mercoledì 19 agosto 2015

CARMINA NON DANT PANEM

... Ovvero "la poesia non ti arricchisce", più in generale "con l'arte non ci mangi", perché la domanda da parte di persone-amiche curiose nasce spontanea: "Ma ti pagano?"
Che dire, lascio la parola a chi ha scritto prima e meglio di me, nella speranza di vivere, e vivere bene, un giorno del mio lavoro intellettuale.

Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane».
Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

- Bene, - continuò Agnese - quello è una cima d'uomo! Ho visto io più d'uno ch'era più impicciato che un pulcin nella stoppa, e non sapeva dove batter la testa, e, dopo essere stato un'ora a quattr'occhi col dottor Azzecca-garbugli (badate bene di non chiamarlo così!), l'ho visto, dico, ridersene. Pigliate quei quattro capponi, poveretti! a cui dovevo tirare il collo, per il banchetto di domenica, e portateglieli; perché non bisogna mai andar con le mani vote da que' signori. Raccontategli tutto l'accaduto; e vedrete che vi dirà, su due piedi, di quelle cose che a noi non verrebbero in testa, a pensarci un anno.

... - Andate, vi dico: che volete ch’io faccia de’ vostri giuramenti? Io non c’entro: me ne lavo le mani -. E se le andava stropicciando, come se le lavasse davvero. - Imparate a parlare: non si viene a sorprender così un galantuomo.
- Ma senta, ma senta, - ripeteva indarno Renzo: il dottore, sempre gridando, lo spingeva con le mani verso l’uscio; e, quando ve l’ebbe cacciato, aprì, chiamò la serva, e le disse: - restituite subito a quest’uomo quello che ha portato: io non voglio niente, non voglio niente.
Quella donna non aveva mai, in tutto il tempo ch’era stata in quella casa, eseguito un ordine simile: ma era stato proferito con una tale risoluzione, che non esitò a ubbidire. Prese le quattro povere bestie, e le diede a Renzo, con un’occhiata di compassione sprezzante, che pareva volesse dire: bisogna che tu l’abbia fatta bella.

“Cenerai proprio bene a casa mia tra pochi giorni, mio caro Fabullo, se gli dei vorranno, se porterai con te un pranzo succulento ed abbondante, e inoltre una splendida fanciulla, e il vino e il sale e risate d'ogni tipo. Se, ripeto porterai queste cose, mio caro, cenerai piacevolmente: perché il borsellino del tuo Catullo è pieno di ragnatele. Ma in compenso riceverai i segni di una sincera amicizia o tutto ciò che può esserci di più soave ed elegante; infatti ti donerò un unguento che donarono alla mia fanciulla Veneri e Amorini; quando tu ne sentirai l'odore, pregherai gli dei che ti facciano, o Fabullo, tutto naso”. 

Venne collera al papa e con quel bastone rifrustò il vescovo dicendogli: "Ignorante sei tu". E volto a Michele Agnolo benedicendolo se ne rise. Cosí Michele Agnolo fu di continuo poi con doni e con carezze trattenuto dal papa, e tanto lavorò per emendare l'errore, che l'opra alla fine perfettamente condusse.

Oh, io sono, veramente malato!
E muoio, un poco, ogni giorno.
Vedi: come le cose.
Non sono, dunque, un poeta:
io so che per esser detto: poeta, conviene
viver ben altra vita!





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