ordine e riuscire a spiegare la situazione: il viaggio è breve, fila liscio e incontriamo solo un'auto della polizia con autovelox in una piazzola. Scampato pericolo. Intanto Magba mi spiega le condizioni di viaggio: ha optato per il bus, due giorni e tante tappe cittadine, il costo è molto vantaggioso rispetto all'aereo, ha pagato infatti in totale 230 euro, di cui 50 per il figlio (hanno abbassato il limite minimo, nei mesi scorsi si pagava oltre i sei anni).
In anticipo arriviamo alla stazione, c'è anche il tempo per un caffè al bar rinnovato e fresco di aria condizionata - il giornale invece non si compra, l'edicola è serrata; Magba telefona per sapere di preciso dove li imbarcheranno, perché la sorella, che è arrivata a Orte di notte allo stesso modo, non sa orientarsi. Mi accorgo però che inizia ad agitarsi, scuote la testa; attacca il cellulare e ci informa che non è quello il posto giusto, dobbiamo cercare un incrocio e un benzinaio. Saliamo in macchina e ripercorriamo a ritroso la strada, ci fermiamo per telefonare di nuovo: non riesce a capire, a tradurre in italiano le informazioni che le danno, comunque il luogo è sbagliato, perché gli autisti cambiano ad ogni viaggio (uno il mercoledì e uno il sabato) e ognuno cerca di avvantaggiarsi, di fare meno strada per raccogliere i connazionali e farli spostare in punti strategici, anche se carichi di pesi e pargoli. Alla fine capisco che dobbiamo raggiungere il bus al casello autostradale, Magba è sempre più arrabbiata, non vuole essermi di peso e cerca di farsi venire a prendere, ma dall'altra parte del telefono sono irremovibili. E sia, si va al casello e finalmente intravediamo un bus GT, fermo, da cui scendono due uomini vestiti come autisti nostrani, con la divisa blu, che in poche mosse svuotano la mia macchina, caricano tutto nel portabagagli del mezzo. Saluti, baci, lacrime, ansia passata.
Sono libera, li posso accompagnare: felice, la signora tira un sospiro di sollievo, mi promette il rimborso e qualcosa per il disturbo, rimaniamo d'accordo per le otto e venti del giorno dopo.
Così è: al mattino suono ed escono fuori le donne, emozionate e nervose, il bimbo molto stranito, che non ne vuole sapere di lasciare la sua casa, non ha neanche dormito per l'agitazione, e tanti bagagli. Ci sono tre valigie, borse varie, un cuscino, il passeggino, il seggiolino-auto completo e un bel televisore megaschermo! Sgrano gli occhi, ma tutto deve essere caricato sulla mia Punto, alcuni oggetti sono regali per i parenti: armeggiamo, proviamo, incastriamo fino a far entrare tutto e tutti, anche se scomodi.
La mia unica paura è essere fermati dalle Forze dell'Ordine e riuscire a spiegare la situazione: il viaggio è breve, fila liscio e incontriamo solo un'auto della polizia con autovelox in una piazzola. Scampato pericolo. Intanto Magba mi spiega le condizioni di viaggio: ha optato per il bus, due giorni e tante tappe cittadine, il costo è molto vantaggioso rispetto all'aereo, ha pagato infatti in totale 230 euro, di cui 50 per il figlio (hanno abbassato il limite minimo, nei mesi scorsi si pagava oltre i sei anni).
In anticipo arriviamo alla stazione, c'è anche il tempo per un caffè al bar rinnovato e fresco di aria condizionata - il giornale invece non si compra, l'edicola è serrata; Magba telefona per sapere di preciso dove li imbarcheranno, perché la sorella, che è arrivata a Orte di notte allo stesso modo, non sa orientarsi. Mi accorgo però che inizia ad agitarsi, scuote la testa; attacca il cellulare e ci informa che non è quello il posto giusto, dobbiamo cercare un incrocio e un benzinaio. Saliamo in macchina e ripercorriamo a ritroso la strada, ci fermiamo per telefonare di nuovo: non riesce a capire, a tradurre in italiano le informazioni che le danno, comunque il luogo è sbagliato, perché gli autisti cambiano ad ogni viaggio (uno il mercoledì e uno il sabato) e ognuno cerca di avvantaggiarsi, di fare meno strada per raccogliere i connazionali e farli spostare in punti strategici, anche se carichi di pesi e pargoli. Alla fine capisco che dobbiamo raggiungere il bus al casello autostradale, Magba è sempre più arrabbiata, non vuole essermi di peso e cerca di farsi venire a prendere, ma dall'altra parte del telefono sono irremovibili. E sia, si va al casello e finalmente intravediamo un bus GT, fermo, da cui scendono due uomini vestiti come autisti nostrani, con la divisa blu, che in poche mosse svuotano la mia macchina, caricano tutto nel portabagagli del mezzo. Saluti, baci, lacrime, ansia passata.
PRESENTAZIONE INTIMA DARK
Siamo in pochi, ma buoni nella Sala per assistere alla presentazione di un libro interessante e scomodo, di cronaca giornalistica di alto livello, curato da una nostra vecchia conoscenza, quel giornalista che ha tenuto tante conferenze sui casi di sangue irrisolti del nostro Paese.
Attenzione molto alta, ottimo padrone di casa l'assessore con l'ospite che affronta tanti argomenti, spigolature, chiavi di lettura delle inchieste giornalistiche, che a suo dire sono ancora poche o pilotate.
Come si diventa giornalisti, la cultura si risolve nei Festival di Paese, quale pubblico interviene bei grandi eventi? Questi ed altri i quesiti che l'autore si è posto in un lungo discorso a tuttotondo, fino alle domande finali del pubblico in sala: me ne sono andata un po' angosciata, per il futuro, per i giovani, per gli ideali infranti dal sistema.
Troppi giovani cercano fortuna altrove, non trovando risposte adeguate alla ricerca di lavoro, garanzie e aiuti familiari; tutti noi assecondiamo il sistema per lavorare, per non avere grane o per vivere sereni, chi si ribella ci rimette l'esistenza, nei casi estremi.
Lo studio, la forza della cultura dovrebbero bastare per migliorare la vita, in teoria, ma nella pratica i figli frequentano l'istituto già culla paterna, proseguono spesso l'attività dei genitori, ben avviata e sono visti e quindi giudicati in base ai blasoni familiari.
Saper leggere gli articoli giornalistici, filtrare le informazioni, non accontentarsi della versione ufficiale trasmessa dai servi del potere, questo intanto auspica Bottone, in una conversazione intima e raccolta.
Tutto estremamente significativo, ben esposto: peccato che ad ascoltare si siano presentati in pochi amanti della cultura, chissà dove sostavano quelli che si lamentano un giorno sì e l'altro pure che nel Paesello non c'è mai nulla da fare?
Attenzione molto alta, ottimo padrone di casa l'assessore con l'ospite che affronta tanti argomenti, spigolature, chiavi di lettura delle inchieste giornalistiche, che a suo dire sono ancora poche o pilotate.
Come si diventa giornalisti, la cultura si risolve nei Festival di Paese, quale pubblico interviene bei grandi eventi? Questi ed altri i quesiti che l'autore si è posto in un lungo discorso a tuttotondo, fino alle domande finali del pubblico in sala: me ne sono andata un po' angosciata, per il futuro, per i giovani, per gli ideali infranti dal sistema.
Troppi giovani cercano fortuna altrove, non trovando risposte adeguate alla ricerca di lavoro, garanzie e aiuti familiari; tutti noi assecondiamo il sistema per lavorare, per non avere grane o per vivere sereni, chi si ribella ci rimette l'esistenza, nei casi estremi.
Lo studio, la forza della cultura dovrebbero bastare per migliorare la vita, in teoria, ma nella pratica i figli frequentano l'istituto già culla paterna, proseguono spesso l'attività dei genitori, ben avviata e sono visti e quindi giudicati in base ai blasoni familiari.
Saper leggere gli articoli giornalistici, filtrare le informazioni, non accontentarsi della versione ufficiale trasmessa dai servi del potere, questo intanto auspica Bottone, in una conversazione intima e raccolta.
Tutto estremamente significativo, ben esposto: peccato che ad ascoltare si siano presentati in pochi amanti della cultura, chissà dove sostavano quelli che si lamentano un giorno sì e l'altro pure che nel Paesello non c'è mai nulla da fare?