lunedì 20 ottobre 2014

LA VOCAZIONE TURISTICA? A INTERMITTENZA

Come ho avuto modo di scrivere altrove, la festa è terminata, alto il livello delle manifestazioni e altissimo il riscontro di pubblico. All'epoca di internet, con una platea praticamente planetaria, il messaggio-invito-pubblicità è arrivato in ogni dove, complice un clima meravigliosamente primaverile, risultato una folla curiosa e affamata è approdata nel mio piccolo paese anche la terza domenica di Sagra, quella più fiacca e meno sentita.
Peccato che l'organizzazione non ha retto l'urto.
Erano aperte solo due taverne su quattro, fila chilometrica alla cassa; chi era alla ricerca di prodotti tipici della cucina paesana, magari di carne alla brace, o ha desistito o si è accontentato, perché prima della fine del servizio erano finiti sughi e vari tipi di secondi.
Molti si sono fermati al gazebo della Classe 75 per chiedere informazioni fondamentali, perché il sito ufficiale non essendo aggiornato riportava notizie fuorvianti, e non erano riusciti a contattare l'Ufficio Informazioni.
Tanti sono rimasti delusi dalla mancanza di caldarroste e castagne crude.
Molti commercianti hanno rinunciato ad aprire e le serrande chiuse non hanno dato certo un tocco di allegria e vivacità, oltre al mancato lauto guadagno.
Nel pomeriggio i gruppi delle contrade sono scesi in piazza nel silenzio assordante di un qualsiasi annuncio, nessuno che abbia spiegato chi, cosa, quando o abbia dato l'arrivederci alla prossima edizione.
Quando ancora un fiume di persone transitava tra il ponte levatoio e l'arco dell'orologio è iniziato il via-vai degli operai che smontavano le strutture.
A mio modesto parere, protrarre la Sagra per tre domeniche per i paesani non ha senso, se si invitano ospiti da fuori si deve allora garantire un servizio turistico di qualità.



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