giovedì 28 aprile 2022

CANTARE LA STORIA, OVVERO FACCETTA NERA

  Erano stanchi per la verifica di storia appena finita: sapevamo che sarebbe stato difficile attirare la loro attenzione in una lezione frontale tradizionale.  Così nottetempo ci siamo accordati, abbiamo confabulato: il professor Pianura ha organizzato una incursione nel mondo musicale del Ventennio, uno scoprire chi e cosa andava di moda, era ascoltato seguito riprodotto.

 Certo i ragazzi Duemila non possono rendersi conto effettivamente di come i loro bisnonni ascoltassero brani, imparassero testi o riproducessero le marce. Eppure la notorietà era tanta, il favore alle stelle e la diffusione capillare.

 Ancora oggi cantiamo il ritornello di Faccetta nera  così come ci appelliamo alla giovinezza: il mito della Patria, del vigore fisico, della bontà di Roma e del Re. I testi iniziali modificati, adattati al momento e alle esigenze di Partito unico, addirittura in romanesco: non si finisce mai di studiare e imparare, veramente. 

 Il testo, le motivazioni, gli Arditi, Beniamino Gigli: quanto c'è da approfondire in una semplice canzone, ma soprattutto la contestualizzazione, capire cosa spingesse un popolo ad osannare il Capo, a offrirgli la propria vita.

 Ci piace così la Storia, cambiare il punto di vista, prendere confidenza con quello che è stato, imparare a non commettere certi errori, soppesare le parole... Se non a scuola, durante l'ora di Storia, quando?

 Grazie ai miei colleghi preziosi sempre disponibili ad appoggiare idee un poco bislacche. 



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