lunedì 27 luglio 2015

INVECE DI PARLARE, O SCRIVERE...

 L'estate si sa comporta anche un acutizzarsi di critiche, ripicche, dispettucci, sarà il caldo, sarà l'afa o l'aria stantia che blocca anche l'ossigenazione del cervello, comunque ci si accapiglia più facilmente, si sparla, ci si imbecca.
 Invece d'inverno il chiacchiericcio è soffocato da nebbia e gelo, si rimane di più al calduccio del proprio focolare e si scambiano poche idee in famiglia, tra intimi, magari sorseggiando un caldo caffè forte.
 Succede così che ognuno esprima la propria opinione, in modo più o meno grammaticalmente corretto, con tanto di farcitura di sproloqui, che fanno sempre colore e danno un tocco in più di importanza e forza di indignazione, ma cosa si risolve? Dove si arriva con l'attacco diretto e la denigrazione dell'avversario?
 Intanto il mio primo giudizio sulle critiche parte sempre dalla considerazione dell'uva non matura della volpe: dal momento che non puoi raggiungere certi livelli, li "consideri", o fai finta di considerarli, inutili, vuoti, magari semplici.
 L'invidia è una gran brutta bestia, che ti acceca e non ti permette di valutare in modo corretto e imparziale il lavoro altrui, anzi cerchi un supporto, un appoggio e altri sostenitori altrettanto arrabbiati.
 Mettiamoci d'accordo, uniamo le forze, invece di affossare le altrui iniziative, cerchiamo di lavorare su un altro fronte, in un altro contesto, in un'altra data, tentiamo di non sovrapporre iniziative, impegni o idee geniali, tanto per non correre il rischio di dividere il pubblico, spaccare i fronti, arrivare alla lite o peggio all'annullamento della volontà.

 Si chiama condivisione, lo dicono anche gli asini:


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