lunedì 7 maggio 2018

A VOLTE MI VERGOGNO

 L'altro giorno ero impegnata nello scritto di due esami universitari, un primo passo per diventare una buona insegnante, con me almeno altre cinquanta persone più o meno giovani; mi guardavo attorno cercando di capire l'età di ognuno e sentirmi meno stupida. Non sono più ragazzetta e qualche volta penso a cosa abbia combinato fino a questo momento per ritrovarmi ancora precaria, mi pongo la domanda e mi rispondo da sola naturalmente: da giovane, invece di pensare alla carriera, ad un lavoro serio, ho fatto la mamma, tutta presa con pediatra, pannolini e pappe. Certo ho sempre lavorato, ma in modo che potessi comunque essere presente, accontentandomi di paghe non proprio esaltanti e di orari flessibili. Tutto questo ha alle spalle mille personali e familiari motivazioni, fatto sta che ora mi ritrovo con un'ottima possibilità ad un' età non proprio consona.
 Poi considero chi mi circonda e mi rendo conto di quanti si rimettono in gioco, si ricreano, si specializzano e riprendono a studiare... E allora mi rincuoro.
 Il mio abbigliamento, sempre comodo e quasi mai adeguato.
 Ho da tempo  - se mai abbia cominciato - abbandonato l'eleganza e lo stile giusto, preferendo la praticità e la comodità appunto: qualche volta me ne vergogno, forse non mi valorizzo, perdo punti e passo inosservata nelle migliori occasioni; ipotesi mia: meglio colpire e rimanere impressi per ciò che sai che per ciò che sembri sapere. E poi molti ti sottovalutano fermandosi all'aspetto esteriore, allora tu sei lì a colpirli con la tua intelligenza, forse.
 A volte penso di poter risolvere ogni problema, ogni ostacolo con la forza della parola, con il confronto e il dialogo: non succede così nella realtà, spesso le persone non sono disposte ad ascoltarti, rimangono arroccate nella loro idea, nella convinzione di essere nel giusto, senza aperture o concessioni, punto. Me ne vergogno, sono troppo infantile e ottimista.
 A volte penso di poter aspirare a entrare nell'Olimpo degli dei, nella cerchia delle persone che contano, per qualche arcano pregio socio-letterario che mi attribuisco, una parvenza di cultura che invece non merita evidentemente attenzione altrui. Ecco allora che mi vergogno solo dell'idea balzana e gli altri mi rimettono velocemente al mio posto.
 Qualche volta credo che da grande diventerò una brava scrittrice, di quelle che sanno riversare in pensieri e parole i propri sentimenti, umori, soluzioni, fatti e misfatti; poi però mi ricredo, torno con i piedi per terra e mi vergogno di aver scoperto tanto di me.

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