mercoledì 4 ottobre 2017

I RAGAZZI CI GUARDANO

 Questo é un poco filosofico, quindi se non vorrete leggerlo tutto ma emigrerete altrove, capirò perfettamente la situazione pesante, stringente e costringente.

 Riflettevo in famiglia e con la mia amica di una questione legata ai social, alla vita privata e a quella pubblica: qual é il confine invalicabile tra pubblico e privato? Quanto possiamo spingerci a raccontare di noi, a mostrare foto o fornire dettagli personali? A mio modesto parere, chi riveste un ruolo istituzionale, di rappresentanza, pubblico, comunque chi ha un compito di prestigio, di guida non può in nessun caso oltrepassare il limite, neanche per sbaglio. Il ruolo e il simbolo, chiamiamolo così, sono più importanti di qualsiasi colpo di testa, festa o evento: non ci si può lasciare andare, perdere la padronanza di sé, ma rimanere sempre coscienti e vigili, camminare sulle proprie gambe e anzi calmare gli altri.
 Questi mezzi social, sempre disponibili, facili da manovrare e spesso in tasca, hanno cancellato anche quel poco di pudicizia, pudore e un pizzico di vergogna che rimaneva in animo: se accade un evento, se si verifica qualcosa di anomalo, se si sbaglia, se si cerca qualche immagine simile, se si può immortalare un attimo fuggente, perché no?  E vai...
 Non basta una vita retta ed equilibrata per costruire una reputazione impeccabile, specie se sei donna, ma a rovinarla non ci serve un granché, basta un attimo, una stupidaggine, una botta da matto, magari alticcio e spiritoso, per combinare un guaio, un grosso guaio.
 Sapete poi cosa succede a me, ad esempio? Che il dopo non sarà mai più come il prima: non riesco a fingere di non sapere o di non aver visto e sentito. Non salto certo subito alle conclusioni, non azzanno alcuno, non svelo nomi e cognomi, ma far finta di nulla proprio no, non ci riesco! E anche la mia stima - inutile e insulsa quanto si vuole - comunque si raffredderebbe. Lo so siamo cristiani, peró l'insegnamento del perdono ancora fatica ad essere applicato.

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