lunedì 10 novembre 2014

ASSENZA - ATTESA - DESIDERIO

Da queste tre parole è iniziata la performance di Alessandro Vettori; non sono stata interpellata tra il pubblico e non ho avuto la forza di parlare davanti a tanti.
Però avendone avuto l'opportunità avrei detto questo, più o meno.

Assenza, forte e struggente di mio padre. Non ne parlo spesso e neanche volentieri, perché la gola si chiude, la voce rimane strozzata e gli occhi si riempono di lacrime amare. Assenza ogni giorno, pensiero costante, rabbia di non poter mai più discutere, curare l'orto, coltivare la terra dei nonni, cucinare l'anguilla per la Vigilia di Natale e l'agnello per Pasqua, giocare a carte. Non mi ha accompagnato all'altare, non ha stretto tra le braccia i miei figli, non è invecchiato con la compagna che aveva scelto per tutta la vita.

Attesa, dei miei figli, la mia gioia.

Desiderio, molto più prosaico, di un lavoro, di un'occupazione che sia umile o nobile, alta o bassa, pubblica o privata, flessibile, determinata o indeterminata, ausiliare, comune, collettiva o singola, non importa; basta che ci sia.



Nessun commento:

Posta un commento