martedì 27 settembre 2016

MERITOCRAZIA

 Nell'accezione positiva, naturalmente.

 I HAVE A DREAM, proclamava uno molto più bravo e convincente e gajardo di me...
 Ma anch'io ho un sogno, quello di essere apprezzata per i miei meriti, quello di trovare un lavoro che si possa definire lavoro, quello di essere chiamata e incoraggiata a continuare su questa strada perché è quella buona.
 Credo che alla lunga le capacità emergano, si esprimano al massimo grado, si impongano all'attenzione delle persone giuste e comprensive. Spero che i miei figli godano di fortuna e serietà nell'essere scelti e apprezzati per capacità e competenza, spero che rimangano a vivere in un Paese libero da pregiudizi, sicuro delle proprie radici, fiducioso nel futuro.
 Tante volte però il paesello mi ha schifato, mi ha preferito altri dall'indubbio aggancio giusto, mi ha messo da parte per lasciare spazio a personalità più conosciute, importanti e fruttuose.

 Invece una persona si è accorta di me, una persona dai capelli biondi e gli occhi verdi che mi ha contattata e ha chiesto delle mie competenze, ha chiesto del mio tempo, ha creduto nei miei suggerimenti, ha parlato di un impiego semplice, buono ma di grande pregio, almeno secondo il mio metro di giudizio.
Mentre mi parlava mi si allargava il cuore alla speranza non solo di guadagnare, ma di mettere in campo i miei studi classico-letterari, la mia passione artistica e la mia voglia di non rimanere in disparte, a guardare.
 Dopo tante parole e pochi fatti, dopo tanti ringraziamenti volatili e pochi tangibili, che sia giunta l'ora della riscossa? Non so cosa pensare, non so cosa sperare, non so cosa augurarmi, ma so bene cosa non voglio più sentire o vedere.


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