martedì 29 settembre 2015

DOLORE MAGGIORENNE

 Era un lunedì pomeriggio, mio padre è uscito di casa poco dopo il momento più caldo e afoso della giornata, per ritornare all'amata campagna, al podere paterno che curava con devozione e impegno costanti: era appena stato finito il raccolto, annata speciale, grassa. Aveva già iniziato a potare e stava ultimando anche la busca, la raccolta delle nocciole tardive, le rimanenti, che di solito venivano utilizzate per i dolci, da regalare alla vicina cuoca provetta.
 Ha chiuso la porta alle sue spalle e non ha fatto più ritorno, il suo cuore ha finito di battere, lo aspettavamo per cena, si era fatto buio, nessuna notizia o allarme.
 Inquieta, giravo per casa, avevo telefonato a tanti parenti, al Pronto Soccorso, nessuno sapeva darmi informazioni. Siamo andati a cercarlo due volte, lo abbiamo trovato nella parte più lontana del noccioleto, disteso a terra, le braccia aperte, senza vita da almeno sei ore.
 La zia Graziella mi stringeva e mi parlava, cercando le parole giuste di conforto, piangevo e arrancavo a stento tra gli alberi nel buio, siamo arrivati a casa ed è toccato a me dare la notizia a mia madre e a mia sorella di soli quattordici anni, momenti che non dimenticherò mai.
 Poi il nostro piccolo e semplice appartamento si è riempito in pochi minuti di persone, parenti e amici...è iniziata una nuova terribile vita familiare. Promisi al babbo che avrei chiamato il primo figlio maschio come lui, ormai non potevo fare altro.

 Sono esattamente diciotto anni: Adalgisa continua ad andare al cimitero settimanalmente, non sono tanto costante io, sono sempre arrabbiata con il Signore, perché intanto altri lutti hanno colpito la nostra famiglia e, l'ultimo terribile, ancora una volta l'ho dovuto annunciare io alle mie donne.

 Piango ancora, non mi consolo, non passa giorno o non si verifica occasione o festa in cui non pensi alla sua mancanza e a quanto sarebbe stato bello essere ancora tutti insieme uniti.


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