martedì 2 giugno 2020

VICO, LE RANE E LE FOTO

 In programma c'era una partenza all'alba, alle prime luci del nuovo giorno, per cogliere le sfumature del cielo e dell'acqua, per scattare la foto giusta al momento giusto, insomma.
 Invece siamo riusciti ad uscire di casa per le 7:30, fatto che in quattro con un unico bagno di un giorno festivo non mi sembra comunque male, direzione Lago di Vico, nella natura selvaggia, o quasi.
 Siamo arrivati in un parcheggio comodo ma sterrato, spiaggia quasi deserta se non fossero stati presenti alcuni pescatori, di cui uno in acqua placido e tenace con la canna in posizione, altri in barca più lontani.
 Attrezzatura occorrente, zaini e custodie varie, il capogruppo è Marco e dietro noi comuni mortali, ben determinati a cogliere l'attimo, il volo, il guizzo, il tremolio delle fronde, il passero zampettante.
 Arrivano i proprietari dei locali, fischiettando cominciano a spazzare, pulire dalle foglie, apparecchiare, noi imperterriti avanti e indietro sul bagnasciuga, alla ricerca dello scatto perfetto.
 Poi, non contenti, saliamo in macchina per affrontare il periplo della caldera, dell'antico cono vulcanico e raggiungere uno slargo deserto che si apre su uno stagno, vuoto, quasi abbandonato: ci sono però tanti animaletti, a cominciare dagli uccelli d'acqua, le libellule e le rane, tante, che saltano in acqua, una ad una al nostro passaggio, bisogna tacere completamente ed attendere che riprendano coraggio per ascoltare il loro gracidare.
 Altre foto, altri particolari prima di dirigerci nella zona più turistica, dal verde pratino e comode panchine, ma con un unico obiettivo: la colazione, come premio finale per la levataccia, perché in tutto siamo stati in agguato per almeno due ore e abbiamo affrontato la Natura lacustre con spirito avventuroso, un premio ci sta.





















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