mercoledì 11 dicembre 2019

IL NOBEL, CON GRAZIA, A FALERIA

 Non potevamo lasciar passare inosservata una data come quella del conferimento a Grazia Deledda del Premio Nobel per la letteratura, ancora l'unica donna italiana ad aver ottenuto questo riconoscimento, correva l'anno 1927, Stoccolma 10 dicembre.

 Nella scuola media dove ho l'onore di insegnare lettere, lavora di francese Emanuela Rachele, di origini sarde, cagliaritane, come precisa subito, sul mare e la spiaggia più belli del mondo: a lei l'onere e il piacere di raccontarci della sua isola e di Grazia.

 Un discorso di poco più di un'ora per i ragazzi di prima, un viaggio attraverso la Barbagia e i Barbaricini, la mentalità, le idee e i costumi di una terra difficile da raggiungere, montuosa e impervia. E la conquista sabauda dell'Isola, l'impoverimento della produzione e la conseguente scelta degli uomini di darsi al banditismo. La considerazione generale negativa maturata dal continente, assecondata dagli studi "scientifici" di questi isolani, emarginati, quasi una razza inferiore, dalle dimensioni particolari del cranio e dalla lunga e folta barba.

 Il racconto prende le mosse da Cosima, opera in cui la Deledda descrive la sua casa, i suoi familiari, l'amministrazione domestica e l'ospitalità, il ritrovo e il dialetto, anzi la lingua.
 Genio precoce della scrittura, Grazia, appoggiata dal padre come interessi, ma fortemente osteggiata dalla madre e dalle donne, sì perché scrivere non sta bene, scrivere non è compito di una femmina per bene. Le donne sarde sono rispettabili se sposate, non certo nubili, zitelle; l'abbigliamento, i colori e i capelli a modo, mai eludere le regole, la tradizione.

 E poi la fuga, grazie al matrimonio con Palmiro, da Cagliari verso la capitale, la modernità e i circoli culturali, gli intellettuali, ma sempre nel ricordo della sua terra, sacra e santa.
 A chiusura dell'intervento la professoressa ha coniugato i verbi ausiliari alla maniera sarda, meraviglia nei legami fonetici alle altre lingue europee, di famiglia latina, la passione.

 Enorme la grandezza del nostro premio nobel femminile, eppure Grazia Deledda venne osteggiata da tanti, uomini - scrittori - critici, ma non solo, in vita, anche nel momento della massima fama e a tanti anni di distanza dalla morte. Nei nostri libri di antologia non troviamo nulla, alcun rimando o pagina di tanta bravura e noi abbiamo rimediato, un poco, in questo modo.

 Grazie infinite a Emanuela, che ha descritto la sua terra natale come non avrebbe potuto fare nessun altro, con quel particolare luccichio negli occhi e dolcezza di voce, propri di chi sente forte il legame delle radici e l'amore per il luogo da cui si spicca il volo.


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