mercoledì 8 giugno 2022

BILANCIAMO

Ho imparato che la percezione del tempo cambia da adulto a ragazzo, da insegnante ad alunno, da docente a discente: non percepiamo il trascorrere delle ore di lezione allo stesso ritmo, non procediamo allo stesso passo di interesse. Alcuni alunni mi dicono di non sopportare il libro di testo, di trovarlo alquanto noioso. La lezione frontale riscuote poco successo tra i ragazzi se protratta oltre i quaranta minuti, se non si escogitano altre azioni che movimentano il tutto. La lettura non a tutti piace, non tutti riescono ad essere coinvolti o a seguire l’ascolto di un lungo passo: seppure i ragazzi con DSA mi confermano che la lettura spedita e modulata di un argomento che li interessa li può aiutare a capire e memorizzare alcune informazioni, comunque l’attenzione non rimane alta o concentrata, facilmente ci si distrae con il compagno, le voci, qualcuno che si alza o chiede di uscire dall'aula. Ho imparato ad entrare in classe con un sorriso e a chiedere agli alunni notizie personali sullo stato di salute o morale: i ragazzi drammatizzano spesso per l’ansia di una interrogazione, per il timore di un compito o per una valutazione negativa. Vanno incoraggiati spesso,si deve sdrammatizzare la situazione con una battuta spiritosa, un portare l’attenzione su un particolare dell’abbigliamento giovanile o su un episodio per cercare di strappare una risata risanatrice. Guardare oltre il sorriso o il chiacchiericcio di un alunno: spesso i ragazzi tendono a camuffare quanto soffrono o quante problematiche familiari hanno lasciato alle spalle prima di entrare in classe. Il voto non denota il ragazzo, non lo esaurisce nella sua persona, attitudini, passioni, vita extrascolastica: il voto spesso non rende giustizia delle vere capacità personali, del bagaglio composto nel tempo grazie all'apporto di adulti di riferimento e amici quotidiani. Spesso sono i genitori a tramettere ansia al figlio, nel controllo spasmodico del registro elettronico, nel confronto con altri compagni e nelle chiacchiere con i genitori: niente di più deleterio per l’autostima del ragazzo che il confronto inappropriato, il sentirsi quasi merce di scambio, inadeguato per le alte aspettative che covano i genitori. Ho imparato a spiegare un argomento più volte e sempre in modo diverso, ricorrendo alla lettura ad alta voce, il filmato della LIM, lo schema organizzato con l’aiuto degli alunni. Una materia come Storia incontra spesso obiezioni e sarcastiche battute per la difficoltà del tema, per argomenti obsoleti o ancora poco interessanti come la politica o la situazione sociale. Lavorare fianco a fianco con i colleghi non porta che benefici, cercare la loro collaborazione, organizzare lezioni multidisciplinari arricchisce ognuno in modo forte e duraturo; ho capito che ogni professionista serba anche altre passioni che nascono dagli studi giovanili, dalle passioni, dalla provenienza e così ho potuto offrire alle mie classi lezioni di letteratura russa e inglese, svelare i segreti della Scuola di Barbiana, costruire un libro silenzioso fatto di disegni ed emozioni svelate, sperimentare vari metodi creativi tra cui il caviardage. Non bisogna mai dare nulla di scontato, assicurato o sottinteso: i ragazzi cercano continue rassicurazioni, la loro autostima si spegne facilmente davanti a una brutta prova o ad uno scoglio che credono insormontabile, ecco perché il ruolo dell’insegnante risulta fondamentale come primo sostenitore, oltre che giudice ultimo. Già il voto, la valutazione: il momento critico per eccellenza, specialmente a fine anno scolastico quando prende il sopravvento il sentimentalismo, la lacrima di arrivederci o addio. Staccarsi dai ragazzi con cui si lavora giornalmente, toccando tanti argomenti situazioni criticità e aspetti del mondo esterno non è mai facile e si tende anche ad essere più buoni e comprensivi, meno severi. Secondo il maestro Albero Manzi, ogni alunno “fa quel che può e quel che non può non fa”, spesso me lo sono dimenticato e ho cercato di “spingere” con rimproveri, esagerando forse. Ho imparato a essere meno fiscale e a trarre il meglio da ogni ragazzo, cercando anche di assecondare gli interessi e le peculiarità di ognuno. Per arrivare a capire le regole della prosodia, della metrica e dei testi letterari in genere possiamo avvalerci anche di testi musicali moderni, di brani vicini alla sensibilità dai giovani, trattano al contempo tematiche sociali e storiche. Una parte del lavoro con il mio tutor infatti ha previsto l’analisi dei testi di musicali significativi sia sul piano sintattico, che tematico e del messaggio da trasmettere. L’importante è arrivare a colpire l’interesse dell’alunno che deve – o dovrebbe – vivere serenamente ogni impegno, ogni giorno, ogni lezione. Vedere il singolo, ma anche il gruppo classe: le discussioni e le riflessioni condivise hanno sempre lasciato emergere la personale posizione che deve “incastrarsi” con quella degli altri.

Insomma ho imparato molto più di quanto abbia insegnato, e molto ancora c'è da studiare.

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