sabato 17 settembre 2016

TRAMONTATE, STELLE

 E avrei voluto intrattenervi con un articolo spiritoso o leggero, con uno sulla mia confusione genitoriale o sulle battute che ascolto in giro per strada, ma non posso, non me la sento, sono giù di corda come si dice. Scrivendo quel che penso e provo, non mi posso imporre argomenti fuori dalle corde, chi ha pazienza allora prosegua la lettura, per gli altri il post finisce qui e si può eliminare.

 Anche oggi al paesello un giorno luttuoso, forte, una di quelle occasioni in cui tutti partecipano al dolore per empatia per compassione, anche se non direttamente coinvolti dalla perdita della persona cara. Lunga malattia, in una vita già travagliata, tutti ci sentiamo chiamati in causa, prendiamo parte alle considerazioni su quale sia la miglior fine, se c'è.
 Sofferenza e morte annunciata, attesa, invocata a porre un punto fermo al male o improvvisa, inattesa e spiazzante; comunque arrivi il termine del cammino si è impreparati, indifesi e soli.
 Per come ho vissuto le mie esperienze - e non sono poche né di poco conto - il fulmine è terribile: non sai a cosa aggrapparti, tutto ti sfugge, anzi tutto intorno è nero e vuoto; la lunga attesa sfianca, innervosisce, toglie le forze; ma il dolore no, quello non si pesa, non si misura, non si mette sul piatto della bilancia. E' immenso, vuoto, forse immensamente vuoto: nasciamo sapendo di morire, questa è l'unica nostra certezza, e sia, siamo uomini, non dei immortali, ma che sia un'esistenza tranquilla, non dico felice, questo solo vorremmo.
 Vi lascio con due meravigliose citazioni, per riflettere.

 Foscolo Sento gli avversi Numi, e le secrete
     Cure che al viver tuo furon tempesta;
     11E prego anch’io nel tuo porto quiete:

 Seneca: La vita è lunga abbastanza e ci è stata data con larghezza per la realizzazione delle più grandi imprese, se fosse impiegata tutta con diligenza; ma quando essa trascorre nello spreco e nell’indifferenza, quando non viene spesa per nulla di buono, spinti alla fine dall’estrema necessità, ci accorgiamo che essa è passata e non ci siamo accorti del suo trascorrere. È così: non riceviamo una vita breve, ma l’abbiamo resa noi, e non siamo poveri di essa, ma prodighi. Come sontuose e regali ricchezze, quando siano giunte ad un cattivo padrone, vengono dissipate in un attimo, ma, benché modeste, se vengono affidate ad un buon custode, si incrementano con l’investimento, così la nostra vita molto si estende per chi sa bene gestirla.

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