sabato 15 marzo 2014

A "Il salotto delle 6"

Venerdì 14 marzo, secondo incontro presso la sala consiliare ore 18:00, si parla dei delitti accaduti nella capitale. Arrivo di poco in anticipo, ma la sala è semivuota, riconosco poche persone, la nostra meravigliosa bibliotecaria c'è. Prendo posto nelle retrovie, buona la visuale.
Arriva finalmente il sindaco con un certo ritardo, trafelato, arrangia qualche scusa e un piccolo discorso di ringraziamento per la felice intuizione della bibliotecaria e dell'assessore, poi si dilegua, c'è un consiglio da preparare.
Pasquale Bottone è il moderatore, prende la parola e con ritmo serrato legge a gran voce da un quaderno, ci introduce al dibattito, ma omette di presentare i tre illustri ospiti, neanche qualche accenno sulla loro professione: Roma, magnifica e splendida, ma decadente.
Poi la parola passa alternativamente ad Aldo Musci, Nicola Longo e Marco Minicangeli: si illustrano a grandi linee i delitti più efferati e oscuri accaduti nella capitale e le relative indagini.
La storia si ripete, molti degli episodi recenti hanno radici nel passato, è cambiata la criminalità, l'organizzazione mafiosa ha allungato i suoi tentacoli e si è spartita i quartieri della città, il territorio è stato diviso e si assiste alla preoccupante assuefazione del pubblico.
Si accenna agli omicidi di due donne, arrivando alla conclusione che molte indagini sono state approssimative, cosa manca? La capacità investigativa della polizia italiana non è all'altezza o possiamo parlare di imperizia? Intanto sulla parete alle spalle dei relatori scorrono delle immagini sia a colori che in bianco e nero, sono foto di vittime, luoghi del delitto, ritagli di giornali.
Nel passaparola perdo il filo del discorso.
Longo illustra due tipi di verità: quella processuale e quella vera, marca le incongruenze di certe conclusioni sul delitto di Via Poma, si paventa la presenza di poteri esterni, forti, devianti: si può parlare infatti di Stato deviato o parallelo. Si passa quindi al caso Moro, esecuzione politica, pesanti interventi di stati esteri, Servizi Segreti, segreto di stato, complotto, di tutto un po'.
Si crea una certa confusione tra i casi, non si segue una scaletta, non si dividono per tipologia, i relatori ricordano a braccio nomi, circostanze, date.
Per finire il caso Marta Russo, ambiente universitario.
I tre ospiti sono quindi invitati a rispondere ad una domanda finale, ognuno esprime una propria considerazione circa la democrazia, la situazione attuale della giustizia italiana: si conclude con un appello a modificare radicalmente le regole, per migliorare la nazione.
Un dibattito durato poco più di un'ora, crudo, avvincente, a tratti però confuso e destabilizzante.
Il prossimo incontro venerdì 21.


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