lunedì 17 marzo 2014

Alla presentazione di "L'impero dei venti"

E' una splendida domenica di fine inverno - inizio primavera, giusta giusta per una passeggiata al lago, per mio marito, io invece ho deciso di dedicarmi alla cultura seria, impegnata, d'autore. Si tratta poi del mio ex compagno liceale, che ho ritrovato e riscoperto da poco. La vita è così.
Appuntamento ore 17:30 a Bolsena presso la Libr'osteria "Le sorgenti", è un'altra ghiotta occasione per ascoltre, imparare, riflettere.
Daniele arriva puntuale, subito accalappiato dal pubblico, ci salutiamo con un cenno dellla mano; prendo posto nella saletta interna del locale, rustico, ha le pareti non intonacate, a pietra viva e tanti gingilli a decorzione, il tutto rende l'atmosfera familiare, informale. La saletta è lunga e stretta, un sofà e davanti doppia fila di sedie. Prendono posto la padrona di casa e il presidente del Club Unesco Viterbo Tuscia ai lati del gionalista, introducono l'argomento, ringraziano ed entrano subito in medias res.
Il libro è interessante, ma straniante, in parte autobiografico, ma ricco anche di relazioni tecniche, è stato scritto a due mani, da un uomo nato e cresciuto nella Tuscia e da una donna che ha conosciuto e impararto ad amare questi posti. Questo si dice, ma anche molto altro.
Si discute di eolico, fotovoltaico, geotermia, energie rinnavabili, impianti, investimenti, civiltà contadina, Valutazione di Impatto Ambientale; poi ancora un excursus storico: dal boom economico, il Sessantotto, spostamento di milioni di uomini dal Sud al Nord Italia, con conseguenze allarmanti per il mantenimento dell'identità culturale. L'Italia è passata da una vita agricola ad una industriale, senza un'adeguata preparazione della politica, si è andata creando una voragine identitaria.
Daniele è bravissimo: risponde alle domande, segue gli interventi, cita nomi, date, articoli costituzionali, ha una fermezza e una grinta veramente invidiabili. Il pubblico, che intanto ha occupato tutti i posti a sedere, segue attento, alcuni intervengono quando la libraia esterna delle considerazioni ecologiste e delle possibili soluzioni personali, per migliorare la situazione ambientale, e non solo.
Passano così più di due ore, tutti partecipano al dibattito, o meglio al ragionamento come dice Camilli, si chiamano per nome, devo essere l'unica estranea, rimango in silenzio per pudore, ho paura di sparare qualche fesseria. Le soluzioni ci sono, come indica il giornalista, ma tutte partono dal presupposto che l'identità della nostra terra debba essere salvaguardata in quanto contadina, rurale e non energivora, abbiamo tanto bisogno di riscoprirci contadini, imprenditori agricoli, senza il terrore della fatica, dello sfruttamento dei padroni sui braccianti e sui fittavoli.
Daniele è un fiume in piena, travolge e convince, anche i più convinti tentennano per la forza del contradditorio. Dovrò proprio leggere questa ultima fatica di inchiesta della realtà della Tuscia con molta calma e attenzione.




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