lunedì 5 maggio 2014

INCONTRIAMO IL NOSTRO TEMPO, collettiva d'arte

Scrivo di emozioni, di idee, di connessioni, di accostamenti che ho trovato, pensato, sublimato ad ogni visita, ad ogni mostra, collettiva o personale che essa sia. L'arte ha un potere enorme: esprime il vissuto del momento in cui è prodotta, per quanto parziale e personale la si giudichi, l'artista è figlio del suo tempo, amato oppure odiato, comunque opera, produce ed espone per il pubblico.
Mettere nero su bianco tutto questo sentire non è un compito facile, spesso neanche apprezzato, ci provo e qualche volta riesco meglio di altre.
Scrivere della collettiva che per tutto il mese di maggio 2014 è ospitata al Palazzo dei Sette di Orvieto è un piacere, oltre che un onore. La visita è stata didascalica, nel senso che Riccardo Sanna e Luigi Fondi, due dei quattro artisti si sono gentilmente prestati a spiegare il messaggio sotteso ad ogni pezzo, il motivo scatenante l'opera d'arte, che ricordiamolo non è mai anonima, impersonale, acritica e fredda. Adoro interagire con il maestro, perché non si deve mai dare per scontato il suo sentire, la forza scatenante, il motivo di fondo di tanto arrovellamento interiore. Perché di questo si tratta, l'artista si mette a nudo, esprime le sue idee, propone la sua personale visione della vita, della realtà circostante.

Così Paolo Crucili, che ha la fortuna di vivere in un angolo verde umbro, ci restituisce visioni eteree, architetture sfumate, ambienti incantati, evanescenti, dai contorni incerti, pure forme geometriche costituite da luci e ombre, di cui l'uomo non è partecipe con la sua figura, il suo corpo, il suo essere centro del creato.

Paolo Carlo Monizzi, invece, è un artista che bene ha reso il tema della mostra: oggi come non mai tutto ciò che ci circonda perde facilmente valore, scade, passa di moda e viene sostituito, rimpiazzato, senza lasciare traccia alcuna. La tecnologia a questo abitua le nuove generazioni, un mordi e fuggi, un ricambio continuo, un obsoleto mondo in fieri. Cosa mettere allora nella valigia dei ricordi? Come fermare l'attimo a Capri? Come riutilizzare una lattina di olio?

Riccardo Sanna ritrae tante porte, decorate, signorili o cadenti, illustri o fatiscenti, dalla cornice a bugnato, le intitola a persone care che non sono più tra noi, le identifica con i caratteri umani, chi di indole docile e aperta, chi burbero e chiuso, fino ad arrivare ad un tema virtuoso, i sette peccati capitali. Come identificare il vizio, come rappresentarlo in forma non-umana? Sanna ha scelto questa soluzione, curiosa, originale, che fa riflettere e dopo un breve esame di coscienza magari, ti permette di guardare con più attenzione e nuovo affetto la porta che meglio ti identifica, sia essa quella di una gelateria o un'entrata schermata da una ringhiera o anche sopraelevata, distante dal suolo stradale.

Luigi Fondi afferma che l'opera d'arte non si spiega, ad ognuno le sue impressioni. Cedendo però alla richiesta del pubblico, svela un pensiero forte, coraggioso e molto impegnato. I fatti di cronaca mondiale, quelli che lasciano l'amaro in bocca, li trovi espressi con tronchi di ciliegio lavorati, lamine di rame, pietra grigia della sua terra. Ci sono i grandi uomini che lo hanno colpito per il loro pensiero, la loro vita difficile, il loro lavoro umile, costante e giornaliero; è una serie di omaggi figurativi, quadri che sembrano sculture, sculture che si fingono arredamenti d'interno. Temi politici e civili, ma anche la maternità, la trasposizione di una canzone, tutto confluisce in questa raccolta tanto preziosa quanto complessa.












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