sabato 28 marzo 2015

Nuove tecnologie e scuola

 Terzo e ultimo incontro di riflessione, a parlare questa volta è un'insegnante di scuola primaria con un'esperienza ventennale come bagaglio per affrontare la generazione dei nativi digitali, i nostri figli avvezzi alla tecnologia sin da poppanti.
 La realtà è allarmante: noi genitori non siamo in grado di affiancare i figli nell'utilizzo delle tecnologie, non riusciamo a seguire, controllare e vietare l'uso e quindi l'abuso di aggeggi infernali, che catturano la loro attenzione, inebetiscono la loro volontà e annullano la fantasia. I pargoli, pollici veloci, non riescono poi a destreggiarsi nel quotidiano, nei giochi corporei, nell'ora di motoria; passano ore seduti, concentrati a vincere battaglie virtuali, non avendo mai impastato acqua e farina, corso dietro ad un pallone o saltato alla corda.
 Inoltre, la nuova ricca generazione non è avvezza alla parsimonia, anzi snobba ciò che possiede e pretende il "tutto e subito".
 E' seguito un intervento assai interessante sui crimini informatici: non ci sono formule matematiche o magiche per evitare il problema, per difendere l'innocenza e la vita privata di ognuno di noi, ma soprattutto dei nostri cari, occorre interessarsi a quanto escogitano i piccoli, sperimentano e scambiano con gli altri, siano essi coetanei, amici o estranei.
 Riflessioni finali di un religioso che ci ha invitati al pensiero, alla vicinanza con i bambini, ci ha spronati a parlare e ad interessarci di più di loro, del loro mondo e delle loro paure. Essere una famiglia, non significa sedersi a tavola per mangiare, se poi non c'è confronto, dialogo, scambio di emozioni ed esperienze.
 Insomma, non basta essere un genitore biologico, mi si passi questa brutta espressione, bisogna voler essere genitore, impegnarsi, effettuare il cosiddetto esame di coscienza e provvedere a tutti i bisogni dei pargoli, materiali e immateriali.
 Il compito mi sembra assai arduo.


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