mercoledì 22 maggio 2019

MAMME 2009, PULCINI

 E allora cominciamo a rivalutare quelle povere donne che, abbandonati cucine, panni e altri impegni gravosi, caricano il borsone nel bagagliaio dell'auto e portano il pargolo alla partita di torneo.
 Non una semplice partita di calcio, no, ma uno scontro vero e proprio, un duello all'ultimo contropiede, una resa dei conti e dei tempi - da quindici o venti minuti, poi si vedrà.
 Le mamme e gli altri adulti accompagnatori si presentano puntuali all'appuntamento stabilito dall'allenatore, poi capita però che gli avversari si dimentichino qualcosa, come ad esempio le divise - e tornino indietro, posticipando di venti minuti il fischio d'inizio.
 Ma le mamme sanno aspettare, anche con un pacchetto di mais tostato, gomme, caramelle, biscotti e altri rinforzi, per combattere il caldo, il freddo, la pioggia e l'ansia.
 Ci sono quelle informate, che riescono a tenere il conto delle reti, dei falli, delle punizioni; ci sono quelle che invece fino all'ultimo minuto non ricordano neanche dove si debba giocare e contro chi, fatto alquanto grave per gli uomini, non certo per le sante donne che devono districarsi tra ricevimento insegnanti, rinfreschi comunioni, vaccini, visite ai nonni e scadenze dal commercialista.
 Ognuna con la sua vita privata, il suo umore, pessimo se parliamo di dieta, ottimo se consideriamo la corsa e il dimagrimento; problemi con il menù della cena, altro grande scoglio familiare.
 Ci si potrebbe fermare a comprare un panino imbottito con carne scelta, ma anche il cibo veloce andrà bene perché tra gioco, calci e doccia, i piccoli campioni riescono a snervare anche il più santo dei genitori che attendono fuori dagli spogliatoi, chiacchierando di lavoro, impegni e altri appuntamenti, che certo ai figli poco importano, se c'è da gioire per un meraviglioso 4 - 1, grazie al bel gioco di squadra, compatto.
 E sì perché quando si comincia sfavoriti, quando si compete con una rosa ristretta, gli avversari si sentono vincenti e vincitori, ancor prima di scendere in campo, tra le note dell'inno nazionale, come i grandi, ma molto più sinceri, spontanei e sorridenti.

 Si sistemano in fila, aspettano il fischio dell'arbitro e poi salutano con le manine, sia verso gli spalti, sia alle loro spalle, dove si sono posizionate le loro prime tifose.
 Poi vincono.

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