venerdì 28 marzo 2014

Se fossimo tutti un po' di versi


Ho appena finito di leggere il libro di I. C. Felline ai miei pargoli, non è stato facile catturare al primo colpo la loro attenzione.
Non è una lettura "leggera e scorrevole", perché vengono affrontati temi particolari, speciali direi, che cozzano con il momento di relax abituale che ci concediamo a fine giornata. Proprio così, dal momento che filo rosso conduttore è la diversità, la stranezza, la particolarità che destabilizza, fa sorgere spontanee tante domande scomode e a cui è difficile rispondere.
Perché l'usignolo non vuole cantare, ma suona il violino? Perché la farfalla ha due teste? Il lupo vegetariano è lo stesso che mangia Cappuccetto Rosso?
La Felline è bravissima a sviluppare storie in rima, che questa volta non coccolano ma lasciano perplessi.
In classe i bambini non sono tanto teneri e comprensivi con il diverso, lo strano, il particolare e anche i genitori tendono a guardare con "sospetto" chi si distingue, magari semplicemente nel modo di vestire. Ho conosciuto questo libro proprio grazie alle mie amiche maestre, che lo ritengono un buon strumento di lavoro per affrontare un tema tanto delicato quanto attuale.
Chi è diverso?
La scrittrice dà vita a tanti animali che, secondo una "legge del contrappasso", nascono diversi dal resto del gregge e del gruppo, vanno contro natura e si ritrovano soli, emarginati, ma fieri di sentirsi se stessi e basta, senza convenzioni. Allora l'orso bruno vorrebbe volare, ma si allena in gran segreto, il riccio invece ha un pelo anomalo e buffo, perfetto per modellare il ciuffo alla Elvis Presley e ancora la talpa mostra tutto il suo fegato uscendo allo scoperto, perché amante del sole.

Libro adatto:
a bimbi grandicelli e adulti curiosi che possono afferrare a pieno il messaggio di coraggio a vivere serenamente la propria particolarità;
a tutti i lettori amanti di rime e filastrocche ben orchestrate;
ad appassionati di ogni età che fagocitano ogni tipo di storia, purché divertente e ben illustrata

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