giovedì 8 settembre 2016

QUANDO LA DONNA E' IN VACANZA

 Ovvero brevi considerazioni sulla libertà ritrovata.
 Articolo semi-serio nato dalla vita vissuta e non romanzata, quella vera, delle donne finalmente libere da tacchi, calze, biancheria intima contenitiva e, naturalmente restrizioni dietetiche e/o alimentari. Non prendetemi sul serio, si va per scherzare e alleggerire questo mondo troppo crudele, anzi se avete da ridire prego fatevi avanti!

 E finalmente arrivano i tanto attesi giorni di ferie, vacanze, interruzione, pausa o come più vi piace chiamare quel raro e dolce momento dell'anno in cui si è liberi e senza regole orarie.
 La donna che per undici mesi e venti giorni, chi più chi meno, è legata-fasciata-chiusa-sorretta da fasce contenitive, calze coprenti, corpetti sorreggenti e quant'altro in vacanza marina lascia tutto all'aria, si apre al mondo e scopre, che gli altri guardino o no, chissenefrega, che vacanza sarebbe senza un po' di cellulite a vista? E il seno? Più o meno cadente o sodo, se rifatto no! quello è ben valorizzato e massaggiato: ci si rende perfettamente conto della donna che ha modificato la coppa, è in brodo di giuggiole e controlla se lo sguardo dei maschietti cade per caso sullo stile impero.
 I capelli? Niente, ci si rinuncia: tinta, colore, messa in piega, piastra, ogni rimedio cede a sole e salsedine, fermagli e laccetti a portata di mano, bandane e cappellini, fasce elastiche o fazzoletti alla contadina che è meglio!
 Abbigliamento comodo e giusto se lasciato al caso meteorologico, colori vivaci più o meno coprenti se il sole fa o no capolino dalle nuvole; certo chi ci tiene abbina tutto dagli orecchini alle infradito, è giusto così, ma è bella anche la varietà e l'arlecchina tenuta da spiaggia pratica e veloce.
 E vogliamo parlare del buffet? Il malefico cibo a portata di mano e piattino che ti chiama, ti ammicca, ti acchiappa con profumo, colore e consistenza, non si può resistere, sarebbe un vero oltraggio al cuoco, all'albergo, all'albergatore, al cameriere e alla carta di credito che tanto paga tutto, se mangi o se non mangi. Come rinunciare a cotanta alta cucina vacanziera, se poi non ti conosce nessuno e nessuno ti controlla per quante volte ti alzi a riempire il piatto, chissenefregaancordipiù! E poi vai al tavolo su cui è adagiata ogni cibaria da assaggiare, delicatamente, con lo stesso piattino, così non impili tante stoviglie alla tua postazione e sembra che non hai mangiato tanto da rinunciare persino al pasto successivo!
 Poi tutto finisce, si torna alla normalità, alla dieta e alla palestra, ai completi tinta unita e agli abiti da lavoro, in attesa per altri undici mesi.

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