sabato 15 luglio 2017

COSTOLA D'UOMO

 E allora il sabato sera, invece di farmi venire la febbre da discoteca, sprofondo nella stanchezza e nella filosofia: sarà il peso della settimana, saranno gli impegni o certamente l'età, ma non mi sento proprio una rosa da pista, questa sera, preferisco il sano ma tortuoso pensiero.
 Questo sfinimento diffuso, in realtà, mi porta allo sconforto e alla "disperazione" di non farcela, di non essere capace e all'altezza dei compiti assegnatimi dal Signore in quanto donna. Potremmo anche intendere Natura, Fato o Caso, scegliete voi in base al vostro credo e al vostro pensiero, comunque la vediate, la realtà é quella: le donne sin dalla nascita detengono compiti e impegni imprescindibili, inalienabili e non appropriati all'uomo. Questo é un dato di fatto.
 Incomprensioni, rispostacce, delusioni, fallimenti, rivincite mancate fanno parte dell'esistenza femminile, purtroppo. Mi chiedo se ne vale la pena, se così i sogni delle ragazze vengano calpestati o se la strada per la felicità sia in fondo questa, tortuosa e difficile, da legame tra i vari membri familiari, in grado di gestire tutte le esigenze, mettere pace, sedare le liti ed esaltare i pregi.

Udite come ne parla e ragiona la Sacra Scrittura:
 La grazia di una donna diligente rallegra il suo marito e il sapere di lei lo rende alacre ed ilare. Dono di Dio è una donna silenziosa, e un animo ben educato è cosa senza pari. Grazia sopra grazia è una donna santa e vereconda, e non vi è prezzo che uguagli un’anima casta. Come il sole che si leva sul mondo nel più alto dei cieli, così la bellezza di una donna virtuosa è l’ornamento della sua casa (cfr. Sir 26, 13-16).

Sì, la sposa e la madre è il sole della famiglia. È il sole con la sua generosità e dedizione, con la sua costante prontezza, con la sua delicatezza vigile e provvida in tutto ciò che vale a far lieta la vita al marito e ai figli. Intorno a sé ella diffonde luce e calore; e, se suol dirsi che allora un matrimonio è ben avventurato, quando ognuno dei coniugi, nel contrarlo, mira a far felice non se stesso, ma l’altra parte, questo nobile sentimento e intento, pur concernendo ambedue, è però prima virtù della donna, che nasce coi palpiti di madre e col senno del cuore: quel senno che, se riceve amarezze, non vuol dare che gioie; se riceve umiliazioni, non vuol rendere che dignità e rispetto; al pari del sole che rallegra il nebuloso mattino coi suoi albori e indora i nembi coi raggi del suo tramonto.


La sposa è il sole della famiglia con la chiarezza del suo sguardo e con la vampa della sua parola; sguardo e parola che penetrano dolcemente nell’anima, la piegano e inteneriscono e la sollevano fuori del tumulto delle passioni, e richiamano l’uomo alla letizia del bene e della conversazione familiare, dopo una lunga giornata di continuo e talvolta penoso lavoro professionale o campestre, o d’imperiosi affari di commercio o d’industria. Il suo occhio e il suo labbro gettano un lume e un accento, che hanno mille fulgori in un lampo, mille affetti in un suono. Sono lampi e suoni che balzano dal cuore di madre, creano e vivificano il paradiso della fanciullezza, e sempre irraggiano bontà e soavità, anche quando ammoniscono o rimproverano, perché gli animi giovanili, che più forte sentono, più intimamente e profondamente accolgono i dettami dell’amore.


La sposa è il sole della famiglia con la sua candida naturalezza, con la sua dignitosa semplicità e col suo cristiano e onesto decoro, così nel raccoglimento e nella rettitudine dello spirito, come nella sottile armonia del suo portamento e del suo abito, del suo acconciamento e del suo contegno insieme riservato e affettuoso. Sentimenti tenui, leggiadri cenni di volto, ingenui silenzi e sorrisi, un condiscendente moto del capo le danno la grazia di un fiore eletto e pur semplice, che apre la sua corolla a ricevere e riflettere i colori del sole.

 Oh se voi sapeste quali profondi sentimenti d’affezione e riconoscenza una tale immagine di sposa e di madre suscita e imprime nel cuore del padre di famiglia e dei figli!

Da un discorso «Agli sposi novelli» di Pio XII, papa
(Discorsi e radiomessaggi, 3, 385-390; 11 marzo 1942)

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