lunedì 21 luglio 2014

1975 - COLLABORAZIONE DI CLASSE

«C’era un tempo in cui nell’uomo tutte le parti non si accordavano con le altre come se fossero una sola, ma ciascuna si regolava autonomamente, con un suo particolare modo di comportarsi. Accadde che le altre parti si indignarono perché ogni loro faticosa attività andava a vantaggio dello stomaco, mentre questo se ne stava inoperoso nel mezzo del corpo, a godersi tutti i piaceri che le altre parti gli
procuravano: così organizzarono un complotto contro di lui per punirlo. Fu deciso che le mani non portassero più il cibo alla bocca, che la bocca respingesse quello che le veniva offerto, che i denti non triturassero ciò che ricevevano. Dopo poco tempo lo stomaco, per la fame, cominciò a star male, come era stato previsto nei piani delle altre parti, ma anch’esse cominciarono ad indebolirsi gravemente e, con esse, tutto il corpo giunse ad un gravissimo stato di sfinimento generale. Risultò allora chiaro a tutte le parti che lo stomaco non se ne stava in realtà in ozio a godersi come un parassita il lavoro altrui, ma svolgeva un suo specifico ruolo, e che non era alimentato più di quanto non nutrisse, restituendo a tutte le membra del corpo, opportunamente distribuito attraverso le vene, il sangue necessario per la vita, proveniente dalla digestione del cibo».

Questo è il discorso tenuto da Menenio Agrippa alla plebe di Roma nel 493 a.C. niente di più attuale, a mio parere, dopo l'esperienza di questi giorni vissuta insieme ai miei coetanei.
Quanto è difficile organizzare un aggregato di circa trenta persone, diverse in tutto, accomunate solo dall'anno di nascita e dal paese di residenza?
E' così che si è costituito il gruppo, a seguito delle passate esperienze, è così che funziona nei piccoli paesi per rianimare e tenere in vita vecchie devozioni, antiche feste e giovani generazioni.
E' il passaggio di testimonio che intriga, è la voglia di fare bene e meglio dell'anno passato, il mettersi in gioco e dimostrare a tutti quanto si vale, quanto sono azzeccate certe scelte fino in fondo, nonostante gli scontri e gli screzi.
La convivenza, il lavorare gomito a gomito per tante ore, sotto pressione, timorosi di sbagliare, far pessima figura e ammettere di avere torto sono prove difficili, impegnative, in cui il proprio ego, la propria personalità devono tacere per non destabilizzare e rompere il fragile equilibrio comune.
Nessuno è più bravo di un altro, semplicemente ognuno deve impegnarsi al massimo in ciò che sa praticare o saper improvvisare per salvare una situazione.
Nessuno ha il diritto di screditare il compagno, offenderlo, alzare la voce o volere a tutti i costi imporre il proprio punto di vista credendosi infallibile.
Il bello però è rendersi conto che il giudizio negativo su una persona deve essere corretto, rendere merito al suo impegno e alla sua professionalità. Si ride, si scherza, si gioca, si amplificano i difetti e i tic per prendersi in giro goliardicamente, sempre con garbo naturalmente.
Errare è umano, perseverare è diabolico, si devono accettare consigli, ma si gode anche degli elogi e del meritato successo.

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